praeterea magnae legiones cum loca cursu camporum complent belli simulacra cientes, fulgor ubi ad caelum se tollit totaque circum aere renidescit tellus supterque virum vi excitur pedibus sonitus clamoreque montes icti reiectant voces ad sidera mundi et circum volitant equites mediosque repente tramittunt valido quatientes impete campos et tamen est quidam locus altis montibus, stare videntur et in campis consistere fulgor Nunc age, iam deinceps cunctarum exordia rerum qualia sint et quam longe distantia formis, percipe, multigenis quam sint variata figuris non quo multa parum simili sint praedita forma, sed quia non volgo paria omnibus omnia constant |
Inoltre, quando possenti legioni in corsa riempiono le distese dei campi suscitando simulacri di guerra, quando un fulgore s'innalza al cielo, e tutta, dintorno, risplende di bronzo la terra, e di sotto solleva col calpestìo un rimbombo la forza degli uomini, e i monti percossi dal clamore rimandano le voci agli astri del cielo, e dintorno volteggiano i cavalieri e d'improvviso attraversano il centro dei campi scotendoli con impeto poderoso pure c'è un luogo sugli alti monti di dove sembrano star fermi e sui campi star poggiati come un fulgore E ora, continuando, apprendi quali siano i principi di tutte le cose, e quanto siano differenti nelle forme, quanto siano variati per figure di molti generi; non perché pochi siano dotati di forma simile, ma perché non sono tutti generalmente uguali a tutti |
nec mirum; nam cum sit eorum copia tanta, ut neque finis, uti docui, neque summa sit ulla, debent ni mirum non omnibus omnia prorsum esse pari filo similique adfecta figura Praeterea genus humanum mutaeque natantes squamigerum pecudes et laeta armenta feraeque et variae volucres, laetantia quae loca aquarum concelebrant circum ripas fontisque lacusque, et quae pervolgant nemora avia pervolitantes, quorum unum quidvis generatim sumere perge invenies tamen inter se differre figuris nec ratione alia proles cognoscere matrem nec mater posset prolem; quod posse videmus nec minus atque homines inter se nota cluere nam saepe ante deum vitulus delubra decora turicremas propter mactatus concidit aras sanguinis expirans calidum de pectore lumen |
Né c'è da meravigliarsene; e infatti, essendo la loro massa tanto grande che, come ho mostrato, non ha fine, né totale, senza dubbio non devono avere assolutamente tutti dei tratti uguali a quelli di tutti gli altri, né essere improntati della stessa figura Inoltre, il genere umano e i muti, nuotanti branchi dei pesci squamosi e gli opimi armenti e le fiere e i vari uccelli, che popolano le amene dimore delle acque intorno a spiagge e fonti e laghi, e che percorrono i boschi inaccessi volandovi attraverso - prendine uno qualunque in rapporto agli altri della stessa specie troverai tuttavia che differiscono tra loro nelle figure Né altrimenti la prole potrebbe conoscere la madre, né la madre la prole; mentre vediamo che lo possono, e che non meno degli uomini si conoscono tra loro Così, spesso davanti agli splendidi templi degli dèi un vitello cade immolato presso gli altari su cui brucia l'incenso, esalando dal petto un caldo fiume di sangue |
at mater viridis saltus orbata peragrans novit humi pedibus vestigia pressa bisulcis, omnia convisens oculis loca, si queat usquam conspicere amissum fetum, completque querellis frondiferum nemus adsistens et crebra revisit ad stabulum desiderio perfixa iuvenci, nec tenerae salices atque herbae rore vigentes fluminaque ulla queunt summis labentia ripis oblectare animum subitamque avertere curam, nec vitulorum aliae species per pabula laeta derivare queunt animum curaque levare usque adeo quiddam proprium notumque requirit praeterea teneri tremulis cum vocibus haedi cornigeras norunt matres agnique petulci balantum pecudes; ita, quod natura resposcit, ad sua quisque fere decurrunt ubera lactis |
E la madre orbata, vagando per verdi pascoli, cerca sul terreno le orme impresse dai piedi bisulchi, fruga con gli occhi ogni luogo, per vedere se possa in qualche parte scorgere la creatura che ha perduta; e riempie di lamenti il bosco frondoso, sostando; e sovente ritorna alla stalla, trafitta dal rimpianto del giovenco; e i teneri salici e le erbe rinverdite dalla rugiada e quelle sue acque, scorrenti a fior delle rive, non possono dar diletto al suo animo e sviare l'affanno che l'ha presa, né la vista di altri vitelli per i pascoli in rigoglio può distrarre il suo animo e alleviarne l'affanno tanto essa ricerca qualcosa che è sua propria e che le è nota Inoltre, i teneri capretti che han tremule voci riconoscono le madri dalle fronti cornute, e i cozzanti agnelli le pecore che belano: così, come esige la natura, ciascuno generalmente accorre alle mammelle del suo latte |
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Postremo quodvis frumentum non tamen omne quidque suo genere inter se simile esse videbis, quin intercurrat quaedam distantia formis concharumque genus parili ratione videmus pingere telluris gremium, qua mollibus undis litoris incurvi bibulam pavit aequor harenam quare etiam atque etiam simili ratione necessest, natura quoniam constant neque facta manu sunt unius ad certam formam primordia rerum, dissimili inter se quaedam volitare figura Perfacile est animi ratione exsolvere nobis quare fulmineus multo penetralior ignis quam noster fluat e taedis terrestribus ortus dicere enim possis caelestem fulminis ignem subtilem magis e parvis constare figuris atque ideo transire foramina quae nequit ignis noster hic e lignis ortus taedaque creatus praeterea lumen per cornum transit, at imber respuitur |
Infine, in qualunque specie di frumento vedrai che i grani, ciascuno nel suo genere, non sono tuttavia tutti simili fra loro, sì che non corra una certa differenza tra le forme E con simile differenza vediamo la specie delle conchiglie dipingere il grembo della terra, là dove con molli onde l'acqua del mare batte la sabbia assetata del lido incurvato Pertanto, ancora e ancora: poiché i primi principi delle cose esistono per natura, e non sono foggiati da una mano secondo la forma determinata di uno solo, similmente occorre che certe loro specie volteggino con figure tra loro dissimili molto facile per noi spiegare col ragionamento perché il fuoco del fulmine abbia un flusso molto più penetrante di questo nostro, sorto da fiaccole terrestri Puoi dire infatti che il celeste fuoco del fulmine è più sottile per la piccolezza dei suoi elementi, e perciò passa attraverso forami per cui non può passare questo nostro fuoco sorto dalle legna e prodotto dalla fiaccola Inoltre la luce passa attraverso il corno, ma la pioggia è respinta |
quare, nisi luminis illa minora corpora sunt quam de quibus est liquor almus aquarum et quamvis subito per colum vina videmus perfluere, at contra tardum cunctatur olivom, aut quia ni mirum maioribus est elementis aut magis hamatis inter se perque plicatis, atque ideo fit uti non tam diducta repente inter se possint primordia singula quaeque singula per cuiusque foramina permanare Huc accedit uti mellis lactisque liquores iucundo sensu linguae tractentur in ore at contra taetra absinthi natura ferique centauri foedo pertorquent ora sapore |
Per quale causa, se non perché quei corpi di luce sono più piccoli di quelli di cui consta il liquido dell'acqua che dà vita E vediamo che il vino fluisce attraverso il colatoio con tutta l'istantaneità che vuoi; ma, al contrario, l'olio indugia tardo: evidentemente perché è composto di elementi più grandi oppure più uncinati e più intrecciati tra loro, e perciò accade che i primi principi non possano staccarsi in modo abbastanza repentino per passare ciascuno isolatamente dagli altri attraverso i singoli forami di ogni cosa A ciò s'aggiunge che i liquidi del miele e del latte s'assaporano in bocca con piacevole sensazione della lingua ma al contrario la ripugnante natura dell'assenzio e la selvaggia centaurea fanno storcere la bocca col sapore repellente |
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ut facile agnoscas e levibus atque rutundis esse ea quae sensus iucunde tangere possunt, at contra quae amara atque aspera cumque videntur, haec magis hamatis inter se nexa teneri proptereaque solere vias rescindere nostris sensibus introituque suo perrumpere corpus omnia postremo bona sensibus et mala tactu dissimili inter se pugnant perfecta figura ne tu forte putes serrae stridentis acerbum horrorem constare elementis levibus aeque ac musaea mele, per chordas organici quae mobilibus digitis expergefacta figurant neu simili penetrare putes primordia forma in nares hominum, cum taetra cadavera torrent, et cum scena croco Cilici perfusa recens est araque Panchaeos exhalat propter odores |
sì che puoi facilmente riconoscere che di atomi lisci e rotondi son fatte quelle cose che possono piacevolmente toccare i sensi, mentre al contrario tutte quelle che si trovano amare e aspre, son tenute intrecciate tra loro da atomi più uncinati e perciò sogliono lacerare le vie dei nostri sensi ed entrando far violenza al corpo Tutte le cose, infine, che per i sensi son buone o cattive a toccarsi, contrastano tra loro perché son composte di atomi di forme differenti Non devi, dunque, credere, per caso, che l'acerbo raccapriccio prodotto dalla sega stridente consti di atomi tanto lisci quanto le musicali melodie, cui sulle corde i suonatori dan forma suscitandole con agili dita né devi credere che atomi di forma simile penetrino nelle nari degli uomini, quando si bruciano deformi cadaveri e quando la scena è stata di recente aspersa con croco di Cilicia e un altare dappresso esala profumi d'incenso della Pancia |
neve bonos rerum simili constare colores semine constituas, oculos qui pascere possunt, et qui conpungunt aciem lacrimareque cogunt aut foeda specie foedi turpesque videntur omnis enim, sensus quae mulcet cumque, haut sine principiali aliquo levore creatasi at contra quae cumque molesta atque aspera constat, non aliquo sine materiae squalore repertast Sunt etiam quae iam nec levia iure putantur esse neque omnino flexis mucronibus unca, sed magis angellis paulum prostantibus, titillare magis sensus quam laedere possint, fecula iam quo de genere est inulaeque sapores Denique iam calidos ignis gelidamque pruinam dissimili dentata modo conpungere sensus corporis, indicio nobis est tactus uterque |
né devi supporre che i buoni colori delle cose, che possono pascere gli occhi, constino di atomi simili a quelli dei colori che pungono la pupilla e costringono a lacrimare o per l'odioso aspetto appaiono funesti e ripugnanti Infatti ogni forma che accarezza i sensi, non è stata prodotta senza qualche levigatezza di primi principi e, al contrario, ogni forma che è molesta ed aspra, non è stata formata senza qualche ruvidezza di materia Ci sono poi altri atomi che non si possono giustamente credere levigati, né del tutto uncinati con punte ritorte, ma hanno piuttosto angoletti un po' sporgenti, sì che possono titillare i sensi piuttosto che offenderli: di tal genere appunto son gli atomi che fanno la feccia del vino e il sapore dell'enula E infine, che caldi fuochi e gelida brina pungano i sensi del corpo con atomi dentati in modi differenti, ce lo rivela il contatto dell'uno e dell'altro |
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tactus enim, tactus, pro divum numina sancta, corporis est sensus, vel cum res extera sese insinuat, vel cum laedit quae in corpore natast aut iuvat egrediens genitalis per Veneris res, aut ex offensu cum turbant corpore in ipso, semina confundunt inter se concita sensum ut si forte manu quamvis iam corporis ipse tute tibi partem ferias atque experiare qua propter longe formas distare necessest principiis, varios quae possint edere sensus Denique quae nobis durata ac spissa videntur, haec magis hamatis inter sese esse necessest et quasi ramosis alte compacta teneri in quo iam genere in primis adamantina saxa prima acie constant ictus contemnere sueta et validi silices ac duri robora ferri aeraque quae claustris restantia vociferantur |
Il tatto infatti, il tatto, per la santa potenza degli dèi, è il senso del corpo, sia quando una cosa esterna s'insinua, sia quando una che è nata dentro il corpo ci molesta oppure ci dà piacere uscendo nei generatori atti di Venere, o quando per un urto s'agitano nel corpo stesso gli atomi e tra loro scontrandosi confondono il senso come puoi sperimentare tu stesso se per caso con la mano ti colpisci una qualunque parte del corpo Pertanto i primi principi devono avere forme di gran lunga differenti, che possano produrre sensazioni diverse Infine quelle cose che ci appaiono dure e spesse, occorre che siano più conteste di atomi uncinati e tenute strette in profonda compattezza come da particelle ramificate In tale genere, stanno anzitutto in prima linea le pietre di diamante, avvezze a sfidare i colpi, e le selci possenti e la robustezza del duro ferro e il bronzo che stride resistendo ai catenacci |
illa quidem debent e levibus atque rutundis esse magis, fluvido quae corpore liquida constant namque papaveris haustus itemst facilis quod aquarum nec retinentur enim inter se glomeramina quaeque et perculsus item proclive volubilis exstat omnia postremo quae puncto tempore cernis diffugere ut fumum nebulas flammasque, necessest, si minus omnia sunt e levibus atque rotundis, at non esse tamen perplexis indupedita, pungere uti possint corpus penetrareque saxa, nec tamen haerere inter se; quod cumque videmus sensibus dentatum, facile ut cognoscere possis non e perplexis, sed acutis esse elementis sed quod amara vides eadem quae fluvida constant, sudor uti maris est, minime mirabile debet a nam quod fluvidus est, e levibus atque rotundis est, sed levibus admixta doloris corpora |
Devono invero esser fatte maggiormente di atomi lisci e rotondi quelle cose che sono liquide, che constano di un corpo fluido e infatti un sorso di semi di papavero s'inghiotte facilmente al pari d'un sorso d'acqua ché le singole particelle rotonde non si trattengono a vicenda, e un colpo le fa sùbito scorrere verso il basso come l'acqua Tutte le cose infine che vedi dileguarsi in un attimo, come il fumo le nuvole e le fiamme, è necessario che, se pure non sono tutte fatte di atomi lisci e rotondi, tuttavia non siano impedite da elementi intrecciati, sì che possano pungere il corpo e penetrare i sassi, senza tuttavia aderire tra loro: puoi quindi facilmente conoscere che qualunque cosa vediamo lenita dai sensi, non è fatta di elementi intrecciati, bensì di acuti Ma, quando vedi che alcune cose amare sono anche fluide, com'è l'acqua del mare, non devi in alcun modo stupirti Infatti, poiché è fluida, è fatta di atomi lisci e rotondi, e a quelli sono misti corpi scabri che causano dolore |
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nec tamen haec retineri hamata necessust: scilicet esse globosa tamen, cum squalida constent, provolvi simul ut possint et laedere sensus et quo mixta putes magis aspera levibus esse principiis, unde est Neptuni corpus acerbum, est ratio secernendi seorsumque videndi, umor dulcis ubi per terras crebrius idem percolatur, ut in foveam fluat ac mansuescat linquit enim supera taetri primordia viri, aspera quo magis in terris haerescere possint Quod quoniam docui, pergam conectere rem quae ex hoc apta fidem ducat, primordia rerum finita variare figurarum ratione quod si non ita sit, rursum iam semina quaedam esse infinito debebunt corporis auctu namque in eadem una cuiusvis iam brevitate corporis inter se multum variare figurae non possunt |
né tuttavia occorre che questi siano uncinati e si tengano insieme; non c'è dubbio che sono tuttavia sferici, pur essendo scabri, sì che possono insieme e rotolare e ledere i sensi E, perché meglio ti persuada che agli atomi lisci sono misti atomi aspri, per cui è amaro il corpo di Nettuno, c'è modo di dividere gli uni dagli altri e vederli separatamente: l'acqua, quando filtra spesso attraverso la terra, fluisce dolce in una buca e si mitiga lascia infatti di sopra i principi della ripugnante salsedine, perché, aspri come sono, meglio possono aderire alla terra E, poiché ho insegnato ciò, proseguirò connettendo una cosa che da ciò dipende e deriva evidenza: i primi principi delle cose variano per un limitato numero di forme Che se così non fosse, allora di nuovo alcuni atomi dovrebbero avere corpo di grandezza infinita Infatti, entro la stessa piccolezza di un qualsiasi corpo, non possono le forme variar molto fra loro |