Ma che cosa sapevano i tedeschi dell’olocausto?

Ma che cosa sapevano i tedeschi dell’olocausto?

per molto tempo, nella storiografia tedesca contemporanea, questa domanda è stata considerata un tabù. Solo al volgere del millennio ha visto luce una serie di studi che hanno confermato quanto Raul Hilberg di già constatava, nel 1961. L'olocausto era un "segreto noto a tutti"

E' un osservazione che non può certo sorprendere. come dimostrano i verbali delle intercettazioni dei prigionieri di guerra tedeschi, tra i soldati della Wehrmacht le informazioni sullo sterminio degli ebrei erano ampiamente diffuse. Molti di loro erano stati testimoni oculari dell'esecuzioni in massa degli ebrei sovietici o ne erano venuti a conoscenza dal racconto dei commilitoni. 

Nel giugno 1942, il sottotenente Fritz Hartnagel, impegnato nel settore meridionale del fronte orientale, in una lettera inviata alla fidanzata Sophie Scholl a Monaco di Baviera scriveva: "è spaventosa la cinica freddezza con cui il mio comandante racconta della carneficina perpetrata ai danni di tutti gli ebrei della Russia occupata, mostrandosi peraltro assolutamente persuaso della giustezza di questo modus operandi". 

Nel governatorato generale, le notizie sull'uccisione degli ebrei polacchi nell'estate del 1942 si diffusero con grande rapidità, diventando presto argomento di discussione fra gli occupanti tedeschi. Per esempio, il 25 luglio Wilm Hosenfeld, soldato di stanza a Varsavia, confidò al suo diario: "Se è vero quello che dicono in città, e sono persona attendibile a dirlo, allora essere un ufficiale tedesco non è un onore ... durante questa settimana, pare che già 30.000 ebrei siano stati condotti fuori dal ghetto e trasferiti da qualche parte a est e, nonostante la segretezza, è noto quello che gli fanno ". Benché Hosenfeld non fosse informato sui dettagli delle pratiche omicide a Treblinka, sapeva che lì gli ebrei venivano uccisi a migliaia ogni giorno. 

Il comandante di una unità corazzata tedesca che, nel febbraio 1944, viaggiò per due giorni attraverso la Galizia nel suo diario annotò: "c'è una differenza come fra il giorno e la notte, basta passare il vecchio confine russo ed ecco la Galizia senza ebrei! ... la nostra amministrazione ha trasformato radicalmente il paese e soprattutto ha fatto un gran bel lavoro".

Con le lettere della posta militare o i racconti dei soldati e degli ufficiali durante il periodo di licenza dal fronte, le notizie sulle uccisioni di massa arrivarono anche entro i confini della Germania. Per esempio alla fine di ottobre 1941, Frederich Kellner annotò: "un soldato in licenza racconta di essere stato testimone oculare delle orribili atrocità perpetrate nei territori polacchi occupati. Ha visto donne e uomini ebrei completamente nudi portati sul bordo di un lungo, profondo fossato, cadervi dentro dopo che gli ucraini, per ordine delle SS, gli avevano sparato alla nuca".  Le fucilazioni di massa nei territori sovietici occupati erano dunque già ampiamente note quando, nell'autunno del 1941, cominciarono le deportazione degli ebrei tedeschi. 

Il soldato Erich Kuby ai primi di marzo 1942, in viaggio per raggiungere il fronte orientale, vicino a Varsavia incrociò un treno con i deportati e alla moglie scrisse: "non si vedeva altro che una folla ammassata con la stella gialla sul petto e sulla spalla, ma era l'immagine che racchiude tutto ciò che sappiamo". In altre parole, non era necessario aver sentito parlare di Auschwitz per sapere che gli ebrei venivano uccisi. Ma la reazione era non voler ammettere l'orrore inaudito di quel crimine contro l'umanità, e cercare piuttosto di allontanarlo, rimuoverlo. 

L'invasione dell'Unione Sovietica, cominciata il 22-06-1941, fu una guerra di sterminio L’invasione dell’Unione Sovietica, cominciata il 22-06-1941, fu una guerra di sterminio
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