Seneca, Lettere a Lucilio: Libro 01, pag 2

Seneca, Lettere a Lucilio: Libro 01

Latino: dall'autore Seneca, opera Lettere a Lucilio parte Libro 01
Nullum bonum adiuvat habentem nisi ad cuius amissionem praeparatus est animus; nullius autem rei facilior amissio est quam quae desiderari amissa non potest

Ergo adversus haec quae incidere possunt etiam potentissimis adhortare te et indura

De Pompei capite pupillus et spado tulere sententiam, de Crasso crudelis et insolens Parthus; Gaius Caesar iussit Lepidum Dextro tribuno praebere cervicem, ipse Chaereae praestitit; neminem eo fortuna provexit ut non tantum illi minaretur quantum permiserat

Noli huic tranquillitati confidere: momento mare evertitur; eodem die ubi luserunt navigia sorbentur

Cogita posse et latronem et hostem admovere iugulo tuo gladium; ut potestas maior absit, nemo non servus habet in te vitae necisque arbitrium

Ita dico: quisquis vitam suam contempsit tuae dominus est
Possedere un bene non serve a niente se non si è pronti a perderlo; E i beni la cui perdita è più facilmente tollerabile sono quelli che, perduti, non possono essere oggetto di rimpianto

Fatti, dunque, animo e coràzzati contro i casi che possono capitare anche ai più potenti

Della vita di Pompeo decisero un ragazzino e un eunuco, di quella di Crasso un Parto crudele e barbaro; Gaio Cesare impose a Lepido di porgere il collo al tribuno Destro, ma poi lui stesso porse il suo a Cherea; La sorte non ha innalzato nessuno tanto da non ritorcere contro di lui quanto gli aveva concesso di fare

Non fidarti della momentanea bonaccia: fa presto il mare ad agitarsi; nello stesso giorno le barche affondano là dove si erano spinte per diporto

Pensa che tanto un bandito che un nemico possono puntarti un pugnale alla gola; in assenza di un'autorità più grande ogni servo ha potere di vita o di morte su di te

Voglio dire: chiunque disprezzi la propria vita, è padrone della tua
Recognosce exempla eorum qui domesticis insidiis perierunt, aut aperta vi aut dolo: intelleges non pauciores servorum ira cecidisse quam regum

Quid ad te itaque quam potens sit quem times, cum id propter quod times nemo non possit

At si forte in manus hostium incideris, victor te duci iubebit - eo nempe quo duceris

Quid te ipse decipis et hoc nunc primum quod olim patiebaris intellegis

Ita dico: ex quo natus es, duceris

Haec et eiusmodi versanda in animo sunt si volumus ultimam illam horam placidi exspectare cuius metus omnes alias inquietas facit

Sed ut finem epistulae imponam, accipe quod mihi hodierno die placuit - et hoc quoque ex alienis hortulis sumptum est: 'magnae divitiae sunt lege naturae composita paupertas'

Lex autem illa naturae scis quos nobis terminos statuat

Non esurire, non sitire, non algere
Ricorda gli esempi di uomini uccisi dai propri schiavi, o con aperta violenza o con l'inganno: ti renderai conto che il furore dei servi non ha causato meno stragi dell'ira dei re

Che ti importa, dunque, quanto sia potente l'uomo che temi, quando il male che temi te lo può fare chiunque

Metti il caso che tu cada in mano ai nemici, il vincitore comanderà di condurti proprio là dove stai andando

Perché inganni te stesso e ti rendi conto solo in quel momento di una cosa che subivi da tempo

Ascoltami: verso la morte sei spinto dal momento della nascita

Su questo e su pensieri del genere dobbiamo meditare, se vogliamo attendere serenamente quell'ultima ora che ci spaventa e ci rende inquiete tutte le altre

Ma, per mettere fine alla mia lettera, senti il pensiero che ho scelto oggi - anche questo l'ho preso dal giardino di un altro: una grandericchezza la povertà regolat dalla legge di natura

Li conosci i confini che ci ha fissato la legge di natura

Non patire la fame, né la sete, néil freddo
Ut famem sitimque depellas non est necesse superbis assidere liminibus nec supercilium grave et contumeliosam etiam humanitatem pati, non est necesse maria temptare nec sequi castra: parabile est quod natura desiderat et appositum

Ad supervacua sudatur; illa sunt quae togam conterunt, quae nos senescere sub tentorio cogunt, quae in aliena litora impingunt: ad manum est quod sat est

Cui cum paupertate bene convenit dives est

Vale

Quod pertinaciter studes et omnibus omissis hoc unum agis, ut te meliorem cotidie facias, et probo et gaudeo, nec tantum hortor ut perseveres sed etiam rogo
Per scacciare la fame e la sete non occorre sedere presso la soglia di superbi padroni, né sopportare una fastidiosa arroganza e una cortesia affettata e perciò offensiva, non è necessario affrontare i pericoli della navigazione o partire per la guerra

Quanto esige la natura è facile a procurarsi e a portata di mano E, invece, ci affanniamo per il superfluo; ecco che cosa logora la toga, cosa ci costringe a invecchiare sotto una tenda e cosa ci spinge in terre straniere, mentre quel che ci basta è a portata di mano

Chi si adatta bene alla povertà èricco

Stammi bene

Tu ti applichi con costanza e hai lasciato da parte tutto il resto per renderti ogni giorno migliore: approvo e ne sono contento; quindi non solo ti esorto, ma anche ti prego di perseverare

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Illud autem te admoneo, ne eorum more qui non proficere sed conspici cupiunt facias aliqua quae in habitu tuo aut genere vitae notabilia sint; asperum cultum et intonsum caput et neglegentiorem barbam et indictum argento odium et cubile humi positum et quidquid aliud ambitionem perversa via sequitur evita

Satis ipsum nomen philosophiae, etiam si modeste tractetur, invidiosum est: quid si nos hominum consuetudini coeperimus excerpere

Intus omnia dissimilia sint, frons populo nostra conveniat

Non splendeat toga, ne sordeat quidem; non habeamus argentum in quod solidi auri caelatura descenderit, sed non putemus frugalitatis indicium auro argentoque caruisse
Un unico consiglio: non abbigliarti e non vivere in maniera stravagante, come le persone che non vogliono progredire, ma mettersi in mostra Evita gli abiti trasandati, i capelli lunghi e la barba incolta, il disprezzo manifesto per i preziosi, il letto sistemato a terra e in generale tutto ciò che per vie traverse corre dietro al desiderio di distinguersi

Il nome stesso difilosofia, pur se la si pratica con discrezione, è già abbastanza odiato, Figurati poi se cominceremo a sottrarci alle abituali regole dicomportamento

Bisogna essere nell'intimo completamente diversi dagli altri, ma simili al resto della gente nell'aspetto esteriore

La toga non deve essere sfarzosa, ma nemmeno sordida, Cerchiamo di non avere argento cesellato d'oro massiccio, ma neanche consideriamo segno di frugalità far completamente a meno sia di oro che di argento
Id agamus ut meliorem vitam sequamur quam vulgus, non ut contrariam: alioquin quos emendari volumus fugamus a nobis et avertimus; illud quoque efficimus, ut nihil imitari velint nostri, dum timent ne imitanda sint omnia

Hoc primum philosophia promittit, sensum communem, humanitatem et congregationem; a qua professione dissimilitudo nos separabit

Videamus ne ista per quae admirationem parare volumus ridicula et odiosa sint

Nempe propositum nostrum est secundum naturam vivere: hoc contra naturam est, torquere corpus suum et faciles odisse munditias et squalorem appetere et cibis non tantum vilibus uti sed taetris et horridis

Quemadmodum desiderare delicatas res luxuriae est, ita usitatas et non magno parabiles fugere dementiae

Frugalitatem exigit philosophia, non poenam; potest autem esse non incompta frugalitas
Sforziamoci di vivere meglio della massa, non in maniera contraria: altrimenti mettiamo in fuga e allontaniamo da noi quelli che vorremmo correggere, e per giunta facciamo sì che non ci vogliano imitare in niente, per timore di doverci imitare in tutto

Ecco le promesse prime della filosofia: senso comune, umanità e socievolezza: l'essere troppo diversi ci impedirà di attuarle

Badiamo che non sia ridicolo e fastidioso quel comportamento con cui vogliamo suscitare ammirazione

Certo il nostro proposito è vivere secondo natura: ma è contro natura tormentare il proprio corpo, trascurare una normale igiene, ricercare il sudiciume e nutrirsi di cibi non solo poveri, ma addirittura disgustosi e sgradevoli

Come è segno di mollezza cercare alimenti raffinati, così è segno di pazzia evitare quelli comuni che si possono avere a poco prezzo

La filosofia richiede frugalità, non sofferenza, e la frugalità può essere decorosa

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Hic mihi modus placet: temperetur vita inter bonos mores et publicos; suspiciant omnes vitam nostram sed agnoscant

'Quid ergo

eadem faciemus quae ceteri

nihil inter nos et illos intererit

' Plurimum: dissimiles esse nos vulgo sciat qui inspexerit propius; qui domum intraverit nos potius miretur quam supellectilem nostram

Magnus ille est qui fictilibus sic utitur quemadmodum argento, nec ille minor est qui sic argento utitur quemadmodum fictilibus; infirmi animi est pati non posse divitias

Sed ut huius quoque diei lucellum tecum communicem, apud Hecatonem nostrum inveni cupiditatum finem etiam ad timoris remedia proficere

'Desines' inquit 'timere, si sperare desieris

' Dices, 'quomodo ista tam diversa pariter sunt

' Ita est, mi Lucili: cum videantur dissidere, coniuncta sunt
Mi sembra buona questa via di mezzo: l'esistenza sia una giusta combinazione tra moralità e morale predominante, Che tutta la gente guardi con ammirazione la nostra vita, ma sia anche in grado di capirla

E allora

dovremo comportarci come gli altri

Non ci sarà nessuna differenza tra noi e loro

Sì, e grandissima: chi ci guarda più da vicino, sappia che siamo diversi dalla massa; chi entra in casa nostra ammiri noi, non il nostro mobilio

grande chi usa vasellami di argilla come se fossero di argento, ma non lo è meno chi usa l'argento come se fosse argilla; solo i deboli non sono in grado di reggere la ricchezza

Ma voglio dividere con te anche il piccolo guadagno di oggi: ho letto nel nostro Ecatone che non avere più accesi desideri serve anche come rimedio alla paura

Non avrai più paura se smetterai di sperare

Ma, potresti obiettare, come fanno a stare insieme sentimenti tanto diversi

Eppure è così, Lucilio mio: sembrano in contraddizione e invece sono collegati
Quemadmodum eadem catena et custodiam et militem copulat, sic ista quae tam dissimilia sunt pariter incedunt: spem metus sequitur

Nec miror ista sic ire: utrumque pendentis animi est, utrumque futuri exspectatione solliciti

Maxima autem utriusque causa est quod non ad praesentia aptamur sed cogitationes in longinqua praemittimus; itaque providentia, maximum bonum condicionis humanae, in malum versa est

Ferae pericula quae vident fugiunt, cum effugere, securae sunt: nos et venturo torquemur et praeterito

Multa bona nostra nobis nocent; timoris enim tormentum memoria reducit, providentia anticipat; nemo tantum praesentibus miser est

Vale

Intellego, Lucili, non emendari me tantum sed transfigurari; nec hoc promitto iam aut spero, nihil in me superesse quod mutandum sit
Come le stesse manette legano il detenuto e la guardia, così elementi tanto differenti procedono di pari passo: la paura segue la speranza

E non mi meraviglio che le cose vadano così: speranza e timore sono contrassegni di un animo inquieto e preoccupato del futuro

La loro causa prima è che noi non ci adattiamo al presente, ma ci spingiamo lontano con il pensiero; per questo la capacità di fare previsioni, che pure è una delle qualità migliori dell'uomo, si risolve in un male

Le belve evitano i pericoli che vedono e, una volta schivatili, si sentono al sicuro: noi ci tormentiamo e per il futuro e per il passato

Molte nostre prerogative ci nuocciono; la memoria rinnova l'angoscia della paura, il prevedere il futuro ce l'anticipa; nessuno è infelice solo per il presente

Stammi bene

Lucilio caro, mi rendo conto che non solo mi sto correggendo, ma addirittura mi trasformo; certo non garantisco, e nemmeno spero, che non ci sia in me più nulla da cambiare

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Quidni multa habeam quae debeant colligi, quae extenuari, quae attolli

Et hoc ipsum argumentum est in melius translati animi, quod vitia sua quae adhuc ignorabat videt; quibusdam aegris gratulatio fit cum ipsi aegros se esse senserunt

Cuperem itaque tecum communicare tam subitam mutationem mei; tunc amicitiae nostrae certiorem fiduciam habere coepissem, illius verae quam non spes, non timor, non utilitatis suae cura divellit, illius cum qua homines moriuntur, pro qua moriuntur

Multos tibi dabo qui non amico sed amicitia caruerint: hoc non potest accidere cum animos in societatem honesta cupiendi par voluntas trahit

Quidni non possit

sciunt enim ipsos omnia habere communia, et quidem magis adversa

Concipere animo non potes quantum momenti afferri mihi singulos dies videam

'Mitte' inquis 'et nobis ista quae tam efficacia expertus es
E perché non dovrei avere ancora molti sentimenti da frenare, da attenuare, da elevare

Vedere difetti che finoad allora ignorava, proprio questa è la prova di un animo che ha fatto progressi; con certi malati ci si rallegra quando prendono coscienza del loro male

Ci terrei, dunque, a farti conoscere questo mio improvviso cambiamento; allora comincerei ad avere una più salda fiducia nella nostra amicizia, quella vera che non la speranza, non il timore, né la ricerca del proprio interesse può spezzare, quell'amicizia che dura fino alla morte, e per la quale si è pronti a morire

Potrei menzionarti molti cui non è mancato l'amico, ma la vera amicizia: questo non può verificarsi quando un'identica volontà di desiderare il bene induce gli uomini a unirsi

Perché no

Perché essi sanno di avere ogni cosa in comune e soprattutto le avversità

Non puoi immaginare quali progressi io mi accorga di compiere giorno per giorno

Tu mi dici: Riferisci anche a me questo metodo che hai trovato così efficace
' Ego vero omnia in te cupio transfundere, et in hoc aliquid gaudeo discere, ut doceam; nec me ulla res delectabit, licet sit eximia et salutaris, quam mihi uni sciturus sum

Si cum hac exceptione detur sapientia, ut illam inclusam teneam nec enuntiem, reiciam: nullius boni sine socio iucunda possessio est

Mittam itaque ipsos tibi libros, et ne multum operae impendas dum passim profutura sectaris, imponam notas, ut ad ipsa protinus quae probo et miror accedas

Plus tamen tibi et viva vox et convictus quam oratio proderit; in rem praesentem venias oportet, primum quia homines amplius oculis quam auribus credunt, deinde quia longum iter est per praecepta, breve et efficax per exempla
Certo desidero travasare in te tutto il mio sapere e sono lieto di imparare qualcosa appunto per insegnarla Di nessuna nozione potrei compiacermi, per quanto straordinaria e vantaggiosa, se ne avessi conoscenza per me solo

Se mi fosse concessa la sapienza a condizione di tenerla chiusa in me senza trasmetterla ad altri, rifiuterei: non dà gioia il possesso di nessun bene, se non puoi dividerlo con altri

Ti manderò perciò i miei libri e perché tu non perda tempo a rintracciare qua e là i passi utili, li sottolineerò: così troverai subito quello che condivido e apprezzo

Più che un discorso scritto, però ti sarà utile il poter vivere e conversare insieme; al momento è necessario che tu venga, primo perché gli uomini credono di più ai loro occhi che alle loro orecchie, poi perchéattraverso i precetti il cammino è lungo, mentre è breve ed efficace attraverso gli esempi

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Zenonem Cleanthes non expressisset, si tantummodo audisset: vitae eius interfuit, secreta perspexit, observavit illum, an ex formula sua viveret

Platon et Aristoteles et omnis in diversum itura sapientium turba plus ex moribus quam ex verbis Socratis traxit; Metrodorum et Hermarchum et Polyaenum magnos viros non schola Epicuri sed contubernium fecit

Nec in hoc te accerso tantum, ut proficias, sed ut prosis; plurimum enim alter alteri conferemus

Interim quoniam diurnam tibi mercedulam debeo, quid me hodie apud Hecatonem delectaverit dicam

'Quaeris' inquit 'quid profecerim

amicus esse mihi coepi

' Multum profecit: numquam erit solus

Scito esse hunc amicum omnibus

Vale

Quid tibi vitandum praecipue existimes quaeris

turbam

Nondum illi tuto committeris
Cleante non avrebbe potuto esprimere compiutamente la dottrina di Zenone se avesse soltanto ascoltato le sue lezioni: fu partecipe della sua vita, ne penetrò i segreti, osservò seviveva secondo i suoi insegnamenti

Platone, Aristotele e tutta la massa dei filosofi, che poi presero strade diverse, impararono più dalla vitache dalle parole di Socrate; Non la scuola di Epicuro, ma il vivere con lui rese grandi Metrodoro, Ermarco e Polieno

E non ti faccio venire solo perché tu ne tragga giovamento, ma anche perché tu mi sia utile; ci aiuteremo moltissimo a vicenda

Frattanto, poiché ti devo il mio piccolo contributo quotidiano, ti dirò il pensiero che oggi mi è piaciuto in Ecatone

Tu chiedi quali progressi abbia fatto

egli scrive, Ho cominciato ad essere amico di me stesso

Ha fatto un grande progresso: non sarà mai solo

Sappi che tutti possono avere questo amico

Stammi bene

Mi chiedi che cosa secondo me dovresti soprattutto evitare

La folla

Non puoi ancora affidarti a essa tranquillamente

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