Thebis magna contentio orta erat ex alio certamine Comitiis praetoris -et- Boeot-arch-arum victa pars iniuriam persequens coacta multitudine decrevit, ne Boeotarchae urbibus reciperentur Exules Thespias universi concesserunt; inderecepti enim sine cunctatione erantThebas iam mutatis animis revocati decretum faciunt, ut duodecim, qui privati coetum et concilium habuissent, exilio multarentur Novus deinde praetorIsmenias is erat, vir nobilis ac potens capitalis poenae absentis eos decreto damnat Chalcidem fugerant; inde ad Romanos Larisam profecti causam cum Perseo societatis in Ismeniam contulerant; ex -ea- contentione ortum certamen Utriusque [tamen] partis legati ad Romanos venerunt, et exules accusatoresque Ismeniae et Ismenias ipse |
A Tebe era scoppiata una grande contesa in seguito ad altra competizione In occasione della elezione del sommo magistrato -e dei Beotarchi- la parte soccombente, volendo vendicarsi del torto subìto, convocata una gran folla decise che i Beotarchi non fossero accolti dalle varie città Tutti quanti si ritirarono a Tespie in esilio; e di lì - ché senza indugio vi avevano trovato asilo - richiamati a Tebe in seguito ad un ripensamento dei cittadini, presero la decisione di condannare alla pena dell'esilio dodici capi partito che senz'alcuna autorità avevano organizzato pubbliche e segrete riunioni Poi il nuovo magistrato - Ismenia, uomo nobile e potente - con suo decreto li condanna tutti in contumacia alla pena capitale Si erano rifugiati a Calcide; e di lì partiti per Larissa ad incontrarvi i Romani, avevano addossato ad Ismenia la colpa dell'alleanza con Perseo; da -questa- contesa era scoppiata la lotta Giunsero presso i Romani i rappresentanti di entrambi i partiti, e gli esuli in veste di accusatori di Ismenia ed Ismenia in persona |
[44] Chalcidem ut ventum est, aliarum civitatium principes, id quod maxume gratum erat Romanis, suo quique proprie decreto regiam societatem aspernati Romanis se adiungebant; Ismenias gentem Boeotorum in fidem Romanorum permitti aecum censebat Inde certamine orto, nisi in tribunal legatorum perfugisset, haud multum afuit, quin ab exulibus fautoribusque eorum interficeretur Thebae quoque ipsae, quod Boeotiae caput est, in magno motu erant, aliis ad regem trahentibus civitatem, aliis ad Romanos; et turba Coronaeorum Haliartiorumque convenerat ad defendendum decretum regiae societatis |
[44] Appena passati a Calcide, i capi delegazione delle altre città, ciascuno con propria deliberazione-cosa che riuscì assai gradita ai Romani - rifiutarono l'alleanza col re e si ponevano al fianco dei Romani; Ismenia riteneva giusto che la popolazione della Beozia si concedesse in massa alla protezione dei Romani Di qui divampata la lotta, poco mancò, se non avesse trovato scampo presso il podio dei legati, che fosse ucciso per mano degli esuli e dei loro favoreggiatori Persino Tebe, capitale della Beozia, era in preda a gravi disordini, alcuni cercando di trarre la popolazione dalla parte del re, altri dei Romani; e vi si era data convegno anche uno stuolo di abitanti di Coronea e di Aliarto per sostenere la decisione di far causa comune col re |
Sed constantia principum docentium cladibus Philippi Antiochique, quanta esset vis et fortuna imperii Romani, victa tandem multitudo et, ut tolleretur regia societas, decrevit, et eos, qui auctores paciscendae amicitiae fuerant, ad satisfaciendum legatis Chalcidem misit fideique legatorum commendari civitatem iussit Thebanos Marcius et Atilius laeti audierunt auctoresque et his -et- separatim singulis fuerunt ad renovandam amicitiam mittendi Romam legatos Ante omnia exules restitvi iusserunt et auctores regiae societatis decreto suo damnarunt Ita, quod maxume volebant, discusso Boeotico concilio -in Pelo-ponnesum proficiscuntur Ser Cornelio Chalcidem accersito Argis praebitum est iis concilium; ubi res * * * aliud a gente Achaeorum petierunt, quam ut mille milites darent |
Ma alla fine la folla sopraffatta dalla fermezza dei capi, che dimostravano sulla esperienza delle sconfitte subite da Filippo e da Antioco quanto mai grande fosse la potenza e la fortuna dell'impero romano, e si risolse ad abrogare l'alleanza con il re, ed inviò a Calcide a discolparsi dinanzi ai legati i sostenitori del patto d'amicizia, e decise di affidare la città alla protezione dei legati Marcio ed Atilio con soddisfazione ascoltarono i Tebani e consigliarono ad essi -nonché- alle singole città separatamente di inviare a Roma rappresentanti per rinnovare l'amicizia Prima di tutto intimarono il ritorno degli esuli e con loro decreto condannarono gli istigatori dell'alleanza col re E così disciolta la lega beotica - cosa che principalmente volevano ottenere - partono -per- il Peloponneso dopo aver fatto venire a Calcide Ser Cornelio Ad Argo fu data ad essi occasione di trovare riunita la lega; ma alla popolazione degli Achei -non- fecero altra richiesta che d'inviare mille soldati |
Maybe you might be interested

Livio, Ab urbe condita: Libro 31; 06 - 11
Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 31; 06 - 11
Id praesidium ad Chalcidem tuendam, dum Romanus exercitus in Graeciam traiceretur, missum est Marcius et Atilius peractis, quae agenda in Graecia erant, principio hiemis Romam redierunt [45] Inde legatio sub idem tempus in Asiam -et- circum insulas missa Tres erant legati, Ti Claudius Sp Postumius M Iunius Ii circumeuntes hortabantur socios ad suscipiendum adversus Persea -pro- Romanis bellum; et, quo quaeque opulentior civitas erat, eo accuratius agebant, quia minores secuturae maiorum auctoritatem erant |
Questo contingente, fu mandato a proteggere Calcide, sintantoché non fosse passato in Grecia l'esercito romano Marcio ed Atilio, espletata la loro missione in Grecia, fecero ritorno a Roma sul principiar dell'inverno [45] Dove all'incirca nel medesimo tempo fu inviata una ambasceria in Asia -e- nelle isole Ne facevano parto tre legati, Ti Claudio, Sp Postumio, M Giunio Costoro nelle visite ai vari alleati li esortavano a intraprender la guerra contro Perseo a fianco dei Romani e quanto più potente era ciascuna città, con tanto più impegno agivano, giacché le minori avrebbero seguito l'esempio delle maggiori |
Rhodii maximi ad omnia momenti habebantur, quia non fovere tantum, sed adiuvare etiam viribus suis bellum poterant, quadraginta navibus auctore Hegesilocho praeparatis; qui cum in summo magistratu essetprytanin ipsi vocant multis orationibus pervicerat Rhodios, ut omissa, quam saepe vanam experti essent, regum fovendorum spe Romanam societatem, unam tum in terris vel viribus vel fide stabilem, retinerent Bellum imminere cum Perseo; desideraturos Romanos eundem navalem apparatum, quem nuper Antiochi, quem Philippi ante bello vidissent Trepidaturos tum repente paranda classe, cum mittenda esset, nisi reficere naves, nisi instruere navalibus sociis coepissent -Id- eo magis enixe faciundum esse, ut crimina delata ab Eumene fide rerum refellerent |
I Rodii erano considerati di estrema importanza sotto ogni riguardo, perché erano in grado non solo di assecondare la guerra, ma anche di cooperarvi con le loro forze, avendo allestito quaranta navi per consiglio di Egesiloco; questi trovandosi nella più alta carica - quella che i locali chiamavano pritania - dopo molti discorsi era riuscito ad indurli ad abbandonare la speranza, tante volte dimostratasi vana, di favorire i re e a mantener l'alleanza coi Romani, l'unica al mondo allora ferma e sicura per entità di forze e per lealtà Era imminente la guerra con Perseo; i Romani avrebbero richiesto lo stesso contingente di navi, che poco fa avevano veduto nella guerra contro Antioco e ancor prima in quella contro Filippo E allora si sarebbero tutti in una volta affannati ad allestire la flotta, quando dovessero fornirla, se non avessero principiato e restaurare le navi ed a equipaggiarle con ciurme di alleati -Ciò- doveva farsi con tanto maggiore impegno, per smentire con l'evidenza dei fatti le colpe denunziate da Eumene |
Maybe you might be interested

Livio, Ab urbe condita: Libro 02; 25 - 38
Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 02; 25 - 38
His incitati quadraginta navium classem instructam ornatamque legatis Romanis advenientibus, ut non expectatam adhortationem esse appareret, ostenderunt Et haec legatio magnum ad conciliandos animos civitatium Asiae momentum fuit Decimius unus sine ullo effectu, captarum etiam pecuniarum ab regibus Illyriorum suspicione infamis, Romam redit [46] Perseus, cum ab conloquio Romanorum in Macedoniam recepisset sese, legatos Romam de incohatis cum Marcio condicionibus pacis misit; et Byzantium et Rhodum et * * legatis ferendas dedit In litteris eadem sententia ad omnis erat, conlocutum se cum Romanorum legatis; quae audisset quaeque dixisset, ita disposita, ut superior fuisse in disceptatione videri posset Apud Rhodios legati adiecerunt confidere pacem futuram; auctoribus enim Marcio atque Atilio missos Romam legatos |
Scossi da questi argomenti all'arrivo dei legati romani presentarono una flotta di quaranta legni, in pieno assetto di guerra, per dimostrare che non avevano aspettato di esserne sollecitati Questa legazione fu anche di grande importanza per guadagnare le simpatie delle libere città dell'Asia Decimio soltanto ritornò a Roma senza alcun successo, anzi col vergognoso sospetto di aver preso denaro dai prìncipi dell'Illiria [46] Perseo dopo il colloquio coi Romani ritiratosi in Macedonia, mandò a Roma legati per trattare dei preliminari di pace avviati con Marcio, e -scrisse lettere- a Bisanzioe a Rodi e -ad altre città- facendole recapitare dai suoi emissari Lo stesso era il tenore di tutte: aveva avuto un colloquio con i legati dei Romani, ma la disposizione degli argomenti di accusa e di discolpa era regolata in modo da dar l'impressione che in quelle discussioni il vincitore era lui Per i Rodii i legati aggiunsero che il re confidava di mantenere la pace, perché su iniziativa di Marcio e di Atilio erano stati inviati a Roma ambasciatori |
Si pergerent Romani contra foedus movere bellum, tum omni gratia, omni ope adnitendum fore Rhodiis, ut reconcilient pacem; si nihil deprecando proficiant, id agendum, ne omnium rerum ius ac potestas ad unum populum perveniat Cum ceterorum id interesse, tum praecipue Rhodiorum, quo plus inter alias civitates dignitate atque opibus excellant; quae serva atque obnoxia fore, si nullus alio sit quam ad Romanos respectus Magis et litterae et verba legatorum benigne sunt audita, quam momentum ad mutandos animos habuerunt; potentior esse partis melioris auctoritas coeperat Responsum ex decreto est optare pacem Rhodios; si bellum esset, ne quid ab Rhodiis speraret aut peteret rex, quod veterem amicitiam, multis magnisque meritis pace belloque partam, diiungeret sibi ac Romanis |
Ma se i Romani, contro i patti, avessero perseverato nell'idea di muover guerra, allora i Rodii avrebbero dovuto adoperarsi con tutto il loro prestigio e potenza per restaurare la pace; e nel caso che dalle preghiere non ottenessero alcun profitto, bisognava che agissero per evitare che l'autorità e il potere universali si concentrassero nelle mani di un solo popolo Se a questo tutti erano interessati, soprattutto dovevano esserlo i Rodii, quanto più si levavano sopra le altre libere città per prestigio e potenza; ed invece sarebbero nelle condizioni di schiavi e dipendenti, se non ci fosse altra città che Roma dove volger lo sguardo La lettera e il discorso dei legati furono ascoltati con buona disposizione, ma non ebbero influenza di modificare gli animi; il prestigio infatti della parte migliore cominciava a consolidarsi Fu risposto secondo la formula della deliberazione presa che i Rodii erano per la pace; ma se ci fosse la guerra il re non sperasse nulla dai Rodii e nulla chiedesse loro, che dovesse dividerli dall'antica amicizia coi Romani, acquisita con molti e grandi meriti di pace e di guerra |
Maybe you might be interested

Livio, Ab urbe condita: Libro 44; 01 - 20
Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 44; 01 - 20
Ab Rhodo redeuntes Boeotiae quoque civitates, [et] Thebas et Coroneam et Haliartum, adierunt, quibus expressum inuitis existimabatur, ut relicta regia societate Romanis adiungerentur Thebani nihil moti sunt, quamquam et damnatis principibus et restitutis exulibus suscensebant Romanis Coronaei et Haliartii, favore quodam insito in reges, legatos in Macedoniam miserunt praesidium petentes, quo se adversus inpotentem superbiam Thebanorum tueri possint Cui legationi responsum ab rege est, praesidium se propter indutias cum Romanis factas mittere non posse; tamen ita suadere ab Thebanorum iniuriis, qua possent, ut se vindicarent, ne Romanis praeberent causam in se saeviendi |
Di ritorno da Rodi visitarono anche le città della Beozia, Tebe e Coronea ed Aliarto, contro la cui volontà si riteneva che fosse stata estorta la decisione di abbandonare l'alleanza col re per mettersi a fianco dei Romani I Tebani non si lasciavano influenzare, nonostante fossero irati contro i Romani per la condanna dei capi politici e il richiamo in patria degli esuli Invece gli abitanti di Coronea e Aliarto per una specie d'innata simpatia verso le monarchie inviarono legati in Macedonia per chiedere truppe con cui difendersi dalla sfacciata arroganza dei Tebani A questa rappresentanza fu fatto risponder dal re, che egli non poteva inviar guarnigioni per via della tregua in atto con i Romani; pure li consigliava di vendicarsi in tal modo, se potevano, delle offese dei Tebani, da non fornir occasione ai Romani di infierire contro di loro |
[47] Marcius et Atilius Romam cum venissent, legationem in Capitolio ita renuntiarunt, ut nulla re magis gloriarentur quam decepto per indutias et spem pacis rege Adeo enim apparatibus belli fuisse instructum, ipsis nulla parata re, ut omnia opportuna loca praeoccupari ante ab eo potuerint, quam exercitus in Graeciam traiceretur Spatio autem indutiarum sumpto aecum -bellum- futurum: illum nihilo paratiorem, Romanos omnibus instructiores rebus coepturos bellum Boeotorum quoque se concilium arte distraxisse, ne coniungi amplius ullo consensu Macedonibus possent Haec ut summa ratione acta magna pars senatus adprobabat; veteres et moris antiqui memores negabant se in ea legatione Romanas agnoscere artes |
[47] Marcio e Atilio, giunti a Roma, fecero in Campidoglio un tale rapporto della loro missione, da vantarsi soprattutto di aver tratto in inganno il re con l'aver ottenuto la tregua e fatto balenare speranze di pace Ché egli disponeva di tale apparato di guerra, mentre essi non avevano fatto alcun preparativo, da poter preventivamente occupare tutte le migliori posizioni prima che il loro esercito si fosse trasferito in Grecia Ottenuto invece l'intervallo della tregua, -la guerra- si sarebbe iniziata in condizioni di parità fra il re: quello non avrebbe fatto ulteriori preparativi e i Romani invece sensibilmente più pronti Erano anche riusciti, giuocando d'astuzia, a scompaginare la lega beotica, perché non avesse più ad unirsi ai Macedoni in comunione di intenti Questi risultati riscossero l'approvazione di gran parte del senato, in quanto ottenuti con freddo calcolo; ma gli anziani e i più ligi alla moralità antica dicevano di non riconoscere nell'operato di quella missione la prassi romana |
Maybe you might be interested

Livio, Ab urbe condita: Libro 06, 11-15
Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 06, 11-15
Non per insidias et nocturna proelia, nec simulatam fugam inprovisosque ad incautum hostem reditus, nec ut astu magis quam vera virtute gloriarentur, bella maiores gessisse: indicere prius quam gerere solitos bella, denuntiare etiam interdum -pugnam et locum- finire, in quo dimicaturi essent Eadem fide indicatum Pyrrho regi medicum vitae eius insidiantem; eadem Faliscis vinctum traditum proditorem liberorum; religionis haec Romanae esse, non versutiarum Punicarum neque calliditatis Graecae, apud -quos- fallere hostem quam vi superare gloriosius fuerit Interdum in praesens tempus plus profici dolo quam virtute; sed eius demum animum in perpetuum vinci, cui confessio expressa sit se neque arte neque casu, sed collatis comminus viribus iusto ac pio esse bello superatum |
I loro avi avevano condotto le guerre senza ricorrere a insidie, a scontri notturni, a finte fughe e improvvisi ritorni sul nemico sorpreso, e senza menar vanto dell'astuzia più che dell'autentico valore; solevano dichiarare la guerra prima di muoverla, talvolta persino preannunziare -il combattimento- e precisare -la località- in cui si sarebbero battuti Con la stessa lealtà era stata rivelata al re Pirro la trama del medico che gli insidiava la vita, ed ai Falisci consegnato in catene il traditore dei loro figli; questo era il comportamento romano, tutt'altra cosa dalla doppiezza cartaginese o della furbizia greca, per -le quali- fu motivo di maggior vanto trarre in inganno il nemico piuttosto che superarlo con la forza delle armi Certo a volte, li per lì, maggior profitto si poteva ottenere adoperando l'inganno che facendo mostra di valore; ma alla fine vinto per sempre era soltanto l'animo di colui, cui potesse estorcersi il riconoscimento d'essere stato superato non con astuzia o per caso, ma nei combattimenti corpo a corpo in campo aperto, in guerre giuste e lealmente condotte |