Inquiro de te et ab omnibus sciscitor qui ex ista regione veniunt quid agas, ubi et cum quibus moreris Verba dare non potes: tecum sum Sic vive tamquam quid facias auditurus sim, immo tamquam visurus Quaeris quid me maxime ex iis quae de te audio delectet quod nihil audio, quod plerique ex iis quos interrogo nesciunt quid agas Hoc est salutare, non conversari dissimilibus et diversa cupientibus Habeo quidem fiduciam non posse te detorqueri mansurumque in proposito, etiam si sollicitantium turba circumeat Quid ergo est non timeo ne mutent te, timeo ne impediant Multum autem nocet etiam qui moratur, utique in tanta brevitate vitae, quam breviorem inconstantia facimus, aliud eius subinde atque aliud facientes initium; diducimus illam in particulas ac lancinamus |
Indago su di te e da tutti quelli che vengono da codesta regione cerco di sapere che cosa fai, dove e con chi passi il tuo tempo Non puoi ingannarmi: ti sono vicino Comportati come se io potessi sentire, anzi, vedere quello che fai Vuoi sapere che cosa mi è più gradito di quello che sento su di te Il fatto che non sento niente, che la maggior parte di quanti interrogo non sanno che cosa fai La cosa migliore è non avere rapporti con chi non è simile a noi e ha aspirazioni diverse Sono, però convinto che non sia possibile fuorviarti e che rimarrai saldo nei tuoi propositi, anche se ti circonda una massa di gente che cerca di corromperti E allora Non temo che ti cambino, temo solo che ti siano di ostacolo Anche chi provoca ritardi danneggia molto, soprattutto perché la vita è tanto breve, e noi la rendiamo ancòra più breve con la nostra incostanza, ricominciandola di continuo ora in un modo, ora in un altro: la riduciamo in pezzi e la laceriamo |
Propera ergo, Lucili carissime, et cogita quantum additurus celeritati fueris, si a tergo hostis instaret, si equitem adventare suspicareris ac fugientium premer vestigia Fit hoc, premeris: accelera et evade, perduc te in tutum et subinde considera quam pulchra res sit consummare vitam ante mortem, deinde exspectare securum reliquam temporis sui partem, nihil sibi, in possessione beatae vitae positum, quae beatior non fit si longior O quando illud videbis tempus quo scies tempus ad te non pertinere, quo tranquillus placidusque eris et crastini neglegens et in summa tui satietate Vis scire quid sit quod faciat homines avidos futuri nemo sibi contigit Optaverunt itaque tibi alia parentes tui; sed ego contra omnium tibi eorum contemptum opto quorum illi copiam |
Affrettati, dunque, Lucilio carissimo, e pensa quanto andresti più veloce, se il nemico ti incalzasse alle spalle, se temessi l'arrivo della cavalleria sulle tracce dei fuggiaschi Succede proprio questo: ti inseguono; affretta il passo e fuggi, mettiti al sicuro e considera come è bello portare a compimento la vita prima che sopraggiunga la morte e poi aspettare serenamente il tempo che rimane, non chiedendo niente per sé, nel possesso di un'esistenza felice, che più felice non diventa, se dura più a lungo Quando arriverà quel giorno in cui ti renderai conto che del tempo non ti importa, in cui sarai tranquillo e sereno, incurante del domani e ormai completamente pago di te stesso Vuoi sapere che cosa rende gli uomini avidi del futuro Nessuno appartiene a se stesso I tuoi genitori hanno desiderato ben altro per te; io, invece, desidero che tu disprezzi tutti quei beni che loro ti augurano in abbondanza |
Vota illorum multos compilant ut te locupletent; quidquid ad te transferunt alicui detrahendum est Opto tibi tui facultatem, ut vagis cogitationibus agitata mens tandem resistat et certa sit, ut placeat sibi et intellectis veris bonis, quae simul intellecta sunt possidentur, aetatis adiectione non egeat Ille demum necessitates supergressus est et exauctoratus ac liber qui vivit vita peracta Desideras his quoque epistulis sicut prioribus adscribi aliquas voces nostrorum procerum Non fuerunt circa flosculos occupati: totus contextus illorum virilis est Inaequalitatem scias esse ubi quae eminent notabilia sunt non est admirationi una arbor ubi in eandem altitudinem tota silva surrexit Eiusmodi vocibus referta sunt carmina, refertae historiae |
I loro voti spogliano molti altri per arricchire te; tutto ciò che vogliono darti, bisogna toglierlo a qualcuno Io ti auguro, invece, di avere il possesso di te stesso in modo che la tua mente, travagliata da pensieri volubili, trovi riposo e certezze, che sia soddisfatta di sé e, riconosciuti i beni veri, che si possiedono non appena si riconoscono, non desideri una vita più lunga Se uno vive dopo aver portato a compimento la propria vita, ha ormai superato tutte le necessità ed è completamente libero da ogni vincolo Tu vuoi che anche in queste lettere, come nelle precedenti, io aggiunga qualche massima dei nostri maestri Essi non si sono occupati di sentenze: l'intero ordito delle loro opere è pieno di vigore Sappi che c'è disuguaglianza dove si notano concetti che spiccano sugli altri Non può essere oggetto di ammirazione un solo albero, quando tutto il bosco è cresciuto alla stessa altezza Di frasi simili sono pieni anche i poemi e le storie |
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Itaque nolo illas Epicuri existimes esse: publicae sunt et maxime nostrae, sed in illo magis adnotantur quia rarae interim interveniunt, quia inexspectatae, quia mirum est fortiter aliquid dici ab homine mollitiam professo Ita enim plerique iudicant: apud me Epicurus est et fortis, licet manuleatus sit; fortitudo et industria et ad bellum prompta mens tam in Persas quam in alte cinctos cadit Non est ergo quod exigas excerpta et repetita: continuum est apud nostros quidquid apud alios excerpitur Non habemus itaque ista ocliferia nec emptorem decipimus nihil inventurum cum intraverit praeter illa quae in fronte suspensa sunt: ipsis permittimus unde velint sumere exemplar Iam puta nos velle singulares sententias ex turba separare: cui illas assignabimus Zenoni an Cleanthi an Chrysippo an Panaetio an Posidonio Non sumus sub rege: sibi quisque se vindicat |
Pertanto non voglio che tu ascriva ad Epicuro quelle massime: appartengono a tutti e soprattutto a noi Stoici, ma in lui si notano di più perché compaiono raramente, inaspettate, e poi perché queste espressioni virili sorprendono pronunciate da un uomo che professa la mollezza Così crede la maggior parte della gente: secondo me Epicuro è virile anche se indossa una veste da donna; la fortezza, l'operosità e uno spirito battagliero si possono trovare tanto nei Persiani, quanto negli uomini che vestono abiti succinti Non c'è, quindi, motivo che tu chieda massime scelte e ripetute: nella nostra scuola è continuo quel pensiero che negli altri filosofi è espresso qua e là Non abbiamo pertanto merce che dà nell'occhio, e non inganniamo il compratore: chi entra troverà solo gli articoli in mostra all'esterno: gli lasciamo scegliere un campione dove vuole Immagina che noi vogliamo selezionare da tutto l'insieme singole massime: a chi le attribuiremo A Zenone, a Cleante, a Crisippo, a Panezio, a Posidonio |
Apud istos quidquid Hermarchus dixit, quidquid Metrodorus, ad unum refertur; omnia quae quisquam in illo contubernio locutus est unius ductu et auspiciis dicta sunt Non possumus, inquam, licet temptemus, educere aliquid ex tanta rerum aequalium multitudine: pauperis est numerare pecus Quocumque miseris oculum, id tibi occurret quod eminere posset nisi inter paria legeretur Quare depone istam spem posse te summatim degustare ingenia maximorum virorum: tota tibi inspicienda sunt, tota tractanda res geritur et per lineamenta sua ingenii opus nectitur ex quo nihil subduci sine ruina potest Nec recuso quominus singula membra, dummodo in ipso homine, consideres: non est |
Non siamo sotto un monarca: ciascuno rivendica i propri diritti Presso gli Epicurei, invece, ciò che ha detto Ermarco o Metrodoro, è riportato a uno solo; e il pensiero che qualcuno ha espresso in quella scuola, è stato espresso sotto la guida e gli auspici di uno solo Noi non possiamo, sostengo, anche se lo tentassimo, da una così grande quantità di concetti dello stesso valore, enuclearne qualcuno: il povero che conta le sue pecore Dovunque volgerai lo sguardo, ti capiteranno sotto gli occhi pensieri che potrebbero spiccare se non fossero letti in mezzo ad altri di uguale importanza Abbandona, perciò la tua speranza di poter gustare per sommi capi l'ingegno degli uomini più grandi: devi esaminarlo e considerarlo nella sua totalità Il pensiero si svolge con continuità e l'opera dell'ingegno è concatenata nelle sue linee fondamentali: niente può essere tolto senza che l'insieme crolli |
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formonsa cuius crus laudatur aut brachium, sed illa cuius universa facies admirationem partibus singulis abstulit Si tamen exegeris, non tam mendice tecum agam, sed plena manu fiet; ingens eorum turba est passim iacentium; sumenda erunt, non colligenda Non enim excidunt sed fluunt; perpetua et inter se contexta sunt Nec dubito quin multum conferant rudibus adhuc et extrinsecus auscultantibus; facilius enim singula insidunt circumscripta et carminis modo inclusa Ideo pueris et sententias ediscendas damus et has quas Graeci chrias vocant, quia complecti illas puerilis animus potest, qui plus adhuc non capit |
Non dico che non si debbano prendere in considerazione le membra una per una, purché non si perda di vista l'individuo: non è bella la donna di cui si lodano le gambe o le braccia, ma quella la cui bellezza nel suo insieme distoglie dall'ammirare le singole parti Tuttavia, se lo chiederai, non mi comporterò con te meschinamente, ma darò a piene mani; da ogni parte c'è grande abbondanza di massime: basta prenderle, non occorre raccoglierle Non compaiono di tanto in tanto, ma fluiscono a profusione; sono continue e concatenate Servono molto, non ne dubito, alle persone ancòra incolte la cui attenzione è solo esteriore: singoli concetti circoscritti e racchiusi nella misura di un verso rimangono impressi più facilmente Perciò ai fanciulli facciamo imparare a memoria le massime e quelle che i greci chiamano chreiai perché l'intelligenza infantile arriva a comprenderle, mentre non è ancòra in grado di recepire concetti più complessi |
Certi profectus viro captare flosculos turpe est et fulcire se notissimis ac paucissimis vocibus et memoria stare: sibi iam innitatur Dicat ista, non teneat; turpe est enim seni aut prospicienti senectutem ex commentario sapere 'Hoc Zenon dixit': tu quid 'Hoc Cleanthes': tu quid Quousque sub alio moveris impera et dic quod memoriae tradatur, aliquid et de tuo profer Omnes itaque istos, numquam auctores, semper interpretes, sub aliena umbra latentes, nihil existimo habere generosi, numquam ausos aliquando facere quod diu didicerant Memoriam in alienis exercuerunt; aliud autem est meminisse, aliud scire Meminisse est rem commissam memoriae custodire; at contra scire est et sua facere quaeque nec ad exemplar pendere et totiens respicere ad magistrum 'Hoc dixit Zenon, hoc Cleanthes |
Per un uomo maturo è una vergogna cercare di cogliere fiorellini e puntellarsi con pochissime massime, le più famose, basandosi sulla memoria: deve ormai appoggiarsi su se stesso Concetti del genere li esprima con parole sue e non stia a impararli a memoria riprovevole per un vecchio o per uno ormai prossimo alla vecchiaia avere una cultura antologica: Questo l'ha detto Zenone; e tu, cosa dici Questo Cleante; e tu Fino a quando ti muoverai sotto la guida di un altro Prendi il comando e pronuncia frasi che meritino di essere imparate a memoria, tira fuori anche qualcosa di tuo Tutti costoro, mai autori, sempre interpreti, nascosti all'ombra degli altri, non nutrono, secondo me, sentimenti magnanimi e non hanno mai osato fare una buona volta quello che per tanto tempo hanno imparato Hanno esercitato la memoria su concetti di altri; ma una cosa è ricordare, un'altra sapere Ricordare è conservare i concetti affidati alla memoria; sapere, invece, è far propri i concetti senza dipendere dai modelli e senza guardare sempre al maestro Questo l'ha detto Zenone, questo Cleante |
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' Aliquid inter te intersit et librum Quousque disces iam et praecipe Quid est quare audiam quod legere possum 'Multum' inquit 'viva vox facit ' Non quidem haec quae alienis verbis commodatur et actuari vice fungitur Adice nunc quod isti qui numquam tutelae suae fiunt primum in ea re sequuntur priores in qua nemo non a priore descivit; deinde in ea re sequuntur quae adhuc quaeritur Numquam autem invenietur, si contenti fuerimus inventis Praeterea qui alium sequitur nihil invenit, immo nec quaerit Quid ergo non ibo per priorum vestigia ego vero utar via vetere, sed si propiorem planioremque invenero, hanc muniam Qui ante nos ista moverunt non domini nostri sed duces sunt Patet omnibus veritas; nondum est occupata; multum ex illa etiam futuris relictum est Vale |
Deve esserci una differenza fra te e il libro Fino a quando imparerai Ormai è tempo anche di insegnare Perché dovrei stare a sentire una cosa che posso leggere A viva voce le idee risultano molto più efficaci, ribatti Non se si prendono a prestito da altri le parole e si funge da segretari Inoltre costoro, che non si rendono mai autonomi, seguono le teorie dei filosofi precedenti anche per questioni sulle quali tutti gli altri si sono dissociati e poi per quelle su cui ancòra si discute Non scopriremo mai niente, se ci accontentiamo delle scoperte già fatte Inoltre, se uno segue le orme di un altro, non trova niente, anzi neppure cerca E allora Non dovrò seguire le orme di chi mi ha preceduto Certo posso percorrere la vecchia strada, ma se ne troverò una più corta e più piana, cercherò di aprirla Quegli uomini che hanno suscitato questi problemi prima di noi non sono i nostri padroni, ma le nostre guide La verità è aperta a tutti; nessuno se n'è ancòra impossessato; gran parte di essa è stata lasciata anche ai posteri Stammi bene |
Cresco et exsulto et discussa senectute recalesco quotiens ex iis quae agis ac scribis intellego quantum te ipse - nam turbam olim reliqueras - superieceris Si agricolam arbor ad fructum perducta delectat, si pastor ex fetu gregis sui capit voluptatem, si alumnum suum nemo aliter intuetur quam ut adulescentiam illius suam iudicet, quid evenire credis iis qui ingenia educaverunt et quae tenera formaverunt adulta subito vident Assero te mihi; meum opus es Ego cum vidissem indolem tuam, inieci manum, exhortatus sum, addidi stimulos nec lente ire passus sum sed subinde incitavi; et nunc idem facio, sed iam currentem hortor et invicem hortantem 'Quid illud ' inquis 'adhuc volo ' In hoc plurimum est, non sic quomodo principia totius operis dimidium occupare dicuntur |
Mi sento fiero ed esulto; mi scuoto di dosso la vecchiaia e riprendo l'antico ardore tutte le volte che da quello che fai e scrivi capisco quanto hai superato te stesso - la massa l'hai lasciata indietro già da tempo Se l'agricoltore è contento quando un albero produce i suoi frutti, se il pastore gioisce per i piccoli nati nel gregge, se ognuno guardando il figlio considera la sua giovinezza come propria, cosa pensi che senta chi ha educato un carattere, l'ha plasmato ancòra tenero, e all'improvviso lo vede maturo Ti dichiaro mio; sei opera mia Quando ho capito la tua indole, ti ho preso sotto la mia tutela, ti ho esortato, spronato, non ho lasciato che tu avanzassi lentamente, ma ti ho incitato in continuazione; ed ora faccio lo stesso, ma ti sprono quando tu già stai correndo e mi esorti a tua volta Che dici obietti Finora ho solo dato prova di buona volontà Questo è già moltissimo e non nel senso banale di chi ben comincia è alla metà dell'opera |
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Ista res animo constat; itaque pars magna bonitatis est velle fieri bonum Scis quem bonum dicam perfectum, absolutum, quem malum facere nulla vis, nulla necessitas possit Hunc te prospicio, si perseveraveris et incubueris et id egeris ut omnia facta dictaque tua inter se congruant ac respondeant sibi et una forma percussa sint Non est huius animus in recto cuius acta discordant Vale Cum te tam valde rogo ut studeas, meum negotium ago habere amicum volo, quod contingere mihi, nisi pergis ut coepisti excolere te, non potest Nunc enim amas me, amicus non es 'Quid ergo haec inter se diversa sunt ' immo dis similia Qui amicus est amat; qui amat non utique amicus est; itaque amicitia semper prodest, amor aliquando etiam nocet Si nihil aliud, ob hoc profice, ut amare discas Festina ergo dum mihi proficis, ne istuc alteri didiceris |
una questione morale; pertanto gran parte della bontà consiste nel volere diventar buoni Sai chi definisco buono L'individuo perfetto, completo, che nessuna forza, nessuna necessità può rendere malvagio Prevedo che diventerai così, se sarai perseverante e tenace e farai in modo che tutti i tuoi atti e le tue parole siano coerenti, consonanti e abbiano un'unica impronta Non è onesto l'animo dell'uomo, le cui azioni non concordino Stammi bene Quando ti chiedo con tanta insistenza di dedicarti allo studio, lo faccio nel mio interesse Voglio avere un amico, ma questa fortuna non mi può toccare, se tu non continui, come hai cominciato, a perfezionare te stesso Ora mi ami, ma non sei un amico Come Sono due cose diverse Certamente, anzi dissimili Chi è amico ama, ma chi ama non sempre è un amico; e pertanto l'amicizia giova sempre, l'amore, invece, può a volte anche nuocere Cerca di fare progressi se non altro almeno per imparare ad amare veramente |