Misurandone la frequenza, la ritmicità, il volume, la celerità, se ne ricavano indicazioni preziose sullo stato del cuore e delle arterie. Già solo il glossario dei diversi profili della pulsazione rimanda alla complessità della semeiotica del polso: tachicardico o bradicardico, ritmico o a ritmico, ampio o piccolo, celere o tardo, polso bifido, anacroto, dicroto, triplo, scoccante o collassante, alternante, vigemino, paradosso, anisosfigmico o, infine, assente.
Quando la mano del medico tasta il polso del paziente cade il silenzio. L'attenzione deve interamente concentrarsi sulla percezione tattile della piccola onda e coglierne le minime caratteristiche. La superficie di contatto fisico è limitata, ma i due corpi si avvicinano intimamente. Le percezioni e i pensieri del medico vanno alla ricerca dei segreti più profondi del corpo del paziente. Trascorrono i secondi in trepida attesa delle prime parole del medico o semplicemente delle sue espressioni del viso o del tono della voce.
Con maestria clinica il medico appoggia le tre dita centrali della sua mano destra sull'arteria radiale della paziente, sollevandone il braccio in modo che l'arteria, per gravità, sia più sporgente. E' questa la tecnica corretta. Il piccolo contatto con il polso dell'inferma porta il riflessivo medico alla comprensione della causa di una tale sofferenza. Il leggero strabismo del dottore rende incerto il punto di fissazione del suo sguardo, per suggerire che il medico, in realtà, non sta osservando nulla, assorto com'è nelle esplorazioni tattile.
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Siamo nella spoglia camera di una casa di campagna. Un uomo ancora giovane giace mobile assente nel letto, sotto una pesante quanto lacera coperta. Il dottore, che è rimasto in abito da viaggio, con un pesante soprabito scuro e un cappello a falde larghe, ne tasta il polso. Gli occhi del medico non si vedono. D'altra parte quegli occhi non stanno guardando nulla. L'intera attenzione è, con sforzo, concentrata sulla percezione tattile del polso. Il colorito roseo della sua mano contrasta con il pallone cereo della mano dell'infermo. Alle sue spalle, un uomo e una donna, di precarie condizioni sociali, fissano il medico in angoscioso attesa di un suo parere. L'uomo sembra preda dello sconforto della rassegnazione mentre nel viso della donna si legge una trepida attesa. Dalla lampada appesa alla parete si leva uno sbuffo nero causato dall'estinguersi della fiamma della vita.
Nel dipinto di Teofilo Patini, il vecchio medico è seduto accanto al paziente in agonia. il suo volto chino, cupo, severo, è la rappresentazione della sconfitta; tastare il polso e oramai superfluo. Quel medico resta al suo posto senza fuggire: nel suo stare inerme vicino al paziente ci sono pietas, coraggio e onestà.
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Una donna agonizzante giace nel letto. Alla sua destra un medico, con la sua sana mano rosea, tasta con tecnica impeccabile il polso di una mano quasi cadaverica. Alla sua sinistra una suora, con in braccio il figlio della paziente, offre alla malata qualcosa da bere in una grande tazza. Il bambino, impressionato o impaurito, si stringe alla monaca e fissa la madre, senza protendersi verso di lei. L'aiuto della scienza medica e il conforto spirituale degli affetti familiari e della religione sono quanto si può e si deve offrire a un moribondo