L’Autrichienne viene rinchiusa alla Conciergerie e registrata come "la vedova Capet"

l’Autrichienne viene rinchiusa alla Conciergerie e registrata come "la vedova Capet"

La regina fu trasportata alla Conciergerie. Venne sottoposta alla formalità dell'incarcerazione, come una comune criminale. Registrata sotto il nome di Vedova Capet divenne la 280esima prigioniera di quell'istituto. Fu guidata in una cella sotterranea di quindici metri quadrati. Una finestrella a livello del terreno lasciava penetrare una pallida luce

Gli unici mobili di Maria Antonietta erano un letto da campo, un tavolo, due sedie con la seduta di paglia, una toilette e un bidet. Un paravento la nascondeva dagli sguardi di due soldati incaricati di sorvegliarla giorno e notte. Le era vietato lasciare la cella, sebbene agli altri prigionieri venisse concesso di passeggiare nel cortile o nei corridoi. 

Il mattino si lavava e si vestiva con l'aiuto di Rosalie, una ragazza premurosa che faceva di tutto per migliorare le condizioni della sua prigionia, sebbene con mezzi assai limitati. La regina non aveva diritto a penne, carta o lapis, le furono concessi dei romanzi che divorò avidamente. La Conciergerie veniva chiamata l'anticamera della morte.

La regina era in uno stato di grave prostrazione, era stremata da serie emorragie e sembrava insensibile a tutto. Ogni giorno, nella sua cella fluivano estranei. a stento si accorgeva degli uomini e delle donne che la fissavano come se fosse una bestia strana. Consentendo a chiunque volesse vedere l'Autrichienne in prigione, di trascorrere qualche minuto in sua presenza, il portiere aveva trovato un modo per arrotondare i suoi guadagni. 

Marie-Antoinette conduite a son exécution le 16 octobre 1793 - William Hamilton Marie-Antoinette conduite a son exécution le 16 octobre 1793 - William Hamilton

LA CONDANNA A MORTE PER IL CRIMINE DI ALTO TRADIMENTO

Si stava facendo giorno quando la giovane domestica Rosalie trovò la regina in lacrime, distesa sul letto con l'abito da lutto. Dato che rifiutava di mangiare, la giovane la implorò perché accettasse un po' di zuppa, ma la regina riuscì a ingoiare solo poche cucchiaiate. Intorno alle 8 la aiutò a cambiarsi. Alla regina non era stato permesso di andare al patibolo con l'abito da lutto. La regina indossò un negligé di piqué bianco e una cuffietta di batista.

Intorno alle 10, Larivière, il secondino, entrò nella cella. Arrivarono i giudici e l'impiegato per leggere l'atto di accusa alla condannata per la seconda volta. Poi entrò il boia, Henri Sanson, si avvicinò alla regina e le disse di stendere le mani. La regina si ritrasse terrorizzata e rispose che le mani di Luigi XVI non furono legate, ma il boia glie le legò dietro la schiena, le tolse la cuffietta e le tagliò i capelli fino alla nuca.

Era pronta per andare al patibolo. Erano le 11 di mattina quando i cancelli della prigione si aprirono e lasciarono uscire la vittima. Le forze armate erano state mobilitate, i cannoni allineati lungo le piazze e agli incroci e le pattuglie perlustravano le strade. Trenta mila uomini avrebbero accompagnato l'ex regina di Francia all'esecuzione capitale. Tenuta per una corda dal boia, Maria Antonietta salì sul carretto che doveva condurre al patibolo nella Place de la Revolution.

Un prete costituzionale sedette accanto a lei e la inondò di esortazioni alle quali la regina non reagì. Per lei, un prete costituzionale non era altro che un traditore. Il carretto si mosse lentamente in mezzo a una folla fittissima che aspettava dall'alba di vederlo passare. All'angolo della rue Saint-Honorè, con un crudele tratto di Lapis, il pittore David tracciò uno schizzo dell'ultima immagine della regina di Francia. Seduta impettita, pallida ma con le guance arrossate dalla febbre, gli occhi iniettati di sangue e i capelli bianchi tagliati rozzamente che sporgevano dalla cuffietta, Maria Antonietta era insensibile a tutto e a tutti.

Quando arrivarono, la regina scese dal carretto e salì gli scalini che conducevano alla ghigliottina. Con un brusco movimento del capo fece cadere la cuffia e si affidò al boia. I preparativi per l'esecuzione durarono quattro interminabili minuti. L'asse si inclinò e scese la lama. Sanson raccolse la testa sanguinante e la folla gridò "lunga vita alla Repubblica". Erano le 12:15. Il giorno stesso dell'esecuzione, il corpo mutilato della regina venne portato al piccolo cimitero della Madeleine, dove nove mesi prima era stato deposto il corpo del re. 

Il primo novembre, un becchino seppellì i resti della vittima e mandò il seguente appunto alle autorità municipali: la vedova Capet. 6 lire per la bara. 15 lire, 35 soldi per la tomba e i becchini. Queste parole descrissero il funerale dell'ultima regina di Francia

schizzo di Jacques-Louis David del 16 Ottobre 1793 che ritrae la regina condotta al patibolo schizzo di Jacques-Louis David del 16 Ottobre 1793 che ritrae la regina condotta al patibolo
Alla sovrana, condannata dal tribunale rivoluzionario alla fine di un processo durato solo due giorni, non fu concessa la scelta dell'ultimo abbigliamento, com'era accaduto invece a Maria Stuarda - l'altra Regina decollata dell'età moderna -, che per salire al patibolo, l'8 febbraio 1587, aveva potuto indossare un abito scuro e nel toglierlo rivelare ai testimoni della sua esecuzione una veste rossa cremisi, del colore del martirio cristiano.

La cittadina vedova Capeto uscì dalla Conciergerie in camicia bianca e cuffie. L'iconografia elaborata e diffusa in seguito avrebbe attribuito a quella camicia vari tagli sartoriali

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