Svetonio, Vite dei dodici cesari: Libro 08, Parte 03

Svetonio, Vite dei dodici cesari: Libro 08, Parte 03

Latino: dall'autore Svetonio, opera Vite dei dodici cesari parte Libro 08, Parte 03
DOMIZIANOI Domitianus natus est VIIII Kal Novemb patre consule designato inituroque mense insequenti honorem, regione urbis sexta ad Malum Punicum, domo quam postea in templum gentis Flaviae convertit

Pubertatis ac primae adulescentiae tempus tanta inopia tantaque infamia gessisse fertur, ut nullum argenteum vas in usu haberet; satique constat Clodium Pollionem praetorium virum, in quem est poema Neronis quod inscribitur Luscio, chirographum eius conversasse et nonnumquam protulisse noctem sibi pollicentis; nec defverunt qui affirmarent, corruptum Domitianum et a Nerva successore mox suo
DOMIZIANO 1 Domiziano nacque nel nono giorno prima delle calende di novembre, quando suo padre era console designato e doveva entrare in carica il mese successivo, nella sesta regione di Roma, in una casa del quartiere dei Melograni, che egli trasformò più tardi in un tempio della famiglia Flavia

A quanto dicono passò il tempo della sua pubertà e della prima adolescenza in tanta indigenza e tanto obbrobrio che non possedeva neanche un vaso d'argento per suo uso personale Ed è noto che Clodio Pollione, un pretore anziano, contro il quale ci resta un poema di Nerone intitolato 'Luscio' conservò e qualche volta mostrò un biglietto autografo con il quale Domiziano gli prometteva di passare una notte con lui Inoltre vi è anche chi dice che Domiziano si era pure prostituito a Nerva, suo futuro successore
Bello Vitelliano confugit in Capitolium cum patruo Sabino ac parte praesentium copiarum, sed irrumpentibus adversariis et ardente templo apud aedituum clam pernoctavit, ac mane Isiaci celatus habitu interque sacrificulos variae superstitionis, cum se trans Tiberim ad condiscipuli sui matrem comite uno contulisset, ita latuit, ut scrutantibus qui vestigia subsecuti erant, deprehendi non potverit

Post victoriam demum progressus et Caesar consalutatus, honorem praeturae urbanae consulari potestate suscepit titulo tenus (nam iuris dictionem ad collegam proximum transtulit); ceterum omnem vim dominationis tam licenter exercuit, ut iam tum qualis esset ostenderet
Durante la gverra contro Vitellio, egli si rifugiò sul Campidoglio con suo zio Sabino e con una parte delle truppe flaviane che si trovavano a Roma, ma quando le truppe avversarie vi fecero irruzione e il tempio fu incendiato, egli si nascose e passò la notte presso il guardiano; il giorno dopo, travestito da sacerdote di Iside, si confuse con i sacrificatori dei diversi riti e, portatosi oltre il Tevere, con un solo compagno, presso la madre di uno dei suoi condiscepoli, si tenne così ben nascosto che, nonostante tutte le ricerche, qvelli che avevano seguito le sue tracce non riuscirono a scoprirlo

Si fece vedere soltanto dopo la vittoria e, salutato come Cesare, ricevette la carica di pretore urbano con l'autorità di un console, ma non conservò che il titolo, dal momento che trasmise i suoi poteri al primo dei suoi colleghi; per altro si permise tutte le violenze, come un vero tiranno e mostrò in questo periodo ciò che sarebbe stato un giorno
Ne exsequar singula, contrectatis multorum uxoribus, Domitiam Longinam Aelio Lamiae nuptam etiam in matrimonium abduxit, atque uno die super XX officia urbana aut peregrina distribuit, mirari se Vespasiano dictitante, quod successorem non et sibi mitteret

II Expeditionem quoque in Galliam Germaniasque neque necessariam et dissuadentibus paternis amicis inchoavit, tantum ut fratri se et opibus et dignatione adaequaret

Ob haec correptum, quo magis et aetatis et condicionis admoneretur, habitabat cum patre una, sellamque eius ac fratris, quotiens prodirent, lectica sequebatur ac triumphum utriusque Iudaicum equo albo comitatus est

In sex consulatibus non nisi unum ordinarium gessit, eumque cedente ac suffragante fratre
Senza scendere nei particolari, dirò che, dopo aver sedotto numerose donne sposate, arrivò a sposare Domizia Longina, togliendola a suo marito Elio Lama e distribuì in una sola giornata più di venti incarichi urbani o peregrini, cosa che faceva dire a Vespasiano 'di meravigliarsi che non mandasse un successore anche a lui'

2 Cominciò anche una spedizione in Gallia e nelle Germanie, senza nessuna necessità e nonostante i consigli contrari degli amici di suo padre, unicamente per eguagliare la potenza e la fama di suo fratello Tito

Per questa iniziativa fu rimproverato e perché meglio si ricordasse della sua età e della sua condizione, abitava con il padre e ogni volta che Vespasiano e Tito uscivano egli seguiva in lettiga la loro vettura mentre il giorno del loro comune trionfo sui Giudei li scortò in sella ad un cavallo bianco

Per di più, uno solo, dei sei consolati che ottenne, fu regolare e lo dovette all'appoggio di suo fratello, che gli cedette il posto

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Svetonio, Vite dei dodici cesari: Libro 03, Par 01 - 30

Latino: dall'autore Svetonio, opera Vite dei dodici cesari parte Libro 03, Par 01 - 30

Simulavit et ipse mire modestiam, in primisque poeticae studium, tam insuentum antea sibi quam postea spretum et abiectum, recitavitque etiam publice

Nec tamen eo setius, cum Vologaesus Parthorum rex auxilia adversus Alanos ducemque alterum ex Vespasiani liberis depoposcisset, omni ope contendit ut ipse potissimus mitteretur; et quia discussa res est, alios Orientes reges ut idem postularent donis ac pollicitationibus sollicitare temptavit
Dal canto suo, simulò meravigliosamente la moderazione e, in particolare, finse per la poesia un gusto che in lui era insolito prima, e più tardi rigettò con disprezzo: arrivò perfino a leggere i suoi versi in pubblico

Tuttavia quando Vologeso, il re dei Parti, chiese l'aiuto di truppe contro gli Alani e pregò di dar loro come comandante uno dei figli di Vespasiano, ricorse ad ogni mezzo per essere inviato di preferenza; e poiché la questione fu accantonata tentò di indurre, con doni e promesse, altri re dell'Oriente a formulare altre richieste analoghe
Patre defuncto, diu cunctatus an duplum donativum militi offerret, numquam iactare dubitavit relictum se participem imperii, sed fraudem testamento adhibitam; neque cessavit ex eo insidias strvere fratri clam palamque, quoad correptum gravi valitudine, prius quam plane efflaret animam, pro mortuo deseri iussit; defunctumque nullo praeterquam consecrationis honore dignatus, saepe etiam carpsit obliquis orationibus et edictis

III Inter initia principatus cotidie secretum sibi horarum sumere solebat, nec quicquam amplius quam muscas captare ac stilo praeacuto configere; ut cuidam interroganti, essetne quis intus cum Caesare, non absurde responsum sit a Vibio Crispo, ne muscam qvidem
Dopo la morte di suo padre, stette a lungo a domandarsi se era il caso di offrire ai soldati una gratifica doppia, e non esitò a gridare a gran voce che 'il testamento di Vespasiano lo dichiarava socio nell'Impero, ma che era stato falsificato' Da qvel momento non cessò di tramare complotti contro suo fratello, sia in segreto, sia apertamente, e quando Tito si ammalò gravemente, diede ordine di abbandonarlo, prima ancora che avesse reso l'anima, come se fosse morto In seguito non gli accordò nessun onore, se non qvello della consacrazione, e spesso lo criticò sia con le sue allusioni indirette, sia con i suoi editti

3 Nei primi tempi del suo principato aveva l'abitudine di isolarsi ogni giorno per qualche ora, unicamente allo scopo di prendere le mosche che trafiggeva con uno stilo pungentissimo e Vibio Crispo a chi gli chiedeva se c'era qualcuno con l'imperatore, rispose con molto spirito: 'No, nemmeno una mosca

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Svetonio, Vite dei dodici cesari: Libro 06, Par 01 - 30

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Deinde uxorem Domitiam, ex qua in secundo suo consulatus filium tulerat duxit, alteroque anno consalutavit Augustam; eandem, Paridis histrionis amore deperditam, repudiavit, intraque breve tempus impatiens discidii, quasi efflagitante populo, reduxit

Circa administrationem autem imperii aliquamdiu se varium praestitit, mixtura quoque aequabili vitiorum atque virtutum; donec virtutes quoque in vitia deflexit: quantum coniectare licet, super ingenii naturam inopia rapax, metu saevus

IV Spectacula assidue magnifica et sumptuosa edidit non in amphitheatro modo, verum et in circo; ubi praeter sollemnes bigarum quadrigarumque cursus proelium etiam duplex, equestre ac pedestre, commisit; at in amphitheatro navale quoque
Più tardi sua moglie Domizia, da cui ebbe un figlio durante il suo secondo consolato, ricevette il titolo di Augusta nel secondo anno del suo principato In seguito poiché essa si era follemente innamorata dell'istrione Paride, la ripudiò, ma poco tempo dopo, non potendo sopportare questa separazione, la riprese, come se il popolo avesse insistito

Per altro, nell'esercizio del potere si mostrò per parecchio tempo di umore molto variabile, mescolando in parti uguali vizi e virtù, fino al momento in cui le stesse virtù degenerarono in vizi: per qvello che si può presumere, oltre a qvella che era la sua naturale inclinazione, il bisogno lo rese rapace e la crudeltà feroce

4 Diede spesso spettacoli assai dispendiosi e magnifici, non solo nell'anfiteatro, ma anche nel circo dove, oltre alle corse tradizionali delle bighe e delle quadrighe, fece anche rappresentare due tipi di combattimenti, uno tra fanti e l'altro tra cavalieri Nell'anfiteatro diede pure una battaglia navale
Nam venationes gladiatoresque et noctibus ad lychnuchos; nec virorum modo pugnas, sed et feminarum

Praeterea quaestoriis muneribus, quae olim omissa revocaverat, ita semper interfuit, ut populo potestatem faceret bina paria e suo ludo postulandi, eaque novissima aulico apparatu induceret

Ac per omne gladiatorum spectaculum ante pedes ei stabat pverulus coccinatus parvo portentosoque capite, cum quo plurimum fabulabatur, nonnumquam serio

Auditus est certe, dum ex eo quaerit, ecquid sciret, cur sibi virum esset ordinatione proxima Aegypto praeficere Maecium Rufum

Edidit navales pugnas paene iustarum classium, effosso et circumstructo iuxta Tiberim lacu, atque inter maximos imbres perspectavit
E organizzò poi cacce, lotte di gladiatori, che avevano luogo perfino di notte, al lume di torce, e infine battaglie sia di uomini, sia di donne

Inoltre assistette sempre agli spettacoli offerti dai questori, di cui aveva ristabilito l'uso, da tempo dimenticato e, in queste occasioni, permetteva al popolo di reclamare due coppie dei suoi propri gladiatori, che faceva apparire per ultimi, con apparato di corte

Per tutta la durata dei combattimenti dei gladiatori, si teneva ai piedi un ragazzetto dalla testa piccola e mostruosa, con il quale scambiava molte chiacchiere, qualche volta questioni serie

certo che lo si sentì chiedergli 'se sapeva perché, in occasione dell'ultima promozione, aveva ritenuto opportuno affidare il governo dell'Egitto a Mettio Rufo'

Allestì alcune battaglie navali in cui si fronteggiarono vere flotte in uno specchio d'acqua che aveva fatto scavare ai bordi del Tevere e poi delimitare con gradini, e seguì lo spettacolo fino alla fine, sotto scrosci d'acqua torrenziali

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Svetonio, Vite dei dodici cesari: Libro 02, Par 21 - 40

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Fecit et ludos Saeculares, computata ratione temporum at annum non quo Claudius proxime, sed quo olim Augustus ediderat; in iis circensium die, quo facilius centum missus peragerentur, singulos a septenis spatiis ad quina corripuit

Instituit et quinquennale certamen Capitolino Iovi triplex, musicum, equestre, gymnicum, et aliquanto plurium quam nunc est coronatorum

Certabant enim et prosa oratione Graece Latineque, ac praeter citharoedos chorocitharistae quoque et psilocitharistae; in stadio vero cursu etiam virgines
Celebrò anche i giochi secolari, riportandosi, per il conteggio degli anni, non agli ultimi, che datavano da Claudio, ma a qvelli che un tempo aveva dato Augusto; in questa circostanza, il giorno dei giochi del circo, per permettere di concludere più facilmente le cento corse, ridusse, per ciascuna, da sette a cinque il numero dei giri

Istituì pure, in onore di Giove Capitolino, un concorso quinquennale, suddiviso in tre sezioni: musica, equitazione e ginnastica, con un numero di premiati molto più grande di qvello odierno

A questo concorso, infatti, prendevano parte anche scrittori di prosa in greco o latino, e non soltanto citaredi che cantavano, ma anche qvelli che accompagnavano il coro e qvelli che si limitavano a suonare; alla corsa dello stadio, voi, partecipavano anche giovani fanciulle
Certamini praesedit crepidatus purpureaque amictus toga Graecanica capite gestans coronam auream cum effigie Iovis ac Iunonis Minervaeque; adsidentibus Diali sacerdote et collegio Flavialium pari habitu, nisi quod illorum coronis inerat et ipsius imago

Celebrabat et in Albano quotannis Quinquatria Minervae, cui collegium institverat, ex quo sorte ducti magisterio fungerentur ederentque eximias venationes et scaenicos ludos, superque oratorum ac poetarum certamina
Egli presiedette la gara con i sandali ai piedi e indossando una toga purpurea di foggia greca, la testa cinta da una corona d'oro che recava le immagini di Giove, di Giunone e di Minerva, avendo al fianco il sacerdote di Giove e il collegio dei sacerdoti flaviani, vestiti come lui, ad eccezione del fatto che le loro corone recavano invece la sua immagine

Ogni anno celebrava anche nella sua casa del Monte Albano le Quinquatrie di Minerva in onore della quale aveva istituito un collegio, alcuni membri del quale, estratti a sorte, dovevano prendersi cura di queste feste e organizzare, oltre alle cacce e alle rappresentazioni teatrali di prim'ordine, anche concorsi di oratoria e di poesia

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Congiarium populo nummorum trecentorum ter dedit, atque inter spectacula muneris largissimum epulum Septimontiali sacro qvidem, senatui equitique panariis, plebei sportellis cum obsonio distributis, initium vescendi primus fecit; dieque proximo omne genus rerum missilia sparsit, et quia pars maior intra popularia decidebat, quinquagenas tesseras in singulos cuneos equestris ac senatorii ordinis pronuntiavit

V Plurima et amplissima opera incendio absumpta restituit, in quis et Capitolium, quod rursus arserat; sed omnia sub titulo tantum suo ac sine ulla pristini auctoris memoria
Tre volte fece distribvire al popolo trecento sesterzi a testa e gli offrì, durante uno spettacolo, uno dei più splendidi banchetti, in occasione delle feste dei Sette Colli; in questa circostanza i viveri furono distribuiti ai senatori e ai cavalieri in cesti per il pane, alla plebe in piccoli panieri, e fu lo stesso Domiziano a dare il segnale dell'inizio del pranzo; il giorno successivo fece cadere sugli spettatori regali di ogni genere e poiché la maggior parte era caduta tra le file del popolo, promise cinquanta buoni per ogni settore dell'ordine senatoriale e dell'ordine equestre

5 Ricostruì moltissimi monumenti, assai considerevoli, distrutti dal fuoco, tra i quali il Campidoglio che si era incendiato di nuovo, ma su tutti fece scrivere soltanto il suo nome senza fare menzione dell'antico costruttore

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