la targa commemorativa è in tre lingue (ucraino, russo ed ebraico). Qui sono morte oltre 100.000 persone, vittime del fascismo. Più di 1/3 è stato giustiziato in meno di 48 ore. Quella mattina di settembre del 1941 gli ebrei di Kiev confluirono a migliaia al punto di raccolta dove erano stati convocati, con le loro poche cose, rassegnati a essere deportati, senza immaginare la sorte che i tedeschi avrebbero riservato loro.
LA PROCEDURA
era sbrigativa: gli ebrei consegnavano le valigie, gli oggetti di valore e i documenti d'identità, che venivano strappati sotto i loro occhi. Poi dovevano passare fra due file di SS e colpiti ripetutamente. Le Einsatzgruppen li picchiavano con manganelli o randelli, con estrema violenza. Se un ebreo cadeva, gli aizzavano contro i cani. All'uscita da quel corridoio infernale, che sfociava in un terreno incolto, agli ebrei veniva intimato di spogliarsi completamente sull'orlo di un gigantesco fossato. L'assoluto terrore che li invadeva in quel preciso istante li faceva urlare. In fondo al fossato si ammucchiavano i cadaveri. Ma la storia di quegli uomini e di quelle donne non si conclude sull'orlo di quell'abisso.
IL RUOLO DELL'ACCATASTATORE
Infatti, con una efficienza molto tedesca, prima di ammazzarli le SS facevano scendere le loro vittime nella fossa, dove le aspettava un "accatastatore". Il lavoro dell'accatastatore era di condurre ogni ebreo su un cumulo di corpi, e quando aveva trovato un posto, lo faceva sdraiare prono, vivo nudo disteso su cadaveri nudi. Poi un tiratore, camminando sui morti, ammazzava i vivi con un proiettile alla nuca. Il 2 ottobre 1941 l'Einsatzgruppe in servizio a Babi Yar poteva registrare nel suo rapporto:
il Sonderkommando 4°, con la collaborazione dello stato maggiore del gruppo e di 2 commando del reggimento sud di polizia, ha giustiziato a Kiev 33.771 ebrei, il 29 e 30 settembre 1941
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