Cum in malis sicuti ingentibus ita ignotis ne consilium quidem satis expedirent obstreperetque clamor lamentantium mulierum et nondum palam facto uiui mortuique et per omnes paene domos promiscue complorarentur tum Q Fabius Maximus censuit equites expeditos et Appia et Latina uia mittendos, qui obuios percontando, aliquos profecto ex fuga passim dissipatos fore, referant quae fortuna consulum atque exercituum sit et, si quid di immortales miseriti imperii reliquum Romani nominis fecerint, ubi eae copiae sint quo se Hannibal post proelium contulerit, quid paret, quid agat acturusque sit |
I senatori non potevano in una sventura così grande e per di più nell'ignoranza di molte circostanze, prendere neppure una minima decisione, in mezzo allo strepito ed al clamore delle donne che si lamentavano; mentre non si sapeva ancora chi fossero i vivi e chi i morti, in quasi tutte le case gli uni e gli altri senza distinzione erano oggetto di pianto Allora Q Fabio Massimo giudicò opportuno che si mandassero cavalieri armati alla leggera sulle vie Appia e Latina, perché interrogassero quelli che incontravano, dal momento che vi sarebbero stati certamente alcuni fuggitivi qua e là dispersi; tornassero poi a riferire intorno alla sorte dei consoli e a quella dell'esercito per sapere se gli dei immortali, mossi a compassione di Roma avessero lasciato ancora in vita qualcuno di stirpe romana e dove fossero queste milizie Riferissero inoltre, dove mai Annibale si fosse recato dopo la battaglia che cosa preparasse che cosa facesse e fosse per fare |
Haec exploranda noscendaque per impigros iuuenes esse; illud per patres ipsos agendum, quoniam magistratuum parum sit, ut tumultum ac trepidationem in urbe tollant, matronas publico arceant continerique intra suum quamque limen cogant, comploratus familiarum coerceant, silentium per urbem faciant, nuntios rerum omnium ad praetores deducendos curent, suae quisque fortunae domi auctorem exspectent, custodesque praeterea ad portas ponant qui prohibeant quemquam egredi urbe cogantque homines nullam nisi urbe ac moenibus saluis salutem sperare Vbi conticuerit [recte] tumultus, tum in curiam patres reuocandos consulendumque de urbis custodia esse [56] Cum in hanc sententiam pedibus omnes issent summotaque foro [a] magistratibus turba patres diuersi ad sedandos tumultus discessissent |
Giovani solleciti dovevano indagare e riuscire a sapere tutto questo; agli stessi senatori, poiché scarseggiavano i magistrati, toccava provvedere a far cessare nella città l'agitazione e l'allarme, imponendo alle matrone di star lontano dai luoghi pubblici e di chiudersi ciascuna in casa sua; si doveva poi porre un freno alle espressioni di dolore delle famiglie in modo che per le vie della città vi fosse silenzio; provvedessero poi i senatori a far condurre ai pretori coloro che recavano qualunque informazione; ciascuno aspettasse in casa sua notizie della sorte dei suoi; si ponessero guardie alle porte per impedire a chiunque di uscire dalla città costringendo i cittadini a non riporre alcuna speranza di salvezza se non nell'incolumità della città stessa e delle sue mura Quando ogni tumulto fosse cessato allora i senatori dovevano essere richiamati nella Curia per prendere decisioni intorno alla difesa della città 56 Tutti aderirono a queste proposte e i senatori si mossero in direzioni diverse per fare allontanare dal foro la folla dei cittadini per mano dei magistrati |
tum demum litterae a C Terentio consule allatae sunt: L Aemilium consulem exercitumque caesum; sese Canusi esse, reliquias tantae cladis uelut ex naufragio colligentem; ad decem milia militum ferme esse incompositorum inordinatorumque Poenum sedere ad Cannas, in captiuorum pretiis praedaque alia nec uictoris animo nec magni ducis more nundinantem Tum priuatae quoque per domos clades uolgatae sunt adeoque totam urbem oppleuit luctus ut sacrum anniuersarium Cereris intermissum sit, quia nec lugentibus id facere est fas nec ulla in illa tempestate matrona expers luctus fuerat Itaque ne ob eandem causam alia quoque sacra publica aut priuata desererentur, senatus consulto diebus triginta luctus est finitus |
Allora finalmente giunse una lettera da parte del console Terenzio; in essa egli riferiva che col console Lucio Emilio anche l'esercito era stato tagliato a pezzi; che egli era a Canosa intento ad organizzare gli avanzi di una così grande disfatta, come fossero i resti di un naufragio; la turba dei soldati confusa e disordinata poteva essere di circa diecimila uomini Annibale si era fermato a Canne, intento a mercanteggiare sul prezzo dei prigionieri e di tutta l'altra preda, comportandosi come colui che non aveva certo né la baldanza di un vincitore, né lo stile di un grande capitano Allora anche nelle case si divulgarono le notizie riguardanti le sventure di ciascuna famiglia e tutta quanta la città fu piena di pianto, al punto che fu sospesa l'annuale festa in onore di Cerere, poiché questa non poteva essere celebrata da chi piangeva la morte di qualcuno, mentre in quel momento nessuna matrona era esente da lutto Affinché per la stessa ragione non si dovessero trascurare anche altre cerimonie religiose pubbliche o private, per decreto del senato si limitò il lutto a trenta giorni |
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Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 21; 21-30
Ceterum cum sedato urbis tumultu reuocati in curiam patres essent, aliae insuper ex Sicilia litterae allatae sunt ab T Otacilio propraetore, regnum Hieronis classe Punica uastari cui cum opem imploranti ferre uellent [praefecti ab se missi], nuntiatum his esse aliam classem ad Aegates insulas stare paratam instructamque, ut, ubi se uersum ad tuendam Syracusanam oram Poeni sensissent, Lilybaeum extemplo prouinciamque aliam Romanam adgrederentur itaque classe opus esse, si regem socium Siciliamque tueri uellent [57] Litteris consulis praetorisque [lectis censuere patres] M Claudium, qui classi ad Ostiam stanti praeesset, Canusium ad exercitum mittendum scribendumque consuli et, cum praetori exercitum tradidisset, primo quoque tempore, quantum per commodum rei publicae fieri posset, Romam ueniret |
Peraltro, quando l'agitazione nella città fu placata ed i senatori furono richiamati nella Curia, giunse dalla Sicilia un'altra lettera da parte del propretore T Otacilio che annunciava che la flotta cartaginese aveva devastato il regno di Gerone Mentre egli si apprestava a correre in soccorso di Gerone che implorava aiuto era venuto a sapere che un'altra flotta cartaginese si era ancorata alle isole Egadi, pronta ed attrezzata ad assalire subito il Lilibeo e un'altra parte della provincia romana qualora si fosse accorto che egli si dirigeva a difendere il litorale siracusano Era, pertanto necessaria una flotta se si voleva proteggere il re alleato e la Sicilia 57 Dopo aver letto i messaggi del console e del pretore i senatori deliberarono di mandare il pretore M Claudio che comandava la flotta di stanza ad Ostia presso l'esercito a Canosa e di scrivere al console che, dopo aver trasferito il comando dell'esercito al pretore, venisse a Roma il più presto possibile, senza compromettere l'interesse dello stato |
Territi etiam super tantas clades cum ceteris prodigiis, tum quod duae Vestales eo anno, Opimia atque Floronia, stupri compertae et altera sub terra, uti mos est, ad portam Collinam necata fuerat, altera sibimet ipsa mortem consciuerat L Cantilius scriba pontificius, quos nunc minores pontifices appellant, qui cum Floronia stuprum fecerat, a pontifice maximo eo usque uirgis in comitio caesus erat ut inter uerbera exspiraret hoc nefas cum inter tot, ut fit, clades in prodigium uersum esset, decemuiri libros adire iussi sunt et Q Fabius Pictor Delphos ad oraculum missus est sciscitatum quibus precibus suppliciisque deos possent placare et quaenam futura finis tantis cladibus foret |
I senatori furono anche spaventati oltre che da sventure così grandi, sia da una serie di altri prodigi sia dal fatto che in quell'anno due Vestali Opimia e Floronia erano state riconosciute ree di peccato carnale e l'una era stata sepolta viva come era costume presso la porta Collina, l'altra invece, si era data morte volontaria L Cantilio uno di quei segretari pontifici che oggi si chiamano pontefici minori il quale insieme con Floronia aveva consumato il reato, dal pontefice massimo era stato sferzato nel pubblico comizio con tale violenza da morire sotto le frustate Questo scandalo in mezzo a tante calamità, come avviene, fu interpretato come un prodigio perciò i decemviri ebbero l'incarico di consultare i libri Sibillini; Q Fabio Pittore fu mandato a interrogare l'oracolo di Delfi per sapere con quali preghiere e cerimonie si potessero placare gli dei e quando mai sarebbe venuta la fine di sventure così grandi |
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Interim ex fatalibus libris sacrificia aliquot extraordinaria facta, inter quae Gallus et Galla, Graecus et Graeca in foro bouario sub terram uiui demissi sunt in locum saxo consaeptum, iam ante hostiis humanis, minime Romano sacro, imbutum Placatis satis, ut rebantur, deis M Claudius Marcellus ab Ostia mille et quingentos milites quos in classem scriptos habebat Romam, ut urbi praesidio essent, mittit; ipse legione classica, ea legio tertia erat, cum tribunis militum Teanum Sidicinum praemissa, classe tradita P Furio Philo collegae paucos post dies Canusium magnis itineribus contendit Inde dictator ex auctoritate patrum dictus M Iunius et Ti Sempronius magister equitum dilectu edicto iuniores ab annis septemdecim et quosdam praetextatos scribunt quattuor ex his legiones et mille equites effecti |
Nel frattempo si fecero alcuni sacrifici straordinari, secondo i precetti dei libri Sibillini; tra questi uno che non era affatto in uso presso i Romani; infatti, un Gallo ed una donna gallica un Greco e una Greca furono calati vivi sottoterra nel foro boario, in un luogo circondato da pietre già da anni prima impregnato del sangue di vittime umane Sufficientemente placati come credevano gli dei M Claudio Marcello mandò a Roma da Ostia, perché fossero di difesa alla città millecinquecento soldati che aveva arruolato nella flotta; egli stesso dopo aver mandato avanti a Teano Sedicino la legione dei soldati di marina, che era la terza, insieme coi tributi dei soldati, consegnata la flotta al collega P Furto Filo, dopo giorni a marce forzate si mosse verso Canosa Di poi M Giunio nominato dittatore per decreto del senato maestro della cavalleria T Sempronio, ordinata laarruolarono i più giovani a partire dai diciassette anni ed anche alcuni che indossavano ancora la toga pretesta Con queste reclute formarono quattro legioni ed un raggruppamento di mille cavalieri |
Item ad socios Latinumque nomen ad milites ex formula accipiendos mittunt Arma, tela, alia parari iubent et uetera spolia hostium detrahunt templis porticibusque Et aliam formam noui dilectus inopia liberorum capitum ac necessitas dedit octo milia iuuenum ualidorum ex seruitiis, prius sciscitantes singulos uellentne militare, empta publice armauerunt Hic miles magis placuit, cum pretio minore redimendi captiuos copia fieret |
Mandarono parimenti ambasciatori agli alleati ed alle popolazioni di stirpe latina per ritirare delle truppe pronte secondo i patti Comandarono anche che si procurassero armi di difesa portando via dai templi e dai portici le antiche armi ivi consacrate come spoglie nemiche La mancanza di uomini liberi e lo stato di necessità suggerirono anche una nuova forma di reclutamento Furono infatti, armati tra gli schiavi ottomila giovani robusti riscattati a spese dello stato che prima erano stati consultati singolarmente sulla loro disponibilità a prestare servizio militare Questo tipo di soldato fu più gradito, sebbene ci fosse la possibilità di riscattare a minor prezzo i prigionieri |
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[58] Namque Hannibal secundum tam prosperam ad Cannas pugnam uictoris magis quam bellum gerentis intentus curis, cum captiuis productis segregatisque socios, sicut ante ad Trebiam Trasumennumque lacum, benigne adlocutus sine pretio dimisisset, Romanos quoque uocatos, quod nunquam alias antea, satis miti sermone adloquitur: non interneciuum sibi esse cum Romanis bellum; de dignitate atque imperio certare Et patres uirtuti Romanae cessisse et se id adniti ut suae in uicem simul felicitati et uirtuti cedatur Itaque redimendi se captiuis copiam facere; pretium fore in capita equiti quingenos quadrigatos nummos, trecenos pediti, seruo centenos |
58 Annibale, dal canto suo, subito dopo la fortunatissima battaglia di Canne, si dedicò alle sue faccende come colui che ha già vinto, più che come colui che sta conducendo una guerra; fatti avanzare i prigionieri e separati i Romani, come aveva già fatto alla Trebbia ed al lago Trasimeno rivolse benevolmente il discorso ai prigionieri alleati, che aveva lasciato liberi senza prezzo; chiamati poi i Romani, cosa che non era mai successa prima, parlò anche a loro con parole assai miti, dicendo che egli non intendeva di avere coi Romani una guerra per la vita o per la morte, ma di combattere solo per la dignità e la supremazia Mentre i suoi predecessori avevano ceduto dinanzi al valore romano egli, dal canto suo, si sforzava che i Romani a loro volta cedessero nello stesso tempo alla sua fortuna e al suo valore Pertanto, egli dava ai prigionieri facoltà di riscatto: il prezzo sarebbe stato di cinquecento denari quadrigati per ogni cavaliere trecento per ogni soldato di fanteria, cento per gli schiavi |
Quamquam aliquantum adiciebatur equitibus ad id pretium quo pepigerant dedentes se, laeti tamen quamcumque condicionem paciscendi acceperunt Placuit suffragio ipsorum decem deligi qui Romam ad senatum irent, nec pignus aliud fidei quam ut iurarent se redituros acceptum Missus cum his Carthalo, nobilis Carthaginiensis, qui, si forte ad pacem inclinaret animus, condiciones ferret Cum egressi castris essent, unus ex iis, minime Romani ingenii homo uelut aliquid oblitus, iuris iurandi soluendi causa cum in castra redisset, ante noctem comites adsequitur Vbi Romam uenire eos nuntiatum est, Carthaloni obuiam lictor missus, qui dictatoris uerbis nuntiaret ut ante noctem excederet finibus Romanis |
Benché si aumentasse alquanto per i cavalieri il prezzo che al momento della resa essi avevano pattuito, essi furono, tuttavia, contenti di accettare patti a qualunque condizione Si decise di scegliere dieci prigionieri che andassero a Roma al senato e non si richiese da loro altro impegno di fede se non il giuramento che sarebbero tornati Insieme con loro fu mandato anche Canalone nobile cartaginese che recava con sé le eventuali condizioni di pace da proporre qualora si accorgesse che l'animo dei Romani propendeva per la pace Quando i prigionieri furono usciti dalla città, uno di loro, un uomo il cui carattere non era certo degno di un Romano fingendo di aver dimenticato qualche cosa, se ne ritornò nell'accampamento per liberarsi dell'impegno del giuramento e prima della notte raggiunse i compagni Allorché a Roma si ebbe notizia dell'arrivo dei prigionieri, fu mandato incontro a Cartalone un littore, che a nome del dittatore gli ingiungesse di uscire prima di notte dal territorio di Roma |
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[59] Legatis captiuorum senatus ab dictatore datus est, quorum princeps: M Iuni uosque, patres conscripti, inquit, nemo nostrum ignorat nulli unquam ciuitati uiliores fuisse captiuos quam nostrae; ceterum, nisi nobis plus iusto nostra placet causa, non alii unquam minus neglegendi uobis quam nos in hostium potestatem uenerunt Non enim in acie per timorem arma tradidimus sed cum prope ad noctem superstantes cumulis caesorum corporum proelium extraxissemus, in castra recepimus nos; diei reliquum ac noctem insequentem, fessi labore ac uolneribus, uallum sumus tutati |
59 Ai messi dei prigionieri fu concessa dal dittatore udienza in senato; il capo della loro delegazione così parlò: O M Giunio e voi padri coscritti nessuno di noi ignora che mai da parte di nessun'altra città i prigionieri furono oggetto di disprezzo, più che da parte di Roma; d'altronde, se l'interesse per la nostra causa, che qui difendiamo; non è in noi superiore al giusto, possiamo affermare che mai altri prigionieri che vennero in potere del nemico sono degni di disprezzo meno di noi Infatti, noi non ci siamo arresi sul campo per paura delle armi, ma quasi fino a notte abbiamo protratto il combattimento sull'alto dei cumuli dei cadaveri, per poi rifugiarci nell'accampamento; per il resto del giorno e della notte seguente, benché spossati dalla fatica e dalle ferite, abbiamo difeso la trincea |