Cum adveheretur nuper inter custodias quidam ad matutinum spectaculum missus, tamquam somno premente nutaret, caput usque eo demisit donec radiis insereret, et tamdiu se in sedili suo tenuit donec cervicem circumactu rotae frangeret; eodem vehiculo quo ad poenam ferebatur effugit Nihil obstat erumpere et exire cupienti: in aperto nos natura custodit Cui permittit necessitas sua, circumspiciat exitum mollem; cui ad manum plura sunt per quae sese asserat, is dilectum agat et qua potissimum liberetur consideret: cui difficilis occasio est, is proximam quamque pro optima arripiat, sit licet inaudita, sit nova Non deerit ad mortem ingenium cui non defuerit animus Vides quemadmodum extrema quoque mancipia, ubi illis stimulos adegit dolor, excitentur et intentissimas custodias fallant |
Una mattina, poco tempo fa, un gladiatore mentre veniva trasportato sotto scorta allo spettacolo, come se gli ciondolasse la testa per il sonno, la piegò fino a infilarla tra i raggi di una ruota e rimase fermo al suo posto finché questa girando non gli spezzò l'osso del collo; con lo stesso mezzo che lo portava al supplizio vi si sottrasse Se uno vuole spezzare le catene e fuggire, non ci sono ostacoli: la natura ci custodisce in un carcere aperto Quando le circostanze lo permettono, si cerchi una via di uscita agevole; se poi uno ha a portata di mano più possibilità di affrancarsi, faccia la sua scelta e consideri il modo migliore di liberarsi: Mancano le occasioni Allora afferri la prima che gli capita come se fosse la migliore, anche se è strana e insolita A chi non manca il coraggio non mancherà una strada ingegnosa verso la morte Non vedi che anche gli schiavi più umili, quando li pungola la sofferenza, prendono coraggio ed eludono anche la più stretta sorveglianza |
Ille vir magnus est qui mortem sibi non tantum imperavit sed invenit Ex eodem tibi munere plura exempla promisi Secundo naumachiae spectaculo unus e barbaris lanceam quam in adversarios acceperat totam iugulo suo mersit 'Quare, quare' inquit 'non omne tormentum, omne ludibrium iamdudum effugio quare ego mortem armatus exspecto ' Tanto hoc speciosius spectaculum fuit quanto honestius mori discunt homines quam occidere Quid ergo quod animi perditi quoque noxiosi habent non habebunt illi quos adversus hos casus instruxit longa meditatio et magistra rerum omnium ratio Illa nos docet fati varios esse accessus, finem eundem, nihil autem interesse unde incipiat quod venit Eadem illa ratio monet ut si licet moriaris quemadmodum placet, si minus quemadmodum potes, et quidquid obvenerit ad vim afferendam tibi invadas |
L'uomo che non solo decide di morire, ma trova anche il modo di farlo, è grande Ti ho promesso più esempi dello stesso genere Durante il secondo spettacolo di naumachia un barbaro si cacciò in gola tutta quanta la lancia che impugnava per combattere gli avversari Ma perché, perché disse, non sfuggo subito a ogni tormento, a ogni umiliazione Ho in mano un'arma, perché aspetto la morte Questo spettacolo fu tanto più bello quanto è più onorevole che gli uomini imparino a morire e non a uccidere E allora Persino degli sciagurati, dei delinquenti hanno questo coraggio: e non lo avrà chi a questa evenienza è preparato da una lunga meditazione e dalla ragione, maestra di vita Essa ci insegna che gli accessi alla morte sono numerosi, ma il punto di arrivo è lo stesso; non importa da dove cominci una cosa che arriva senz'altro La ragione stessa invita a morire, se è consentito, come ci piace, altrimenti come possiamo, e ad afferrare qualunque cosa càpiti per darci la morte |
Iniuriosum est rapto vivere, at contra pulcherrimum mori rapto Vale Subinde me de rebus singulis consulis, oblitus vasto nos mari dividi Cum magna pars consilii sit in tempore, necesse est evenire ut de quibusdam rebus tunc ad te perferatur sententia mea cum iam contraria potior est Consilia enim rebus aptantur; res nostrae feruntur, immo volvuntur; ergo consilium nasci sub diem debet Et hoc quoque nimis tardum est: sub manu, quod aiunt, nascatur Quemadmodum autem inveniatur ostendam Quotiens quid fugiendum sit aut quid petendum voles scire, ad summum bonum, propositum totius vitae tuae, respice Illi enim consentire debet quidquid agimus: non disponet singula, nisi cui iam vitae suae summa proposita est Nemo, quamvis paratos habeat colores, similitudinem reddet, nisi iam constat quid velit pingere |
vergognoso vivere di rapina, morire di rapina, invece, è bellissimo Stammi bene Sovente mi chiedi consiglio su singoli problemi, dimenticando che ci divide un largo tratto di mare Ma l'efficacia di un consiglio, in gran parte, consiste nell'essere tempestivo e così, inevitabilmente, il mio parere su certi argomenti ti arriva quando ormai sarebbe preferibile la decisione opposta I consigli devono aderire alla realtà e la nostra si evolve, anzi precipita un consiglio, quindi, deve maturare nell'arco di un giorno; anzi, anche così è troppo tardi: deve nascere, come si dice, su due piedi Ti preciso come ci si arriva Se vuoi sapere volta per volta che cosa evitare o che cosa ricercare, guarda al sommo bene, il fine supremo di tutta la tua vita Ogni nostra azione vi si deve accordare: se uno non ha già disposto la propria vita nel suo complesso, non potrà deciderne i particolari Nessuno, per quanto abbia pronti i colori, può fare un quadro somigliante, se non sa già che cosa vuol dipingere |
Maybe you might be interested
Seneca, Lettere a Lucilio: Libro 01
Latino: dall'autore Seneca, opera Lettere a Lucilio parte Libro 01
Ideo peccamus quia de partibus vitae omnes deliberamus, de tota nemo deliberat Scire debet quid petat ille qui sagittam vult mittere, et tunc derigere ac moderari manu telum: errant consilia nostra, quia non habent quo derigantur; ignoranti quem portum petat nullus suus ventus est Necesse est multum in vita nostra casus possit, quia vivimus casu Quibusdam autem evenit ut quaedam scire se nesciant; quemadmodum quaerimus saepe eos cum quibus stamus, ita plerumque finem summi boni ignoramus appositum Nec multis verbis nec circumitu longo quod sit summum bonum colliges: digito, ut ita dicam, demonstrandum est nec in multa spargendum |
Noi tutti decidiamo su singoli episodi della nostra vita, non sulla sua totalità e questo è il nostro errore L'arciere, quando scaglia una freccia, deve sapere qual è il bersaglio e allora soltanto dirigere e regolare il colpo con la mano: i nostri consigli non fanno centro perché non hanno un bersaglio preciso; se uno non sa a quale porto dirigersi, non gli va bene nessun vento Viviamo a caso e, perciò il caso gioca un ruolo determinante nella nostra esistenza A certi càpita addirittura di ignorare che posseggono certe nozioni; come spesso andiamo in cerca delle persone che ci sono a fianco, allo stesso modo per lo più ignoriamo che il traguardo del sommo bene è lì davanti a noi Non occorrono molte parole o lunghe perifrasi per circoscrivere il concetto di sommo bene: si può per così dire, indicarlo con un dito senza spezzettarlo in tanti frammenti |
Quid enim ad rem pertinet in particulas illud diducere cum possis dicere 'summum bonum est quod honestum est' et, quod magis admireris, 'unum bonum est quod honestum est, cetera falsa et adulterina bona sunt' Hoc si persuaseris tibi et virtutem adamaveris - amare enim parum est -, quidquid illa contigerit, id tibi, qualecumque aliis videbitur, faustum felixque erit Et torqueri, si modo iacueris ipso torquente securior, et aegrotare, si non male dixeris fortunae, si non cesseris morbo, omnia denique quae ceteris videntur mala et mansuescent et in bonum abibunt, si super illa eminueris Hoc liqueat, nihil esse bonum nisi honestum: et omnia incommoda suo iure bona vocabuntur quae modo virtus honestaverit Multis videmur maiora promittere quam recipit humana condicio, non immerito; ad corpus enim respiciunt Revertantur ad animum: iam hominem deo metientur |
A che serve frazionarlo in particelle, quando puoi dire: Il sommo bene è l'onestà e, cosa ancor più straordinaria: L'unico bene è l'onestà, gli altri sono beni falsi e fittizi Convincitene e ama appassionatamente la virtù amarla sarebbe troppo poco: comunque la pensino gli altri, tutto ciò che la virtù toccherà, sarà per te prospero e felice E la tortura, se sei più tranquillo del tuo carnefice, e l'infermità, se non maledirai la sorte, se non cederai alla malattia, insomma tutto quello che per gli altri rappresenta un male, si mitigherà e si muterà in bene, se ti porrai al di sopra di esso Ti sia chiaro: l'unico bene è l'onestà e tutte le disgrazie, se la virtù in qualche modo le abbellisce, saranno giustamente chiamate beni Molti ritengono che promettiamo più di quanto consente la condizione umana, e non a torto; difatti guardano al corpo Si volgano all'anima: misureranno l'uomo in base al divino |
Maybe you might be interested
Seneca, Lettere a Lucilio: Libri 03-04 Parte 03
Latino: dall'autore Seneca, opera Lettere a Lucilio parte Libri 03-04 Parte 03
Erige te, Lucili virorum optime, et relinque istum ludum litterarium philosophorum qui rem magnificentissimam ad syllabas vocant, qui animum minuta docendo demittunt et conterunt: fies similis illis qui invenerunt ista, non qui docent et id agunt ut philosophia potius difficilis quam magna videatur Socrates, qui totam philosophiam revocavit ad mores et hanc summam dixit esse sapientiam, bona malaque distinguere, 'sequere' inquit 'illos, si quid apud te habeo auctoritatis, ut sis beatus, et te alicui stultum videri sine Quisquis volet tibi contumeliam faciat et iniuriam, tu tamen nihil patieris, si modo tecum erit virtus Si vis inquit 'beatus esse, si fide bona vir bonus, sine contemnat te aliquis |
Mira a cose più alte, mio ottimo Lucilio, e abbandona questi giochetti infantili dei filosofi che riducono a sillabe una disciplina stupenda e, insegnando minuzie, scoraggiano e deprimono lo spirito: diventerai simile a chi queste cose le ha scoperte e non a chi le insegna in modo che la filosofia risulti non grande, ma difficile Socrate, che riconduce tutta la filosofia alla morale e sostiene che la massima saggezza consiste nel distinguere il bene dal male, dice: Se godo di un po' di credito presso di te, segui le orme di quei grandi uomini e sarai felice; lascia pure che qualcuno ti giudichi uno sciocco Ti insulti e ti offenda chi vuole: non soffrirai se ti sarà compagna la virtù Se vuoi essere felice, sostiene, se vuoi veramente essere uomo di solida moralità, lascia che qualcuno provi disprezzo per te |
' Hoc nemo praestabit nisi qui omnia prior ipse contempserit, nisi qui omnia bona exaequaverit, quia nec bonum sine honesto est et honestum in omnibus par est 'Quid ergo nihil interest inter praeturam Catonis et repulsam nihil interest utrum Pharsalica acie Cato vincatur an vincat hoc eius bonum, quo victis partibus non potest vinci, par erat illi bono quo victor rediret in patriam et componeret pacem ' Quidni par sit eadem enim virtute et mala fortuna vincitur et ordinatur bona; virtus autem non potest maior aut minor fieri: unius staturae est 'Sed Cn Pompeius amittet exercitum, sed illud pulcherrimum rei publicae praetextum, optimates, et prima acies Pompeianarum partium, senatus ferens arma, uno proelio profligabuntur et tam magni ruina imperii in totum dissiliet orbem: aliqua pars eius in Aegypto, aliqua in Africa, aliqua in Hispania cadet |
Nessuno arriverà a questi risultati senza aver prima lui stesso disprezzato ogni cosa, senza aver posto tutti i beni sullo stesso piano, Non esiste bene senza rettitudine e la rettitudine è identica in tutti i beni Davvero Non c'è differenza se Catone diventa pretore o no Se perde o vince a Farsalo Non poter essere sconfitto nonostante la sconfitta del suo partito era per lui un bene pari a tornarsene da trionfatore in patria e ristabilire la pace Direi di sì La virtù che vince la cattiva sorte e quella che regola la buona è la stessa; e la virtù non può essere più grande o più piccola Ha sempre la stessa statura Ma Gneo Pompeo perderà l'esercito; ma il più bell'ornamento dello stato, il patriziato, e la prima linea del partito pompeiano, il senato in armi, saranno sconfitti in una sola battaglia e le rovine di un così vasto impero si disperderanno per tutto il mondo: una parte cadrà in Egitto, una in Africa, una in Spagna |
Maybe you might be interested
Seneca, Lettere a Lucilio: Libri 09-10 Parte 02
Latino: dall'autore Seneca, opera Lettere a Lucilio parte Libri 09-10 Parte 02
Ne hoc quidem miserae rei publicae continget, semel ruere ' Omnia licet fiant: Iubam in regno suo non locorum notitia adiuvet, non popularium pro rege suo virtus obstinatissima, Uticensium quoque fides malis fracta deficiat et Scipionem in Africa nominis sui fortuna destituat: olim provisum est ne quid Cato detrimenti caperet 'Victus est tamen ' Et hoc numera inter repulsas Catonis: tam magno animo feret aliquid sibi ad victoriam quam ad praeturam obstitisse Quo die repulsus est lusit, qua nocte periturus fuit legit; eodem loco habuit praetura et vita excidere; omnia quae acciderent ferenda esse persuaserat sibi Quidni ille mutationem rei publicae forti et aequo pateretur animo quid enim mutationis periculo exceptum |
A quell'infelice repubblica non toccherà neanche questo: di crollare tutta in una volta Càpiti pure di tutto: non riesca utile a Giuba nel suo regno la conoscenza del territorio, e nemmeno il valore fermo di un popolo in difesa del suo re; venga a mancare anche la fedeltà degli Uticensi stroncata dalle avversità, e la fortuna, che ha sempre accompagnato il nome di Scipione, lo abbandoni in Africa Già da un pezzo era stato provveduto che Catone non subisse nessun danno Ma tuttavia è stato battuto Metti in conto anche questo tra gli insuccessi di Catone: sopporterà con la stessa forza d'animo l'aver perso oggi la vittoria, ieri la pretura Il giorno della sua sconfitta elettorale lo passò giocando a palla; e leggendo la notte in cui doveva morire, Non fece differenza tra perdere la pretura e perdere la vita; era persuaso di dover sopportare con coraggio tutte le avversità E perché non avrebbe dovuto sopportare serenamente, da forte, il rivolgimento dello stato Che cosa si sottrae al pericolo di cambiamenti |
non terra, non caelum, non totus hic rerum omnium contextus, quamvis deo agente ducatur; non semper tenebit hunc ordinem, sed illum ex hoc cursu aliquis dies deiciet Certis eunt cuncta temporibus: nasci debent, crescere, exstingui Quaecumque supra nos vides currere et haec quibus innixi atque impositi sumus veluti solidissimis carpentur ac desinent; nulli non senectus sua est Inaequalibus ista spatiis eodem natura dimittit: quidquid est non erit, nec peribit sed resolvetur Nobis solvi perire est; proxima enim intuemur, ad ulteriora non prospicit mens hebes et quae se corpori addixerit; alioqui fortius finem sui suorumque pateretur, si speraret, ut omnia illa, sic vitam mortemque per vices ire et composita dissolvi, dissoluta componi, in hoc opere aeternam artem cuncta temperantis dei verti |
Non la terra, non il cielo, non l'intero contesto dell'universo, benché sia regolato da dio; non manterrà sempre lo stesso ordine: ma verrà un giorno che ne trasformerà il corso presente Tutti gli esseri procedono secondo tempi precisi: devono nascere, crescere, morire I corpi celesti che vedi correre sopra di noi e la terra su cui siamo stati messi e poggiamo come se fosse solidissima, si consumeranno e finiranno; ogni cosa ha la sua vecchiaia A intervalli che non si corrispondono la natura conduce tutti gli esseri allo stesso punto: ciò che esiste non esisterà più; ma non è destinato a finire: semplicemente si disgregherà Disgregarsi per noi significa morire; consideriamo solo le cose che abbiamo davanti agli occhi, la nostra mente ottusa e soggetta al corpo non guarda più in là; Ma sopporteremmo con maggior fermezza la morte nostra e dei nostri cari, se sperassimo che, come tutto il resto, la vita e la morte si avvicendano e la materia composta si dissolve e dissolta si ricompone: in quest'opera si svolge l'eterna attività di dio che tutto ordina |
Maybe you might be interested
Seneca, Lettere a Lucilio: Libri 07-08 Parte 01
Latino: dall'autore Seneca, opera Lettere a Lucilio parte Libri 07-08 Parte 01
Itaque ut M Cato, cum aevum animo percucurrerit, dicet, 'omne humanum genus, quodque est quodque erit, morte damnatum est; omnes quae usquam rerum potiuntur urbes quaeque alienorum imperiorum magna sunt decora, ubi fuerint aliquando quaeretur et vario exitii genere tollentur: alias destruent bella, alias desidia paxque ad inertiam versa consumet et magnis opibus exitiosa res, luxus Omnes hos fertiles campos repentini maris inundatio abscondet aut in subitam cavernam considentis soli lapsus abducet Quid est ergo quare indigner aut doleam, si exiguo momento publica fata praecedo ' Magnus animus deo pareat et quidquid lex universi iubet sine cunctatione patiatur: aut in meliorem emittitur vitam lucidius tranquilliusque inter divina mansurus aut certe sine ullo futurus incommodo, si naturae remiscebitur et revertetur in totum |
E dunque, come M Catone, riandando al passato, diremo: condannato a morte tutto il genere umano, sia presente che futuro; tutte le città che detengono il potere in qualche parte del mondo e quelle che sono lo splendido ornamento di imperi altrui, ci si chiederà un giorno dove si trovavano, e spariranno ciascuna con diversa fine: alcune le distruggeranno le guerre, altre le consumerà l'inerzia e una pace mutatasi in ozio, e la dissolutezza, fatale alle grandi potenze Un'improvvisa inondazione sommergerà tutte queste fertili pianure o il suolo, sprofondando, le inghiottirà di colpo in una voragine Perché allora dovrei sdegnarmi o dolermi se precedo di poco il destino comune Un'anima grande obbedisca a dio e si sottometta senza esitare alle norme della legge universale: o sarà avviata a un'esistenza migliore per vivere una vita più splendida e serena nel mondo divino o almeno sarà immune da ogni molestia, se si riunirà alla natura e ritornerà al tutto |