Seneca, Lettere a Lucilio: Libri 07-08 Parte 02, pag 6

Seneca, Lettere a Lucilio: Libri 07-08 Parte 02

Latino: dall'autore Seneca, opera Lettere a Lucilio parte Libri 07-08 Parte 02
Illa cibo avidius utuntur, venere non aeque fatigantur; virium illis maior est et aequabilior firmitas: sequitur ut multo feliciora sint homine

Nam sine nequitia, sine fraudibus degunt; fruuntur voluptatibus, quas et magis capiunt et ex facili, sine ullo pudoris aut paenitentiae metu

Considera tu itaque an id bonum vocandum sit quo deus ab homine, homo ab animalibus vincitur

Summum bonum in animo contineamus: obsolescit si ab optima nostri parte ad pessimam transit et transfertur ad sensus, qui agiliores sunt animalibus mutis

Non est summa felicitatis nostrae in carne ponenda: bona illa sunt vera quae ratio dat, solida ac sempiterna, quae cadere non possunt, ne decrescere quidem ac minui

Cetera opinione bona sunt et nomen quidem habent commune cum veris, proprietas quidem in illis boni non est; itaque commoda vocentur et, ut nostra lingua loquar, producta
Le bestie si nutrono con più avidità, si stancano meno nell'accoppiamento; hanno forze maggiori e più uniformi: ne consegue che sono molto più felici dell'uomo

Vivono senza malvagità, senza inganni; godono di più dei piaceri e con più facilità, senza alcun pudore o timore di pentimento

Considera, perciò se si può definire un bene una cosa in cui dio è superato dall'uomo e l'uomo dagli animali

Il sommo bene è racchiuso nella nostra anima: perde il suo valore se passa dalla parte migliore alla parte peggiore di noi e si trasferisce ai sensi, che sono più pronti negli animali

Non dobbiamo riporre nella carne la nostra massima felicità: i veri beni li dà la ragione, e sono solidi ed eterni, non possono venir meno e neppure diminuire e decrescere

Gli altri sono falsi beni e con quelli veri hanno in comune solo il nome, ma non hanno le caratteristiche del bene: chiamiamoli, dunque, comodità, e, per usare il nostro linguaggio, cose preferibili
Ceterum sciamus mancipia nostra esse, non partes, et sint apud nos, sed ita ut meminerimus extra nos esse; etiam si apud nos sint, inter subiecta et humilia numerentur propter quae nemo se attollere debeat

Quid enim stultius quam aliquem eo sibi placere quod ipse non fecit

Omnia ista nobis accedant, non haereant, ut si abducentur, sine ulla nostri laceratione discedant

Utamur illis, non gloriemur, et utamur parce tamquam depositis apud nos et abituris

Quisquis illa sine ratione possedit non diu tenuit; ipsa enim se felicitas, nisi temperatur, premit

Si fugacissimis bonis credidit, cito deseritur, et, ut deseratur, affligitur

Paucis deponere felicitatem molliter licuit: ceteri cum iis inter quae eminuere labuntur, et illos degravant ipsa quae extulerant
Ma rendiamoci conto che sono nostri schiavi e non una parte di noi: teniamoceli pure, ma ricordiamo che sono degli elementi esterni; anche se ce li teniamo, dobbiamo considerarli tra le cose inferiori e senza valore di cui nessuno deve inorgoglirsi

L'uomo più sciocco è quello che si compiace di ciò che non è opera sua

Ci tocchino pure in sorte tutti questi beni, ma non ci stiano attaccati, sicché, se ce li strappano, si distacchino senza alcuno strazio per noi

Serviamocene senza vantarci e usiamoli con moderazione, come se li avessimo provvisoriamente in prestito

Se uno li possiede senza raziocinio, non riesce a conservarli a lungo; la buona fortuna, se non ha una regola, opprime se stessa

Se confida in beni troppo fugaci, presto ne è abbandonata e ammesso che non ne sia abbandonata, ne riceve danno

Pochi hanno potuto perdere senza traumi la loro prosperità: gli altri cadono insieme a quei beni che li avevano fatti emergere e proprio ciò che li aveva innalzati, li schiaccia
Ideo adhibebitur prudentia, quae modum illis ac parsimoniam imponat, quoniam quidem licentia opes suas praecipitat atque urget, nec umquam immodica durarunt nisi illa moderatrix ratio compescuit

Hoc multarum tibi urbium ostendet eventus, quarum in ipso flore luxuriosa imperia ceciderunt, et quidquid virtute partum erat intemperantia corruit

Adversus hos casus muniendi sumus

Nullus autem contra fortunam inexpugnabilis murus est: intus instruamur; si illa pars tuta est, pulsari homo potest, capi non potest

Quod sit hoc instrumentum scire desideras
Comportiamoci, perciò con saggezza per imporre ad essi misura e moderazione: se uno è sfrenato, in poco tempo manda in rovina le sue ricchezze: gli eccessi non hanno mai vita lunga, se la ragione moderatrice non fa da freno

La fine di molte città ti mostrerà proprio questo: i loro fastosi imperi sono caduti all'apice dello splendore e l'intemperanza ha mandato in rovina tutte le conquiste del valore

Dobbiamo premunirci contro queste evenienze

Nessun muro è inespugnabile per la fortuna: corazziamoci interiormente

se l'anima è al sicuro, possiamo essere colpiti, non catturati

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Seneca, Lettere a Lucilio: Libro 01
Seneca, Lettere a Lucilio: Libro 01

Latino: dall'autore Seneca, opera Lettere a Lucilio parte Libro 01

Nihil indignetur sibi accidere sciatque illa ipsa quibus laedi videtur ad conservationem universi pertinere et ex iis esse quae cursum mundi officiumque consummant; placeat homini quidquid deo placuit; ob hoc ipsum se suaque miretur, quod non potest vinci, quod mala ipsa sub se tenet, quod ratione, qua valentius nihil est, casum doloremque et iniuriam subigit

Ama rationem

huius te amor contra durissima armabit

Feras catulorum amor in venabula impingit feritasque et inconsultus impetus praestat indomitas; iuvenilia nonnumquam ingenia cupido gloriae in contemptum tam ferri quam ignium misit; species quosdam atque umbra virtutis in mortem voluntariam trudit: quanto his omnibus fortior ratio est, quanto constantior, tanto vehementius per metus ipsos et pericula exibit
Qual è il sistema Non sdegnarsi qualunque cosa accada e sapere che quegli stessi eventi che apparentemente ci danneggiano, servono alla conservazione del tutto e fanno parte di quelle cause che conducono a compimento il cammino e la funzione del cosmo; l'uomo deve accettare i voleri di dio; guardare con ammirazione se stesso e le proprie imprese: è invincibile, domina il male con la ragione, la forza più grande, vince il caso, il dolore, l'ingiustizia

Ama la ragione

L'amore per essa ti fortificherà contro le più gravi disgrazie

L'amore per i propr cuccioli spinge le fiere contro le armi dei cacciatori, la loro ferocia e la furia istintiva le rende indomabili; spesso il desiderio di gloria porta l'animo dei giovani a disprezzare ferro e fuoco; l'apparenza o l'ombra della virtù trascina alcuni a una morte volontaria: quanto la ragione è più forte e salda di tutti questi istinti, tanto maggiore è l'impeto con cui sfiderà paure e pericoli
'Nihil agitis' inquit 'quod negatis ullum esse aliud honesto bonum

non faciet vos haec munitio tutos a fortuna et immunes

Dicitis enim inter bona esse liberos pios et bene moratam patriam et parentes bonos

Horum pericula non potestis spectare securi: perturbabit vos obsidio patriae, liberorum mors, parentum servitus

' Quid adversus hos pro nobis responderi soleat ponam; deinde tunc adiciam quid praeterea respondendum putem Alia condicio est in iis quae ablata in locum suum aliquid incommodi substituunt: tamquam bona valetudo vitiata in malam transfert; acies oculorum exstincta caecitate nos afficit; non tantum velocitas perit poplitibus incisis, sed debilitas pro illa subit

Hoc non est periculum in iis quae paulo ante rettulimus

Quare
Non concludete niente, ribattono, sostenendo che l'unico bene è la virtù: questo baluardo non può mettervi al sicuro e sottrarvi alla sorte

Considerate beni i figli devoti, la patria governata con giustizia, i genitori virtuosi

Se li minaccia un pericolo, non potete starvene tranquilli a guardare: l'assedio della patria, la morte dei figli, la schiavitù dei genitori vi sconvolgerà

Ecco che cosa si è soliti rispondere in nostra difesa contro queste obiezioni; ti dirò poi quello che, secondo me, si può aggiungere

Diversa è la posizione di quei beni che, quando sono strappati, vengono sostituiti da una disgrazia: per esempio una buona salute si altera e ci si ammala; la vista si spegne e diventiamo ciechi; se ci spezziamo le gambe non solo non possiamo più correre, ma non possiamo addirittura più muoverci

I beni elencati prima non sono soggetti a questo rischio

Perché

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si amicum bonum amisi, non est mihi pro illo perfidia patienda, nec si bonos liberos extuli, in illorum locum impietas succedit

Deinde non amicorum illic aut liberorum interitus sed corporum est

Bonum autem uno modo perit, si in malum transit; quod natura non patitur, quia omnis virtus et opus omne virtutis incorruptum manet

Deinde etiam si amici perierunt, etiam si probati respondentesque voto patris liberi, est quod illorum expleat locum

Quid sit quaeris

quod illos quoque bonos fecerat, virtus

Haec nihil vacare patitur loci, totum animum tenet, desiderium omnium tollit, sola satis est; omnium enim bonorum vis et origo in ipsa est

Quid refert an aqua decurrens intercipiatur atque abeat, si fons ex quo fluxerat salvus est

Non dices vitam iustiorem salvis liberis quam amissis nec ordinatiorem nec prudentiorem nec honestiorem; ergo ne meliorem quidem
Se perdo un amico sicuro, non devo sopportarne al suo posto uno in malafede, se ho sepolto dei figli virtuosi non è detto che debba sostituirli con figli emp

In questo caso, poi, non sono morti gli amici o i figli, ma i loro corpi

Il bene muore solo quando si trasforma in male: e questo la natura non può permetterlo perché ogni virtù e l'operato tutto della virtù non sono soggetti a corruzione

E anche se sono morti amici o figli buoni quali il padre se li augurava, c'è una cosa che ne riempirà il vuoto

Che cosa

mi chiedi, La virtù che li aveva resi buoni

Essa copre tutto lo spazio, occupa l'anima intera, elimina ogni desiderio, basta da sola; costituisce la forza e l'origine di tutti i beni

Che importanza possono avere la deviazione e la dispersione di un corso di acqua, se la fonte da cui defluiva è intatta

Quando i figli sono vivi, non dirai che la vita è più giusta che se li hai perduti, o che è più regolata o più saggia o più onesta; quindi, nemmeno che è migliore
Non facit adiectio amicorum sapientiorem, non facit stultiorem detractio; ergo nec beatiorem aut miseriorem

Quamdiu virtus salva fuerit, non senties quidquid abscesserit

'Quid ergo

non est beatior et amicorum et liberorum turba succinctus

' Quidni non sit

Summum enim bonum nec infringitur nec augetur; in suo modo permanet, utcumque fortuna se gessit

Sive illi senectus longa contigit sive citra senectutem finitus est, eadem mensura summi boni est, quamvis aetatis diversa sit

Utrum maiorem an minorem circulum scribas ad spatium eius pertinet, non ad formam: licet alter diu manserit, alterum statim obduxeris et in eum in quo scriptus est pulverem solveris, in eadem uterque forma fuit

Quod rectum est nec magnitudine aestimatur nec numero nec tempore; non magis produci quam contrahi potest
Farsi un amico non rende più saggi, né più stolti perderlo; quindi, nemmeno più felici o più infelici

Finché la virtù è salva, qualunque cosa ti sia stata sottratta, non ne risentirai

Ma come

Se uno è circondato da una folla di amici e di figli non è più felice

Perché dovrebbe esserlo

Il sommo bene non si riduce, non si accresce; rimane tale e quale, qualunque corso segua la fortuna

Può toccargli in sorte una lunga vecchiaia, può perire prima di invecchiare, il sommo bene ha sempre un'identica dimensione, la differenza di età non conta

Traccia un cerchio più grande e uno più piccolo, cambia lo spazio, non la forma, Anche se uno rimane disegnato per tanto tempo e l'altro lo cancelli subito e sparpagli la polvere su cui era tracciato, entrambi hanno avuto la stessa forma

La rettitudine non si valuta a grandezza, a quantità, a tempo; non si può né allungare, né accorciare

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Honestam vitam ex centum annorum numero in quantum voles corripe et in unum diem coge: aeque honesta est

Modo latius virtus funditur, regna urbes provincias temperat, fert leges, colit amicitias, inter propinquos liberosque dispensat officia, modo arto fine circumdatur paupertatis exsilii orbitatis; non tamen minor est si ex altiore fastigio in humile subducitur, in privatum ex regio, ex publico et spatioso iure in angustias domus vel anguli coit

Aeque magna est, etiam si in se recessit undique exclusa; nihilominus enim magni spiritus est et erecti, exactae prudentiae, indeclinabilis iustitiae

Ergo aeque beata est; beatum enim illud uno loco positum est, in ipsa mente, stabile, grande, tranquillum, quod sine scientia divinorum humanorumque non potest effici

Sequitur illud quod me responsurum esse dicebam
Abbrevia una vita onesta da cento anni a quanto vuoi, riducila a un solo giorno: continua a essere onesta

La virtù si diffonde su ampi spazi, governa regni, città, province, detta leggi, favorisce amicizie, ripartisce doveri tra genitori e figli; ma è anche racchiusa negli stretti confini della povertà, dell'esilio, dei lutti; e tuttavia non è minore se viene spostata da un rango più elevato a uno più basso, dalla condizione regale a quella di privato cittadino, da un ampio ambito pubblico all'angustia di una casa o di un cantuccio

ugualmente grande, anche se si ritira in se stessa isolata da ogni parte: possiede sempre un animo forte e fiero, una saggezza perfetta, un incrollabile senso della giustizia

E dunque, è ugualmente felice; la felicità ha un'unica sede: lo spirito, stabile, grande, sereno, ma non può realizzarsi senza la conoscenza delle questioni umane e divine

Ed ecco ora la mia risposta, come ti avevo preannunciato
Non affligitur sapiens liberorum amissione, non amicorum; eodem enim animo fert illorum mortem quo suam exspectat; non magis hanc timet quam illam dolet

Virtus enim convenientia constat: omnia opera eius cum ipsa concordant et congruunt

Haec concordia perit si animus, quem excelsum esse oportet, luctu aut desiderio summittitur

Inhonesta est omnis trepidatio et sollicitudo, in ullo actu pigritia; honestum enim securum et expeditum est, interritum est, in procinctu stat

'Quid ergo

non aliquid perturbationi simile patietur

non et color eius mutabitur et vultus agitabitur et artus refrigescent

et quidquid aliud non ex imperio animi, sed inconsulto quodam naturae impetu geritur

' Fateor; sed manebit illi persuasio eadem, nihil illorum malum esse nec dignum ad quod mens sana deficiat

Omnia quae facienda erunt audaciter faciet et prompte
Il saggio non si addolora per la perdita dei figli o degli amici; sopporta la loro morte con lo stesso spirito con cui aspetta la sua; non teme questa, di quella non si duole

La virtù è fatta di armonia: tutte le opere del saggio sono a essa conformi e consone

Questa, però viene a mancare se lo spirito, che deve mantenersi al di sopra di tutto, si lascia sopraffare dai lutti o dal rimpianto

Tutte le ansie, le preoccupazioni, l'inerzia operativa sono contrarie alla virtù; la virtù è serena, libera, imperturbabile, pronta al combattimento

E come

Il saggio non si turberà mai

Non sbiancherà in viso, non avrà l'espressione sconvolta, non rabbrividirà

Non avrà nessun'altra di quelle manifestazioni originate da un inconsulto impulso naturale e non dai comandi della ragione

Certo; ma sarà sempre convinto che non si tratti di un male e che di fronte a esso una mente sana non debba soccombere

Farà quanto deve con coraggio e prontezza

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Hoc enim stultitiae proprium quis dixerit, ignave et contumaciter facere quae faciat, et alio corpus impellere, alio animum, distrahique inter diversissimos motus

Nam propter illa ipsa quibus extollit se miraturque contempta est, et ne illa quidem quibus gloriatur libenter facit

Si vero aliquod timetur malum, eo proinde, dum exspectat, quasi venisset urguetur, et quidquid ne patiatur timet iam metu patitur

Quemadmodum in corporibus infirmis languorem signa praecurrunt - quaedam enim segnitia enervis est et sine labore ullo lassitudo et oscitatio et horror membra percurrens - sic infirmus animus multo ante quam opprimatur malis quatitur; praesumit illa et ante tempus cadit

Quid autem dementius quam angi futuris nec se tormento reservare, sed arcessere sibi miserias et admovere

quas optimum est differre, si discutere non possis
Uno potrebbe dire che è tipico dello sciocco agire senza energia e contro voglia, spingere il corpo in una direzione, l'animo in un'altra ed essere lacerato tra impulsi completamente opposti

Infatti lo sciocco è disprezzato per quegli stessi motivi per cui si esalta e si pavoneggia e non compie volentieri neppure quelle azioni di cui si gloria

Se poi teme un male, si tormenta nell'attesa, come se fosse già arrivato, e tutto quello che teme di soffrire, lo soffre già per paura

Quando uno si ammala ci sono sintomi che precedono la malattia - indolenza e mancanza di forza, sfinimento non motivato da fatica, sbadigli, tremito per tutto il corpo - allo stesso modo un animo debole è sconvolto dai mali molto prima di esserne assalito, se li immagina e si abbatte anzitempo

Ma non è da pazzi angustiarsi per il futuro e non risparmiarsi i tormenti, anzi chiamare e tirarsi addosso le disgrazie

Se non si possono evitare, la cosa migliore è rinviarle

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