Tota aetas partibus constat et orbes habet circumductos maiores minoribus: est aliquis qui omnis complectatur et cingat - hic pertinet a natali ad diem extremum -; est alter qui annos adulescentiae excludit; est qui totam pueritiam ambitu suo adstringit; est deinde per se annus in se omnia continens tempora, quorum multiplicatione vita componitur; mensis artiore praecingitur circulo; angustissimum habet dies gyrum, sed et hic ab initio ad exitum venit, ab ortu ad occasum Ideo Heraclitus, cui cognomen fecit orationis obscuritas, 'unus' inquit 'dies par omni est' Hoc alius aliter excepit Dixit enim parem esse horis, nec mentitur; nam si dies est tempus viginti et quattuor horarum, necesse est omnes inter se dies pares esse, quia nox habet quod dies perdidit |
L'intera esistenza è composta di tante parti e ha dei cerchi più grandi che ne comprendono altri più piccoli; ce n'è uno che li abbraccia e li cinge tutti e va dal giorno della nascita a quello della morte; ce n'è un secondo che isola gli anni dell'adolescenza; c'è quello che comprende nel suo giro tutta la fanciullezza; c'è poi l'anno che racchiude in sé tutti gli attimi la cui somma forma la vita; il mese è compreso in un cerchio più stretto; il giorno ha un corso molto breve, ma anch'esso va da un inizio a una fine, dall'alba al tramonto Perciò Eraclito, che dal suo linguaggio ebbe ilsoprannome di oscuro dice: un giorno è uguale ad ogni altro Questa frase viene interpretata in modi diversi Secondo alcuni è uguale per numero di ore, e non sbagliano: se il giorno è di ventiquattro ore, tutti i giorni devono essere uguali tra loro perché le ore perse dal giorno le acquista la notte |
Alius ait parem esse unum diem omnibus similitudine; nihil enim habet longissimi temporis spatium quod non ct in uno die invenias, lucem et noctem, et in alternas mundi vices plura facit ista, non alia: alias contractior, alias productior Itaque sic ordinandus est dies omnis tamquam cogat agmen et consummet atque expleat vitam Pacuvius, qui Syriam usu suam fecit, cum vino et illis funebribus epulis sibi parentaverat, sic in cubiculum ferebatur a cena ut inter plausus exoletorum hoc ad symphoniam caneretur: 'bebítai, bebítai´ Nullo non se die extulit Hoc quod ille ex mala conscientia faciebat nos ex bona faciamus, et in somnum ituri laeti hilaresque dicamus, vixi et quem dederat cursum fortuna peregi Crastinum si adiecerit deus, laeti recipiamus |
Secondo altri un giorno è uguale a tutti, perché tutti si somigliano; anche in un solo giorno si può trovare, infatti, tutto quanto c'è in uno spazio di tempo lunghissimo, luce e notte, e nelle alterne vicende dell'universo;la notte, ora più breve, ora più lunga, questi fenomeni li genera in gran numero, sempre della stessa natura Perciò ogni giorno deve essere organizzato come se fosse l'ultimo e concludesse la nostra vita Pacuvio, che fu governatore della Siria per un lungo periodo e quasi la fece sua, celebrava le proprie esequie con vino e banchetti funebri; finita la cena si faceva portare in camera da letto mentre i suoi amas lo applaudivano e cantavano accompagnati dalla musica:bebiotai, bebiotai E ogni giorno celebrava questi funerali Quello che Pacuvio faceva per cattiva coscienza, noi facciamolo spinti dalla buona coscienza, e andando a dormire lieti e allegri diciamo: Ho vissuto e ho percorso il cammino che il destino mi ha assegnato Se dio vorrà concederci ancora un giorno accettiamolo con gioia |
Ille beatissimus est et securus sui possessor qui crastinum sine sollicitudine exspectat; quisquis dixit 'vixi' cotidie ad lucrum surgit Sed iam debeo epistulam includere 'Sic' inquis 'sine ullo ad me peculio veniet ' Noli timere: aliquid secum fert Quare aliquid dixi multum Quid enim hac voce praeclarius quam illi trado ad te perferendam 'Malum est in necessitate vivere, sed in necessitate vivere necessitas nulla est ' Quidni nulla sit patent undique ad libertatem viae multae, breves faciles Agamus deo gratias quod nemo in vita teneri potest: calcare ipsas necessitates licet 'Epicurus' inquis 'dixit: quid tibi cum alieno ' Quod verum est meum est; perseverabo Epicurum tibi ingerere, ut isti qui in verba iurant nec quid dicatur aestimant, sed a quo, sciant quae optima sunt esse communia Vale |
veramente felice e padrone di sé chi aspetta il domani senza preoccupazione; se uno dice: Ho vissuto, ogni giorno alzarsi al mattino gli appare come un guadagno Devo ormai concludere la lettera Così, dici, mi arriverà senza nessun regalo Non temere: porta qualcosa con sé Che dico Qualcosa, Dovevo dire: molto Che c'è di più nobile della massima che le affido da riferirti Vivere nel bisogno è un male, ma non c'è nessuna necessità di vivere nel bisogno E perché non c'è Da ogni parte ci sono molte strade aperte, brevi e facili, verso la libertà Ringraziamo dio perché nessuno è costretto a rimanere in vita: possiamo calpestare anche le necessità Questo lo ha detto Epicuro, ribatti, che hai a che fare con un estraneo Ciò che è vero è anche mio, Continuerò a citarti Epicuro, perché coloro che giurano sulle parole e non tengono conto del loro significato, ma della provenienza, sappiano che le cose migliori sono patrimonio comune Stammi bene |