Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 17, Paragrafi 212-218, pag 3

Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 17, Paragrafi 212-218

Latino: dall'autore Plinio il Vecchio, opera Naturalis Historia parte Libro 17, Paragrafi 212-218
[217] quid ergo [217] Cosa dunque
non et vites algore intereunt Non muoiono anche le viti per il freddo
hoc quidem est, quo deprehendatur soli vitium, quoniam non evenit nisi in frigido Questo è certo, come si comprende, un difetto del suolo, poiché non accade se non nel (suolo) freddo

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Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 21, Paragrafi 31-35

Latino: dall'autore Plinio il Vecchio, opera Naturalis Historia parte Libro 21, Paragrafi 31-35

itaque per hiemes caeli rigorem probamus, non soli Pertanto accettiamo durante gli inverni il freddo del clima, non del suolo
nec infirmissimae arbores gelu periclitantur, sed maximae, vexatisque ita cacumina prima inarescunt, quoniam praestrictus non potuit eo pervenire umor Sono in pericolo per il gelo non gli alberi molto deboli, ma i più grandi, e a quelli tormentati inaridiscono così prima le cime, perché la linfa ghiacciata non può giungere là

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Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 23, Paragrafi 69-72

Latino: dall'autore Plinio il Vecchio, opera Naturalis Historia parte Libro 23, Paragrafi 69-72

[218] Arborum quidam communes morbi, quidam privati generum [218] Comuni alcune malattie degli alberi, alcune specifiche dei generi
communis vermiculatio et sideratio ac dolor membrorum, unde partium debilitas, societate nominum quoque cum hominis miseriis Comune la presenza di vermi e la siderazione e il dolore delle membra, da cui la debolezza delle parti, con l'associazione dei nomi anche con i malanni dell'uomo

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Latino: dall'autore Plinio il Vecchio, opera Naturalis Historia parte Libro 36, Paragrafi 163-178

trunca dicimus certe corpora et oculos germinum exustos ac multa simili sorte Diciamo certamente che i tronchi (sono) corpi e gli occhi dei germogli bruciati e molte cose con simile funzione