In America si viveva un periodo di incertezze. Gli Stati Uniti sul finire degli anni venti si affacciano per la prima volta al panorama artistico internazionale con alcune scuole pittore che riprendono quelle europee. Tra questi interpreti c'è Hopper considerato il grande iniziatore della scuola americana. Hopper restituisce riprese fotografiche in cui la realtà si cala in un contesto di profonda solitudine e isolamento. Gli elementi dipinti sono pochi ed essenziali.Il pittore ci mostra come si vive attorniati dai frutti del progresso. L'opera fu realizzata nel 1942, poche settimane dopo l'attacco a Pearl Harbor.
Nighthawks venne tradotto in italiano con l'innocuo Nottambuli, ma nello slang americano hawk indica colui che depreda gli altri. Questi predatori notturni accentuano l'atmosfera di violenza incombente, che Hopper aveva preso in prestito dai film di gangster tanto di moda negli anni trenta
La donna è vestita di rosso e sta osservando un oggetto che tiene fra le mani. Affianco a lei un uomo, tiene in mano una sigaretta. La coppia autoritratta è Hopper con la moglie. Un terzo uomo ci da le spalle, seduto solo al bancone, rinchiuso nei suoi pensieri. Tiene in mano un bicchiere e si scorge un piatto forse ha finito di mangiare qualcosa. Infine Il cameriere biondo e giovane che sta mettendo a posto qualcosa. La luce del locale illumina anche il marciapiede fuori. Nel dipinto, tutto è composto correttamente ma domina il senso di vuoto, sia interno che all'esterno in strada. Tutte le luci sono spente.
C'è senso di smarrimento esistenziale che pervade larghi strati della società. La presenza di un registratore di cassa che vediamo attraverso una vetrina, ricorda che i protagonisti sono persone che lavorano, producono e consumano. Nel cuore della notte si ritrovano in questo locale cercando un momendo di evasione. Il locale presenta un grande bancone triangolare di legno. Sopra troviamo portatovaglioli, boccette per il sale e il pepe, zuccheriere. In un ripiano sono riposti due grandi sifoni per bevande calde. Probabilmente tè e caffè. Continuando, una porta di servizio che porta alla cucina
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Automat dipinto di Edward Hopper
Una donna è seduta da sola in un automat, locale diffuso a New York nei primi decenni del 1900. Qui i clienti potevano servirvi da soli attraverso distributori automatici di cibi e bevande
Hopper si sofferma con attenzione a descrivere i particolari della scena, dal bicchiere tenuto in mano dall'avventore al porta zucchero, dalla tazza bianca di fronte alla ragazza alla saliera. Una ricerca del dettaglio che sembra rallentare ancora di più il lento tempo della notte del locale: un tempo che si fa carico di un silenzio interrotto solo dal barista, unico personaggio vestito di chiaro, che pare rivolgersi alla coppia tentando di gettare un ponte tra le solitudine dei personaggi rappresentati.
Non c'è nulla di minaccioso nella tela, nulla che indichi che il pericolo sia in agguato dietro l'angolo. L'illuminazione fredda all'interno del bar diffonde densità sovrapposte di luce sul marciapiede antistante, conferendogli proprietà estetiche. Non c'è traccia di sudiciume metropolitano la città afferma se stessa formalmente piuttosto che realisticamente. Il nostro occhio viaggia sulla superficie del vetro la quale copre i due terzi della tela, muovendosi da destra a sinistra. Qui, come in altri dipinti di Hopper, le strade giocano un ruolo importante, non ci vengono mostrate automobili. Non c'è nessuno nel quadro che condivida quello che vediamo noi, e prima di noi non è passato nessuno.
Il giovane Edward Hopper, arrivato a Parigi nel 1906 con l'intenzione di conoscere meglio le avanguardie che si formavano allora in Europa, rimase stregato dai pittori impressionisti e dal loro rappresentare non ciò che sappiamo del mondo ma ciò che percepiamo, le nostre impressioni appunto.
Hopper aveva trovato la sua strada! Rientrato in patria, non si limitò più a descrivere il reale ma dipinse situazione esistenziali, istanti di vita fissati nel tempo indagati dal punto di vista umano grazie ai segreti imparati lavorando come illustratore e incisore. Così, quando iniziò a dipingere la notte americana più famosa della storia dell'arte, sapeva esattamente come procedere, ci avrebbe trasformato in nottambuli.
LA LUCE
Sin dall'inizio della sua carriera d'artista, Hopper fu ossessionato dalla luce e ne studiò i modi in cui cadeva su case e persone, attraversava finestre e vetrine, creava colori. All'inizio degli anni quaranta, le lampade fluorescenti erano appena diventate d'uso comune. La loro tinta fredda e distaccata aggiunge una nota psicologica al dipinto