Abrupolim, socium atque amicum populi Romani, regno expulisti; Arthetauri interfectores, ut caede, ne quid ultra dicam, -te- laetatum appareret, recepisti, qui omnium Illyriorum fidissimum Romanis regulum occiderant; per Thessaliam et Maliensem agrum cum exercitu contra foedus Delphos isti; Byzantiis item contra foedus misisti auxilia; cum Boeotis, sociis nostris, secretam tibi ipsi societatem, quam non licebat, iureiurando pepigisti; Thebanos legatos, Eversam et Callicritum, venientis ad nos, quaerere malo, quis interfecerit, quam arguere In Aetolia bellum intestinum et caedes principum per quos, nisi per tuos, factae videri possunt Dolopes a te ipso evastati sunt |
Abrupoli, alleato ed amico del popolo romano, l'hai cacciato dal regno; agli assassini di Artetauro, per dimostrare la tua gioia, a non dir peggio, per l'eccidio, hai dato ricetto, eppure avevano ucciso il re più fedele ai Romani di tutti gli Illiri; attraverso la Tessaglia e il territorio Maliaco con l'esercito, contro i patti, ti sei recato a Delfi; a Bisanzio, ancor contro i patti, hai dato aiuti; con i Beoti, nostri alleati, hai sottoscritto previo giuramento un'alleanza segreta, che riguarda te solo, e non potevi farlo; Eversa e Callicrito, legati di Tebe che cercavano di venire da noi, preferisco domandarmi chi li abbia soppressi, piuttosto che incolpare qualcuno La guerra civile in Etolia e le stragi dei capi, per iniziativa di chi, se non del tuo partito, dobbiamo credere che siano avvenute I Dolopi personalmente da te sono stati sottoposti a totale saccheggio |
Eumenes rex, ab Roma cum in regnum rediret, prope ut victuma Delphis in sacrato loco ante aras mactatus, quem insimulet, piget referre; quae hospes Brundisinus occulta facinora indicet, certum habeo et scripta tibi omnia ab Roma esse et legatos renuntiasse tuos Haec ne dicerentur a me, uno modo vitare potuisti, non quaerendo, quam ob causam exercitus in Macedoniam traicerentur, aut praesidia in sociorum urbes mitteremus Quaerenti tibi superbius tacuissemus, quam vera respondimus Equidem pro paterno nostro hospitio faveo orationi tuae et opto, ut aliquid mihi materiae praebeas agendae tuae apud senatum causae ' [41] Ad ea rex: 'bonam causam, si apud iudice aequos ageretur, apud eosdem et accusatores et iudices agam |
Il re Eumene, durante il ritorno da Roma nel suo regno, poco meno che sacrificato come vittima a Delfi, in luogo consacrato, dinanzi agli altari, mi rincresce di riferire chi accusi; quali occulte macchinazioni riveli l'uomo di Brindisi che fu tuo ospite, mi risulta certo che te l'hanno scritto da Roma i tuoi amici e te l'hanno riferito a voce i tuoi legati Ad evitare che questi episodi fossi io a ricordarteli avevi un solo mezzo: non domandarci perché i nostri esercitifossero trasferiti in Macedonia o perché dislocassimo guarnigioni nelle città alleate Poiché ce lo hai chiesto, avremmo agito con maggiore altezzosità tacendo che dandoti la vera risposta In nome dei reciproci vincoli di ospitalità che ci sono stati trasmessi dai padri, io certo benevola attenzione rivolgo alle tue parole e mi auguro che tu mi fornisca qualche elemento per sostenere la tua causa in senato [41] Il re rispose così: o le mie ragioni, valide per giudici equanimi, mi proverò a sostenerle dinanzi a voi, accusatori e giudici a un tempo |
Eorum autem, quae obiecta sunt mihi, partim ea sunt, quibus nescio an gloriari debeam, neque quae fateri erubescam, partim quae verbo obiecta verbo negare -satis- sit Quid enim, si legibus vestris hodie reus sim, aut index Brundisinus aut Eumenes mihi obiciat, ut accusare potius vere quam conviciari videantur Scilicet nec Eumenes, cum tam multis gravis publice ac privatim sit, alium quam me inimicum habuit; neque ego potiorem quemquam ad ministeria facinorum quam Rammium, quem neque umquam ante videram nec eram postea visurus, invenire potui Et Thebanorum, quos naufragio perisse constat, et Arthetauri caedis mihi reddenda ratio est; in qua tamen nihil ultra obicitur, quam interfectores eius in regno exulasse meo |
Ma di ciò che mi viene rimproverato una parte forse dovrebbe esser per me motivo di vanto, -o almeno non, di vergogna, ammetterla; una parte contestatami solamente a parole, con parole mi sarà -sufficiente- respingerla E che cosa, se oggi mi trovassi ad essere accusato secondo le vostre leggi, mi potrebbero opporre o la spia di Brindisi od Eumene dando l'impressione di rivolgermi vere accuse piuttosto che ingiurie Come se né Eumene, con tante persone a cui riesce odioso sia come privato sia come re, non abbia mai avuto altro nemico all'infuori di me, né io potessi trovare altro più valido esecutore di crimini di un Rammio, che non avevo mai visto prima e non avrei mai più veduto in seguito E debbo dar conto dell'eccidio tanto dei Tebani, quando si sa che perirono per naufragio, quanto di Artetauro; a proposito del quale però non mi si oppone altra accusa se non che i suoi assassini si stabilirono come esuli nel mio regno |
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Livio, Ab urbe condita: Libro 31; 06 - 11
Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 31; 06 - 11
Cuius condicionis iniquitatem ita non sum recusaturus, si vos quoque accipitis, ut, quicumque exules in Italiam aut Romam se contulerunt, his facinerum, propter quae damnati sunt, auctores vos fuisse fateamini Si hoc et vos recusabitis et omnes aliae gentes, ego quoque inter ceteros ero Et hercule, quid adtinet cuiquam exilium patere, si nusquam exuli futurus locus est Ego tamen istos, ut primum in Macedonia esse admonitus a vobis conperi, requisitos abire ex regno iussi et in perpetuum interdixi finibus meis Et haec quidem mihi tamquam causam dicenti reo obiecta sunt; illa tamquam regi et quae de foedere, quod mihi est vobiscum, disceptationem habeant |
L'infondatezza giuridica di questa mia corresponsabilità io sono pronto a non contestarla, a patto però che concediate anche voi di riconoscervi mandanti dei delitti, per i quali sono stati condannati all'esilio tutti quelli che riuscirono a trovar scampo in Italia od a Roma Se questo punto di vista voi lo rifiuterete, come lo rifiutano tutti gli altri popoli, anch'io mi metterò nel numero dei più E per Ercole cosa mai gioverebbe ad alcuno che gli fosse aperta la via dell'esilio, se in nessun luogo l'esule è destinato a trovar ricetto Eppure non appena, informato da voi, venni a sapere che costoro vivevano in Macedonia, li feci ricercare e allontanare dal regno, escludendoli per sempre dal mio territorio Queste le accuse mossemi, come se fossi un accusato che si difende in giudizio; queste altre le accuse rivoltemi in qualità di re, e che implicano una discussione del patto d'alleanza stipulato con voi |
Nam si est in foedere ita scriptum, ut ne si bellum quidem quis inferat, tueri me regnumque meum liceat, mihi fatendum est, quod me armis adversus Abrupolim, socium populi Romani, defenderim, foedus violatum esse Sin autem hoc et ex foedere licuit et iure gentium ita comparatum est, ut arma armis propulsentur, quid tandem me facere decuit, cum Abrupolis fines mei regni usque ad Amphipolim pervastasset, multa libera capita, magnam vim mancipiorum, multa milia pecorum abegisset Quiescerem et paterer, donec Pellam et in regiam meam armatus pervenisset At enim bello quidem iusto sum persecutus, sed vinci non oportuit eum, neque alia, quae victis accidunt, pati; quorum casum cum ego subierim, qui sum armis lacessitus, quid potest queri sibi accidisse, qui causa belli fuit |
Ora se in uno degli articoli fosse scritto che neppure se uno prende le armi contro di me, mi è consentito di proteggere me e il mio regno, dovrei riconoscere che per essermi difeso con le armi contro Abrupoli, alleato del popolo romano, l'alleanza è stata violata Se invece questo caso è contemplato dal patto ed istituzionalizzato dalla norma internazionale, cioè che le armi vanno respinte con le armi, cosa avrei dovuto fare, dal momento che Abrupoli aveva devastato il territorio del mio regno sino ad Amfipoli, deportandone molti uomini liberi, gran quantità di schiavi e molte migliaia di capi di bestiame Me ne sarei dovuto stare pacifico e rassegnato, finché fosse arrivato con le armi in pugno a Pella e magari dentro la reggia E invece, naturalmente, con pieno diritto gli mossi guerra, ma non ci fu bisogno né che fosse vinto né che subisse la sorte dei vinti: al cui rischio dato che mi sono esposto io, provocato da lui con le armi, che cosa egli ha da lamentare che gli sia capitato, dal momento che fu causa della guerra |
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Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 02; 25 - 38
Non sum eodem modo defensurus, Romani, quod Dolopas armis coercuerim; quia, etsi non merito eorum, iure feci meo, cum mei regni, meae dicionis essent, vestro decreto patri adtributi meo Nec, si causa reddenda sit, non vobis nec foederatis, sed iis, qui -ne- in servos quidem saeva atque iniusta imperia probant, plus aequo et bono saevisse in eos videri possum; quippe Euphranorem, praefectum a me inpositum, ita occiderunt, ut mors poenarum eius levissima fuerit [42] At cum processissem inde ad visendas Larisam et Antronas et Pteleon, qua in propinquo Delphi s-unt-, sacrificandi causa, -ut- multo ante debita vota persolverem, Delphos escendi |
Non intendo impostare allo stesso modo, o Romani, la mia difesa per il fatto che avrei colla forza ridotto all'obbedienza i Dolopi, perché dato e non concesso che non lo avessero meritato, agii con mio pieno diritto, trattandosi di popolazione appartenente al mio regno, sottoposta alla mia autorità, assegnata a mio padre in virtù di un vostro decreto E se dovessi difendere il mio operato, non certo a voi né ai vostri associati potrei dar l'impressione di aver infierito contro di loro oltre i limiti del giusto e del conveniente, bensì a coloro che -non- ammettono neppur sugli schiavi un potere crudele e dispotico; eppure uccisero Eufranore, il governatore imposto da me, con tal crudeltà, che per lui la morte fu il più lieve dei tormenti [42] Ma dal loro paese essendomi spinto più avanti, a visitare Larissa, Antrone e Pteleo, nelle vicinanze di Delfi, per far sacrifici in scioglimento di voti, che già dovevo da molto tempo, salii a Delfi |
Et his, criminis augendi causa, cum exercitu me isse adicitur; scilicet, ut, quod nunc vos facere queror, urbes occuparem, arcibus inponerem praesidia Vocate in concilium Graeciae civitates, per quas iter feci, queratur unusquilibet militis mei iniuriam; non recusabo, quin simulato sacrificio aliud petisse videar Aetolis et Byzantiis praesidia misimus et cum Boeotis amicitiam fecimus Haec, qualiacumque sunt, per legatos meos non solum indicata sed etiam excusata sunt saepe in senatu vestro, ubi aliquos ego disceptatores non tam aequos quam te, -Q- Marci, paternum amicum et hospitem, habebam |
E a questi fatti si aggiunge, con l'intenzione di aumentar la mia colpa, che vi andai con l'esercito; naturalmente per fare le stesse cose che mi lamento voi stiate facendo ora: per occupare città e imporre presidi nelle fortezze Convocate in assemblea le popolazioni greche fra cui sono passato, una qualsiasi persona si dolga dei torti subiti da un mio soldato; non negherò di potere aver dato l'impressione, con il pretesto dei sacrifici, di avere altre mire Agli Etoli e agli abitanti di Bisanzio abbiamo inviato truppe, abbiamo stretto amicizia con i Beoti Comunque s'interpretino queste iniziative, esse sono state non solo notificate a voi per mezzo di miei ambasciatori, ma anche più volte giustificate nel vostro senato, dove pure contavo un certo numero di giudici non proprio tanto imparziali quanto te, o Q Marcio, ospite e amico per via di mio padre |
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Livio, Ab urbe condita: Libro 44; 01 - 20
Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 44; 01 - 20
Sed nondum Romam accusator Eumenes venerat, qui calumniando omnia detorquendoque suspecta et invisa efficeret et persuadere vobis conaretur, non posse Graeciam in libertate esse et vestro munere frui, quoad regnum Macedoniae incolume esset Circumagetur hic orbis; erit mox, qui arguat nequiquam Antiochum ultra iuga Tauri emotum; graviorem multo Asiae, quam Antiochus fuerit, Eumenen esse; conquiescere socios vestros non posse, quoad regia Pergami sit; eam arcem supra capita finitimarum civitatium impositam Ego haec, Q Marci et A Atili, quae aut a vobis obiecta aut purgata a me sunt, talia esse scio, ut aures, ut animi audientium sint, nec tam referre, quid ego aut qua mente fecerim, quam, quomodo id vos factum accipiatis |
Ma ancora non era venuto a Roma in veste di accusatore Eumene, che con calunnie e interpretazioni forzate doveva riempirvi di sospetto e di odio e cercar di convincervi che la Grecia non poteva vivere in libertà e godersi i vostri benefici, sinché fosse in piedi il regno di Macedonia Passerà questa serie di eventi; e presto si troverà qualcuno che vi dimostri l'inutilità di aver confinato Antioco al di là delle montagne del Tauro; che Eumene è molto più dannoso all'Asia, di quanto sia stato Antioco; che i vostri alleati non avranno tregua sinché esista la reggia di Pergamo; questa, a guisa di rocca, si erge sul capo delle libere città confinanti Tutto quello, o Q Marcio ed A Atilio, che o voi mi avete rimproverato o io ho cercato di giustificare, è condizionato, lo so bene, dalle disposizioni d'animo di chi ascolta, né tanto importa che cosa o con quale intenzione io abbia agito, quanto in qual senso voi interpretiate la mia azione |
Conscius mihi sum nihil me scientem deliquisse, et, si quid fecerim inprudentia lapsus, corrigi me et emendari castigatione hac posse Nihil certe insanabile nec, quod bello et armis persequendum esse censeatis, commisi; aut frustra clementiae gravitatisque vestrae fama volgata per gentes est, si talibus de causis, quae vix querella et expostulatione dignae sunt, arma capitis et regibus sociis bella infertis ' [43] Haec dicenti ei sum adsensum esset, Marcius auctor fuit mittendi Romam legatos; cum experienda omnia ad ultimum nec praetermittendam spem ullam censuisset -rex-, reliqua consultatio erat, quonam modo tutum iter legatis esset Ad id -cum- necessaria petitio indutiarum videretur cuperetque Marcius neque aliud conloquio petisset, gravate et in magnam gratiam petentis concessit |
Ho coscienza di non aver commesso colpa alcuna deliberatamente e se in qualche sbaglio sono incorso per precipitazione, di poter essere rimesso sulla retta via e liberato da ogni errore per effetto di questa riprensione Ma niente d'irrimediabile per lo meno ho compiuto né di tal sorta, che voi riteniate di dover perseguire con le armi e con la guerra; se no, invano si è diffusa in tutto il mondo la fama della vostra clemenza e ponderatezza, se per così futili motivi, degni appena di rimostranza o rammarico, impugnate le armi e portate la guerra ai re vostri alleati [43] Poiché queste sue parole trovarono consenso, Marcio prese l'iniziativa d'inviare a Roma legati; e ritenendo -il re-, che bisognasse provare ogni mezzo, fino all'ultimo, e non tralasciare alcuna speranza, il seguito della discussione fu rivolto ai modi di garantire ai legati la sicurezza del viaggio A questo fine sembrando indispensabile la richiesta di una tregua e caldeggiandola Marcio, senza che nel colloquio avesse presentato altra istanza, con degnazione gliela concesse, come un grosso favore verso chi ne faceva domanda |
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Livio, Ab urbe condita: Libro 06, 11-15
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Nihil enim satis paratum ad bellum in praesentia habebant Romani, non exercitum, non ducem, cum Perseus, ni spes vana pacis occaecasset consilia, omnia praeparata atque instructa -haberet-, et suo maxime tempore atque alieno hostibus incipere bellum posset Ab hoc conloquio, fide indutiarum interposita, legati Romani in Boeotiam ~comparati sunt Ibi iam motus coeperat esse discedentibus a societate communis concilii Boeotorum quibusdam populis, ex quo renuntiatum erat respondisse legatos appariturum, quibus populis proprie societatem cum rege iungi displicuisset Primi a Chaeronia legati, deinde a Thebis in ipso itinere occurrerunt, adfirmantes non interfuisse se, quo societas ea decreta esset, concilio; quos legati, nullo in praesentia responso dato, Chalcidem se sequi iusserunt |
Perché i Romani per il momento non potevano contare su alcun preparativo efficiente per la guerra, non disponevano né di un esercito, né di un comandante, mentre Perseo, se non ne avesse paralizzato le decisioni una vana speranza di pace, tutto -aveva, pronto e ben preparato e in quel momento particolarmente favorevole a lui e svantaggioso per il nemico poteva dare inizio alle ostilità Dal luogo di questo colloquio, ottenuta la garanzia della tregua, i legati Romani partirono subito per la Beozia Qui già era sorta una sedizione in seguito al distacco di alcune genti beotiche dalla comunità della lega, sin da quando si era risaputo che i legati avevano risposto come un giorno o l'altro sarebbe emerso quali genti specificatamente avessero disapprovato di stringere l'alleanza con il re Per primi i legati di Cheronea, poi quelli di Tebe lungo la strada gli si fecero incontro, affermando di non aver partecipato alla riunione, in cui era stata decisa quell'allenza; e senza dargli alcuna risposta per il momento, i legati li invitarono a seguirli a Calcide |