Seneca, Lettere a Lucilio: Libri 07-08 Parte 02, pag 2

Seneca, Lettere a Lucilio: Libri 07-08 Parte 02

Latino: dall'autore Seneca, opera Lettere a Lucilio parte Libri 07-08 Parte 02
Cum adveheretur nuper inter custodias quidam ad matutinum spectaculum missus, tamquam somno premente nutaret, caput usque eo demisit donec radiis insereret, et tamdiu se in sedili suo tenuit donec cervicem circumactu rotae frangeret; eodem vehiculo quo ad poenam ferebatur effugit

Nihil obstat erumpere et exire cupienti: in aperto nos natura custodit

Cui permittit necessitas sua, circumspiciat exitum mollem; cui ad manum plura sunt per quae sese asserat, is dilectum agat et qua potissimum liberetur consideret: cui difficilis occasio est, is proximam quamque pro optima arripiat, sit licet inaudita, sit nova

Non deerit ad mortem ingenium cui non defuerit animus

Vides quemadmodum extrema quoque mancipia, ubi illis stimulos adegit dolor, excitentur et intentissimas custodias fallant
Una mattina, poco tempo fa, un gladiatore mentre veniva trasportato sotto scorta allo spettacolo, come se gli ciondolasse la testa per il sonno, la piegò fino a infilarla tra i raggi di una ruota e rimase fermo al suo posto finché questa girando non gli spezzò l'osso del collo; con lo stesso mezzo che lo portava al supplizio vi si sottrasse

Se uno vuole spezzare le catene e fuggire, non ci sono ostacoli: la natura ci custodisce in un carcere aperto

Quando le circostanze lo permettono, si cerchi una via di uscita agevole; se poi uno ha a portata di mano più possibilità di affrancarsi, faccia la sua scelta e consideri il modo migliore di liberarsi: Mancano le occasioni Allora afferri la prima che gli capita come se fosse la migliore, anche se è strana e insolita

A chi non manca il coraggio non mancherà una strada ingegnosa verso la morte

Non vedi che anche gli schiavi più umili, quando li pungola la sofferenza, prendono coraggio ed eludono anche la più stretta sorveglianza
Ille vir magnus est qui mortem sibi non tantum imperavit sed invenit

Ex eodem tibi munere plura exempla promisi

Secundo naumachiae spectaculo unus e barbaris lanceam quam in adversarios acceperat totam iugulo suo mersit

'Quare, quare' inquit 'non omne tormentum, omne ludibrium iamdudum effugio

quare ego mortem armatus exspecto

' Tanto hoc speciosius spectaculum fuit quanto honestius mori discunt homines quam occidere

Quid ergo

quod animi perditi quoque noxiosi habent non habebunt illi quos adversus hos casus instruxit longa meditatio et magistra rerum omnium ratio

Illa nos docet fati varios esse accessus, finem eundem, nihil autem interesse unde incipiat quod venit

Eadem illa ratio monet ut si licet moriaris quemadmodum placet, si minus quemadmodum potes, et quidquid obvenerit ad vim afferendam tibi invadas
L'uomo che non solo decide di morire, ma trova anche il modo di farlo, è grande

Ti ho promesso più esempi dello stesso genere

Durante il secondo spettacolo di naumachia un barbaro si cacciò in gola tutta quanta la lancia che impugnava per combattere gli avversari

Ma perché, perché disse, non sfuggo subito a ogni tormento, a ogni umiliazione

Ho in mano un'arma, perché aspetto la morte

Questo spettacolo fu tanto più bello quanto è più onorevole che gli uomini imparino a morire e non a uccidere

E allora

Persino degli sciagurati, dei delinquenti hanno questo coraggio: e non lo avrà chi a questa evenienza è preparato da una lunga meditazione e dalla ragione, maestra di vita

Essa ci insegna che gli accessi alla morte sono numerosi, ma il punto di arrivo è lo stesso; non importa da dove cominci una cosa che arriva senz'altro

La ragione stessa invita a morire, se è consentito, come ci piace, altrimenti come possiamo, e ad afferrare qualunque cosa càpiti per darci la morte
Iniuriosum est rapto vivere, at contra pulcherrimum mori rapto

Vale

Subinde me de rebus singulis consulis, oblitus vasto nos mari dividi

Cum magna pars consilii sit in tempore, necesse est evenire ut de quibusdam rebus tunc ad te perferatur sententia mea cum iam contraria potior est

Consilia enim rebus aptantur; res nostrae feruntur, immo volvuntur; ergo consilium nasci sub diem debet

Et hoc quoque nimis tardum est: sub manu, quod aiunt, nascatur

Quemadmodum autem inveniatur ostendam

Quotiens quid fugiendum sit aut quid petendum voles scire, ad summum bonum, propositum totius vitae tuae, respice

Illi enim consentire debet quidquid agimus: non disponet singula, nisi cui iam vitae suae summa proposita est

Nemo, quamvis paratos habeat colores, similitudinem reddet, nisi iam constat quid velit pingere
vergognoso vivere di rapina, morire di rapina, invece, è bellissimo

Stammi bene

Sovente mi chiedi consiglio su singoli problemi, dimenticando che ci divide un largo tratto di mare

Ma l'efficacia di un consiglio, in gran parte, consiste nell'essere tempestivo e così, inevitabilmente, il mio parere su certi argomenti ti arriva quando ormai sarebbe preferibile la decisione opposta

I consigli devono aderire alla realtà e la nostra si evolve, anzi precipita

un consiglio, quindi, deve maturare nell'arco di un giorno; anzi, anche così è troppo tardi: deve nascere, come si dice, su due piedi

Ti preciso come ci si arriva

Se vuoi sapere volta per volta che cosa evitare o che cosa ricercare, guarda al sommo bene, il fine supremo di tutta la tua vita

Ogni nostra azione vi si deve accordare: se uno non ha già disposto la propria vita nel suo complesso, non potrà deciderne i particolari

Nessuno, per quanto abbia pronti i colori, può fare un quadro somigliante, se non sa già che cosa vuol dipingere

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Seneca, Lettere a Lucilio: Libro 01

Latino: dall'autore Seneca, opera Lettere a Lucilio parte Libro 01

Ideo peccamus quia de partibus vitae omnes deliberamus, de tota nemo deliberat

Scire debet quid petat ille qui sagittam vult mittere, et tunc derigere ac moderari manu telum: errant consilia nostra, quia non habent quo derigantur; ignoranti quem portum petat nullus suus ventus est

Necesse est multum in vita nostra casus possit, quia vivimus casu

Quibusdam autem evenit ut quaedam scire se nesciant; quemadmodum quaerimus saepe eos cum quibus stamus, ita plerumque finem summi boni ignoramus appositum

Nec multis verbis nec circumitu longo quod sit summum bonum colliges: digito, ut ita dicam, demonstrandum est nec in multa spargendum
Noi tutti decidiamo su singoli episodi della nostra vita, non sulla sua totalità e questo è il nostro errore

L'arciere, quando scaglia una freccia, deve sapere qual è il bersaglio e allora soltanto dirigere e regolare il colpo con la mano: i nostri consigli non fanno centro perché non hanno un bersaglio preciso; se uno non sa a quale porto dirigersi, non gli va bene nessun vento

Viviamo a caso e, perciò il caso gioca un ruolo determinante nella nostra esistenza

A certi càpita addirittura di ignorare che posseggono certe nozioni; come spesso andiamo in cerca delle persone che ci sono a fianco, allo stesso modo per lo più ignoriamo che il traguardo del sommo bene è lì davanti a noi

Non occorrono molte parole o lunghe perifrasi per circoscrivere il concetto di sommo bene: si può per così dire, indicarlo con un dito senza spezzettarlo in tanti frammenti
Quid enim ad rem pertinet in particulas illud diducere cum possis dicere 'summum bonum est quod honestum est' et, quod magis admireris, 'unum bonum est quod honestum est, cetera falsa et adulterina bona sunt'

Hoc si persuaseris tibi et virtutem adamaveris - amare enim parum est -, quidquid illa contigerit, id tibi, qualecumque aliis videbitur, faustum felixque erit

Et torqueri, si modo iacueris ipso torquente securior, et aegrotare, si non male dixeris fortunae, si non cesseris morbo, omnia denique quae ceteris videntur mala et mansuescent et in bonum abibunt, si super illa eminueris

Hoc liqueat, nihil esse bonum nisi honestum: et omnia incommoda suo iure bona vocabuntur quae modo virtus honestaverit

Multis videmur maiora promittere quam recipit humana condicio, non immerito; ad corpus enim respiciunt

Revertantur ad animum: iam hominem deo metientur
A che serve frazionarlo in particelle, quando puoi dire: Il sommo bene è l'onestà e, cosa ancor più straordinaria: L'unico bene è l'onestà, gli altri sono beni falsi e fittizi

Convincitene e ama appassionatamente la virtù amarla sarebbe troppo poco: comunque la pensino gli altri, tutto ciò che la virtù toccherà, sarà per te prospero e felice

E la tortura, se sei più tranquillo del tuo carnefice, e l'infermità, se non maledirai la sorte, se non cederai alla malattia, insomma tutto quello che per gli altri rappresenta un male, si mitigherà e si muterà in bene, se ti porrai al di sopra di esso

Ti sia chiaro: l'unico bene è l'onestà e tutte le disgrazie, se la virtù in qualche modo le abbellisce, saranno giustamente chiamate beni

Molti ritengono che promettiamo più di quanto consente la condizione umana, e non a torto; difatti guardano al corpo

Si volgano all'anima: misureranno l'uomo in base al divino

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Seneca, Lettere a Lucilio: Libri 03-04 Parte 03

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Erige te, Lucili virorum optime, et relinque istum ludum litterarium philosophorum qui rem magnificentissimam ad syllabas vocant, qui animum minuta docendo demittunt et conterunt: fies similis illis qui invenerunt ista, non qui docent et id agunt ut philosophia potius difficilis quam magna videatur

Socrates, qui totam philosophiam revocavit ad mores et hanc summam dixit esse sapientiam, bona malaque distinguere, 'sequere' inquit 'illos, si quid apud te habeo auctoritatis, ut sis beatus, et te alicui stultum videri sine

Quisquis volet tibi contumeliam faciat et iniuriam, tu tamen nihil patieris, si modo tecum erit virtus

Si vis inquit 'beatus esse, si fide bona vir bonus, sine contemnat te aliquis
Mira a cose più alte, mio ottimo Lucilio, e abbandona questi giochetti infantili dei filosofi che riducono a sillabe una disciplina stupenda e, insegnando minuzie, scoraggiano e deprimono lo spirito: diventerai simile a chi queste cose le ha scoperte e non a chi le insegna in modo che la filosofia risulti non grande, ma difficile

Socrate, che riconduce tutta la filosofia alla morale e sostiene che la massima saggezza consiste nel distinguere il bene dal male, dice: Se godo di un po' di credito presso di te, segui le orme di quei grandi uomini e sarai felice; lascia pure che qualcuno ti giudichi uno sciocco

Ti insulti e ti offenda chi vuole: non soffrirai se ti sarà compagna la virtù

Se vuoi essere felice, sostiene, se vuoi veramente essere uomo di solida moralità, lascia che qualcuno provi disprezzo per te
' Hoc nemo praestabit nisi qui omnia prior ipse contempserit, nisi qui omnia bona exaequaverit, quia nec bonum sine honesto est et honestum in omnibus par est

'Quid ergo

nihil interest inter praeturam Catonis et repulsam

nihil interest utrum Pharsalica acie Cato vincatur an vincat

hoc eius bonum, quo victis partibus non potest vinci, par erat illi bono quo victor rediret in patriam et componeret pacem

' Quidni par sit

eadem enim virtute et mala fortuna vincitur et ordinatur bona; virtus autem non potest maior aut minor fieri: unius staturae est

'Sed Cn Pompeius amittet exercitum, sed illud pulcherrimum rei publicae praetextum, optimates, et prima acies Pompeianarum partium, senatus ferens arma, uno proelio profligabuntur et tam magni ruina imperii in totum dissiliet orbem: aliqua pars eius in Aegypto, aliqua in Africa, aliqua in Hispania cadet
Nessuno arriverà a questi risultati senza aver prima lui stesso disprezzato ogni cosa, senza aver posto tutti i beni sullo stesso piano, Non esiste bene senza rettitudine e la rettitudine è identica in tutti i beni

Davvero

Non c'è differenza se Catone diventa pretore o no

Se perde o vince a Farsalo

Non poter essere sconfitto nonostante la sconfitta del suo partito era per lui un bene pari a tornarsene da trionfatore in patria e ristabilire la pace

Direi di sì

La virtù che vince la cattiva sorte e quella che regola la buona è la stessa; e la virtù non può essere più grande o più piccola Ha sempre la stessa statura

Ma Gneo Pompeo perderà l'esercito; ma il più bell'ornamento dello stato, il patriziato, e la prima linea del partito pompeiano, il senato in armi, saranno sconfitti in una sola battaglia e le rovine di un così vasto impero si disperderanno per tutto il mondo: una parte cadrà in Egitto, una in Africa, una in Spagna

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Ne hoc quidem miserae rei publicae continget, semel ruere

' Omnia licet fiant: Iubam in regno suo non locorum notitia adiuvet, non popularium pro rege suo virtus obstinatissima, Uticensium quoque fides malis fracta deficiat et Scipionem in Africa nominis sui fortuna destituat: olim provisum est ne quid Cato detrimenti caperet

'Victus est tamen

' Et hoc numera inter repulsas Catonis: tam magno animo feret aliquid sibi ad victoriam quam ad praeturam obstitisse

Quo die repulsus est lusit, qua nocte periturus fuit legit; eodem loco habuit praetura et vita excidere; omnia quae acciderent ferenda esse persuaserat sibi

Quidni ille mutationem rei publicae forti et aequo pateretur animo

quid enim mutationis periculo exceptum
A quell'infelice repubblica non toccherà neanche questo: di crollare tutta in una volta

Càpiti pure di tutto: non riesca utile a Giuba nel suo regno la conoscenza del territorio, e nemmeno il valore fermo di un popolo in difesa del suo re; venga a mancare anche la fedeltà degli Uticensi stroncata dalle avversità, e la fortuna, che ha sempre accompagnato il nome di Scipione, lo abbandoni in Africa Già da un pezzo era stato provveduto che Catone non subisse nessun danno

Ma tuttavia è stato battuto

Metti in conto anche questo tra gli insuccessi di Catone: sopporterà con la stessa forza d'animo l'aver perso oggi la vittoria, ieri la pretura

Il giorno della sua sconfitta elettorale lo passò giocando a palla; e leggendo la notte in cui doveva morire, Non fece differenza tra perdere la pretura e perdere la vita; era persuaso di dover sopportare con coraggio tutte le avversità

E perché non avrebbe dovuto sopportare serenamente, da forte, il rivolgimento dello stato

Che cosa si sottrae al pericolo di cambiamenti
non terra, non caelum, non totus hic rerum omnium contextus, quamvis deo agente ducatur; non semper tenebit hunc ordinem, sed illum ex hoc cursu aliquis dies deiciet

Certis eunt cuncta temporibus: nasci debent, crescere, exstingui

Quaecumque supra nos vides currere et haec quibus innixi atque impositi sumus veluti solidissimis carpentur ac desinent; nulli non senectus sua est

Inaequalibus ista spatiis eodem natura dimittit: quidquid est non erit, nec peribit sed resolvetur

Nobis solvi perire est; proxima enim intuemur, ad ulteriora non prospicit mens hebes et quae se corpori addixerit; alioqui fortius finem sui suorumque pateretur, si speraret, ut omnia illa, sic vitam mortemque per vices ire et composita dissolvi, dissoluta componi, in hoc opere aeternam artem cuncta temperantis dei verti
Non la terra, non il cielo, non l'intero contesto dell'universo, benché sia regolato da dio; non manterrà sempre lo stesso ordine: ma verrà un giorno che ne trasformerà il corso presente

Tutti gli esseri procedono secondo tempi precisi: devono nascere, crescere, morire

I corpi celesti che vedi correre sopra di noi e la terra su cui siamo stati messi e poggiamo come se fosse solidissima, si consumeranno e finiranno; ogni cosa ha la sua vecchiaia

A intervalli che non si corrispondono la natura conduce tutti gli esseri allo stesso punto: ciò che esiste non esisterà più; ma non è destinato a finire: semplicemente si disgregherà

Disgregarsi per noi significa morire; consideriamo solo le cose che abbiamo davanti agli occhi, la nostra mente ottusa e soggetta al corpo non guarda più in là; Ma sopporteremmo con maggior fermezza la morte nostra e dei nostri cari, se sperassimo che, come tutto il resto, la vita e la morte si avvicendano e la materia composta si dissolve e dissolta si ricompone: in quest'opera si svolge l'eterna attività di dio che tutto ordina

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Itaque ut M Cato, cum aevum animo percucurrerit, dicet, 'omne humanum genus, quodque est quodque erit, morte damnatum est; omnes quae usquam rerum potiuntur urbes quaeque alienorum imperiorum magna sunt decora, ubi fuerint aliquando quaeretur et vario exitii genere tollentur: alias destruent bella, alias desidia paxque ad inertiam versa consumet et magnis opibus exitiosa res, luxus

Omnes hos fertiles campos repentini maris inundatio abscondet aut in subitam cavernam considentis soli lapsus abducet

Quid est ergo quare indigner aut doleam, si exiguo momento publica fata praecedo

' Magnus animus deo pareat et quidquid lex universi iubet sine cunctatione patiatur: aut in meliorem emittitur vitam lucidius tranquilliusque inter divina mansurus aut certe sine ullo futurus incommodo, si naturae remiscebitur et revertetur in totum
E dunque, come M Catone, riandando al passato, diremo: condannato a morte tutto il genere umano, sia presente che futuro; tutte le città che detengono il potere in qualche parte del mondo e quelle che sono lo splendido ornamento di imperi altrui, ci si chiederà un giorno dove si trovavano, e spariranno ciascuna con diversa fine: alcune le distruggeranno le guerre, altre le consumerà l'inerzia e una pace mutatasi in ozio, e la dissolutezza, fatale alle grandi potenze

Un'improvvisa inondazione sommergerà tutte queste fertili pianure o il suolo, sprofondando, le inghiottirà di colpo in una voragine

Perché allora dovrei sdegnarmi o dolermi se precedo di poco il destino comune

Un'anima grande obbedisca a dio e si sottometta senza esitare alle norme della legge universale: o sarà avviata a un'esistenza migliore per vivere una vita più splendida e serena nel mondo divino o almeno sarà immune da ogni molestia, se si riunirà alla natura e ritornerà al tutto

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