[29] Anuli distinxere alterum ordinem a plebe, ut semel coeperant esse celebres, sicut tunica ab anulis senatum quamquam et hoc sero, vulgoque purpura latiore tunicae usos invenimus etiam praecones, sicut patrem L Aelii Stilonis Praeconini ob id cognominati sed anuli plane tertium ordinem mediumque plebei et patribus inseruere, ac quod antea militares equi nomen dederant, hoc nunc pecuniae indices tribuunt nec pridem id factum [30] divo Augusto decurias ordinante maior pars iudicum in ferreo anulo fuit iique non equites, sed iudices vocabantur equitum nomen subsistebat in turmis equorum publicorum iudicum quoque non nisi quattuor decuriae fuere primo, vixque singula milia in decuriis inventa sunt, nondum provinciis ad hoc munus admissis, servatumque in hodiernum est, ne quis e novis civibus in iis iudicaret |
[29] Gli anelli distinsero l'altro ordine dalla plebe, non appena cominciarono ad essere frequenti, come la tunica il senato dagli anelli Sebbene anche ciò tardivo, e generalmente troviamo anche i banditori abituati ad una tunica di porpora più ampia, come il padre di L Elio Stilone soprannominato da ciò Preconino Ma gli anelli inserirono facilmente un terzo ordine in mezzo alla plebe e ai senatori, e prima i cavalli militari avevano diffuso questo nome, ora lo attribuiscono gli indici della ricchezza Ciò accaduto da tempo [30] Quando il divino Augusto riodinò le decurie la maggior parte dei giudici si trovò con l'anello di ferro e questi erano chiamati giudici non cavalieri Il nome di cavalieri restava alle schiere dei cavalli dello stato Anche di giudici all'inizio non ci furono se non quattro decurie, e a stento furono trovate singole migliaia nelle decurie, non essendo state ancora ammesse le province a questo compito, ed è riservato ancora oggi, affinchè qualcuno fra i nuovi cittadini non si considerasse fra essi |
[31] decuriae quoque ipsae pluribus discretae nominibus fuere, tribunorum aeris et selectorum et iudicum praeter hos etiamnum nongenti vocabantur ex omnibus electi ad custodiendas suffragiorum cistas in comitiis et divisus hic quoque ordo erat superba usurpatione nominum, cum alius se nongentum, alius selectum, alius tribunum appellaret [32] Tiberii demum principatu nono anno in unitatem venit equester ordo, anulorum auctoritati forma constituta est C Asinio Pollione C Antistio Vetere cos anno urbis conditae DCCLXXV, quod miremur, futtili paene de causa, cum C Sulpicius Galba, iuvenalem famam apud principem popinarum poenis aucupatus, questus esset in senatu, volgo institores eius culpae defendi anulis |
[31] Anche le stesse decurie furono distinte con diversi nomi, dei tribuni dell'erario e degli eletti e dei giudici Oltre a questi erano chiamati anche i novecento scelti fra tutti per custodire le ceste dei suffragi nei comizi Ed anche quest'ordine era diviso con superba appropriazione dei nomi, poiché uno si chiamava novecento, un altro scelto, un altro tribuno [32] Finalmente nel nono anno del principato di Tiberio l'ordine equestre si unificò, sotto il consolato di C Asinio Pollione e C Antistio Vetere nell'anno 775 della fondazione della città fu stabilito il sistema per l'importanza degli anelli, cosa che guardiamo stupiti, per un motivo quasi futile, poichè C Sulpicio Galba, procuratosi una fama giovanile presso il principe con le multe delle taverne, si era lamentato in senato, che generalmente i venditori di questa colpa erano protetti dagli anelli Stabilito per questa ragione, che non ci fosse il diritto se non per colui per il quale nato libero egli stesso, dal padre, dal nonno paterno ci fosse un censo di 400 |
hac de causa constitutum, ne cui ius esset nisi qui ingenuus ipse, patre, avo paterno HS CCCC census fuisset et lege Iulia theatrali in quattuordecim ordinibus sedisset postea gregatim insigne id adpeti coeptum [33] propter haec discrimina C princeps decuriam quintam adiecit, tantumque enatum est fastus, ut, quae sub divo Augusto impleri non potuerant, decuriae non capiant eum ordinem, passimque ad ornamenta ea etiam servitute liberati transiliant, quod antea numquam erat factum, quoniam ferreo anulo et equites iudicesque intellegebantur adeoque id promiscuum esse coepit, ut apud Claudium Caesarem in censura eius unus ex equitibus Flavius Proculus CCCC ex ea causa reos postularet ita dum separatur ordo ab ingenuis, communicatus est cum servitiis |
000 sesterzi e fosse seduto entro i quattordici gradini secondo la legge Iulia sul teatro Poi cominciò in massa ad essere richiesto questo segno distintivo [33] Per queste distinzioni il principe Gaio agiunse la quinta, e nacque tanta superbia, che, le decurie che non avevano potuto essere completate sotto Augusto, non racchiudono quest'ordine, e qua e là giungono a questi ornamenti anche quelli liberati dalla schiavitù, il che non era mai successo prima, perché con l'anello di ferro erano distinti anche cavalieri e giudici Pertanto ciò cominciò ad essere promiscuo, cosicchè Flavio Proculo uno fra i cavalieri nella sua censura accusò presso l'imperatore Claudio 400 colpevoli per questo motivo Così mentre si separa l'ordine dai nati liberi, si condivise con i servi |
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Latino: dall'autore Plinio il Vecchio, opera Naturalis Historia parte Libro 18, Paragrafi 70-123
[34] indicum autem appellatione separare eum ordinem primi omnium instituere Gracchi discordi popularitate in contumeliam senatus, mox debellata auctoritas nominis vario seditionum eventu circa publicanos substitit et aliquamdiu tertiae sortis viri publicani fuere M Cicero demum stabilivit equestre nomen in consulatu suo Catilinianis rebus, ex eo ordine profectum se celebrans eiusquevires peculiari popularitate quaerens ab illo tempore plane hoc tertium corpus in re p factum est, coepitque adici senatui populoque Romano et equester ordo qua de causa et nunc post populum scribitur, quia novissime coeptus est adici [35] Equitum quidem etiam nomen ipsum saepe variatum est, in iis quoque, qui id ab equitatu trahebant |
[34] I Gracchi primi di tutti stabilirono di separare quest'ordine con la denominazione quindi di giudici in oltraggio del senato per una discorde popolarità, poi l'autorità del nome sparita per una molteplice vicenda di sedizioni sopravvisse presso i pubblicani e per qualche tempo i pubblicani fuono della terza potenza M Cicerone infine durante il suo consolato consolidò il nome equestre durante gli eventi di Catilina, vantando se stesso uscito da quest'ordine e cercando gli appoggi per la sua particolare popolarità Da quel tempo facilmente questo divenne il terzo corpo nella repubblica, e cominciò ad essere aggiunto al senato e al popolo romano anche l'ordine equestre Per la quale ragione anche ora si scrive dopo il popolo, perché cominciò molto recentemente ad essere aggiunto [35] Perfino anche il nome stesso dei cavalieri è stato cambiato spesso, anche tra quelli, che lo traevano dalla cavalleria |
celeres sub Romulo regibusque sunt appellati, deinde flexuntes, postea trossuli, cum oppidum in Tuscis citra Volsinios p VIIII sine ullo peditum adiumento cepissent eius vocabuli, idque duravit ultra C Gracchum [36] Iunius certe, qui ab amicitia eius Gracchanus appellatus est, scriptum reliquit his verbis: Quod ad equestrem ordinem attinet, antea trossulos vocabant, nunc equites vocant ideo, quia non intellegunt trossulos nomen quid valeat, multosque pudet eo nomine appellari et causam, quae supra indicata est, exponit invitosque etiamnum tamen trossulos vocari [37] Sunt adhuc aliquae non omittendae in auro differentiae auxilia quippe et externos torquibus aureis donavere, at cives non nisi argenteis, praeterque armillas civibus dedere, quas non dabant externis [38] Iidem, quo magis miremur, coronas ex auro dedere et civibus |
Furono chiamati celeri sotto Romolo e i re, poi flessunti, dopo trossuli, avendo preso in Etruria senza alcun aiuto dei fanti una città di questo nome a 9 miglia al di qua di Bolsena, e questo durò oltre C Gracco [36] Sicuramente Giunio, che fu chiamato Graccano per l'amicizia di costui, lasciò uno scritto con queste parole: Ciò che riguarda l'ordine equestre, prima li chiamavano trossuli, ora dicono cavalieri perciò, non capiscono che nome significa trossuli, e molti si vergognano di essere chiamati con quel nome Espone anche la ragione, che è stata indicata sopra, che anche quelli che non vogliono tuttavia sono chiamati ancora trossuli [37] Ci sono ancora alcune distinzioni da non tralasciare circa l'oro Anche agli ausiliari e agli stranieri si donarono collane dorate, e ai cittadini se non d'argento, e inoltre dettero ai cittadini bracciali, che non davano agli stranieri [38] Gli stessi, quanto più li ammiriamo, dettero corone di oro anche ai cittadini |
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Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 31, Paragrafi 42-74
Latino: dall'autore Plinio il Vecchio, opera Naturalis Historia parte Libro 31, Paragrafi 42-74
quis primus donatus sit ea, non inveni equidem; quis primus donaverit, a L Pisone traditur: A Postumius dictator apud lacum Regillum castris Latinorum expugnatis eum, cuius maxime opera capta essent hanc coronam ex praeda is dedit II l, item L Lentulus consul Servio Cornelio Merendae Samnitum oppido capto, sed hic quinque librarum; trium Piso Frugi filium ex privata pecunia donavit eamque coronam testamento ei praelegavit [39] Deorum honoris causa in sacris nihil aliud excogitatum est quam ut auratis cornibus hostiae, maiores dumtaxat, immolarentur sed in milita quoque in tantum adolevit haec luxuria, ut M Bruti e Philippicis campis epistulae reperiantur frementis fibulas tribunicias ex auro geri ita, Hercules idem enim tu, Brute, mulierum pedibus aurum gestatum tacuisti |
Non ho scoperto certo chi per primo abbia avuto in dono queste cose; chi per primo abbia fatto dono, è tramandato da L Pisone: il dittatore A Postumio espugnati gli accampamenti dei Latini presso il lago Regillo (premiò) colui, per impresa del quale avvenissero soprattutto le conquiste Gli dette dal bottino questa corona di 2 libbre, ugualmente il console L Lentulo a Servio Cornelio Merenda dopo che era stata presa una città dei Sanniti, ma qui di cinque libbre; Pisone Frugi dal patrimonio privato donò al figlio una di tre libbre e gli lasciò questa corona per testamento [39] A motivo dell'onore degli dei nient'altro si è pensato che le vittime, almeno le maggiori, fossero immolate con le corna dorate Ma anche nella milizia questo lusso crebbe tanto, che sono trovate lettere di M Bruto dai campi di Filippi che rimprovera che erano portate fibbie di tribuni di oro Dunque, per Ercole Infatti tu stesso, Bruto, tacesti l'oro portato dai piedi delle donne |
et nos sceleris arguimus illum, qui primus auro dignitatem per anulos fecit habeant in lacertis iam quidem et viri, quod ex Dardanis venit, itaque et Dardanium vocabatur; viriolae Celtice dicuntur, viriae Celtiberice; [40] habeant feminae in armillis digitisque totis, collo, auribus, spiris; discurrant catenae circa latera et in secreto margaritarum sacculi e collo dominarum auro pendeant, ut in somno quoque unionum conscientia adsit: etiamne pedibus induetur atque inter stolam plebemque hunc medium feminarum equestrem ordinem faciet honestius viri paedagogiis id damus, balineasque dives puerorum forma convertit [41] iam vero et Harpocraten statuasque Aegyptiorum numinum in digitis viri quoque portare incipiunt |
E noi accusiamo di crimine quello, che per primo rese dignità all'oro attraverso gli anelli Ne abbiano pure sulle braccia anche gli uomini, il che deriva dai Dardani, perciò era chiamato anche dardanio; sono detti viriole in lingua celtica, virie in lingua celtiberica; [40] l'abbiano le donne sui bracciali e tutte le dita, sul collo, alle orecchie, sulle trecce; le catene si muovino intorno ai fianchi e di nascosto pendano con l'oro sacchetti di perle dal collo delle matrone, cosicché anche nel sonno ci sia la consapevolezza delle grosse perle: si indossi anche ai piedi e faccia questo ordine equestre in mezzo fra la donna ricca e la plebe Più onestamente noi uomini lo diamo ai pedagoghi, e la ricca bellezza dei giovani attira i frequentatori delle terme [41] Ormai purtroppo anche gli uomini cominciano a portare Arpocrate e le statuette degli Egiziani sulle dita |
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Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 07, Paragrafi 116 - 172
Latino: dall'autore Plinio il Vecchio, opera Naturalis Historia parte Libro 07, Paragrafi 116 - 172
fuit et alia Claudii principatu differentia insolens iis, quibus admissiones liberae ius dedissent imaginem principis ex auro in anulo gerendi, magna criminum occasione, quae omnia salutaris exortus Vespasiani imperatoris abolevit aequaliter publicando principem de anulis aureis usuque eorum hactenus sit dictum [42] Proximum scelus fuit eius, qui primus ex auro denarium signavit, quod et ipsum latet auctore incerto populus Romanus ne argento quidem signato ante Phyrrhum regem devictum usus est libralis, unde etiam nunc libella dicitur et dupondius adpendebatur assis; quare aeris gravis poena dicta, et adhuc expensa in rationibus dicuntur, item inpendia et dependere, [43] quin et militum stipendia, hoc est stipis pondera, dispensatores, libripendes, qua consuetudine in iis emptionibus, quae mancipi sunt, etiam nunc libra interponitur |
Ci fu anche un'altra distinzione arrogante durante il principato di Claudio per quelli, a cui le libere frequentazioni avessero concesso il diritto di portare l'immagine del principe in oro sull'anello, con grande occasione di accuse, l'arrivo salutare dell'imperatore Vespasiano abolì tutte queste cose con l'avvicinare pubblicamente ugualmente il principe Circa gli anelli d'oro e il loro uso sia abbastanza quello che è stato detto [42] Il crimine successivo fu di colui, che per primo coniò il denaro con l'oro, questo stesso anche è celato per l'autore incerto Il popolo romano non usò neppure l'argento coniato prima che il re Pirro fosse sconfitto Era usato l'asse di una libbra, da cui anche ora è detta libella e due assi; perciò la pena detta di bronzo pesante, e nei conti sono ancora dette spese, anche dispendi e spendere, [43] anzi anche le paghe dei soldati, cioè stipendi, dispensatori, libripendi, con la quale abitudine s'introduce anche ora la bilancia in quegli acquisti, che sono vendite |
Servius rex primus signavit aes antea rudi usos Romae Timaeus tradit signatum est nota pecudum, unde et pecunia appellata maximus census CXX assium fuit illo rege, et ideo haec prima classis [44] Argentum signatum anno urbis CCCCLXXXV, Q Ogulnio C Fabio cos, quinque annis ante primum Punicum bellum et placuit denarium pro X libris aeris valere, quinarium pro V, sestertium pro dupondio ac semisse librale autem pondus aeris inminutum est bello Punico primo, cum inpensis res p non sufficeret, constitutumque ut asses sextantario pondere ferirentur ita quinque partes lucri factae, dissolutumque aes alienum [45] nota aeris eius fuit ex altera parte Ianus geminus, ex altera rostrum navis, in triente vero et quadrante rates quadrans antea teruncius vocatus a tribus unciis postea Hannibale urguente Q |
Il re Servio per primo coniò il rame Timeo tramanda gli usi di quello grezzo prima a Roma Fu impressa l'immagine del gregge, da cui chiamata anche pecunia Il massimo censo fu di 120 assi sotto quel re, e perciò questa la prima classe [44] L'argento coniato nell'anno 485 della città, consoli Q Ogulnio e C Fabio, cinque anni prima della prima guerra punica E si gradì che il denaro valesse come 10 libbre di bronzo, il quinario come 5, il sesterzio come 2 e mezzo Poi durante la prima guerra punica, non reggendo la repubblica alle spese, fu diminuito il peso di una libbra di bronzo, e fu stabilito affinché gli assi fossero coniati col peso sestario Ricavate così cinque parti di guadagno, e saldato il debito [45] Giano bifronte fu l'immagine di questa moneta di rame da una parte, dall'altra il rostro di una nave, invece nel triente e nel quadrante le navi Il quadrante detto prima teruncio dalle tre once Poi mentre Annibale incalzava, dittatore Q |
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Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 19, Paragrafi 66-69
Latino: dall'autore Plinio il Vecchio, opera Naturalis Historia parte Libro 19, Paragrafi 66-69
Fabio Maximo dictatore asses unciales facti, placuitque denarium XVI assibus permutari, quinarium octonis, sestertium quaternis ita res p dimidium lucrata est, in militari tamen stipendio semper denarius pro X assibus datus est [46] notae argenti fuere bigae atque quadrigae; inde bigati quadrigatique dicti mox lege Papiria semunciarii asses facti Livius Drusus in tribunatu plebei octavam partem aeris argento miscuit is, qui nunc victoriatus appellatur, lege Clodia percussus est; antea enim hic nummus ex Illyrico advectus mercis loco habebatur est autem signatus Victoria, et inde nomen [47] Aureus nummus post annos LI percussus est quam argenteus ita, ut scripulum valeret sestertios vicenos, quod efficit in libram ratione sestertii, qui tunc erat, VDCCLX |
Fabio Massimo, fatti assi di un'oncia, e si volle che un denaro fosse valutato in 16 assi, un quinario otto, un sesterzio quattro Così la repubblica guadagnò la metà, tuttavia nella paga militare fu dato sempre un denaro per 10 assi [46] I disegni dell'argento furono bighe e quadrighe; poi detti bigati e quadrigati In seguito per la legge Papiria fatti assi di mezza oncia Livio Druso nel tribunato della plebe mescolò un'ottava parte di rame all'argento Questa, che ora è detta vittoriano, fu coniata con la legge Clodia; infatti prima questa moneta portata dalla zona illirica era tenuta al posto della merce E' inoltre impressa la Vittoria, da qui anche il nome [47] La moneta d'oro fu coniata 51 anni dopo quella d'argento così, che lo scrupulo valesse venti sesterzi, il che significò in rapporto del sesterzio, che c'era allora, verso la libbra, 755 |