Enni sorore genitus hic fuit clarioremque artem eam Romae fecit gloria scaenae [20] postea non est spectata honestis manibus, nisi forte quis Turpilium equitem Romanum e Venetia nostrae aetatis velit referre, pulchris eius operibus hodieque Veronae exstantibus laeva is manu pinxit, quod de nullo ante memoriatur parvis gloriabatur tabellis extinctus nuper in longa senecta Titedius Labeo praetorius, etiam proconsulatu provinciae Narbonensis functus, sed ea re inrisa etiam contumeliae erat [21] fuit et principum virorum non omittendum de pictura celebre consilium, cum Q Pedius, nepos Q Pedii consularis triumphalisque et a Caesare dictatore coheredis Augusto dati, natura mutus esset in eo Messala orator, ex cuius familia pueri avia fuerat, picturam docendum censuit, idque etiam divus Augustus comprobavit; puer magni profectus in ea arte obiit |
Costui fu generato dalla sorella di Ennio e con la fama del teatro rese quest'arte più famosa [20] Poi non è sperimentata da mani oneste, se per caso qualcuno vuole citare Turpilio di Venezia un cavaliere dei Romani del nostro tempo, restando ancora oggi sue belle opere a Verona Costui dipinse con la mano sinistra, cosa che non si ricorda di nessuno prima Si vantava per piccoli quadri Titedio Labeone pretoriano morto da poco in lunga vecchiaia, incaricato anche nel proconsolato della provincia narbonese, ma questa cosa era derisa anche a scherno [21] Sulla pittura ci fu anche un celebre consulto di importanti uomini da non tralasciare, essendo muto per nascita Q Pedio, nipote di Q Pedio consolare e trionfatore ed assegnato coerede ad Augusto dal dittatore Cesare In questa occasione l'oratore Messala, dalla cui famiglia era provenuta la nonna del bambino, propose che bisognava insegnare la pittura, ed anche il divino Augusto approvò ciò; il fanciullo di grande bravura in quest'arte morì |
[22] dignatio autem praecipua Romae increvit, ut existimo, a M' Valerio Maximo Messala, qui princeps tabulam [picturam] proelii, quo Carthaginienses et Hieronem in Sicilia vicerat, proposuit in latere curiae Hostiliae anno ab urbe condita CCCCXC fecit hoc idem et L Scipio tabulamque victoriae suae Asiaticae in Capitolio posuit, idque aegre tulisse fratrem Africanum tradunt, haut inmerito, quando filius eius illo proelio captus fuerat [23] non dissimilem offensionem et Aemiliani subiit L Hostilius Mancinus, qui primus Carthaginem inruperat, situm eius oppugnationesque depictas proponendo in foro et ipse adsistens populo spectanti singula enarrando, qua comitate proximis comitiis consulatum adeptus est habuit et scaena ludis Claudii Pulchri magnam admirationem picturae, cum ad tegularum similitudinem corvi decepti imagine advolarent |
[22] L'apprezzamento poi decisivo scaturì a Roma, come ritengo, da M Valerio Massimo Messala, che per primo nell'anno 490 dalla città fondata, espose su un lato della curia Ostilia un quadro [pittura] della battaglia, in cui aveva vinto i Cartaginesi e Gerone in Sicilia Fece questa stessa cosa anche L Scipione e mise in Campidoglio il quadro della sua vittoria asiatica, e tramandano che il fratello l'Africano lo tollerò a stento, non senza motivo, poiché suo figlio era stato catturato in quella battaglia [23] Non diverso risentimento suscitò anche ad Emiliano, L Ostilio Mancino, che per primo aveva assalito Cartagine, esponendo nel foro il luogo di questa e gli assedi dipinti ed egli stesso stando in piedi davanti al popolo che guardava col rievocare i singoli eventi, per la quale disponibilità fu eletto nei successivi comizi Anche lo scenario ebbe con i giochi di Claudio Pulcro la grande ammirazione della pittura, volando i corvi verso la somiglianza delle tegole ingannati dall'immagine |
[24] Tabulis autem externis auctoritatem Romae publice fecit primus omnium L Mummius, cui cognomen Achaici victoria dedit namque cum in praeda vendenda rex Attalus |VI| emisset tabulam Aristidis, Liberum patrem, pretium miratus suspicatusque aliquid in ea virtutis, quod ipse nesciret, revocavit tabulam, Attalo multum querente, et in Cereris delubro posuit quam primam arbitror picturam externam Romae publicatam, deinde video et in foro positas volgo hinc enim ille Crassi oratoris lepos agentis sub Veteribus; [25] cum testis compellatus instaret: dic ergo, Crasse, qualem me noris talem, inquit, ostendens in tabula inficetissime Gallum exerentem linguam in foro fuit et illa pastoris senis cum baculo, de qua Teutonorum legatus respondit interrogatus, quantine eum aestimaret, donari sibi nolle talem vivum verumque |
[24] L Mummio, a cui la vittoria dette il cognome di Acaio, primo di tutti fece apprezzamenti anche ai quadri stranieri a Roma Infatti avendo il re Attalo nel vendere il bottino comprato per 6000 denari il padre Bacco, un quadro di Aristide, impressionato dal prezzo e sospettando in questo qualcosa di valore, che non conosceva, revocò il quadro, rammaricandosi molto Attalo, e lo mise nel tempio di Cerere Ritengo questa la prima pittura straniera pubblica a Roma, poi vedo anche nel foro quelli esposti comunemente Infatti da qui quella battuta dell'oratore Crasso sotto le botteghe Vecchie; [25] incalzando un testimone sollecitato: dì, dunque, Crasso, come mi riconosci Quello, disse, indicando su un quadro un Gallo che mostrava orribilmente la lingua Nel foro ci fu anche quello del vecchio pastore col bastone, sul quale l'ambasciatore dei Teutoni interrogato quanto lo valutasse rispose, che uno così nemmeno vivo e reale voleva gli fosse donato |
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Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 15, Paragrafi 21-36
Latino: dall'autore Plinio il Vecchio, opera Naturalis Historia parte Libro 15, Paragrafi 21-36
[26] sed praecipuam auctoritatem publice tabulis fecit Caesar dictator Aiace et Medea ante Veneris Genetricis aedem dicatis, post eum M Agrippa, vir rusticitati propior quam deliciis exstat certe eius oratio magnifica et maximo civium digna de tabulis omnibus signisque publicandis, quod fieri satius fuisset quam in villarum exilia pelli verum eadem illa torvitas tabulas duas Aiacis et Veneris mercata est a Cyzicenis HS |XII| in thermarum quoque calidissima parte marmoribus incluserat parvas tabellas, paulo ante, cum reficerentur, sublatas [27] super omnes divus Augustus in foro suo celeberrima in parte posuit tabulas duas, quae Belli faciem pictam habent et Triumphum, item Castores ac Victoriam posuit et quas dicemus sub artificum mentione in templo Caesaris patris |
[26] Ma il dittatore Cesare rese pubblicamente particolare fama ai quadri con un Aiace e una Medea dedicati davanti al tempio di Venere Genitrice, dopo di lui M Agrippa, uomo più vicino alla grossolanità che ai piaceri Resta certo un suo magnifico discorso e degno del più grande dei cittadini su tutti i quadri e le statue da rendere pubblici, cosa che sarebbe stata più conveniente fare che essere spediti nelle residenze delle case di campagna Ma quello stesso cipiglio comprò dai Ciziceni due quadri di Aiace e Venere per un milione e 200000 sesterzi Anche nella parte più calda delle terme aveva incluso nei marmi piccoli quadri rimossi, poco prima, venendo restaurati [27] Più di tutti il divino Augusto mise nel suo foro nella parte più notevole due quadri, che hanno il volto dipinto della Guerra e il Trionfo, anche i Castori e la Vittoria Mise anche nel tempio del padre Cesare quelli che tratteremo nella citazione degli artisti |
idem in curia quoque, quam in comitio consecrabat, duas tabulas inpressit parieti Nemean sedentem supra leonem, palmigeram ipsam, adstante cum baculo sene, cuius supra caput tabella bigae dependet, Nicias scripsit se inussisse; tali enim usus est verbo [28] alterius tabulae admiratio est puberem filium seni patri similem esse aetatis salva differentia, supervolante aquila draconem complexa; Philochares hoc suum opus esse testatus est, inmensa, vel unam si tantum hanc tabulam aliquis aestimet, potentia artis, cum propter Philocharen ignobilissimos alioqui Glaucionem filiumque eius Aristippum senatus populi Romani tot saeculis spectet posuit et Tiberius Caesar, minime comis imperator, in templo ipsius Augusti quas mox indicabimus hactenus dictum sit de dignitate artis morientis |
Lo stesso affisse due quadri alla parete anche nella curia, che consacrava nel comizio La Nemea che siede su un leone, la stessa con una palma, con un vecchio che sta in piedi con un bastone, sopra il cui capo pende il quadro di una biga, Nicia scrisse che lui l'aveva marchiato; infatti usò questo termine [28] Suscita ammirazione per un altro quadro che il figlio giovane sia simile al vecchio padre pur salvata la differenza dell'età, mentre sopra vola un'aquila che stringe un serpente; Filocare dichiarò che quest'opera era sua, immensa la forza dell'arte, anche se qualcuno considera solo quest'unico quadro, poiché grazie a Filocare il senato del popolo romano da tanti secoli guarda Glaucone e suo figlio Aristippo due altrimenti del tutto sconosciuti Anche Tiberio Cesare, imperatore pochissimo affabile, mise nel tempio dello stesso Augusto quelli che indicheremo poi Sia stato detto fin qui sulla dignità di un'arte che muore |
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Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 28, Paragrafo 187-216
Latino: dall'autore Plinio il Vecchio, opera Naturalis Historia parte Libro 28, Paragrafo 187-216
[29] Quibus coloribus singulis primi pinxissent diximus, cum de iis pigmentis traderemus in metallis, quae monochromata a genere picturae vocantur qui deinde et quae invenerint et quibus temporibus, dicemus in mentione artificum, quoniam indicare naturas colorum prior causa operis instituti est tandem se ars ipsa distinxit et invenit lumen atque umbras, differentia colorum alterna vice sese excitante postea deinde adiectus est splendor, alius hic quam lumen quod inter haec et umbras esset, appellarunt tonon, commissuras vero colorem et transitus harmogen [30] Sunt autem colores austeri aut floridi utrumque natura aut mixtura evenit floridi sunt, quos dominus pingenti praestat, minium, Armenium, cinnabaris, chrysocolla, Indicum, purpurissum; ceteri austeri ex omnibus alii nascuntur, alii fiunt |
[29] Abbiamo detto con quali colori aver singolarmente dipinto i primi, trattando noi nei metalli di quei coloranti, che sono detti monocromatici dal tipo di pittura Chi poi e quali abbiano trovato e in quali tempi, lo faremo nella citazione degli artisti, perché scopo primo dell'intento dell'opera è indicare le caratteristiche dei colori L'arte stessa poi si distinse e scoprì luce e ombre, con alterna differenza dei colori che si ravviva reciprocamente Quindi poi si aggiunse la luminosità, altra cosa questa dalla luce Chiamarono tonalità, quello che c'era fra queste cose e le ombre, nessi invece il colore e la mescolanza del passaggio (del colore) [30] Ci sono poi i colori asciutti o vividi La natura o la mescolanza forma entrambi I vividi sono, che il committente fornisce a chi dipinge, il minio, l'armenio, il cinabro, la crisocolla, l'indaco, il porporino; gli altri asciutti Fra tutti alcuni nascono, altri diventano |
nascuntur Sinopis, rubrica, Paraetonium, Melinum, Eretria, auripigmentum; ceteri finguntur, primumque quos in metallis diximus, praeterea e vilioribus ochra, cerussa usta, sandaraca, sandyx, Syricum, atramentum [31] Sinopis inventa primum in Ponto est; inde nomen a Sinope urbe nascitur et in Aegypto, Baliaribus, Africa, sed optima in Lemno et in Cappadocia, effossa e speluncis pars, quae saxis adhaesit, excellit glaebis suus colos, extra maculosus hac usi sunt veteres ad splendorem species Sinopidis tres: rubra et minus rubens atque inter has media pretium optimae II, usus ad penicillum aut si lignum colorare libeat; [32] eius, quae ex Africa venit, octoni asses, cicerculum appellant; magis ceteris rubet, utilior abacis idem pretium et eius, quae pressior vocatur, et est maxime fusca |
Nascono la sinopia, l'ocra rossa, il paretonio, il melino, l'eretria, l'orpimento; gli altri sono composti, e dapprima quelli che abbiamo citato nei metalli, inoltre fra i più umili l'ocra, la biacca bruciata, la sandracca, la sandice, il sirico, il nero [31] La sinopia fu scoperta dapprima nel Ponto; da qui il nome dalla città di Sinope Nasce anche in Egitto, melle Baleari, in Africa, ma ottima a Lemno e in Cappadocia, estratta dalle grotte La parte, che aderisce ai sassi, primeggia Un colore suo proprio per le zolle, maculato fuori Gli antichi la usarono per la luminosità Tre i tipi di sinopia: rossa e meno rosseggiante e media fra queste Il prezzo della migliore 2 denari, l'uso per il pennello o se si voglia colorare il legno; [32] di quella, che viene dall'Africa, la chiamano cicerchio otto assi; rosseggia più delle altre, più utile per i pannelli Stesso prezzo anche di quella, che è detta più carica, ed è soprattutto scura |
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Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 09, Paragrafi 133 - 140
Latino: dall'autore Plinio il Vecchio, opera Naturalis Historia parte Libro 09, Paragrafi 133 - 140
usus ad bases abacorum, in medicina vero blandus emplastrisque et malagmatis, sive sicca compositione sive liquida facilis, contra ulcera in umore sita, velut oris, sedis alvum sistit infusa, feminarum profluvia pota denarii pondere eadem adusta siccat scabritias oculorum, e vino maxime [33] Rubricae genus in ea voluere intellegi quidam secundae auctoritatis, palmam enim Lemniae dabant minio proxima haec est, multum antiquis celebrata cum insula, in qua nascitur nec nisi signata venumdabatur, unde et sphragidem appellavere [34] hac minium sublinunt adulterantque in medicina praeclara res habetur epiphoras enim oculorum mitigat ac dolores circumlita et aegilopia manare prohibet, sanguinem reicientibus ex aceto datur bibenda |
L'uso per le basi dei pannelli, invece blando nella medicina e agevole per empiastri e cataplasmi, sia con composto secco sia liquido, contro le ulcere poste in una parte umida, come della bocca, del sedere Iniettata ferma l'intestino, bevuta con la dose di un denario i flussi delle donne La stessa abbrustolita secca le ruvidezze degli occhi, soprattutto col vino [33] Alcuni vollero riconoscere in questa una specie di ocra rossa di qualità secondaria, infatti davano il primato a quella di Lemno Questa è vicina al minio, molto decantata dagli antichi con l'isola, in cui nasce Non si vendeva se non contrassegnata, da qui la chiamarono anche sigillo [34] Con questa spalmano sotto e adulterano il minio E' considerata una magnifica sostanza in medicina Infatti calma le lacrimazioni degli occhi e spalmata attorno i dolori ed impedisce che le suppurazioni gocciolino, è data da bere con l'aceto a quelli che sputano sangue |
bibitur et contra lienum reniumque vitia et purgationes feminarum, item et contra venena et serpentium ictus terrestrium marinorumque, omnibus ideo antidotis familiaris [35] E reliquis rubricae generibus fabris utilissima Aegyptia et Africana, quoniam maxime sorbentur tectoriis *rubrica* autem nascitur et in ferrariis metallis ea et fit ochra exusta * in ollis novis luto circumlitis quo magis arsit in caminis, hoc melior omnis autem rubrica siccat ideoque ex emplastris conveniet igni etiam sacro [36] Sinopidis Ponticae selibrae silis lucidi libris X et Melini Graecensis II mixtis tritisque una per dies duodenos leucophorum fit hoc est glutinum auri, cum inducitur ligno Paraetonium loci nomen habet ex Aegypto spumam maris esse dicunt solidatam cum limo, et ideo conchae minutae inveniuntur in eo fit et in Creta insula atque Cyrenis |
Si beve anche contro la milza e i mali del fegato e le perdite delle donne, ugualmente anche contro i veleni e le ferite dei serpenti terrestri e marini, perciò comune per tutti gli antidoti [35] Fra i restanti tipi di ocra rossa utilissima per i fabbricati l'egiziana e l'africana, perché sono assorbite massimamente dagli intonaci L'ocra rossa poi nasce anche nelle miniere di ferro Questa si forma anche con l'ocra scaldata in vasi nuovi cosparsi di fango Quanto più brucia nei forni, migliore per questo Tutta l'ocra rossa poi secca e quindi serve con gli empiastri anche per l'erpes [36] Con mezza libbra di sinopia del Ponto e con 10 libbre di ocra brillante e 2 di melino greco mischiati e tritati insieme per dodici giorni si ottiene il leucoforo Questo è la colla dell'oro, quando è applicata al legno Il paretonio prende il nome del luogo dell'Egitto Dicono che sia la spuma del mare rappresa col fango, e perciò in esso si trovano piccole conchiglie Si forma anche nell'isola di Creta e a Cirene |
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Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 21, Paragrafi 121-128
Latino: dall'autore Plinio il Vecchio, opera Naturalis Historia parte Libro 21, Paragrafi 121-128
adulteratur Romae creta Cimolia decocta conspissataque pretium optimo in pondo VI L e candidis coloribus pinguissimum et tectorii tenacissimum propter levorem [37] Melinum candidum et ipsum est, optimum in Melo insula in Samo quod nascitur, eo non utuntur pictores propter nimiam pinguitudinem; accubantes effodiunt ibi inter saxa venam scrutantes in medicina eundem usum habet quem Eretria creta; praeterea linguam tactu siccat, pilos detrahit smectica vi pretium in libras sestertii singuli Tertius e candidis colos est cerussa, cuius rationem in plumbi metallis diximus fuit et terra per se in Theodoti fundo inventa Zmyrnae, qua veteres ad navium picturas utebantur nunc omnis ex plumbo et aceto fit, ut diximus [38] usta casu reperta est in incendio Piraeei cerussa in urceis cremata hac primum usus est Nicias supra dictus |
A Roma è adulterato con la creta cimolia bollita e addensata Il prezzo per quello ottimo 50 denari per 6 libbre Fra i colori chiari il più grasso e per levigatezza di rivestimento il più resistente [37] Anche lo stesso mjelino è bianco, ottimo nell'isola di Melo Quello che nasce a Samo, non lo usano i pittori per la troppa densità; qui scavano stando stesi fra i sassi osservando la vena In medicina ha lo stesso uso della creta eretria; inoltre al contatto secca la lingua, estrae i peli per la forza abrasiva Il prezzo di un singolo sesterzio a libbra Terzo colore fra i bianchi è la biacca, del cui metodo abbiamo parlato nei minerali di piombo Esistette anche di per sé la terra scoperta a Smirne nel fondo di Teodoto, che gli antichi usavano per le pitture delle navi Ora tutto si forma dal piombo e dall'aceto, come abbiamo detto [38] La biacca bruciata fu scoperta per caso in un incendio dei Pireo incenerita nei vasi Dapprima la usò Nicia sopra citato |