[51] Hannibali uictori cum ceteri circumfusi gratularentur suaderentque ut, tanto perfunctus bello, diei quod reliquum esset noctisque insequentis quietem et ipse sibi sumeret et fessis daret militibus, Maharbal praefectus equitum, minime cessandum ratus, immo ut quid hac pugna sit actum scias, die quinto, inquit, uictor in Capitolio epulaberis Sequere; cum equite, ut prius uenisse quam uenturum sciant, praecedam Hannibali nimis laeta res est uisa maiorque quam ut eam statim capere animo posset Itaque uoluntatem se laudare Maharbalis ait; ad consilium pensandum temporis opus esse Tum Maharbal: non omnia nimirum eidem di dedere Vincere scis, Hannibal; uictoria uti nescis |
51 Mentre intorno ad Annibale vincitore tutti quanti i comandanti si rallegravano con lui e cercavano di persuaderlo affinché, dopo aver concluso una guerra così importante, si riposasse per il resto del giorno e per la notte seguente e desse anche tregua ai soldati stanchi, Maarbale, comandante della cavalleria, ritenendo, invece che non si dovesse in alcun modo desistere: Al contrario, esclamò, per sapere che cosa significhi questa battaglia tra cinque giorni banchetterai sul Campidoglio Seguimi: io ti precederò con la cavalleria perché i Romani sappiano che tu sei già arrivato prima di sapere che stai per arrivare Ad Annibale tale prospettiva parve troppo bella, ma, nello stesso tempo, troppo grande perché egli in quel momento potesse concepirla col pensiero Ammise pertanto, che la proposta di Maarbale era degna di lode, ma che lui aveva bisogno di tempo per considerare con calma il piano Allora gli rispose Maarbale: Evidentemente gli dei non hanno concesso tutti i doni ad uno stesso uomo tu Annibale, sai vincere ma non sai approfittare della vittoria |
mora eius diei satis creditur saluti fuisse urbi atque imperio Postero die ubi primum inluxit, ad spolia legenda foedamque etiam hostibus spectandam stragem insistunt Iacebant tot Romanorum milia, pedites passim equitesque, ut quem cuique fors aut pugna iunxerat aut fuga; adsurgentes quidam ex strage media cruenti, quos stricta matutino frigore excitauerant uolnera, ab hoste oppressi sunt quosdam et iacentes uiuos succisis feminibus poplitibusque inuenerunt nudantes ceruicem iugulumque et reliquum sanguinem iubentes haurire; inuenti quidam sunt mersis in effossam terram capitibus quos sibi ipsos fecisse foueas obruentesque ora superiecta humo interclusisse spiritum apparebat |
Si crede universalmente che l'indugio di quel giorno abbia salvato Roma e la sua potenza futura li giorno dopo, all'alba i Cartaginesi attesero a raccogliere le spoglie e a contemplare la strage, terribile anche all'occhio di un nemico Giacevano tante migliaia di Romani alla rinfusa fanti e cavalieri così come o il caso o la battaglia o la fuga li avevano l'un l'altro mescolati insieme; alcuni che, coperti di sangue tentavano di alzarsi in mezzo alla strage, risvegliati dal freddo che aveva a loro contratte le ferite, furono annientati dal nemico Si trovarono poi altri che giacevano vivi coi femori e i garretti tagliati e che, denudando la cervice e la gola, scongiuravano che se ne traesse fuori il sangue che ancor rimaneva; altri furono trovati con le teste affondate in una buca; appariva chiaro che essi stessi l'avevano preparata e che sotterrando il capo gettato dentro nella terra erano morti soffocati |
Praecipue conuertit omnes subtractus Numida mortuo superincubanti Romano uiuus naso auribusque laceratis, cum manibus ad capiendum telum inutilibus, in rabiem ira uersa laniando dentibus hostem exspirasset [52] Spoliis ad multum diei lectis, Hannibal ad minora ducit castra oppugnanda et omnium primum brachio obiecto [a] flumine eos excludit; ceterum omnibus labore, uigiliis, uolneribus etiam fessis maturior ipsius spe deditio est facta Pacti ut arma atque equos traderent, in capita Romana trecenis nummis quadrigatis, in socios ducenis, in seruos centenis et ut eo pretio persoluto cum singulis abirent uestimentis in castra hostes acceperunt traditique in custodiam omnes sunt, seorsum ciues sociique |
Attirò gli sguardi di tutti un Tumida tratto ancor vivo con il naso e le orecchie lacerate, di sotto ad un Romano morto che non avendo più nelle mani la forza di afferrare un'arma dall'ira passato alla rabbia era spirato dilaniando coi denti il nemico 52 Raccolte le spoglie fino a giorno avanzato, Annibale condusse i soldati ad assalire l'accampamento minore; per prima cosa, frapposto un argine impedì ai nemici la comunicazione col fiume; d'altra parte, da tutti quelli che erano interamente disfatti dalla fatica, dalle veglie e dalle ferite, la resa avvenne più rapidamente di quanto Annibale poteva sperare Le condizioni furono: consegnare armi e cavalli, pagare per ogni Romano il prezzo di trecento denari quadrigetti per ogni alleato duecento e per ogni schiavo cento; pagato il prezzo, se ne potevano andare con un vestito per ciascuno Tutti i prigionieri furono raccolti dai Cartaginesi nel loro accampamento dove Romani ed alleati separatamente furono custoditi |
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Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 41; 26 - 28
dum ibi tempus teritur, interea cum ex maioribus castris, quibus satis uirium aut animi fuit, ad quattuor milia hominum et ducenti equites, alii agmine, alii palati passim per agros, quod haud minus tutum erat, Canusium perfugissent, castra ipsa ab sauciis timidisque eadem condicione qua altera tradita hosti Praeda ingens parta est et praeter equos uirosque et si quid argenti (quod plurimum in phaleris equorum erat; nam ad uescendum facto perexiguo, utique militantes, utebantur) omnis cetera praeda diripienda data est Tum sepeliendi causa conferri in unum corpora suorum iussit ad octo milia fuisse dicuntur fortissimorum uirorum consulem quoque Romanum conquisitum sepultumque quidam auctores sunt |
Mentre qui si perdeva il tempo si rifugiarono frattanto a Canosa, uscendo dall'accampamento maggiore, circa quattromila fanti e duecento cavalieri, che avevano dimostrato di avere più forza e più coraggio alcuni ragruppati in schiere altri dispersi qua e là per i campi, il che non era meno sicuro; allora anche l'accampamento maggiore fu consegnato al nemico alle stesse condizioni dell'altro da parte di coloro che le ferite avevano reso pusillanimi I Cartaginesi raccolsero qui un'ingente preda Al di fuori dei cavalli e degli uomini e di quella quantità d'argento che si trovava nel campo, la maggior parte del quale era solo nei finimenti dei cavalli, poiché l'argento lavorato in uso nei banchetti era assai scarso, specialmente presso milizie combattenti, tutto il resto fu abbandonato al saccheggio Allora Annibale comandò di raccogliere in una fossa comune i cadaveri dei suoi soldati per seppellirli Si racconta che ottomila fossero i corpi di quei soldati valorosissimi Alcuni storici narrano che fosse stato anche ritrovato e sepolto il corpo del console romano Paolo Emilio |
Eos qui Canusium perfugerant mulier Apula nomine Busa, genere clara ac diuitiis, moenibus tantum tectisque a Canusinis acceptos, frumento, ueste, uiatico etiam iuuit pro qua ei munificentia postea bello perfecto ab senatu honores habiti sunt [53] Ceterum cum ibi tribuni militum quattuor essent, Fabius Maximus de legione prima, cuius pater priore anno dictator fuerat, et de legione secunda L Publicius Bibulus et P Cornelius Scipio et de legione tertia Ap Claudius Pulcher, qui proxime aedilis fuerat, omnium consensu ad P Scipionem admodum adulescentem et ad Ap Claudium summa imperii delata est |
Una donna apula di nome Busa nobile per stirpe e per ricchezza, accolse entro la città e nelle case coloro che si erano rifugiati a Canosa, li soccorse con abiti frumento ed anche provviste da viaggio Per la sua munificenza questa donna finita la guerra, ebbe onori dal senato 53 Pertanto, essendo rimasti a Canosa solo quattro tribuni militari, il tribuno della prima legione Fabio Massimo il cui padre nell'anno precedente era stato dittatore quelli della seconda legione L Publicio Bibulo e P Cornelio Scipione e quello della terza legione Appio Claudio Pulcro, che poc'anzi era stato edile per consenso unanime conferirono il supremo comando a Publio Scipione, ancora adolescente e ad Appio Claudio |
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Quibus consultantibus inter paucos de summa rerum nuntiat P Furius Philus, consularis uiri filius, nequiquam eos perditam spem fouere; desperatam comploratamque rem esse publicam; nobiles iuuenes quosdam, quorum principem L Caecilium Metellum, mare ac naues spectare, ut deserta Italia ad regum aliquem transfugiant Quod malum, praeterquam atrox, super tot clades etiam nouum, cum stupore ac miraculo torpidos defixisset qui aderant et consilium aduocandum de eo censerent, negat consilii rem esse [Scipio] Iuuenis, fatalis dux huiusce belli audendum atque agendum, non consultandum ait in tanto malo esse Irent secum extemplo armati qui rem publicam saluam uellent; nulla uerius quam ubi ea cogitentur hostium castra esse |
Mentre essi in circolo ristretto stavano deliberando intorno alla situazione P Furto Filo figlio di un consolare, intervenne dicendo che essi nutrivano una speranza vana, mentre la repubblica ormai era in condizioni disperate e tale da essere compianta; che perciò alcuni giovani della nobiltà, a capo dei quali era L Cecilio Metello, guardavano al mare meditando di ricorrere alle navi per abbandonare l'Italia e rifugiarsi presso qualche re straniero Questa iattura oltre che minacciosa apparve anche inaudita dopo tante sconfitte; mentre i presenti per lo stupore sembravano quasi paralizzati e sbalorditi e andavano proponendo di convocare una riunione per deliberare della cosa il giovane Scipione, comandante prescelto dal fato per questa guerra, dichiarò senz'altro che la proposta non poteva essere materia di discussione In una sventura così grande bisognava agire con pronta audacia non fare delle consultazioni venissero subito con lui armati coloro che volevano la salvezza della repubblica; nessun accampamento di nemici era più veramente tale di fronte a quello nel quale si perpetravano progetti di tal genere |
Pergit ire sequentibus paucis in hospitium Metelli et, cum concilium ibi iuuenum de quibus allatum erat inuenisset, stricto super capita consultantium gladio, ex mei animi sententia, inquit, ut ego rem publicam populi Romani non deseram neque alium ciuem Romanum deserere patiar; si sciens fallo, tum me, Iuppiter optime maxime, domum, familiam remque meam pessimo leto adficias In haec uerba, L Caecili, iures postulo, ceterique qui adestis Qui non iurauerit in se hunc gladium strictum esse sciat Haud secus pauidi quam si uictorem Hannibalem cernerent, iurant omnes custodiendosque semet ipsos Scipioni tradunt [54] Eo tempore quo haec Canusi agebantur Venusiam ad consulem ad quattuor milia et quingenti pedites equitesque, qui sparsi fuga per agros fuerant, peruenere |
Detto ciò si affrettò ad avviarsi seguito da pochi verso l'alloggiamento di Metello e avendo qui trovato riuniti quei giovani dei quali P Furio Filo aveva parlato stretta la spada sopra il capo di quelli che stavano deliberando, così proruppe: Giuro in coscienza di non abbandonare la repubblica del popolo romano e di non tollerare che alcun altro cittadino romano l'abbandoni; se consapevolmente mancherò alla mia promessa, allora Giove ottimo Massimo colpisca con la peggiore delle rovine la mia casa, la mia famiglia, il mio patrimonio O Lucio Cecilio e voi tutti qui presenti io esigo che giuriate con queste parole chi non giurerà sappia che questa spada è stata impugnata contro di lui Spaventati non altrimenti che se avessero visto Annibale vincitore, tutti giurarono e si consegnarono nelle mani di Scipione 54 Nel momento in cui a Canosa avvenivano questi fatti, giunsero a Venosa al console Varrone circa quattromilacinquecento tra fanti e cavalieri che nella fuga si erano dispersi qua e là per i campi |
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Eos omnes Venusini per familias benigne accipiendos curandosque cum diuisissent, in singulos equites togas et tunicas et quadrigatos nummos quinos uicenos, et pediti denos et arma quibus deerant dederunt, ceteraque publice ac priuatim hospitaliter facta certatumque ne a muliere Canusina populus Venusinus officiis uinceretur Sed grauius onus Busae multitudo faciebat; et iam ad decem milia hominum erant Appiusque et Scipio, postquam incolumem esse alterum consulem acceperunt, nuntium extemplo mittunt quantae secum peditum equitumque copiae essent sciscitatumque simul utrum Venusiam adduci exercitum an manere iuberet Canusi Varro ipse Canusium copias traduxit |
Tutti gli abitanti di Venosa li ospitarono e li curarono benevolmente, distribuendoli in gruppi tra le varie famiglie; offrirono poi a ciascun cavaliere toghe e tuniche ed inoltre venticinque denari quadrigati; ai soldati di fanteria dieci denari, insieme con le armi di cui avevano bisogno, nonché ogni possibile testimonianza di vera ospitalità, sia in forma pubblica che privata; il popolo di Venosa volle così gareggiare con la nobildonna di Canosa per non essere superato da lei in cortesia Tuttavia la moltitudine dei profughi rendeva più grave l'impegno di Busa poiché si trattava di circa diecimila uomini Appio e Scipione, dopo che vennero a sapere che l'altro console era incolume, mandarono subito un messaggero per informarlo di quanti soldati di fanteria e di cavalleria erano con loro e nello stesso tempo per chiedere se egli desse l'ordine che si conducesse l'esercito a Venosa, oppure dovesse rimanere a Canosa Lo stesso Varrone trasferì a Canosa le milizie |
et iam aliqua species consularis exercitus erat moenibusque se certe, si non armis, ab hoste uidebantur defensuri Romam ne has quidem reliquias superesse ciuium sociorumque sed occidione occisum cum duobus [consularibus ducibus] exercitum deletasque omnes copias allatum fuerat Nunquam salua urbe tantum pauoris tumultusque intra moenia Romana fuit Itaque succumbam oneri neque adgrediar narrare quae edissertando minora uero faciam consule exercituque ad Trasumennum priore anno amisso non uolnus super uolnus sed multiplex clades, cum duobus consulibus duo consulares exercitus amissi nuntiabantur nec ulla iam castra Romana nec ducem nec militem esse Hannibalis Apuliam, Samnium ac iam prope totam Italiam factam |
Si formò così in apparenza un esercito consolare che pareva in condizioni di potersi difendere contro il nemico se non in campo aperto, certamente dietro le mura Roma non era neppure giunta notizia che erano scampati questi avanzi di cittadini e di alleati; era stato soltanto riferito che tutto quanto l'esercito coi suoi comandanti era perito in un totale eccidio e che tutti i soldati erano stati sterminati Entro le mura di Roma non i era mai stato durante tutta la sua esistenza tanto spavento e scompiglio poiché mi debbo pertanto confessare impari a tanta impresa non intraprenderò a narrare quegli eventi che apparirebbero inferiori al vero se li esponessi in tutti i loro particolari Dopo che nell'anno precedente al Trasimeno si erano perduti l'intero esercito ed il console la presente sconfitta non apparve come una ferita che si aggiunga ad un'altra ferita, ma come un cumulo di disfatte, dal momento che si annunciava la perdita di due consoli e di due eserciti consolari e che si diceva che non vi erano più in campo né un esercito romano né un comandante né un soldato L'Apulia, il Sannio e quasi tutta l'Italia erano ormai in potere di Annibale |
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Nulla profecto alia gens tanta mole cladis non obruta esset compares cladem ad Aegates insulas Carthaginiensium proelio nauali acceptam, qua fracti Sicilia ac Sardinia cessere, inde uectigales ac stipendiarios fieri se passi sunt, aut pugnam aduersam in Africa, cui postea hic ipse Hannibal succubuit; nulla ex parte comparandae sunt nisi quod minore animo latae sunt [55] P Furius Philus et M Pomponius praetores senatum in curiam Hostiliam uocauerunt, ut de urbis custodia consulerent neque enim dubitabant deletis exercitibus hostem ad oppugnandam Romam, quod unum opus belli restaret, uenturum |
Nessun altro popolo in verità avrebbe resistito all'annientamento, dopo una disfatta così terribile Forse si potrebbe paragonare a questa la sconfitta subita dai Cartaginesi nella battaglia navale alle isole Egadi per la quale essi battuti, furono costretti a ritirarsi dalla Sicilia e dalla Sardegna e diventare perciò tributari e stipendiari; potremmo anche paragonarla a quella battaglia che anni più tardi i Cartaginesi avrebbero perduto in Africa, dalla quale lo stesso Annibale uscì prostrato; tuttavia, sotto nessun aspetto quelle sconfitte si possono paragonare al disastro di Canne se non per il fatto che furono sopportate con minore coraggio 55 I pretori P Furto Filo e M Pomponio convocarono il senato nella curia Ostilia per deliberare intorno alla difesa della città Nessuno, infatti, dubitava che, distrutti gli eserciti romani; Annibale sarebbe venuto ad assalire Roma, che era l'unica operazione di guerra che restasse da fare |