Cicerone, De Oratore: Libro 01; 06-10, pag 3

Cicerone, De Oratore: Libro 01; 06-10

Latino: dall'autore Cicerone, opera De Oratore parte Libro 01; 06-10
Ut vero iam ad illa summa veniamus, quae vis alia potuit aut dispersos homines unum in locum congregare aut a fera agrestique vita ad hunc humanum cultum civilemque iura describere Ed ora passiamo al punto più importante della questione: quale altra forza poté raccogliere in un unico luogo gli uomini dispersi, o portarli da una vita rozza e selvatica a questo grado di civiltà, o, dopo che furono fondati gli Stati, stabilire le leggi, i tribunali, il diritto
[34] Ac ne plura, quae sunt paene innumerabilia, consecter, comprehendam brevi: sic enim statuo, perfecti oratoris moderatione et sapientia non solum ipsius dignitatem, sed et privatorum plurimorum et universae rei publicae salutem maxime contineri [34] Non voglio passare in rassegna tutti gli altri vantaggi, che sono quasi infiniti, per questo condenserò in poche parole il mio pensiero: io affermo che dalla saggia direzione di un perfetto oratore dipendono non solo il buon nome delloratore stesso, ma anche la salvezza di moltissimi citta din e dellintera nazione
Quam ob rem pergite, ut facitis, adulescentes, atque in id studium, in quo estis, incumbite, ut et vobis honori et amicis utilitati et rei publicae emolumento esse possitis Perciò continuate, o giovani, la strada intrapresa e attendete con impegno ai vostri studi, affinché possiate essere di onore a voi stessi di utilità agli amici e di giovamento allo Stato

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Cicerone, De Oratore: Libro 02; 76-80

Latino: dall'autore Cicerone, opera De Oratore parte Libro 02; 76-80

" [IX] [35] Tum Scaevola comiter, ut solebat, "cetera" inquit "adsentior Crasso, ne aut de C Laeli soceri mei aut de huius generi aut arte aut gloria detraham; sed illa duo, Crasse, vereor ut tibi possim concedere: unum, quod ab oratoribus civitates et initio constitutas et saepe conservatas esse dixisti, alterum, foro, contione, iudiciis, senatu statuisti oratorem in omni genere sermonis et humanitatis esse perfectum [IX] [35] Allora Scevola gentilmente, comera solito fare, disse: Per non diminuire in nulla larte o la gloria di mio suocero C Lelio o di questo mio genero , sono daccordo con Crasso in tutto;temo però di non potere acconsentire, o Crasso, su questi due punti: il primo riguarda laffermazione, che gli Stati debbono la loro fondazione e spesso anche la loro salvezza agli oratori; il secondo riguarda laffermazione che loratore, oltre a distinguersi nel foro, nelle assemblee politiche, nei tribunali e in Senato, deve essere eccellente in ogni genere di discorso e in ogni ramo dello scibile
[36] Quis enim tibi hoc concesserit aut initio genus hominum in montibus ac silvis dissipatum non prudentium consiliis compulsum potius quam disertorum oratione delenitum se oppidis moenibusque saepsisse [36] Chi infatti ti potrebbe dare ragione, quando dici che da principio gli uomini, che vivevano dispersi sui monti e nelle selve, si siano raccolti entro città fortificate, non tanto perché persuasi dai consigli di uomini assennati, quanto perché affascinati dai discorsi di uomini eloquenti

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Cicerone, De Oratore: Libro 03; 01-05

Latino: dall'autore Cicerone, opera De Oratore parte Libro 03; 01-05

Aut vero reliquas utilitates aut in constituendis aut in conservandis civitatibus non a sapientibus et fortibus viris, sed a disertis ornateque dicentibus esse constitutas O quando dici che tutti gli altri vantaggi, per ciò che concerne la fondazione e la conservazione degli Stati, non siano dovuti a uomini saggi e valorosi ma facondi ed eleganti oratori
[37] An vero tibi Romulus ille aut pastores et convenas congregasse aut Sabinorum conubia coniunxisse aut finitimorum vim repressisse eloquentia videtur, non consilio et sapientia singulari [39] Credi forse che quel famoso Romolo abbia unito insieme pastori e avventurieri, abbia favorito i matrimoni tra Romani e Sabini, abbia respinto gli attacchi dei popoli confinanti, con leloquenza piuttosto che con la sua eccezionale saggezza e sagacia

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