Livio, Ab urbe condita: Libro 29; 18 - 20

Livio, Ab urbe condita: Libro 29; 18 - 20

Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 29; 18 - 20
[18] 'Unum est de quo nominatim et nos queri religio infixa animis cogat et uos audire et exsoluere rem publicam uestram religione, si ita uobis uidebitur, uelimus, patres conscripti

Vidimus enim cum quanta caerimonia non uestros solum colatis deos sed etiam externos accipiatis

Fanum est apud nos Proserpinae, de cuius sanctitate templi credo aliquam famam ad uos peruenisse Pyrrhi bello, qui cum ex Sicilia rediens Locros classe praeterueheretur

Inter alia foeda quae propter fidem erga uos in ciuitatem nostram facinora edidit, thesauros quoque Proserpinae intactos ad eam diem spoliauit atque ita pecunia in naues imposita ipse terra est profectus

Quid ergo euenit, patres conscripti

Classis postero die foedissima tempestate lacerata omnesque naues quae sacram pecuniam habuerunt in litora nostra eiectae sunt
[18] Vi è poi un solo fatto, o senatori, del quale particolarmente il senso religioso estremamente attecchito nel nostro animo ci costringe a lamentarci con voi e che desideriamo che voi sappiate, perché possiate assolvere la vostra repubblica dall'accusa di sacrilegio

Noi, infatti, vediamo con quanta venerazione voi onoriate non solo i vostri dei, ma accettiate anche i culti diversi

Esiste presso di noi il tempio di Proserpina, della cui santità credo che vi sia arrivata conoscenza al tempo della guerra contro Pirro che, ritornando dalla Sicilia, passò di fronte a Locri

Qui, in mezzo ad altre malvagità commesse contro la nostra città per punirla di aver riposto fede a voi, depredò anche i tesori di Proserpina, che nessuno fino a quel giorno aveva toccato; caricato sulla nave quel denaro, si mosse solo per via di terra

Che cosa avvenne di effetto, o padri coscritti

Il giorno dopo la flotta fu sconvolta da una violentissima procella e tutte le navi, che portavano il sacro tesoro, furono gettate sulle nostre spiagge
Qua tanta clade edoctus tandem deos esse, superbissimus rex pecuniam omnem conquisitam in thesauros Proserpinae referri iussit

Nec tamen illi unquam postea prosperi quicquam euenit, pulsusque Italia ignobili atque inhonesta morte temere nocte ingressus Argos occubuit

Haec cum audisset legatus vester tribunique militum et mille alia quae non augendae religionis causa sed praesenti deae numine saepe comperta nobis maioribusque nostris referebantur

Ausi sunt nihilominus sacrilegas admouere manus intactis illis thesauris et nefanda praeda se ipsos ac domos contaminare suas et milites vestros
Insegnato finalmente che gli dei esistono, quell'orgogliosissimo re, raccolto tutto il denaro, ordinò di riportarlo nel tesoro del tempio di Proserpina

Malgrado questa riparazione, da quel momento in poi Pirro non incontrò più il favore della sorte; cacciato dall'Italia, essendo di notte entrato temerariamente in Argo, morì di morte oscura ed indecente

Il vostro luogotenente e i tribuni dei soldati ben conoscevano questi fatti e mille altri affini che si raccontavano, non per esaltare il culto della dea, ma perché erano stati resi pubblici a noi e ai nostri avi come testimonianza della sua presenza protettrice

Sebbene fossero informati di tutto ciò, Pleminio e i suoi ardirono toccare con mani sacrileghe quel tesoro inviolato e sporcare con una preda nefanda sé, le proprie dimore e i vostri soldati
Quibus per uos fidemque uestram, patres conscripti, priusquam eorum scelus expietis neque in Italia neque in Africa quicquam rei gesseritis, ne quod piaculi commiserunt non suo solum sanguine sed etiam publica clade luant

Quamquam ne nunc quidem, patres conscripti, aut in ducibus aut in militibus uestris cessat ira deae; aliquotiens iam inter se signis conlatis concurrerunt, dux alterius partis Pleminius, alterius duo tribuni militum erant

Non acrius cum Carthaginiensibus quam inter se ipsi ferro dimicauerunt, praebuissentque occasionem furore suo Locros recipiendi Hannibali nisi accitus ab nobis Scipio intervenisset

At hercule milites contactos sacrilegio furor agitat, in ducibus ipsis puniendis nullum deae numen apparuit
Perciò, per voi e per la vostra fede vi imploriamo, o senatori, di non intraprendere alcuna impresa né in Italia né in Africa prima che il crimine dei vostri soldati sia stato espiato, perché il peccato che essi hanno commesso non sia pagato solo dal loro sangue, ma anche dalle pubbliche sventure

Comunque, nemmeno ora, o senatori, l'ira della dea risparmiò sia i vostri comandanti che i vostri soldati; parecchie volte, infatti, essi vennero alle mani tra loro con le spade; a capo degli uni stava Pleminio, a capo degli altri i tribuni militari

Con le armi in pugno si lanciarono l'uno contro l'altro con una veemenza non certo minore di quella con la quale usavano attaccare i Cartaginesi e col loro furore avrebbero offerto ad Annibale l'occasione di riconquistare Locri se, chiamato da noi, non fosse intervenuto Scipione

Non solo, nondimeno, tale follia invase i soldati contagiati da questo spirito sacrilego; non apparve forse chiara la volontà della dea nella punizione inflitta agli stessi comandanti

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Livio, Ab urbe condita: Libro 39; 26 - 30

Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 39; 26 - 30

Immo ibi praesens maxime fuit; uirgis caesi tribuni ab legato sunt: legatus deinde insidiis tribunorum interceptus, praeterquam quod toto corpore laceratus, naso quoque auribusque decisis exsanguis est relictus

Recreatus dein legatus ex volneribus tribunos militum in uincla coniectos, dein verberatos seruilibus omnibus suppliciis cruciando occidit, mortuos deinde prohibuit sepeliri

'Has dea poenas a templi sui spoliatoribus habet, nec ante desinet omnibus eos agitare furiis quam reposita sacra pecunia in thesauris fuerit

Maiores quondam nostri graui Crotoniensium bello, quia extra urbem templum est, transferre in urbem eam pecuniam voluerunt

Noctu audita ex delubro vox est: abstinerent manus, deam sua defensuram
Qui proprio la sua presenza fu più che mai evidente; i tribuni furono battuti a sangue dal luogotenente Pleminio; questi, a sua volta, cadde in un'insidia dei tribuni e fu abbandonato esangue, non solo con tutto il corpo dilaniato, ma anche con le orecchie e il naso tagliati

Quando Pleminio si riprese dalle ferite, buttò in carcere i tribuni dei soldati, poi li fece massacrare costringendoli a colpi di verga e a tutte quelle torture che si usano solo con gli schiavi; negò quindi ai loro cadaveri la sepoltura

Questa la punizione che la dea inflisse a coloro che avevano predato il suo tempio; non cesserà di renderli tutti folli, prima che il sacro denaro sia restituito al suo tesoro

Una volta i nostri avi, durante l'aspro scontro con Crotone, vollero trasferire in città quel denaro, dato che il tempio si trovava fuori delle mura

Di notte fu udita una voce che giungeva dal sacrario e che comandava di non toccare nulla, poiché la stessa dea avrebbe provveduto a preservare il suo tempio
Quia mouendi inde thesauros religio incussa erat, muro circumdari templum voluerunt

Ad aliquantum iam altitudinis excitata erant moenia cum subito conlapsa ruina sunt

Sed et nunc et tunc et saepe alias dea suam sedem suumque templum aut tutata est aut a violatoribus grauia piacula exegit

Nostras iniurias nec potest nec possit alius ulcisci quam uos, patres conscripti

Ad vuos vestramque fidem supplices confugimus

Nihil nostra interest utrum sub illo legato sub illo praesidio Locros esse sinatis an irato Hannibali et Poenis ad supplicium dedatis

Non postulamus ut extemplo nobis, ut de absente, ut indicta causa credatis: veniat, coram ipse audiat, ipse diluat
Dal momento che il timore religioso aveva scosso gli animi, i cittadini vollero accerchiare il tempio con un muro

Quando la costruzione aveva raggiunto una certa altezza, un inaspettato crollo la fece rovinare

Perciò oggi ed allora e spesso altre volte la dea da sola difese la sua dimora ed il suo tempietto, oppure impose gravi pene espiatorie a coloro che li avevano profanati

Nessuno né può, né potrebbe mai far pagare gli oltraggi che abbiamo ricevuto se non voi, o padri coscritti

Noi confidiamo imploranti in voi e nel vostro aiuto

Per noi è indifferente, sia che voi mollate Locri sotto il comando di Pleminio e della sua guarnigione, sia che ci lasciate all'ira di Annibale e dei Cartaginesi, perché ci sottopongano al supplizio

Non vi chiediamo che crediate senz'altro a noi, mentre Pleminio è assente e non può difendersi; venga pur qui ad assistere di persona quello che diciamo e si difenda

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Livio, Ab urbe condita: Libro 44; 21 - 33

Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 44; 21 - 33

Si quicquam sceleris quod homo in homines edere potest in nos praetermisit, non recusamus quin et nos omnia eadem iterum si pati possumus patiamur et ille omni diuino humanoque liberetur scelere

' [19] Haec cum ab legatis dicta essent quaesissetque ab iis Q Fabius detulissentne eas querellas ad P Scipionem

Responderunt missos legatos esse sed eum belli apparatu occupatum esse et in Africam aut iam traiecisse aut intra paucos dies traiecturum

Et legati gratia quanta esset apud imperatorem expertos esse cum inter eum et tribunos cognita causa tribunos in uincla coniecerit, legatum aeque sontem aut magis etiam in ea potestate reliquerit

Iussis excedere templo legatis, non Pleminius modo sed etiam Scipio principum orationibus lacerari
Se c'è qualche cattiveria, di quelle che un uomo può commettere contro altri uomini, che egli non abbia commesso contro di noi, non ci negheremo di sopportare ancora una volta, se ci sarà possibile, le stesse atrocità, in modo che egli sia liberato da ogni accusa di insulto verso gli dei e di delitto verso gli uomini

[19] Ai delegati che avevano detto queste cose Fabio chiese se avevano fatto simili denunce a Scipione

Essi replicarono che avevano sì mandato a lui dei messi, ma che egli era in quel tempo occupato nei preparativi della guerra in Africa dove era già passato, o era pronto a passare entro pochi giorni

D'altra parte, avevano già saggiato di quanto favore godesse Pleminio presso il generale, poiché quando era stato istruito il processo fra lui e i tribuni, Scipione aveva buttato in carcere i tribuni senza rimuovere dalla sua carica il luogotenente, che era ugualmente, se non più di loro, peccatore

Dopo che gli agenti diplomatici furono fatti uscire dal tempio, non solo Pleminio, ma lo stesso Scipione furono sottoposti a violentissimi attacchi da parte dei senatori più influenti
Ante omnes Q Fabius natum eum ad corrumpendam disciplinam militarem arguere: sic et in Hispania plus prope per seditionem militum quam bello amissum

Externo et regio more et indulgere licentiae militum et saeuire in eos

Sententiam deinde aeque trucem orationi adiecit: Pleminium legatum uinctum Romam deportari placere et ex uinculis causam dicere ac, si uera forent quae Locrenses quererentur, in carcere necari bonaque eius publicari

P Scipionem quod de provincia decessisset iniussu senatus reuocari, agique cum tribunis plebis ut de imperio eius abrogando ferrent ad populum
Il più brusco di tutti fu Quinto Fabio che accusò Scipione di essere nato per traviare la disciplina militare; così anche in Spagna la situazione era stata danneggiata quasi più a causa della ribellione deì soldati, che a causa delle vicende belliche

Scipione, invero, secondo l'uso dei re stranieri, indulgeva alla licenziosità dei soldati e nello stesso tempo si accaniva contro di essi

Fabio, quindi, fece seguire al suo discorso una proposta similmente dura: il luogotenente Pleminio avrebbe dovuto essere condotto detenuto a Roma e in catene difendersi in modo che, se le denunce dei Locresi a suo carico fossero risultate veritiere, egli avrebbe dovuto essere ucciso in carcere ed i suoi beni espropriati

Si sarebbe dovuto, inoltre, richiamare Scipione perché era uscito dai confini della sua provincia, senza ordine del senato, mentre si doveva trattare coi tribuni della plebe, perché appoggiassero al popolo di abrogargli il comando

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Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 42; 01 - 15

Locrensibus coram senatum respondere quas iniurias sibi factas quererentur eas neque senatum neque populum Romanum factas uelle; uiros bonos sociosque et amicos eos appellari; liberos coniuges quaeque alia erepta essent restitui

Pecuniam quanta ex thesauris Proserpinae sublata esset conquiri duplamque pecuniam in thesauros reponi, et sacrum piaculare fieri ita ut prius ad collegium pontificum referretur, quod sacri thesauri moti aperti uiolati essent, quae piacula, quibus dis, quibus hostiis fieri placeret

Milites qui Locris essent omnes in Siciliam transportari: quattuor cohortes sociorum Latini nominis in praesidium Locros adduci

Perrogari eo die sententiae accensis studiis pro Scipione et aduersus Scipionem non potuere
Ai Locresi, poi, si doveva controbattere in piena assemblea, che quelle offese di cui essi si compiangevano, il senato ed il popolo romano avrebbero voluto che non fossero mai state fatte; i Locresi dovevano essere ritenuti brava gente amica ed alleata ed a loro dovevano essere ridati i figli, le mogli e tutto quanto ad essi era stato portato via

Fabio proponeva che, dopo aver studiato l'entità delle ricchezze sottratte al tesoro di Proserpina, queste si restituissero in quantità doppia e fosse compiuta una cerimonia espiatoria, dopo aver sentito il collegio dei pontefici, per sapere quali penitenze proponevano di fare, a quali dei e con quali vittime, dal momento che si trattava della destituzione e della violazione di un sacro tesoro

Tutti i soldati che erano a Locri dovevano essere spostati in Sicilia e a Locri sarebbero state mandate come tutela quattro coorti di alleati di stirpe latina

In quel giorno non si poté procedere alla votazione sullidea di Fabio poiché gli animi dei senatori erano infiammati sia in favore, sia contro Scipione
Praeter Plemini facinus Locrensiumque cladem ipsius etiam imperatoris non Romanus modo sed ne militaris quidem cultus iactabatur

Cum pallio crepidisque inambulare in gymnasio; libellis eum palaestraeque operam dare; aeque [segniter] molliter cohortem totam Syracusarum amoenitate frui

Carthaginem atque Hannibalem excidisse de memoria; exercitum omnem licentia corruptum, qualis Sucrone in Hispania fuerit, qualis nunc Locris, sociis magis quam hosti metuendum

[20] Haec quamquam partim vera partim mixta eoque similia ueris iactabantur, tamen uicit Q Metelli sententia qui de ceteris Maximo adsensus de Scipionis causa dissensit
Al di fuori dei crimini di Pleminio e delle sventure dei Locresi, si inveiva anche contro il tenore di vita di Scipione, non solo immeritevole di un Romano, ma anche di un soldato

Egli, infatti, aveva l'abitudine di passeggiare nel ginnasio con mantelli e sandali greci, occupando il suo tempo nella lettura di libelli greci e negli esercizi ginnici; tutta quanta la sua coorte di amici che lo seguivano godeva altrettanto pigramente delle attrattive di Siracusa

Cartagine ed Annibale gli erano usciti dalla memoria; tutto l'esercito contaminato dall'indisciplina incuteva più paura agli alleati che ai nemici, come era avvenuto al Sucrone e testé a Locri

[20] Nonostante le accuse che erano lanciate contro Scipione fossero in parte corrispondenti al vero, in parte credibili perché mescolate ad elementi di verità, eccelse, tuttavia, la proposta di Q Metello che, pur essendo d'accordo con Fabio Massimo intorno alle altre questioni, discordò nondimeno da lui per ciò che riguardava Scipione

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Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 37; 26 - 30

Qui enim conuenire quem modo ciuitas iuuenem admodum unum reciperandae Hispaniae delegerit ducem, quem recepta ab hostibus Hispania ad imponendum Punico bello finem creauerit consulem, spe destinauerit Hannibalem ex Italia retracturum, Africam subacturum, eum repente, tamquam Q Pleminium, indicta causa prope damnatum ex prouincia reuocari, cum ea quae in se nefarie facta Locrenses quererentur ne praesente quidem Scipione facta dicerent, neque aliud quam patientia aut pudor quod legato pepercisset insimulari posset

Sibi placere M Pomponium praetorem, cui Sicilia prouincia sorti euenisset, triduo proximo in prouinciam proficisci: consules decem legatos quos iis uideretur ex senatu legere quos cum praetore mitterent, et duos tribunos plebei atque aedilem
Come, infatti si poteva accettare che colui che ancor molto giovane i cittadini romani avevano scelto come generale al fine di riconquistare la Spagna e che, dopo siffatta riconquista, avevano eletto console perché mettesse fine alla guerra punica e che, pieni di speranza, avevano destinato a cacciar fuori Annibale dall'Italia e a sottomettere l'Africa, come si poteva pensare che un tal uomo, a mo' di un qualunque Pleminio, fosse condannato senza che si potesse difendere e fosse richiamato dalla provincia, quando quei nefan di misfatti che i Locresi lamentavano compiuti contro di loro non erano stati fatti, come essi stessi avevano dichiarato, alla presenza di Scipione, che di null'altro poteva essere incolpato che di eccessiva indulgenza per aver perdonato al suo luogotenente

Egli, Metello, proponeva che il pretore M Pomponio, a cui era toccata in sorte come provincia la Sicilia, si portasse là entro tre giorni e che i consoli scegliessero fra i senatori, a loro buon senso, dieci legati da mandare col pretore e due tribuni della plebe insieme con un edile

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