Complures senatores, in iis aliquot consulares, interemit; ex quibus Civicam Cerealem in ipso Asiae proconsulatu, Salvidienum Orfitum, Acilium Glabrionem in exilio, quasi molitores rerum novarum; ceteros levissima quemque de causa; Aelium Lamiam ob suspiciosos qvidem, verum et veteres et innoxios iocos, quod post abductam uxorem laudanti vocem suam 'eutacto' dixerat, quodque Tito hortanti se de alterum matrimonium responderat: Me kai sy gamesai theleis; Salvium Cocceianum, quod Othonis imperatoris patrui sui diem natalem celebraverat; Mettium Pompusianum, quod habere imperatoriam genesim vulgo ferebatur, et quod depictum orbem terrae in membrana contionesque regum ac ducum ex Tito Livio circumferret, quodque servis nomina Magonis et Hannibalis indidisset; Sallustium Lucullum Britanniae legatum, quod lanceas novae formae appellari Luculleas passus esset; Iunium Rusticum, quod Paeti Thraseae et Helvidii Prisci laudes edidisset appellassetque eos sanctissimos viros; cuius criminis occasione philosophos omnis urbe Italiaque summovit | Fece morire molti senatori, di cui un buon numero erano ex consoli: tra questi Civica Cereale, mentre esercitava il proconsolato in Asia, Salvidieno Orfito, Acilio Glabrione, in qvel momento in esilio, con il pretesto che essi fomentavano una rivoluzione, e gli altri con i più diversi e futili motivi Alio Lamia fu messo a morte per battute di spirito, senza dubbio sospette, ma vecchie e inoffensive: aveva risposto ad uno che si complimentava per la sua voce, dopo che Domiziano gli aveva portato via la moglie: 'Pratico la continenza,' e a Tito che lo esortava a contrarre un secondo matrimonio, aveva replicato: 'Non vorrai sposarti anche tu' Salvio Cocceiano fu eliminato perché aveva festeggiato l'anniversario della nascita di suo zio, l'imperatore Otone; Mettio Pompusiano perché si diceva tra il pubblico che aveva un oroscopo che gli annunciava l'Impero, faceva circolare una carta geografica disegnata su membrana, come pure i discorsi dei re e dei generali ripresi da Tito Livio e perché aveva dato a due dei suoi schiavi i nomi di Magone e di Annibale; Sallustio Lucullo, legato in Britannia, fu soppresso perché aveva tollerato che venissero chiamate luculliane alcune lance di nuova forma; Giunio Rustico per aver pubblicato un panegirico di Peto Tarsea e di Elvidio Prisco, chiamandoli i più nobili degli uomini; Domiziano approfittò per altro di questa accusa per bandire da Roma e dall'Italia tutti i filosofi |
Occidit et Helvidium filium, quasi scaenico exodio sub persona Paridis et Oenones divortium suum cum uxore taxasset; Flavium Sabinum alterum e patrvelibus, quod eum comitiorum consularium die destinatum perperam praeco non consulem ad populum, sed imperatorem pronuntiasset Verum aliquando post civilis belli victoriam saevior, plerosque paris adversae, dum etiam latentes conscios investigat, novo questionis genere distortis, immisso per obscaena igne; nonnullis et manus amputavit Satisque constat, duos dolos e notioribus venia donatos, tribunum laticlavium et centurionem, qui se, quo facilius expertes culpae ostenderet, impudicos probaverant et ob id neque apud ducem neque apud milites ullius momenti esse potuisse XI Erat autem non solum magnae, sed etiam callidae inopinataeque saevitiae |
Fece morire anche Elvidio figlio, con il pretesto che in un epilogo comico aveva criticato, sotto il nome di Paride e di Enone, il suo divorzio da Domizia; eliminò Flavio Sabino, uno dei suoi due cugini, perché il giorno delle elezioni in cui fu designato console il banditore incespicò nel titolo presentandolo al popolo non come console, ma come imperatore Ma fu molto più feroce dopo la vittoria nella gverra civile per scoprire i complici di Antonio, anche i più nascosti Fece applicare alla maggior parte dei membri della parte avversa un nuovo genere di tortura che consisteva nel bruciare gli organi genitali, a qualcuno di loro fece anche tagliare le mani accertato che due soli dei più in vista ottennero la grazia: erano un tribuno insignito del laticlavio e un centurione che, per meglio dimostrare la loro innocenza, avevano fornito la prova di essere di costumi infami e di conseguenza non avevano potuto trovare nessun credito né presso il generale, né presso i soldati 11 Era di una crudeltà non solo grande, ma anche astuta e imprevista |
Auctorem summarum pridie quam cruci figeret in cubiculum vocavit, assidere in toro iuxta coegit, securum hilaremque dimisit, partibus etiam de cena dignatus est Arrecinum Clementem consularem, unum e familiaribus et emissariis suis, capitis condemnaturus, in eadem vel etiam maiore gratia habuit, quoad novissime simul gestanti, conspecto delatore eius, 'Vis, inquit, nequissimum servum cras audiamus Et quo contemptius abuteretur patentia hominum, numquam tristiorem sententiam sine praefatione clementiae pronuntiavit, ut non aliud iam certius atrocis exitus signum esset quam principii lenitas |
Il giorno prima di far crocifiggere il suo tesoriere, lo convocò nella sua camera, lo costrinse a sedersi sul suo letto, accanto a lui, lo congedò tutto rassicurato e felice e gli fece anche l'onore di inviargli una parte della sua cena L'ex console Arrecino Clemente, uno dei suoi più intimi amici e dei suoi emissari, la cui condanna a morte era già stata decisa, vide il suo favore intatto, anzi accrescersi fino al giorno in cui Domiziano, passeggiando con lui in lettiga, gli disse, scorgendo il suo delatore: 'Vuoi che domani ascoltiamo questo perfido schiavo ' E per abusare più insolentemente della pazienza di tutti, non pronunciò mai una sentenza funesta,senza farla precedere da parole clementi, al punto che un avvio di discorso pieno di dolcezza era divenuto il segno più sicuro di una conclusione atroce |
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Latino: dall'autore Svetonio, opera Vite dei dodici cesari parte Libro 03, Par 01 - 30
Quosdam maiestatis reos in curiam induxerat, et cum praedixisset, experturum se illa die quam carus senatui esset, facile perfecerat ut etiam more maiorum puniendi condemnarentur; deinde atrocitate poenae conterritus, ad leniendam invidiam, intercessit his verbis (neque enim ab re fuit ipsa cognoscere): 'Permittite, patres conscripti, a pietate vestra impetrari, quod scio me difficulter impetraturum, ut damnatis liberum mortis arbitrium indulgentis; nam et parcetis oculis vestris et intellegent me omnes senatui interfuisse XII Exhaustus operum ac munerum impensis stipendioque, quod adiecerat, temptavit qvidem ad relevandos castrenses sumptus, numerum militum deminvere; sed cum et obnoxium se barbaris per hoc animadverteret neque eo setius in explicandis oneribus haereret, nihil pensi habuit quin praedaretur omni modo |
Una volta aveva fatto introdurre nella curia alcune persone accusate di lesa maestà e poiché aveva esordito dicendo che 'qvel giorno avrebbe dimostrato quanto fosse caro al Senato' ottenne con facilità che fossero condannate ad essere punite secondo l'uso antico; più tardi, spaventato dall'atrocità della pena e temendo di rendersi troppo odioso intervenne con queste parole (e non è fuori posto conoscerle testualmente): 'Padri coscritti, lasciatemi ottenere dalla vostra misericordia - e so che mi sarà difficile ottenerlo - che questi condannati scelgano il loro supplizio; così voi risparmierete ai vostri occhi un triste spettacolo e tutti sapranno che io ho preso parte a questa seduta 12 Rovinato dalle costruzioni, dagli spettacoli e dagli aumenti di stipendio, tentò dapprima di ridurre le spese militari diminuendo il numero dei soldati, ma rendendosi conto che si esponeva così alle incursioni dei barbari, senza per altro arrivare ad un alleggerimento dei suoi oneri, non si fece nessuno scrupolo di saccheggiare con tutti i mezzi |
Bona vivorum ac mortuorum usquequaque quolibet et accusatore et crimine corripiebantur Satis erat obici qualecumque factum dictumve adversus maiestatem principis Confiscabantur alienissimae hereditates vel uno existente, qui diceret audisse se ex defuncto, cum viveret, heredem sibi Caesarem esse Praeter ceteros Iudaicus fiscus acerbissime actus est; ad quem deferebantur, qui vel improfessi Iudaicam viverent vitam, vel dissimulata origine imposita genti tributa non pependissent Interfuisse me adulescentulum memini, cum a procuratore frequentissimoque consilio inspiceretur nonagenarius senex an circumsectus esset |
I beni dei vivi e dei morti venivano confiscati dappertutto, sotto la più piccola accusa di un delatore qualsiasi Bastava che si denunciasse un gesto o una parola qualunque che offendeva la maestà imperiale Si requisivano le eredità che meno riguardavano l'imperatore, se solo si presentava un testimonio che dichiarava di aver sentito dire dal defunto, quando era vivo, che Cesare era suo erede La tassa sui Giudei fu riscossa con un rigore tutto particolare: vi si sottoponevano sia i proseliti che vivevano come i Giudei, senza averlo dichiarato, sia coloro che, dissimulandone l'origine, si erano sottratti ai tributi imposti a questa nazione Mi ricordo di aver visto, quando ero appena adolescente, un agente del fisco, accompagnato da un numeroso seguito, esaminare un vecchio di novant'anni per stabilire se era circonciso |
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Ab iuventa minime civilis animi, confidens etiam, et cum verbis tum rebus immodicum, Caenidi patris concubinae, ex Histria reversae osculumque ut assverat offerenti, manum praebuit; generum fratris indigne ferens albatos et ipsum ministros habere, proclamavit: ouk agathon polykoiranie XIII Principatum vero adeptus, neque in senatu iactare dubitavit, et patri se et fratri imperium dedisse, illo sibi reddidisse; neque in reducenda post divortium uxore edicere revocatam eam in pulvinar suum Adclamari etiam in amphitheatro epuli die libenter audiit: Domino et dominae feliciter |
Fin dalla giovinezza Domiziano si mostrò arrogante fino all'impudenza e senza freni sia nelle parole, sia nelle azioni Quando Cenide, la concubina di suo padre, gli offrì, secondo la sua abitudine, la guancia, al suo ritorno dall'Istria, egli le tese semplicemente la mano; indignato che il genero di suo fratello avesse pure lui servitori vestiti di bianco, esclamò: 'Non è bene che vi siano molti sovrani 13 Ma, una volta giunto al potere, non esitò a proclamare al Senato 'che aveva dato il comando supremo sia a suo padre, sia a suo fratello e che questi glielo avevano restituito' e a dichiarare in un editto, quando riprese sua moglie dopo il divorzio, 'che l'aveva richiamata nel suo letto sacro' Accolse anche con piacere, nell'anfiteatro, in un giorno di pubblico banchetto, questa esclamazione: 'Felicità al signore e alla signora |
Sed et Capitolino certamine cunctos ingenti consensus precantes, ut Palfurium Suram restitveret, pulsum olim senatu ac tunc de oratoribus coronatum, nullo responso dignatus, tacere tantum modo iussit voce praeconis Pari arrogantia, cum procuratorum suorum nomine formalem dictaret epistulam, sic coepit: 'Dominus et deus noster hoc fieri iubet ' Vnde institutum posthac, ut ne scripto qvidem ac sermone cuiusquam appellaretur aliter Status sibi in Capitolino non nisi aureas et argenteas poni permisit ac ponderi certi Ianos arcusque cum quadrigis et insignibus triumphorum per regiones urbis tantos ac tot exstruxit, ut cuidam Graece inscriptum sit: arkei |
' Per di più, in occasione del concorso capitolino, quando tutti gli spettatori, con voce unanime, lo supplicarono di far entrare in Senato Palturio Sura, che un tempo aveva escluso e proprio in qvel momento aveva vinto la corona dell'eloquenza, si limitò, senza degnarsi di rispondere, a fare imporre silenzio da un banditore Con non minore arroganza, dettando una lettera circolare a nome dei suoi agenti, esordì in questo modo: 'Il signore dio nostro ordina che si faccia questo Da allora si stabilì che, né in uno scritto, né in una richiesta, lo si chiamasse diversamente Non permise che gli venissero erette statue in Campidoglio se non d'oro e d'argento e di peso determinato Si fece costrvire nelle diverse regioni della città, un tal numero di portici e di archi enormi, sormontati da quadrighe e dalle insegne dei suoi trionfi, che su uno di loro si pose la scritta in greco 'basta' |
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Consulatus septemdecim cepit, quot ante eum nemo; ex quibus septem medios continuavit, omnes autem paene titulo tenus gessit, nec quemquam ultra Kal Mai, plerosque ad Idus usque Ianuarias Post autem duos triumphos Germanici cognomine assumpto Septembrem mensem et Octobrem ex appellationibus suis Germanico Domitianumque transnominavit, quod altero suscepisset imperium, altero natus esset XIV Per haec terribilis cunctis et invisus, tandem oppressus est amicorum libertorumque intimorum conspiratione, simul et uxoris Annum diemque ultimum vitae iam pridem suspectum habebat, horam etiam, nec non et genus mortis Adulescentulo Chaldaei cuncta praedixerant; pater quoque super cenam quondam fungis abstinentem palam irriserat ut ignarum sortis suae, quod non ferrum potius timeret |
Prese diciassette consolati, numero che nessuno aveva ottenuto prima di lui; i sette in mezzo furono consecutivi, ma quasi sempre si accontentò del titolo, non esercitandone nessuno oltre le calende di maggio, e la maggior parte assolvendoli fino alle idi di gennaio Dopo i suoi due trionfi prese il soprannome di Germanico e tolse ai mesi di settembre e di ottobre i loro nomi per chiamarli con i suoi Germanico e Domiziano, perché nel primo aveva preso il potere, nel secondo era nato 14 Divenuto per una simile condotta oggetto di terrore e di odio per tutti, fu alla fine vittima di una congiura tramata dai suoi amici e dai suoi liberti, i più intimi, ai quali si unì anche sua moglie Egli sospettava da tempo non solo quali sarebbero stati l'anno e il giorno della sua fine, ma anche l'ora e il tipo di morte che lo aspettava Quando era ancora adolescente i Caldei gli avevano predetto tutte queste circostanze; anche suo padre vedendo che un giorno, a tavola, si asteneva dai funghi, lo aveva apertamente preso in giro, dicendo che non conosceva il suo destino e doveva piuttosto guardarsi dal ferro |
Quare pavidus semper atque anxius, minimis etiam suspicionibus praeter modum commovebatur; ut edicti de excidendis vineis propositi gratiam faceret, non alia magis re compulsus creditur, quam quod sparsi libelli cum his versibus erant:Kan me phages epi rhizan, homos eti karpophoresoHosson epispeisai soi, trage, thyomenoi Eadem formidine oblatum a senatum novum et excogitatum honorem, quamquam omnium talium appetentissimus, recusavit, quo decretum erat ut, quotiens gereret consulatum, equites R quibus sors obtigisset, trabeati et cum hastis militaribus praecederent eum inter lictores apparitoresque |
Per questo, sempre timoroso e pieno di inquietudine, si impressionava oltre misura anche per i minimi sospetti Fece revocare il suo editto già pubblicato, sul taglio delle vigne, unicamente perché, a quanto dicono, si erano diffusi alcuni biglietti contenenti questi versi:'Anche se mi divori fino alla radice, porterò sempre frutti sufficientiperché si facciano libagioni sulla tua testa, o capro, in occasione del tuo sacrificio Per la medesima paura rifiutò, nonostante la sua passione per tutte le immagini di questo genere, un onore nuovo, escogitato per lui, che il Senato gli aveva offerto, decretando che, tutte le volte che fosse console, venisse preceduto, tra i suoi littori e i suoi uscieri, da alcuni cavalieri romani, estratti a sorte, vestiti di un mantello bianco e armati di lance militari |
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Tempore vero suspecti periculi appropinquante sollicitior in dies porticuum, in quibus spatiari consverat, parietes phengite lapide distinxit, e cuius splendore per imagines quidquid a tergo fieret provideret Nec nisi secreto atque solus plerasque custodias, receptis qvidem in manum catenis, audiebat Vtque domesticis persuaderet, ne bono qvidem exemplo audendam esse patroni necem, Epaphroditum a libellis capitali poena condemnavit, quod post destitutionem Nero in adipiscenda morte manu eius adiutus existimabatur XV Denique Flavium Clementem patrvelem suum, contemptissimae inertiae, cuius filios etiam tum parvulos successores palam destinaverat abolitoque priore nomine alterum Vespasianum appellari iusserat, alterum Domitianum, repente ex tenuissima suspicione tantum non in ipso eius consulatu interemit |
Divenendo sempre più agitato, a mano a mano che si avvicinava la data del pericolo temuto, fece rivestire i muri dei portici sotto cui aveva l'abitudine di passeggiare, con lastre di marmo, la cui superficie lucida doveva permettergli di vedere riflesso ciò che avveniva alle sue spalle Inoltre ascoltava la maggior parte dei prigionieri solo in un luogo appartato e da solo, tenendo perfino le loro catene tra le sue mani E per convincere il personale della sua casa che non si doveva uccidere il proprio padrone, nemmeno autorizzati da un esempio clamoroso, condannò a morte Apafrodito, suo maestro delle petizioni, perché si pensava che, di sua mano, aveva aiutato Nerone a darsi la morte quando fu abbandonato da tutti 15 Infine fece uccidere tutto ad un tratto, per il più leggero sospetto e quasi nell'esercizio stesso del consolato, suo cugino Flavio Clemente, personaggio assolutamente inattivo, di cui, pubblicamente, aveva destinato i figli, ancora piccoli, ad essere suoi successori e a perdere i loro nomi precedenti, per chiamarsi uno Vespasiano e l'altro Domiziano |