Livio, Ab urbe condita: Libro 21; 21-30

Livio, Ab urbe condita: Libro 21; 21-30

Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 21; 21-30
[21] Hannibal Sagunto capto Carthaginem Nouam in hiberna concesserat, ibique auditis quae Romae quaeque Carthagine acta decretaque forent, seque non ducem solum sed etiam causam esse belli, partitis diuenditisque reliquiis praedae nihil ultra differendum ratus, Hispani generis milites conuocat

Credo ego uos, inquit, socii, et ipsos cernere pacatis omnibus Hispaniae populis aut finiendam nobis militiam exercitusque dimittendos esse aut in alias terras transferendum bellum

ita enim hae gentes non pacis solum sed etiam uictoriae bonis florebunt, si ex aliis gentibus praedam et gloriam quaeremus

itaque cum longinqua ab domo instet militia incertumque sit quando domos uestras et quae cuique ibi cara sunt uisuri sitis, si quis uestrum suos inuisere uolt, commeatum do
[21] Annibale, presa Sagunto, si era recato a Cartagena nei quartieri d'inverno; qui apprese quanto a Roma e a Cartagine era stato fatto e deliberato e seppe che egli non solo era il comandante supremo di quella guerra, ma ne era anche la causa; allora, divisi e venduti gli avanzi dei bottino, ritenne che non si dovesse indugiare più oltre e convocò i soldati di stirpe ispanica

Io credo, disse, che voi stessi, o alleati, dobbiate riconoscere che, soggiogate tutte le popolazioni della Spagna, o questa campagna di guerra per noi debba finire e gli eserciti debbano essere congedati, o che la guerra debba essere trasferita in altre terre

Soltanto così, infatti, questi popoli non solo godranno dei vantaggi della pace, ma anche di quelli della vittoria, se noi cercheremo preda e gloria presso altre genti

Pertanto, essendo per voi imminente una campagna militare lontano dalla vostra patria ed essendo incerto quando rivedrete le vostre case e tutto quello che a ciascuno è caro, io do un congedo a quelli fra voi che desiderassero rivedere la propria famiglia
Primo uere edico adsitis, ut dis bene iuuantibus bellum ingentis gloriae praedaeque futurum incipiamus

Omnibus fere uisendi domos oblata ultro potestas grata erat, et iam desiderantibus suos et longius in futurum prouidentibus desiderium

Per totum tempus hiemis quies inter labores aut iam exhaustos aut mox exhauriendos renouauit corpora animosque ad omnia de integro patienda

uere primo ad edictum conuenere

Hannibal cum recensuisset omnium gentium auxilia, Gades profectus Herculi uota exsoluit nouisque se obligat uotis, si cetera prospera euenissent
Vi comando trovarvi presenti all'inizio della primavera perché posssiamo con l'aiuto degli dei cominciare una guerra che ci darà grandissima gloria e preda

La possibilità spontaneamente concessa di rivedere le case era gradita a quasi tutti, desiderando tutti vivamente di riabbracciare i loro cari, e prevedendo che tale desiderio sarebbe stato inappagato per troppo lungo tempo

Per tutto l'inverno la tranquillità, tra le fatiche compiute e quelle che si sarebbero dovute compiere tra breve, diede energia ai corpi ed agli animi per sopportare di nuovo ogni difficoltà

All'inizio della primavera i soldati si adunarono secondo l'ordine ricevuto

Annibale, dopo aver passato in rassegna le milizie di tutte le popolazioni, partì per Gades dove sciolse dei voti fatti ad Ercole e si impegnò a compierne dei nuovi, se le imprese future fossero state favorevoli
Inde partiens curas simul [in] inferendum atque arcendum bellum, ne, dum ipse terrestri per Hispaniam Galliasque itinere Italiam peteret, nuda apertaque Romanis Africa ab Sicilia esset, ualido praesidio firmare eam statuit

pro eo supplementum ipse ex Africa maxime iaculatorum leuium armis petiit, ut Afri in Hispania, in Africa Hispani, melior procul ab domo futurus uterque miles, uelut mutuis pigneribus obligati stipendia facerent

Tredecim milia octingentos quinquaginta pedites caetratos misit in Africam et funditores Baliares octingentos septuaginta, equites mixtos ex multis gentibus mille ducentos

Has copias partim Carthagini praesidio esse, partim distribui per Africam iubet
Quindi rivolgendo le sue cure tanto alla guerra offensiva che alla difensiva, affinché, mentre egli si dirigeva per terra in Italia attraverso la Spagna e le Gallie, l'Africa non fosse senza difesa ed esposta agli attacchi dei Romani dalla parte della Sicilia, stabilì di fortificarla con un valido presidio

In cambio Annibale richiese dall'Africa nuovi contingenti specialmente di sagittari di lieve armatura, affinché gli Africani facessero il servizio militare in Spagna e gli Ispani in Africa, egli, infatti, pensava che i soldati dell'una e dell'altra parte fossero migliori combattenti lontano dalla patria ritenendosi impegnati da vicendevole garanzia

Mandò in Africa tredicimilaottocentocinquanta fanti cetrati e ottocentosessanta frombolieri delle Baleari, e milleduecento cavalieri venuti da molte genti

Ordinò che queste milizie fossero in parte a difesa i Cartagine, in parte venissero distribuite per l'Africa

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Livio, Ab urbe condita: Libro 29; 18 - 20

Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 29; 18 - 20

Simul conquisitoribus in ciuitates missis quattuor milia conscripta delectae iuuentutis, praesidium eosdem et obsides, duci Carthaginem iubet

[22] Neque Hispaniam neglegendam ratus, atque id eo minus quod haud ignarus erat circumitam ab Romanis eam legatis ad sollicitandos principum animos, Hasdrubali fratri, uiro impigro, eam prouinciam destinat firmatque eum Africis maxime praesidiis, peditum Afrorum undecim milibus octingentis quinquaginta, Liguribus trecentis, Baliaribus [quingentis]

Ad haec peditum auxilia additi equites Libyphoenices, mixtum Punicum Afris genus, quadringenti [quinquaginta] et Numidae Maurique accolae Oceani ad mille octingenti et parua Ilergetum manus ex Hispania, ducenti equites

et, ne quod terrestris deesset auxilii genus, elephanti uiginti unus
Nello stesso tempo mandò gente ad arruolare soldati nelle città con l'ordine di condurre a Cartagine quattromila giovani scelti che servissero ad un tempo come difensori e come ostaggi

[22] Assegnò al fratello Asdrubale, uomo attivissimo, la provincia di Spagna, considerando che essa non doveva essere trascurata tanto più che ben sapeva che la Spagna era stata percorsa in ogni senso dagli ambasciatori romani per istigare l'animo dei capi; rafforzò il potere del fratello soprattutto con reparti africani costituiti da undicimilaottocentocinquanta fanti; a questi aggiunse trecento Liguri e cinquecento soldati delle Baleari

A questo presidio di fanteria si unirono cavalieri libifenici, una stirpe mista di Cartaginesi e di Africani, quattrocentocinquanta Numidi e circa ottocento Mori, abitanti della costa dell'oceano, nonché una piccola schiera di Ilergeti,trecento cavalieri che venivano dalla Spagna

Perché poi non mancasse l'aiuto di qualche specie di animali terrestri, aggiunse ventun elefanti
Classis praeterea data tuendae maritimae orae, quia qua parte belli uicerant ea tum quoque rem gesturos Romanos credi poterat, quinquaginta quinqueremes, quadriremes duae, triremes quinque; sed aptae instructaeque remigio triginta et duae quinqueremes erant et triremes quinque

Ab Gadibus Carthaginem ad hiberna exercitus rediit; atque inde profectus praeter Onussam urbem ad Hiberum maritima ora ducit

Ibi fama est in quiete uisum ab eo iuuenem diuina specie qui se ab Ioue diceret ducem in Italiam Hannibali missum; proinde sequeretur neque usquam a se deflecteret oculos
Gli fu, inoltre, consegnata una flotta per proteggere le spiagge, perché si poteva prevedere che i Romani anche allora avrebbero combattuto in quella zona di guerra nella quale erano stati vittoriosi; furono perciò date ad Asdrubale cinquanta quinqueremi, cinque triremi e due quadriremi; ma in pieno assetto di guerra e fornite di rematori erano soltanto trentadue quinqueremi e cinque triremi

Da Gades l'esercito tornò a Cartagena ai quartieri d'inverno; partito poi di lì, Annibale lo condusse lungo il litorale, all'Ebro oltre la città di Etovissa

Qui si racconta che Annibale abbia visto in sogno un giovane simile a un dio che diceva essere stato mandato da Giove come guida ad Annibale verso l'Italia: perciò lo seguisse, né mai distogliesse gli occhi da lui

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Livio, Ab urbe condita: Libro 22; 11-20

Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 22; 11-20

Pauidum primo, nusquam circumspicientem aut respicientem, secutum; deinde cura ingenii humani cum, quidnam id esset quod respicere uetitus esset, agitaret animo, temperare oculis nequiuisse; tum uidisse post sese serpentem mira magnitudine cum ingenti arborum ac uirgultorum strage ferri ac post insequi cum fragore caeli nimbum

Tum quae moles ea quidue prodigii esset quaerentem, audisse uastitatem Italiae esse; pergeret porro ire nec ultra inquireret sineretque fata in occulto esse

[23] Hoc uisu laetus tripertito Hiberum copias traiecit, praemissis qui Gallorum animos, qua traducendus exercitus erat, donis conciliarent Alpiumque transitus specularentur

Nonaginta milia peditum, duodecim milia equitum Hiberum traduxit
Si racconta che dapprima Annibale lo abbia seguito senza guardarsi mai intorno o volgersi indietro; poi, per la curiosità propria della natura umana, fantasticando nella sua mente che cosa mai fosse ciò che gli era stato vietato di guardare, Annibale, non avendo potuto trattenersi, si volse e vide dietro di sé un serpente di mirabile grandezza che si avvolgeva in grandi spire in mezzo ad una rovina di alberi e di virgulti, mentre dietro lo seguiva un temporale con grande fragore del cielo

Allora chiedendo egli cosa fosse quell'essere mostruoso e che cosa pronosticaste il prodigio, apprese che si trattava della devastazione dell'Italia: alla sua volta continuasse la marcia, né indagasse oltre e lasciasse che il destino rimanesse occulto

[23] Lieto per questo sogno, Annibale, disponendo l'esercito su tre colonne, gli fece passare l'Ebro, avendo mandato innanzi dei messi con l'incarico di conciliarsi con donativi l'animo dei Galli in quelle zone per le quali l'esercito doveva transitare e di indagare i passaggi delle Alpi

Portò oltre l'Ebro novantamila fanti e dodicimila cavalieri
Ilergetes inde Bargusiosque et Ausetanos et Lacetaniam, quae subiecta Pyrenaeis montibus est, subegit oraeque huic omni praefecit Hannonem, ut fauces quae Hispanias Galliis iungunt in potestate essent

Decem milia peditum Hannoni ad praesidium obtinendae regionis data et mille equites

Postquam per Pyrenaeum saltum traduci exercitus est coeptus rumorque per barbaros manauit certior de bello Romano

tria milia inde Carpetanorum peditum iter auerterunt

Constabat non tam bello motos quam longinquitate uiae insuperabilique Alpium transitu

Hannibal quia reuocare aut ui retinere eos anceps erat, ne ceterorum etiam feroces animi inritarentur, supra septem milia hominum domos remisit, quos et ipse grauari militia senserat, Carpetanos quoque ab se dimissos simulans
Sottomise gli Ilergeti, indi i Bargusii, gli Ausetani e la Lacetania che sta ai piedi dei Pirenei; a capo di tutta questa regione mise Annone perché fossero in suo potere gli stretti passi che congiungono la Spagna alle Gallie

Ad Annone furono assegnati diecimila fanti e mille cavalieri come presidio per tener soggetto quel paese

Dopo che Annibale cominciò a condurre l'esercito attraverso il passo dei Pirenei, fra i barbari si diffuse più insistente la voce che si trattava di far guerra a Roma

Allora tremila fanti carpetani disertarono

Era evidente che essi non tanto dalla guerra erano stati spinti a ritornare indietro, quanto dalla lunghezza del cammino e dal fatto che ritenevano insuperabile il passaggio delle Alpi

Annibale, poiché giudicava pericoloso e di dubbio vantaggio sia il richiamarli indietro sia il trattenerli con la forza, perché anche gli animi fieri degli altri non si inasprissero rimandò a casa oltre settemila uomini che aveva intuito che erano stanchi ed oppressi dall'asprezza di quella spedizione e finse che anche i Carpetani erano stati da lui congedati

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Livio, Ab urbe condita: Libro 22; 51-61

Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 22; 51-61

[24] Inde, ne mora atque otium animos sollicitaret, cum reliquis copiis Pyrenaeum transgreditur et ad oppidum Iliberrim castra locat

Galli quamquam Italiae bellum inferri audiebant, tamen, quia ui subactos trans Pyrenaeum Hispanos fama erat praesidiaque ualida imposita, metu seruitutis ad arma consternati Ruscinonem aliquot populi conueniunt
[24]Subito dopo, perché gli indugi e il riposo non indebolissero gli animi, Annibale passò i Pirenei con le rimanenti milizie e pose gli accampamenti presso la città di Iliberri

I Galli, benché sapessero che la guerra era diretta contro l'Italia, tuttavia, poiché si raccontava che gli Spagnoli al di là dei Pirenei erano stati sottomessi con la forza e che erano stati imposti a loro forti presidi, furono spinti ad impugnare le armi per paura della servitù; perciò alcune popolazioni si riunirono in assemblea a Ruscinone
Quod ubi Hannibali nuntiatum est, moram magis quam bellum metuens, oratores ad regulos eorum misit, conloqui semet ipsum cum iis uelle; et uel illi propius Iliberrim accederent uel se Ruscinonem processurum, ut ex propinquo congressus facilior esset; nam et accepturum eos in castra sua se laetum nec cunctanter se ipsum ad eos uenturum; hospitem enim se Galliae non hostem aduenisse, nec stricturum ante gladium, si per Gallos liceat, quam in Italiam uenisset

Et per nuntios quidem haec

ut uero reguli Gallorum castris ad Iliberrim extemplo motis haud grauate ad Poenum uenerunt, capti donis cum bona pace exercitum per fines suos praeter Ruscinonem oppidum transmiserunt
Allorché Annibale venne a sapere ciò, temendo più gli indugi che la guerra, mandò degli ambasciatori ai capi dei Galli per avvertirli che egli voleva un colloquio con loro; o si avvicinassero di più a Iliberri o egli stesso si sarebbe mosso alla volta di Ruscinone, perché da vicino l'incontro fosse più facile: diceva, infatti, che o li avrebbe ricevuti volentieri nei suoi accampamenti, od era pronto a recarsi in persona da loro; affermava pertanto Annibale di essere venuto come amico, non come nemico della Gallia, né avrebbe impugnato le armi prima di giungere in Italia, se i Galli glielo avessero permesso

Incaricò gli ambasciatori di riferire tutto ciò

Quando poi i capi dei Galli, avvicinati subito gli accampamenti ad Iliberri, vennero di buon grado ad Annibale conquistati dai suoi doni, senza porre ostacoli lasciarono passare l'esercito attraverso i loro territori fin oltre la città di Ruscinone

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Livio, Ab urbe condita: Libro 28; 29 - 31

Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 28; 29 - 31

[25] In Italiam interim nihil ultra quam Hiberum transisse Hannibalem a Massiliensium legatis Romam perlatum erat, cum, perinde ac si Alpes iam transisset, Boii sollicitatis Insubribus defecerunt, nec tam ob ueteres in populum Romanum iras quam quod nuper circa Padum Placentiam Cremonamque colonias in agrum Gallicum deductas aegre patiebantur

Itaque armis repente arreptis, in eum ipsum agrum impetu facto tantum terroris ac tumultus fecerunt ut non agrestis modo multitudo sed ipsi triumuiri Romani, qui ad agrum uenerant adsignandum, diffisi Placentiae moenibus Mutinam confugerint, C Lutatius, C Seruilius, M Annius

Lutati nomen haud dubium est; pro Annio Seruilioque M Acilium et C Herennium habent quidam annales, alii P Cornelium Asinam et C Papirium Masonem
[25] Fino a quel momento nessun'altra notizia era pervenuta in Italia fuor di quella che gli ambasciatori di Marsiglia avevano portato a Roma, cioè che Annibale aveva attraversato l'Ebro;in quello stesso tempo come se i Cartagi nesi avessero già passato anche le Alpi, i Boi, istigati gli Insubri, si ribellarono, non tanto per gli antichi rancori contro i Romani, ma per il fatto che mal sopportavano che poco tempo prima fossero state fondate in territorio gallico vicino al Po le colonie di Piacenza e di Cremona

Pertanto, prese improvvisamente le armi, avendo assalito quelle stesse terre, i Galli diffusero tanto terrore e scompiglio che non solo la moltitudine dei contadini, ma gli stessi triumviri romani, C Lutazio, C Servilio, M Annio che erano venuti per la distribuzione dei campi, non fidandosi delle opere di difesa di Piacenza, si rifugiarono a Modena

Per il nome di Lutazio non vi sono dubbi, ma alcuni annali riferiscono, invece dei nomi di Annio e di Servilio, quelli di M Acilio e di C Erennio; altri ancora i nomi di P Cornelio Asina e C Papirio Masone

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