Cicerone, In Verrem: 02; 05-56-60, pag 2

Cicerone, In Verrem: 02; 05-56-60

Latino: dall'autore Cicerone, opera In Verrem parte 02; 05-56-60
Malo mehercule id quod tu defendis his iudicibus populoque Romano quam id quod ego insimulo probari, malo, inquam, te isti generi hominum quam mercatoribus et naviculariis inimicum atque infestum putari; meum enim crimen avaritiae te nimiae coarguit, tua defensio furoris cuiusdam et immanitatis et inauditae crudelitatis et paene novae proscriptionis

[154] Sed non licet me isto tanto bono, iudices, uti, non licet

Adsunt enim Puteoli toti; frequentissimi venerunt ad hoc iudicium mercatores, homines locupletes atque honesti, qui partim socios suos, partim libertos, partim conlibertos spoliatos in vincla coniectos, partim in vinclis necatos, partim securi percussos esse dicunt

Hic vide quam me sis usurus aequo
Io, per Ercole, preferisco che questi giudici e il popolo romano approvino il tuo piano di difesa piuttosto che gli addebiti che ti muovo io, preferisco, ripeto, che tu sia ritenuto nemico spietato di questa categoria di persone piuttosto che di mercanti e di armatori; infatti la mia accusa ti mostra colpevole solo di eccessiva avidità, mentre la tua linea di difesa ti incolpa di una specie di frenesia, di mostruosa ferocia, di inaudi ta crudeltà e quasi di una nuova forma di proscrizio ne

[154] Ma non posso, o giudici, profittare di un così grosso vantaggio, non posso proprio

Infatti c'è qui tutta Pozzuoli; sono accorsi numerosissimi a questo processo i mercanti, uomini facoltosi e rispettabili, i quali sostengono che molti, in parte loro soci, in parte loro liberti, in parte loro compagni di affrancamento, furono depredati e get tati in prigione, e poi alcuni furono uccisi nelle prigioni, altri giustiziati mediante decapitazione

Nota, a questo punto, come io intenda dimostrarmi equanime nei tuoi confronti
Cum ego P Granium testem produxero qui suos libertos abs te securi percussos esse dicat, qui abs te navem suam mercesque repetat, refellito, si poteris; meum testem deseram, tibi favebo, te, inquam, adiuvabo; ostendito illos cum Sertorio fuisse, ab Dianio fugientis ad Siciliam esse delatos

Nihil est quod te mallem probare; nullum enim facinus quod maiore supplicio dignum sit reperiri neque proferri potest

[155] Reducam iterum equitem Romanum, L Flavium, si voles, quoniam priore actione,ut patroni tui dictitant, nova quadam sapientia, ut omnes intellegunt, conscientia tua atque auctoritate meorum testium,testem nullum interrogasti
Quando io produrrò come teste Publio Gra nio, perché dica che i suoi liberti furono decapitati da te e perché pretenda di essere risarcito da te della sua nave e delle sue merci, smentiscilo, se puoi; io abbandonerò il mio teste e prenderò le tue parti; sì, il mio aiuto lo riser verò a te; dimostra che quegli uomini militavano con Sertorio e poi, fuggendo da Dianio, furono spinti sulle coste della Sicilia

Non c'è nessun altro punto più di questo che io desideri tu riesca a provare;infati non si po trebbe trovare o citare nessun altro delitto che sia degno di un castigo più severo

[155] Se lo vorrai, farò richia mare di nuovo il cavaliere romano Lucio Flavio, per ché durante il primo dibattito non interrogasti nessun te stimone, spinto da una nuova forma di saggezza, come non si stancano di ripetere i tuoi difensori, o piuttosto costretto dalla consapevolezza delle tue colpe e dal credi to di cui godono i miei testimoni, come tutti ben capisco no
Interrogetur Flavius, si voles, quinam fuerit T Herennius, is quem ille argentariam Lepti fecisse dicit; qui cum amplius centum civis Romanos haberet ex conventu Syracusano qui eum non solum cognoscerent sed etiam lacrimantes ac te implorantes defenderent, tamen inspectantibus omnibus Syracusis securi percussus est

Hunc quoque testem meum refelli et illum Herennium Sertorianum fuisse abs te demonstrari et probari volo

[LX, 156] Quid de illa multitudine dicemus eorum qui capitibus involutis in piratarum captivorum numero producebantur, ut securi ferirentur

Quae ista nova diligentia, quam ob causam abs te excogitata

An te L Flavi ceterorumque de T Herennio vociferatio commovebat
Se lo vorrai, si interroghi pure Flavio, per sapere chi mai sia stato quel Tito Erennio che, come sostiene Fla vio, faceva il banchiere a Lepti; egli poteva contare sull'appoggio di più di cento fra i componenti della colo nia di cittadini romani residenti a Siracusa, che non solo lo conoscevano personalmente, ma ne prendevano anche le difese con le lacrime agli occhi e implorando la tua cle menza, tuttavia, fu decapitato alla presenza di tutti i Siracusani

Desidero che tu riesca a smentire anche questo mio testimone e a dimostrare con prove sicure che l'Erennio di cui parliamo era stato un seguace di Sertorio

[LX, 156] Cosa dovremo dire di quella gran folla di tutti coloro che, per completare il numero dei pirati prigionie ri, venivano spinti avanti con il capo avvolto in un cap puccio per essere decapitati

Vuoi spiegarci questo nuovo genere di precauzione, cosa ti ha indotto a escogi tarlo

Ti mettevano in apprensione le grida concitate di Lucio Flavio e di tutti gli altri per il trattamento riservato a Tito Erennio

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Cicerone, In Verrem: 02; 04-96-100

Latino: dall'autore Cicerone, opera In Verrem parte 02; 04-96-100

An M Anni, gravissimi atque honestissimi viri, summa auctoritas paulo diligentiorem timidioremque fecerat

Qui nuper pro testimonio non advenam nescio quem nec alienum, sed eum civem Romanum qui omnibus in illo conventu notus, qui Syracusis natus esset, abs te securi percussum esse dixit

[157] Post hanc illorum vociferationem, post hanc communem famam atque querimoniam non mitior in supplicio, sed diligentior esse coepit; capitibus involutis civis Romanos ad necem producere instituit; quos tamen idcirco necabat palam quod homines in conventu, id quod antea dixi, nimium diligenter praedonum numerum requirebant
O forse ti aveva reso un po' più prudente e timoroso la profonda influenza di un uomo come Mar co Annio, persona di grande serietà e degna del massi mo rispetto

Poco fa nella sua testimonianza egli ebbe a sostenere che da te fu decapitato non già uno straniero di passaggio o il primo venuto, un estraneo qualunque, ma un cittadino romano ben preciso, conosciuto da tutti nel la colonia romana di Siracusa, nato addirittura in quella città

[157] Dopo queste grida concitate levate da que gli uomini, dopo queste voci e questi lamenti diventati generali, Verre cominciò a mostrarsi non già più mite nell'infliggere pene corporali, ma più prudente; decise di mandare a morte i cittadini romani con il capo avvolto in un cappuccio; li ammazzava tuttavia in pubblico proprio perché, come ho già detto, i membri della colonia ro mana di Siracusa tenevano un conto fin troppo preciso del numero dei pirati
Haecine plebi Romanae te praetore est constituta condicio, haec negoti gerendi spes, hoc capitis vitaeque discrimen

Parumne multa mercatoribus sunt necessario pericula subeunda fortunae, nisi etiam hae formidines ab nostris magistratibus atque in nostris provinciis impendebunt
Durante il tuo governatorato furo no dunque queste le condizioni create ai piccoli commer cianti romani di estrazione plebea, questa era la loro spe ranza di poter attendere agli affari, questi i rischi che in combevano sulla loro incolumità e sulla loro vita

Non sono forse abbastanza numerosi i pericoli della sorte che i mercanti già devono inevitabilmente affrontare, anche se non li sovrasteranno questi altri terrori da parte dei nostri magistrati e nelle nostre province

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Cicerone, In Verrem: 02; 05-41-45

Latino: dall'autore Cicerone, opera In Verrem parte 02; 05-41-45

Ad eamne rem fuit haec suburbana ac fidelis provincia, plena optimorum sociorum honestissimorumque civium, quae civis Romanos omnis suis ipsa sedibus libentissime semper accepit, ut, qui usque ex ultima Syria atque Aegypto navigarent, qui apud barbaros propter togae nomen in honore aliquo fuissent, qui ex praedonum insidiis, qui ex tempestatum periculis profugissent, in Sicilia securi ferirentur, cum se iam domum venisse arbitrarentur E dunque que sta nostra fedele provincia che per Roma è come un sob borgo, piena di alleati che sono tra i nostri migliori e di concittadini tra i più rispettabili, che di propria iniziativa ha sempre accolto a braccia aperte nelle sue contrade tut ti i cittadini romani, è stata destinata a uno scopo simile, cioè a prendere coloro che giungevano per nave in Sicilia provenienti dalle zone più lontane della Siria e dell'Egit to, coloro che presso i barbari avevano goduto di un cer to rispetto per il prestigio della toga che indossavano, co loro che erano riusciti a sfuggire alle insidie dei corsari e ai pericoli delle tempeste, per poi decapitarli, proprio quando ritenevano di essere ormai rientrati in patria

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