Seneca, Lettere a Lucilio: Libri 03-04 Parte 03, pag 2

Seneca, Lettere a Lucilio: Libri 03-04 Parte 03

Latino: dall'autore Seneca, opera Lettere a Lucilio parte Libri 03-04 Parte 03
Ego quidem percipio iam fructum, cum mihi fingo uno nos animo futuros et quidquid aetati meae vigoris abscessit, id ad me et tua, quamquam non multum abest, rediturum; sed tamen re quoque ipsa esse laetus volo

Venit ad nos ex iis quos amamus etiam absentibus gaudium, sed id leve et evanidum: conspectus et praesentia et conversatio habet aliquid vivae voluptatis, utique si non tantum quem velis sed qualem velis videas

Affer itaque te mihi, ingens munus, et quo magis instes, cogita te mortalem esse, me senem

Propera ad me, sed ad te prius

Profice et ante omnia hoc cura, ut constes tibi

Quotiens experiri voles an aliquid actum sit, observa an eadem hodie velis quae heri: mutatio voluntatis indicat animum natare, aliubi atque aliubi apparere, prout tulit ventus
Sbrigati, dunque, in modo che i tuoi progressi giovino a me e tu non debba imparare per un altro Io ne raccolgo già i frutti, quando mi immagino che noi saremo un'anima sola e il vigore che se n'è andato con l'età mi verrà dai tuoi anni, sebbene non ci sia tra noi molta differenza; ma voglio essere soddisfatto anche di come stanno le cose ora

Dalle persone che amiamo, se pure sono lontane, ci viene una gioia, lieve però e caduca: la vista, la presenza, i rapporti diretti danno un vivo piacere, soprattutto se abbiamo davanti, non solo la persona che vogliamo, ma come la vogliamo

Vieni, dunque, da me, mi farai un grande regalo e, per essere più pronto, pensa che tu sei mortale e io vecchio

Affréttati verso di me, ma prima ancora verso di te

Cerca di migliorare e innanzi tutto preoccupati di essere coerente con te stesso

Ogni volta che vuoi constatare se hai fatto qualche progresso, considera se oggi vuoi le stesse cose di ieri: un cambiamento di volontà indica che l'animo ondeggia e compare ora da una parte ora dall'altra, come lo porta il vento
Non vagatur quod fixum atque fundatum est: istud sapienti perfecto contingit, aliquatenus et proficienti provectoque

Quid ergo interest

hic commovetur quidem, non tamen transit, sed suo loco nutat; ille ne commovetur quidem

Vale

Amicum tuum hortare ut istos magno animo contemnat qui illum obiurgant quod umbram et otium petierit, quod dignitatem suam destituerit et, cum plus consequi posset, praetulerit quietem omnibus; quam utiliter suum negotium gesserit cotidie illis ostentet

Hi quibus invidetur non desinent transire: alii elidentur, alii cadent

Res est inquieta felicitas; ipsa se exagitat

Movet cerebrum non uno genere: alios in aliud irritat, hos in impotentiam, illos in luxuiam; hos inflat, illos mollit et totos resolvit

'At bene aliquis illam fert

' Sic, quomodo vinum
Se una cosa è salda e ha buone fondamenta, non va qua e là, e questa è una caratteristica del perfetto saggio e, in certa misura, anche di chi avanza e fa progressi

Dunque, che differenza c'è fra i due

Quest'ultimo, è scosso, tuttavia non si muove, ma vacilla sulla sua posizione; Il saggio non è neppure scosso

Stammi bene

Esorta il tuo amico a disprezzare orgogliosamente quelli che lo criticano perché ha scelto una vita umbratile e ritirata, perché ha lasciato la sua brillante posizione e, pur potendo arrivare più in alto, ha anteposto a tutto la tranquillità; mostri loro ogni giorno come abbia fatto utilmente il proprio interesse

Gli uomini oggetto di invidia sono destinati a scomparire: alcuni verranno eliminati, altri cadranno

La prosperità è inquieta; si tormenta da sé

Essa sconvolge la mente in svariati modi: eccita gli uomini a passioni diverse: gli uni alla sete di potere, gli altri alla lussuria; rende tronfi i primi, snerva e svigorisce completamente i secondi

Ma qualcuno la regge bene

Sì, come il vino
Itaque non est quod tibi isti persuadeant eum esse felicem qui a multis obsidetur: sic ad illum quemadmodum ad lacum concurritur, quem exhauriunt et turbant

'Nugatorium et inertem vocant

' Scis quosdam perverse loqui et significare contraria

Felicem vocabant: quid ergo

erat

Ne illud quidem curo, quod quibusdam nimis horridi animi videtur et tetrici

Ariston aiebat malle se adulescentem tristem quam hilarem et amabilem turbae; vinum enim bonum fieri quod recens durum et asperum visum est; non pati aetatem quod in dolio placuit

Sine eum tristem appellent et inimicum processibus suis: bene se dabit in vetustate ipsa tristitia, perseveret modo colere virtutem, perbibere liberalia studia, non illa quibus perfundi satis est, sed haec quibus tingendus est animus

Hoc est discendi tempus

'Quid ergo

aliquod est quo non sit discendum
Perciò non farti convincere da costoro che è felice chi è assediato da molte persone: corrono da lui come a una sorgente d'acqua che esauriscono e intorbidano

Lo chiamano buono a nulla e inetto

Sai che certe persone parlano a rovescio e dànno alle parole il significato opposto

Lo definivano felice: e allora

Lo era veramente

E non mi preoccupo neppure del fatto che secondo alcuni è troppo duro e severo

Aristone diceva di preferire un giovane austero a uno allegro e gradito alla folla; diventa un buon vino quello che, nuovo, sembrava acerbo e aspro; mentre il vino gradevole già nella botte non regge all'invecchiamento

Lascia che lo definiscano triste e nemico dei propri successi: quando sarà vecchio la sua stessa tristezza si rivelerà positiva, purché perseveri nel coltivare la virtù e si imbeva di studi liberali, non quelli con cui è sufficiente bagnarsi, ma questi in cui bisogna immergere lo spirito

Il tempo di imparare è questo

Come

C'è un tempo in cui non bisogna imparare

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' Minime; sed quemadmodum omnibus annis studere honestum est, ita non omnibus institui

Turpis et ridicula res est elementarius senex: iuveni parandum, seni utendum est

Facies ergo rem utilissimam tibi, si illum quam optimum feceris; haec aiunt beneficia esse expetenda tribuendaque, non dubie primae sortis, quae tam dare prodest quam accipere

Denique nihil illi iam liberi est, spopondit; minus autem turpe est creditori quam spei bonae decoquere

Ad illud aes alienum solvendum opus est negotianti navigatione prospera, agrum colenti ubertate eius quam colit terrae, caeli favore: ille quod debet sola potest voluntate persolvi
No; ma, mentre è giusto studiare a qualsiasi età, non lo è andare sempre a scuola

vergognoso e ridicolo che un vecchio sia ancòra alle nozioni elementari: il giovane deve prepararsi, il vecchio deve mettere a profitto

Farai, quindi, una cosa a te molto utile se renderai il tuo amico il migliore possibile; i benefici che si devono chiedere ed elargire, dicono, appartenenti senza dubbio alla categoria più alta, sono quelli che è utile sia fare che ricevere

Infine, costui non è più libero: ha dato la sua parola; ed è meno disonesto fallire ai danni di un creditore, che deludere una buona speranza

Il commerciante ha bisogno di una navigazione propizia per saldare i suoi debiti, l'agricoltore della fertilità del terreno che coltiva e di un clima favorevole: il tuo amico, invece, può pagare con la sola volontà il suo debito: la fortuna non vanta nessun diritto nella sfera morale
In mores fortuna ius non habet, Hos disponat ut quam tranquillissimus ille animus ad perfectum veniat, qui nec ablatum sibi quicquam sentit nec adiectum, sed in eodem habitu est quomodocumque res cedunt; cui sive aggeruntur vulgaria bona, supra res suas eminet, sive aliquid ex istis vel omnia casus excussit, minor non fit

Si in Parthia natus esset, arcum infans statim tenderet; si in Germania, protinus puer tenerum hastile vibraret; si avorum nostrorum temporibus fuisset, equitare et hostem comminus percutere didicisset

Haec singulis disciplina gentis suae suadet atque imperat

Quid ergo huic meditandum est
Regoli la sua condotta in modo che il suo spirito giunga alla perfezione in tutta tranquillità, senza fare caso a ciò che gli viene tolto o aggiunto, mantenendo, però sempre lo stesso atteggiamento comunque vadano le cose: se gli aumenteranno i beni graditi alla massa, se ne sentirà al di sopra; se la sorte gliene toglierà una parte o tutti, non si sentirà sminuito

Se fosse nato tra i Parti, già da fanciullo imparerebbe a tendere l'arco; se fosse nato in Germania, fin da piccolo scaglierebbe l'asta flessibile; se fosse vissuto ai tempi dei nostri avi, avrebbe imparato a cavalcare e a colpire il nemico combattendo corpo a corpo

il modo di vivere della propria gente a consigliare e a imporre ai singoli queste attività

Su che cosa, dunque, deve riflettere il tuo amico

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quod adversus omnia tela, quod adversus omne hostium genus bene facit, mortem contemnere, quae quin habeat aliquid in se terribile, ut et animos nostros quos in amorem sui natura formavit offendat, nemo dubitat; nec enim opus esset in id comparari et acui in quod instinctu quodam voluntario iremus, sicut feruntur omnes ad conservationem sui

Nemo discit ut si necesse fuerit aequo animo in rosa iaceat, sed in hoc duratur, ut tormentis non summittat fidem, ut si necesse fuerit stans etiam aliquando saucius pro vallo pervigilet et ne pilo quidem incumbat, quia solet obrepere interim somnus in aliquod adminiculum reclinatis

Mors nullum habet incommodum; esse enim debet aliquid cuius sit incommodum

Quod si tanta cupiditas te longioris aevi tenet
Su quello che serve contro ogni arma, contro ogni genere di nemici: il disprezzo della morte; essa ha in sé qualcosa di terribile, che affligge il nostro spirito per natura amante di se stesso: nessuno lo mette in dubbio; non sarebbe necessario prepararsi ed esercitarsi a un evento verso il quale andassimo per impulso volontario, così come tutti sono portati alla propria conservazione

Nessuno impara a starsene tranquillamente, se necessario, sopra un letto di rose, ma cerca di abituarsi a non cedere ai tormenti, a vegliare a difesa delle fortificazioni, in caso di bisogno, stando in piedi, talvolta anche ferito, e a non appoggiarsi al giavellotto, perché spesso il sonno sorprende chi si appoggia a un sostegno

La morte non provoca nessun danno; altrimenti dovrebbe esserci qualcosa che subisce questo danno

Se desideri tanto una vita più lunga
cogita nihil eorum quae ab oculis abeunt et in rerum naturam, ex qua prodierunt ac mox processura sunt, reconduntur consumi: desinunt ista, non pereunt, et mors, quam pertimescimus ac recusamus, intermittit vitam, non eripit; veniet iterum qui nos in lucem reponat dies, quem multi recusarent nisi oblitos reduceret

Sed postea diligentius docebo omnia quae videntur perire mutari

Aequo animo debet rediturus exire

Observa orbem rerum in se remeantium: videbis nihil in hoc mundo exstingui sed vicibus descendere ac surgere

Aestas abit, sed alter illam annus adducet; hiemps cecidit, referent illam sui menses; solem nox obruit, sed ipsam statim dies abiget

Stellarum iste discursus quidquid praeterit repetit; pars caeli levatur assidue, pars mergitur
pensa che nessuno degli esseri che spariscono al nostro sguardo e si nascondono in seno alla natura, da dove sono usciti e presto usciranno di nuovo, si consuma: ogni cosa finisce, ma non si annienta; la morte che tanto temiamo e rifiutiamo, interrompe la vita, non la elimina; verrà di nuovo il giorno che ci riporterà alla luce, ma molti lo rifiuterebbero se non tornassero ormai dimentichi del passato

In seguito ti spiegherò più scrupolosamente come tutto ciò che sembra finire, in realtà muta

Siamo destinati a tornare, e dobbiamo, perciò uscire serenamente dalla vita

Osserva il corso delle cose che ritornano in se stesse: vedrai che nulla a questo mondo si estingue, ma alternativamente declina e risorge

L'estate se n'è andata, ma l'anno venturo la ricondurrà con sé; l'inverno è finito, lo riporteranno i mesi che gli sono propri; la notte ha oscurato il sole, ma sùbito il giorno la scaccerà a sua volta

Gli astri ripercorrono nella loro corsa gli spazi già attraversati; di continuo una parte del cielo si solleva, una parte sprofonda

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Denique finem faciam, si hoc unum adiecero, nec infantes [nec] pueros nec mente lapsos timere mortem et esse turpissimum si eam securitatem nobis ratio non praestat ad quam stultitia perducit

Vale

Quod maximum vinculum est ad bonam mentem, promisisti virum bonum, sacramento rogatus es

Deridebit te, si quis tibi dixerit mollem esse militiam et facilem

Nolo te decipi

Eadem honestissimi huius et illius turpissimi auctoramenti verba sunt: 'uri, vinciri ferroque necari'

Ab illis qui manus harenae locant et edunt ac bibunt quae per sanguinem reddant cavetur ut ista vel inviti patiantur: a te ut volens libensque patiaris

Illis licet arma summittere, misericordiam populi temptare: tu neque summittes nec vitam rogabis; recta tibi invictoque moriendum est
Concludo, ma voglio aggiungere ancora una cosa: gli infanti, i fanciulli, i pazzi non temono la morte; e allora è proprio vergognoso che la ragione non sia in grado di darci quella serenità interiore a cui porta l'assenza di raziocinio

Stammi bene

Hai promesso di essere un uomo virtuoso, ti sei impegnato con un giuramento: e questo è il vincolo più grande per arrivare alla saggezza

Se uno ti dicesse che è un'impresa facile e agevole, ti schernirebbe

Non voglio che tu sia ingannato

Le parole di questo giuramento, che è il più onorevole, e di quello dei gladiatori, che è il più disonorevole, sono identiche: Sopportare il fuoco, le catene e la morte di spada

Dai gladiatori che prestano le loro mani all'arena e mangiano e bevono quanto dovranno restituire col sangue, si esige che sopportino questi tormenti anche controvoglia: da te, che tu lo faccia volontariamente e di buon grado

A loro è concesso abbassare le armi e invocare la pietà del popolo: tu non potrai arrenderti, e neppure chiedere grazia della vita; devi morire in piedi e invitto
Quid porro prodest paucos dies aut annos lucrificare

sine missione nascimur

'Quomodo ergo' inquis 'me expediam

' Effugere non potes necessitates, potes vincere

Fit via vi; et hanc tibi viam dabit philosophia

Ad hanc te confer si vis salvus esse, si securus, si beatus, denique si vis esse, quod est maximum, liber; hoc contingere aliter non potest

Humilis res est stultitia, abiecta, sordida, servilis, multis affectibus et sacrissimis subiecta

Hos tam graves dominos, interdum alternis imperantes, interdum pariter, dimittit a te sapientia, quae sola libertas est

Una ad hanc fert via, et quidem recta; non aberrabis; vade certo gradu

Si vis omnia tibi subicere, te subice rationi; multos reges, si ratio te rexerit

Ab illa disces quid et quemadmodum aggredi debeas; non incides rebus
A che serve, poi, guadagnare pochi giorni o pochi anni

Siamo nati per combattere a oltranza

E come me la caverò

chiedi Non puoi sfuggire al destino, puoi solo vincerlo

Ci si apre la strada con la forza, e questa strada te la indicherà la filosofia

Volgiti a essa, se vuoi essere salvo, sereno, felice, e infine, se vuoi essere, e questo è il massimo, libero; non si può diventarlo in altro modo

La stoltezza è cosa meschina, ignobile, sordida, da schiavi, soggetta a molte, violentissime passioni

La saggezza, l'unica vera libertà, allontana da te dei padroni tanto gravosi, che comandano un po' alternativamente, un po' tutti insieme

E alla saggezza porta un'unica via e diritta; non puoi sbagliare; avanza con passo sicuro

Se vuoi sottomettere a te ogni cosa, sottomettiti alla ragione; farai da guida a molti se la ragione farà da guida a te

Da essa imparerai che cosa devi intraprendere e in che modo; non ti imbatterai inaspettatamente negli eventi

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Neminem mihi dabis qui sciat quomodo quod vult coeperit velle: non consilio adductus illo sed impetu impactus est

Non minus saepe fortuna in nos incurrit quam nos in illam

Turpe est non ire sed ferri, et subito in medio turbine rerum stupentem quaerere, 'huc ego quemadmodum veni

' Vale

Merito exigis ut hoc inter nos epistularum commercium frequentemus

Plurimum proficit sermo, quia minutatim irrepit animo: disputationes praeparatae et effusae audiente populo plus habent strepitus, minus familiaritatis

Philosophia bonum consilium est: consilium nemo clare dat

Aliquando utendum est et illis, ut ita dicam, contionibus, ubi qui dubitat impellendus est; ubi vero non hoc agendum est, ut velit discere, sed ut discat, ad haec submissiora verba veniendum est
Tu non puoi citarmi nessuno che sappia come ha cominciato a volere le cose che vuole: non vi è giunto di proposito, vi è capitato seguendo un impulso

La fortuna ci viene incontro tanto spesso quanto noi andiamo incontro a lei

vergognoso non avanzare, ma essere trascinati e, trovandosi improvvisamente in mezzo alla tempesta degli eventi, chiedersi stupiti: Come sono arrivato a questo punto

Stammi bene

giusta la tua richiesta di intensificare questo nostro carteggio

Una conversazione alla buona giova moltissimo, poiché si insinua nell'anima a poco a poco: le dissertazioni preparate ed esposte alla presenza del pubblico hanno più risonanza, ma sono meno familiari

La filosofia è un buon consiglio: e nessuno dà consigli ad alta voce

A volte bisogna ricorrere anche a quelle così dette concioni, quando bisogna stimolare una persona incerta; quando, però lo scopo non è di ottenere che voglia imparare, ma che impari, bisogna ricorrere a queste parole più sommesse

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