(nam domesticis exemplis abundamus) cogitassene quicquam in vita sibi esse expetendum, nisi quod laudabile esset et praeclarum, videntur | (poiché certamente non ci mancano esempi di casa nostra); tutti questi danno forse limpressione di aver voluto ottenere come risultato, nella loro vita, qualcosa che non avesse solo come scopo la gloria e la lode |
III [13] Veniant igitur isti inrisores huius orationis ac sententiae et iam vel ipsi iudicent, utrum se horum alicuius, qui marmoreis tectis ebore et auro fulgentibus, qui signis, qui tabulis, qui caelato auro et argento, qui Corinthiis operibus abundant, an C Fabrici, qui nihil habuit eorum, nihil habere voluit, similes malint | III [13] Vengano pure coloro che deridono lopinione espressa in questo mio discorso e pesino bene anche essi se vorrebbero essere simili a qualcuno di costoro che possiede in gran quantità palazzi di marmo che risplendono doro e davorio e che si circonda di statue, di quadri, di oggetti doro e dargento lavorato, di opere di Corinto, o piuttosto essere simili a Gaio Fabrizio, che non possedette nulla di tutto ciò né mai desiderò di possederlo |
[14] Atque haec quidem, quae modo huc, modo illuc transferuntur, facile adduci solent ut in bonis rebus esse negent, illud arte tenent accurateque defendunt, voluptatem esse summum bonum; quae quidem mihi vox pecudum videtur esse, non hominum | [14] E certamente questa gente, mentre si lascia convincere a non stimare come beni tutte quelle cose che cambiano continuamente proprietario, peraltro sostiene con ostinazione e non deflette mai dal credere) che il piacere costituisca il bene più grande; e sinceramente questa mi sembra unaffermazione propria degli animali e non di esseri umani |
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Cicerone, Paradoxa Stoicorum: 02; 16-19
Latino: dall'autore Cicerone, opera Paradoxa Stoicorum parte 02; 16-19
Tu, cum tibi sive deus sive mater, ut ita dicam, rerum omnium natura dederit animum, quo nihil est praestantius neque divinius, sic te ipse abicies atque prosternes, ut nihil inter te atque inter quadripedem aliquam putes interesse | E tu, poiché possiedi unanima, di cui non esiste nulla di più sublime e divino, sia che te labbia data un dio, sia che tu labbia avuta dalla natura, madre, per così dire, di tutte le cose, ti abbasserai e ti umilierai al punto di pensare che non esiste alcuna differenza tra te e un essere a quattro zampe |
Quicquam bonum est, quod non eum, qui id possidet, meliorem facit | Deve forse essere considerato un bene ciò che non rende migliore colui che lo possiede |
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Cicerone, Paradoxa Stoicorum: 06; 42-52
Latino: dall'autore Cicerone, opera Paradoxa Stoicorum parte 06; 42-52
[15] Ut enim est quisque maxime boni particeps, ita est laudabilis maxime; neque est ullum bonum, de quo non is, qui id habeat, honeste possit gloriari | [15] Quanto più, infatti, uno possiede un bene, tanto più è degno di lode e non esiste nessun bene di cui colui che lo detiene non possa vantarsi con dignità |
Quid autem est horum in voluptate | Ma che cosa ha il piacere di tutto ciò |
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Cicerone, Paradoxa Stoicorum: 05; 33-41
Latino: dall'autore Cicerone, opera Paradoxa Stoicorum parte 05; 33-41
Melioremne efficit aut laudabiliorem virum | Esso forse rende un uomo migliore o più degno di lode |
An quisquam in potiendis voluptatibus gloriando se et praedicatione ecfert | Esiste forse qualcuno che, prefiggendosi il piacere come scopo, si glorifichi da solo davanti a tutti |
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Cicerone, Paradoxa Stoicorum: 04; 27;32
Latino: dall'autore Cicerone, opera Paradoxa Stoicorum parte 04; 27;32
Atqui si voluptas, quae plurimorum patrociniis defenditur, in rebus bonis habenda non est, eaque quo est maior, eo magis mentem ex sua sede et statu demovet, profecto nihil est aliud bene et beate vivere nisi honeste et recte vivere | Concludendo: se il piacere, che è difeso e cercato dalla maggioranza delle persone, non deve essere contato tra i beni e, oltre a ciò, quanto più è intenso, con maggior forza allontana la ragione dalla sua sede naturale, allora, senza dubbio, il vivere bene e felicemente non consiste in altro che nel vivere con onestà e rettitudine |