Livio, Ab urbe condita: Libro 37; 41 - 45

Livio, Ab urbe condita: Libro 37; 41 - 45

Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 37; 41 - 45
[41] Rex ipse in dextro cornu erat; Seleucum filium et Antipatrum fratris filium in laevo praeposuit; media acies tribus permissa, Minnioni et Zeuxidi et Philippo, magistro elephantorum

Nebula matutina, crescente die leuata in nubes, caliginem dedit; umor inde ab austro velut * perfudit omnia; quae nihil admodum Romanis, eadem perincommoda regiis erant; nam et obscuritas lucis in acie modica Romanis non adimebat in omnis partes conspectum et umor toto fere graui armatu nihil gladios aut pila hebetabat; regii tam lata acie ne ex medio quidem cornua sua conspicere poterant, nedum extremi inter se conspicerentur, et umor arcus fundasque et iaculorum amenta emollierat

Falcatae quoque quadrigae, quibus se perturbaturum hostium aciem Antiochus crediderat, in suos terrorem verterunt
[41] Il re stava nellala destra; alla sinistra mise a capo il figlio Seleuco e il nipote Antipatro; il centro fu affidato a tre capi, Minnione, Zeuxide, e Filippo, comandante degli elefanti

La nebbia della mattina, sollevandosi con lavanzare del giorno a formare delle nubi, causò una caligine; quindi poi lumidità, come spinta da vento di sud, dilagò dappertutto; infatti questa, che non molestava affatto i Romani, era invece noiosissima per i soldati del re; perché la luce annebbiata, dato il modesto schieramento, non toglieva ai Romani la possibilità di vedere in ogni senso, e lumidità, essendo quasi tutta armatura pesante, non spuntava per nulla le spade e i giavellotti; i soldati del re con uno spiegamento così ampio di forze non riuscivano, non dico a vedersi tra di loro da una estremità allaltra, ma neppure a vedere dal centro le ali; lumidità aveva allentato gli archi, le fonde e le correggie dei giavellotti

Anche le quadrighe falcate , con cui Antioco aveva creduto di mettere in disordine la schiera nemica, riversarono il panico tra i suoi uomini
Armatae autem in hunc maxime modum erant: cuspides circa temonem ab iugo decem cubita exstantis uelut cornua habebant, quibus, quidquid obvium daretur, transfigerent, et in extremis iugis binae circa eminebant falces, altera aequata iugo, altera inferior in terram devexa, illa ut, quidquid ab latere obiceretur, abscideret, haec ut prolapsos subeuntisque contingeret; item ab axibus rotarum utrimque binae eodem modo diversae deligabantur falces

Sic armatas quadrigas, quia, si in extremo aut in medio locatae forent, per suos agendae erant, in prima acie, ut ante dictum est, locaverat rex
Esse erano armate pressa poco in questa guisa: avevano ai lati del timone due cuspidi sporgenti dal giogo per due cubiti a guisa di corna, e con queste trapassavano ogni ostacolo che incontrassero, e alle due estremità del giogo sporgevano due falci per parte, una disposta alla pari col giogo, laltra più bassa curvata verso terra: la prima per tagliare quanto si opponesse ai lati, la seconda per raggiungere quelli che venivano a cadere dinanzi o si avvicinavano troppo; del pari, agli assi delle ruote di qua e di là allo stesso modo erano legate due falci per parte, rivolte in senso diverso

Le quadrighe così armate erano state collocate dal re, come sè detto sopra, in prima fila, perché, se fossero state poste al centro o in coda, doveva farle passare attraverso i propri uomini
Quod ubi Eumenes vidit, haud ignarus, quam anceps esset pugnae et auxilii genus, si quis pavorem magis equis iniceret, quam iusta adoriretur pugna, Cretenses sagittarios funditoresque et iaculatores equitum non confertos, sed quam maxime possent dispersos excurrere iubet et ex omnibus simul partibus tela ingerere

Haec velut procella partim vulneribus missilium undique coniectorum partim clamoribus dissonis ita consternavit equos, ut repente velut effrenati passim incerto cursu ferrentur; quorum impetus et leuis armatura et expediti funditores et velox Cretensis momento declinabant; et eques insequendo tumultum ac pauorem equis camelisque, et ipsis simul consternatis, augebat clamore et ab alia circumstantium turba multiplici adiecto
Quando Eumene si rese conto di questo, non ignorando come sarebbe stato un modo discutibile di combattere e di dare aiuto se si faceva paura ai cavalli più che assalire con un combattimento regolare, ordina agli arcieri, ai frombolieri e ai lanciatori della cavalleria di fare una scorreria non già serrati, ma sparsi più che potevano, e riversare i loro proiettili contemporaneamente da tutte le parti

Questa specie di uragano, parte per le ferite prodotte dai dardi che piovevano da ogni lato, parte per le grida dai suoni più diversi atterri i cavalli in modo che a un tratto sfrenati correvano a caso di qua e di là, mentre larma leggiera e i frombolieri celeri e i Cretesi veloci ne scansavano gli urti dun balzo; e i cavalieri dandosi allinseguimento accrescevano la confusione e la paura nei cavalli e nei cammelli, già atterriti anche questi insieme con quelli: a tutto si aggiungevano le grida che si incrociavano anche dalla accozzaglia di gente che era attorno

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Livio, Ab urbe condita: Libro 26; 11-20

Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 26; 11-20

Ita medio inter duas acies campo exiguntur quadrigae; amotoque inani ludibrio, tum demum ad iustum proelium signo utrimque dato concursum est

[42] Ceterum vana illa res verae mox cladis causa fuit

Auxilia enim subsidiaria, quae proxima locata erant, pavore et consternatione quadrigarum territa et ipsa in fugam versa nudarunt omnia usque ad cataphractos equites

Ad quos cum dissipatis subsidiis pervenisset equitatus Romanus, ne primum quidem impetum sustinuerunt; pars eorum fusi sunt, alii propter gravitatem tegumentorum armorumque oppressi [sunt]

Totum deinde laevum cornu inclinavit, et turbatis auxiliaribus, qui inter equitem et quos appellant phalangitas erant, usque ad mediam aciem terror pervenit
Così dalla pianura interposta fra i due eserciti sono cacciate via le quadrighe, e solo dopo aver rimosso linutile e ridicolo armamentario, al segnale dato da ambe le parti, si venne alla vera battaglia

[42] Eppure, quella parvenza di battaglia fu ben presto la causa di un disfatta reale

Questo perché le truppe di rincalzo, che erano collocate più vicino, spaventate dal panico e dallo sompiglio delle quadrighe, volte anchesse in fuga, lasciarono scoperto tutto il terreno fino ai cavalieri catafratti

Quando la cavalleria romana, disperse le truppe ausiliari, arrivò fino a questi, essi non ressero neppure al primo urto: parte furono sbaragliati, parte rimasero paralizzati dal peso delle armature che li coprivano

Poi tutta lala sinistra ripiegò: messe in disordine le truppe di rinforzo che erano tra la cavalleria e i cosidetti falangiti, il panico si estese fino al centro dello schieramento
Ibi simul perturbati ordines et impeditus intercursu suorum usus praelongarum hastarumsarisas Macedones vocant, intulere signa Romanae legiones et pila in perturbatos coniecere

Ne interpositi quidem elephanti militem Romanum deterrebant, adsuetum iam ab Africis bellis et vitare impetum belvae et ex transverso aut pilis incessere aut, si propius subire posset, gladio nervos incidere

Iam media acies fere omnis a fronte prostrata erat, et subsidia circumita ab tergo caedebantur, cum in parte alia fugam suorum et prope iam ad ipsa castra clamorem paventium accepere
Là appena fu rotto lo schieramento e luso delle aste lunghe (i Macedoni le chiamavano sarisse) fu impedito dal correre dei compagni in mezzo ad esse, le legioni romane vi penetrarono con le loro insegne e si dettero a tirare giavellotti sui nemici in disordine

Neppure la presenza degli elefanti collocati in mezzo spaventava i soldati romani, ormai abituati dalle guerre dAfrica a scansare lassalto di questi bestioni, e di traverso li assalivano coi giavellotti, o, se riuscivano ad accostarsi di più, ne recidevano con la spada i garretti

Già più o meno tutto il centro del fronte era crollato, e i rinforzi, circondati alle spalle, erano fatti a pezzi, quando i Romani sentirono in unaltra parte i compagni fuggire e le grida di spavento arrivare fin quasi agli accampamenti

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Livio, Ab urbe condita: Libro 21; 41-50

Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 21; 41-50

Namque Antiochus a dextro cornu, cum ibi fiducia fluminis nulla subsidia cerneret praeter quattuor turmas equitum, et eas, dum applicant se suis, ripam nudantis, impetum in eam partem cum auxiliis et cataphracto equitatu fecit; nec a fronte tantum instabat, sed circumito a flumine cornu iam ab latere urgebat, donec fugati equites primum, dein proximi peditum effuso cursu ad castra compulsi sunt

[43] Praeerat castris M Aemilius tribunus militum, M Lepidi filius, qui post paucos annos pontifex maximus factus est
Infatti Antioco, movendo dalla sua ala destra, visto che in quel settore non cerano rinforzi (tanto si faceva assegnamento sulla protezione del fiume) tranne quattro squadroni di cavaiiena, e questi per di più, nellintento di congiungersi ai compagni, scoprivano la riva, fece irruzione in quella parte con le forze ausiliarie e con la cavalleria dei catafratti; e non solo premeva sul lato frontale, ma aggirando dal fiume lala romana già li stringeva di fianco, finché prima i cavalieri messi in fuga, poi la fanteria più vicina, tutti furono ricacciati verso laccampamento a corsa sfrenata

[43] Al comando dellaccampamento cera M Emilio tribuno militare, il figlio di M Lepido, quello che pochi anni dopo fu nominato pontefice massimo
Is qua fugam cernebat suorum, cum praesidio omni occurrit et stare primo, deinde redire in pugnam iubebat pavorem et turpem fugam increpans; minae exinde erant, in perniciem suam caecos ruere, ni dicto parerent; postremo dat suis signum, ut primos fugientium caedant, turbam insequentium ferro et vulneribus in hostem redigant

Hic maior timor minorem vicit; ancipiti coacti metu primo constiterunt; deinde et ipsi rediere in pugnam, et Aemilius cum suo praesidio erant autem duo milia virorum fortiumeffuse sequenti regi acriter obstitit, et Attalus, Eumenis frater, ab dextro cornu, quo laevum hostium primo impetu fugatum fuerat, ab sinistro fugam suorum et tumultum circa castra vidit, in tempore cum ducentis equitibus advenit
Questi, dove vedeva fuggire i suoi, accorse con tutto il suo presidio, e li esortava prima a fermarsi, poi a tornare alla battaglia, rinfacciando loro quella paura e quella fuga vergognosa; seguivano le minacce: se non obbedivano alle sue parole, si gettavano ciecamente incontro alla propria rovina; infine ordina ai suoi di uccidere i primi fuggiaschi e di respingere verso il nemico a colpi di spade la massa di quelli che venivano dopo

E qui il timore più grave vinse il minore: stretti fra due fuochi, prima si fermarono; poi tornarono anchessi a combattere, mentre Emilio col suo presidio (erano duemila valorosi) si oppose risolutamente al re che inseguiva da ogni parte i fuggiaschi e anche Attalo, il fratello di Eumene, sopraggiunse a buon punto con duecento cavalieri dellala destra, con la quale era stato messo in fuga al primo assalto il fianco sinistro nemico, non appena vide la fuga dei suoi dallala sinistra e lo scompiglio prodotto vicino agli accampamenti

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Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 29; 01 - 03

Antiochus postquam et eos, quorum terga modo viderat, repetentis pugnam et aliam et a castris et ex acie adfluentem turbam conspexit, in fugam vertit equum

Ita utroque cornu victores Romani per acervos corporum, quos in media maxime acie cumulaverant, ubi et robur fortissimorum virorum et arma gravitate fugam impedierant, pergunt ad castra diripienda

Equites primi omnium Eumenis, deinde et alius equitatus toto passim campo sequuntur hostem et postremos, ut quosque adepti sunt, caedunt

Ceterum fugientibus maior pestis, intermixtis quadrigis elephantisque et camelis, erat sua ipsorum turba, cum solutis ordinibus velut caeci super alios alii ruerent et incursu belvarum obtererentur
Antioco, quando vide anche quelli che poco prima gli avevano mostrato le spalle riprendere la battaglia, e di più una nuova massa affluire sia dagli accampamenti sia dalle linee, voltò il cavallo e fuggi

Così i Romani vittoriosi su entrambi i fianchi si dirigono senzaltro a saccheggiare gli accampamenti passando tra i mucchi dei cadaveri che essi avevano ammassati in specialmodo al centro,dove la presenza di quel fiore di eroi e le armature con la loro pesantezza non avevano consentito la fuga

Primi fra tutti i cavalieri di Eumene, poi anche laltra cavalleria inseguono il nemico qua e là per tutta la pianura, e uccidono gli ultimi man mano che li raggiungono

Ma per i fuggitivi calamità anche maggiore, una volta mescolate a loro le quadrighe, gli elefanti e i cammelli, era il loro stesso disordine con cui, rotte le file, si gettavano alla cieca gli uni sugli altri ed erano calpestati dallo scorrazzare degli animali
In castris quoque ingens et maior prope quam in acie caedes est edita; nam et primorum fuga in castra maxime inclinavit, et huius fiducia multitudinis, qui in praesidio erant, pertinacius pro vallo pugnarunt

Retenti in portis valloque, quae se impetu ipso capturos crediderant, Romani, postquam tandem perruperunt, ab ira graviorem ediderunt caedem

[44] Ad quinquaginta milia peditum caesa eo die dicuntur, equitum tria milia; mille et quadringenti capti et quindecim cum rectoribus elephanti

Romanorum aliquot vulnerati sunt; ceciderunt non plus trecenti pedites, quattuor et viginti equites et de Eumenis exercitu quinque et viginti

Et illo quidem die victores direptis hostium castris cum magna praeda in sua reverterunt; postero die spoliabant caesorum corpora et captivos contrahebant
Anche negli accampamenti si creò gran strage, quasi maggiore che nelle linee: perché la corsa dei primi fuggiaschi piegò più che altro verso gli accampamenti, e davanti alle fortificazioni combatterono più tenacemente i difensori, facendo assegnamento sul numero di questi che sopraggiungevano

Dopo essere stati tenuti in rispetto sulle porte e sulle linee di difesa, che avevano creduto di prendere senzaltro al primo assalto, i Romani, quando finalmente ebbero operato lo sfondamento, nella loro esasperazione fecero più strage che mai

[44] Si dice che quel giorno furono uccisi circa cinquantamila fanti i e tremila cavalieri, fatti prigionieri rnillequattrocento e quindici elefanti coi loro conducenti

Dei Romani un certo numero furono feriti; caddero non più di trecento fanti, ventiquattro cavalieri e dellesercito di Eumene venticinque

E per quel giorno i vincitori, messi a sacco gli alloggiamenti nemici, tornarono nei propri con ingente bottino; il giorno dopo spogliavano i cadaveri degli uccisi, e radunavano i prigionieri

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Legati ab Thyatira et Magnesia ab Sipylo ad dedendas urbes venerunt

Antiochus cum paucis fugiens, in ipso itinere pluribus congregantibus se, modica manu armatorum media ferme nocte Sardis concessit

Inde, cum audisset Seleucum filium et quosdam amicorum Apameam progressos, et ipse quarta vigilia cum coniuge ac filia petit Apameam

Xenoni tradita custodia urbis, Timone Lydiae praeposito; quibus spretis consensu oppidanorum et militum, qui in arce erant, legati ad consulem missi sunt

[45] Sub idem fere tempus et ab Trallibus et a Magnesia, quae super Maeandrum est, et ab Epheso ad dedendas urbes venerunt

Reliquerat Ephesum Polyxenidas audita pugna, et classi usque ad Patara Lyciae pervectus, metu stationis Rhodiarum navium, quae ad Megisten erant, in terram egressus cum paucis itinere pedestri Syriam petit
Vennero legati da Tiatira e da Magnesia del Sipilo per consegnare le due città

Antioco fuggendo con pochi uomini, mentre di più se ne riunivano durante il cammino, si ritirò circa mezzanotte a SanE con un discreto pugno di armati

Di là avuto sentore che il figlio Seleuco e alcuni degli amici si erano spinti ad Apamea, anchegli alla quarta vigilia si dirige ad Apamea con la moglie e la figlia

Affidò a Xenone la sorveglianza della città e mettendo Timone a capodella Lidia; ma senza curarsi di loro furono mandati legati al console per concorde volontà degli abitanti e dei soldati che erano nella piazzaforte

[45] Circa la stessa epoca anche da Trafli, da Magnesia, che è sul Meandro, da Efeso vennero a consegnare le rispettive città

Efeso era stata abbandonata alla notizia della battaglia da Polissenida , che, portatosi con la flotta fino a Patara in Licia, per timore della presenza di navi rodiesi stanziate a Megiste, sbarcato con pochi uomini si diresse per via di terra verso la Siria

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