Il suicidio di Angelo Fortunato Formiggini precede le imminenti leggi razziali

Il suicidio di Angelo Fortunato Formiggini precede le imminenti leggi razziali

Fu a lungo ammiratore personale di Benito Mussolini. Costretto dalle imminenti leggi razziali a ricordare quel che per tutta la vita aveva cercato di dimenticare - ossia di essere ebreo -. La mattina del 29 novembre 1938 sale la lunga scalinata che conduce in cima alla torre della Ghirlandina nella città di Modena, sua città natale, e si getta di sotto

Si schianta su di un breve riquadro di selciato. Nelle tasche della giacca imbevuta del suo stesso sangue vengono ritrovati documenti personali, due lettere, una indirizzata al re, l'altra a Benito Mussolini (Formiggini era stato uno dei maestri della sua giovinezza), e un assegno di 30.000 lire destinato ai poveri della sua città. Affinché nessuno potesse liquidare il suo estremo gesto di protesta attribuendolo alle difficoltà economiche delle sue imprese editoriali.

è morto proprio come un ebreo: si è buttato da una torre per risparmiare un colpo di pistola

Il fascista Achille Starace, segretario del partito Nazionale fascista

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ANGELI FORTUNATO FORMIGGINI, LETTERA ALLA MOGLIE, 18 NOVEMBRE 1938

Io non posso rinunciare a ciò che considero mio preciso dovere: Io debbo dimostrare l'assurda malvagità dei provvedimenti razzisti richiamando l'attenzione sul mio caso che mi pare il più tipico di tutti......

Sopprimendo me, affranco la mia diletta famigliola dalle vessazioni che le potrebbero derivare dalla mia presenza: essa ridiventa ariana pura e sarà indisturbata. Le cose mie più care, cioè il mio lavoro, le mie creature concettuali, invece di scomparire, potranno risorgere a nuova vita 

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