Altera ratis aeque lata, longa pedes centum, ad traiciendum flumen apta, huic copulata est; tres tum elephanti per stabilem ratem tamquam uiam praegredientibus feminis acti ubi in minorem adplicatam transgressi sunt, extemplo resolutis quibus leuiter adnexa erat uinculis, ab actuariis aliquot nauibus ad alteram ripam pertrahitur ita primis expositis, alii deinde repetiti ac traiecti sunt Nihil sane trepidabant, donec continenti uelut ponte agerentur; primus erat pauor cum soluta ab ceteris rate in altum raperentur Ibi urgentes inter se, cedentibus extremis ab aqua, trepidationis aliquantum edebant donec quietem ipse timor circumspectantibus aquam fecisset |
A questa zattera ne fu collegata un'altra della medesima larghezza, lunga cento piedi, idonea al passaggio del fiume; tre elefanti allora furono condotti sulla zattera solida come una strada, dietro le femmine che precedevano; di là furono fatti passare sulla seconda zattera unita alla prima con legami non fissi; sciolte subito le corde con le quali era lievemente attaccata, era tratta all'altra riva da alcune imbarcazioni leggere Così deposti i primi elefanti sulla terra, altri poi furono di nuovo imbarcati e fatti passare al di là dei fiume Essi non davano segni di paura, finché erano sospinti come su di un ponte ininterrotto; li prendeva, invece, subito il panico quando erano trascinati nel pieno della corrente su di una zattera mobile lontano dagli altri Allora, urtandosi tra di loro, e ritirandosi gli ultimi dinanzi all'acqua, provocavano molto sgomento e scompiglio, finché la stessa paura non avesse calmato quelli che si vedevano l'acqua tutta intorno |
Excidere etiam saeuientes quidam in flumen; sed pondere ipso stabiles, deiectis rectoribus, quaerendis pedetemptim uadis in terram euasere [29] Dum elephanti traiciuntur, interim Hannibal Numidas equites quingentos ad castra Romana miserat speculatum ubi et quantae copiae essent et quid pararent Huic alae equitum missi, ut ante dictum est, ab ostio Rhodani trecenti Romanorum equites occurrunt Proelium atrocius quam pro numero pugnantium editur; nam praeter multa uolnera caedes etiam prope par utrimque fuit, fugaque et pauor Numidarum Romanis iam admodum fessis uictoriam dedit Hoc principium simul omenque belli ut summae rerum prosperum euentum, ita haud sane incruentam ancipitisque certaminis uictoriam Romanis portendit |
Caddero nel fiume anche alcuni elefanti fortemente irrequieti, restando, tuttavia, in equilibrio in virtù del peso del loro stesso corpo; avendo poi sbalzato le loro guide, riuscirono a toccar terra cercando cautamente i guadi [29]Mentre si traghettavano gli elefanti, Annibale aveva mandato cinquecento cavalieri ad esplorare gli accampamenti romani, per sapere quante milizie ci fossero e che cosa si preparasse A questo squadrone di cavalieri si fecero incontro i trecento cavalieri romani, che, come è già stato detto, erano stati mandati dalla foce del Rodano Nacque una battaglia più aspra di quanto non comportasse il numero dei combattenti; infatti, oltre i molti feriti, i morti furono press'a poco pari dall'una e dall'altra parte; soltanto la fuga e il panico dei Numidi diedero la vittoria ai Romani che ormai erano oppressi dalla stanchezza Questo combattimento fu il principio dell'ostilità e nello stesso tempo fu di buon augurio, in quanto predisse ai Romani sia un felice esito della guerra, sia una vittoria non certo incruenta in una lotta che sarebbe stata rischiosa ed incerta |
Ut re ita gesta ad utrumque ducem sui redierunt, nec Scipioni stare sententia poterat nisi ut ex consiliis coeptisque hostis et ipse conatus caperet et Hannibalem, incertum utrum coeptum in Italiam intenderet iter an cum eo qui primus se obtulisset Romanus exercitus manus consereret, auertit a praesenti certamine Boiorum legatorum regulique Magali aduentus, qui se duces itinerum, socios periculi fore adfirmantes, integro bello nusquam ante libatis uiribus Italiam adgrediendam censent Multitudo timebat quidem hostem nondum oblitterata memoria superioris belli; sed magis iter immensum Alpesque, rem fama utique inexpertis horrendam, metuebat |
Dopo tale episodio i soldati tornarono gli uni e gli altri al loro comandante; Scipione, tuttavia, non poteva prendere alcuna deliberazione poiché era costretto a scegliere quel piano che era condizionato da ciò che il nemico avesse deciso di intraprendere Annibale era incerto se dovesse proseguire il cammino già iniziato verso l'Italia, oppure attaccare battaglia contro quell'esercito romano che primo gli si fosse opposto; lo dissuase da tale dubbio l'arrivo degli ambasciatori dei Boi e del loro capo Magalo che, affermando di voler essergli guide nel cammino ed alleati nel pericolo, lo consigliavano ad assalire l'Italia senza aver attaccato battaglia, con con forze non ancora logorate da altre imprese La massa dei soldati, invece, aveva paura del nemico non essendo ancora cancellata la memoria della precedente guerra, ma più ancora era spaventata dalla lunghezza della marcia e dal passaggio delle Alpi, impresa spaventosa per fama, specialmente per chi non l'aveva mai provata |
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[30] Itaque Hannibal, postquam ipsi sententia stetit pergere ire atque Italiam petere, aduocata contione uarie militum uersat animos castigando adhortandoque: mirari se quinam pectora semper impauida repens terror inuaserit Per tot annos uincentes eos stipendia facere neque ante Hispania excessisse quam omnes gentesque et terrae quas duo diuersa maria amplectantur Carthaginiensium essent Indignatos deinde quod quicumque Saguntum obsedissent uelut ob noxam sibi dedi postularet populus Romanus, Hiberum traiecisse ad delendum nomen Romanorum liberandumque orbem terrarum |
[30] Annibale, pertanto, dopo che ebbe presa la ferma decisione di proseguire la marcia e di dirigersi verso l'Italia, radunata l'assemblea, variamente cercò di scuotere l'animo dei soldati, sia rimproverandoli sia esortandoli, dicendo che egli si chiedeva con meraviglia quale mai improvviso terrore si fosse impadronito di animi che erano sempre stati coraggiosi Per tanti anni essi avevano fatto il servizio militare sempre vincitori e non erano usciti dalla Spagna prima che venissero in potere dei Cartaginesi tutte le genti e tutte le terre abbracciate da due diversi mari Annibale continuò dicendo che essi si erano sdegnati perché il popolo romano aveva chiesto la consegna di tutti coloro che avevano assediato Sagunto, come se ciò costituisse una colpa, ed avevano, perciò, attraversato l'Ebro per distruggere il nome romano e liberare così tutto il mondo |
Tum nemini uisum id longum, cum ab occasu solis ad exortus intenderent iter: nunc, postquam multo maiorem partem itineris emensam cernant, Pyrenaeum saltum inter ferocissimas gentes superatum, Rhodanum, tantum amnem, tot milibus Gallorum prohibentibus, domita etiam ipsius fluminis ui traiectum, in conspectu Alpes habeant quarum alterum latus Italiae sit, in ipsis portis hostium fatigatos subsistere, quid Alpes aliud esse credentes quam montium altitudines Fingerent altiores Pyrenaei iugis: nullas profecto terras caelum contingere nec inexsuperabiles humano generi esse Alpes quidem habitari, coli, gignere atque alere animantes; peruias paucis esse, esse et exercitibus Eos ipsos quos cernant legatos non pinnis sublime elatos Alpes transgressos |
Allora a nessuno parve che fosse lunga quella marcia, quando volgevano il cammino da occidente verso oriente: ora, invece, dopo che avevano visto che la più parte del cammino era stata percorsa, che i passi dei Pirenei erano stati superati in mezzo a fierissime genti e che un fiume così grande come il Rodano era stato traghettato, frenata la violenza stessa del fiume, nonostante si opponessero tante migliaia di Galli, ora che si trovavano ormai in cospetto delle Alpi, che nell'altro versante si affacciavano all'Italia, dopo aver durato tante fatiche, si fermavano proprio sulle porte del nemico, credendo che le Alpi fossero qualche cosa di diverso da montagne di un'altezza straordinaria Se le immaginassero pure più alte dei Pirenei, in ogni modo non vi erano terre che toccassero il cielo e che non potessero essere superate dall'uomo le Alpi poi erano abitate, coltivate e generavano e nutrivano esseri animati; i loro passi erano poi accessibili agli eserciti Quegli stessi ambasciatori, che avevano lì sotto ai loro occhi, avevano passato le Alpi non certo sollevati in alto dalle penne |
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Ne maiores quidem eorum indigenas sed aduenas Italiae cultores has ipsas Alpes ingentibus saepe agminibus cum liberis ac coniugibus migrantium modo tuto transmisisse Militi quidem armato nihil secum praeter instrumenta belli portanti quid inuium aut inexsuperabile esse Saguntum ut caperetur, quid per octo menses periculi, quid laboris exhaustum esse Romam, caput orbis terrarum, petentibus quicquam adeo asperum atque arduum uideri quod inceptum moretur Cepisse quondam Gallos ea quae adiri posse Poenus desperet; proinde aut cederent animo atque uirtute genti per eos dies totiens ab se uictae aut itineris finem sperent campum interiacentem Tiberi ac moenibus Romanis |
Neppure gli antenati di costoro erano indigeni, ma i Galli che abitavano l'Italia erano genti immigrate, che spesso in grandissime moltitudini con mogli e figli, come popolazioni migranti, avevano con sicurezza valicato quelle stesse Alpi Che cosa mai poteva esservi di inaccessibile e di insuperabile per soldati armati che non portavano nulla con sé al di fuori degli arnesi di guerra A che fine erano stati sopportati per otto mesi pericoli e fatiche per prendere Sagunto A chi si avviava alla volta di Roma, capitale del mondo, che cosa poteva sembrare tanto difficile ed arduo che si esitasse a compiere ciò che era stato cominciato Un tempo i Galli si erano pure impadroniti di quella Roma, che i Cartaginesi disperavano ora di poter affrontare: dunque, o si dichiarassero inferiori per coraggio e valore a quella gente che proprio in quei giorni avevano tante volte vinto, oppure nutrissero ferma speranza che la fine del loro viaggio fosse segnata dalla pianura che sta fra il Tevere e le mura di Roma |