Cicerone, De officiis: Libro 01 - Parte 04, pag 4

Cicerone, De officiis: Libro 01 - Parte 04

Latino: dall'autore Cicerone, opera De officiis parte Libro 01 - Parte 04
ergo histrio hoc videbit in scena, non videbit sapiens vir in vita

Ad quas igitur res aptissimi erimus, in iis potissimum elaborabimus

sin aliquando necessitas nos ad ea detruserit, quae nostri ingenii non erunt, omnis adhibenda erit cura, meditatio, diligentia, ut ea, si non decore, at quam minime indecore facere possimus

Nec tam est enitendum, ut bona, quae nobis data non sint, sequamur, quam ut vitia fugiamus

Ac duabus iis personis, quas supra dixi, tertia adiungitur, quam casus aliqui aut tempus imponit, quarta etiam, quam nobismet ipsis iudicio nostro accommodamus
Un istrione, dunque, vedrà ciò che gli conviene su la scena, e il sapiente non lo vedrà nella vita

Applichiamoci dunque con cura a quelle cose alle quali siamo più specialmente adatti

Che se talora la necessità, sviandoci dal nostro cammino, ci spingerà a cose non conformi all'indole nostra, ci converrà adoperare ogni cura, ogni più meditata diligenza per poterle fare, se non proprio convenientemente, almeno con la minore sconvenienza possibile

Non tanto dobbiamo sforzarci di conseguire quelle doti che la natura ci ha negato, quanto piuttosto di fuggire quei difetti che essa ci ha dato

In verità, a quei due caratteri, di cui ho parlato più sopra, se ne aggiunge un terzo, che ci è imposto dal caso o dalle circostanze; e ancora un quarto, che noi stessi ci adattiamo a nostro arbitrio
nam regna, imperia, nobilitatem, honores, divitiae, opes eaque, quae sunt his contraria, in casu sita temporibus gubernantur; ipsi autem gerere quam personam velimus, a nostra voluntate proficiscitur; itaque se alii ad philosophiam, alii ad ius civile, alii ad eloquentiam applicant, ipsarumque virtutum in alia alius mavult excellere

quorum vero patres aut maiores aliqua gloria praestiterunt, ii student plerumque eodem in genere laudis excellere, ut Q Mucius P f in iure civili, Pauli filius Africanus in re militari

quidam autem ad eas laudes quas a patribus acceperunt, addunt aliquam suam, ut hic idem Africanus eloquentia cumulavit bellicam gloriam, quod idem fecit Timotheus, Cononis filius, qui cum belli laude non inferior fuisset quam pater, ad eam laudem doctrinae et ingenii gloriam adiecit
Perché i regni, i comandi, i vari gradi di nobiltà, gli onori, le ricchezze, la potenza, come anche i loro contrari, sono in balia del caso e dipendono dalle circostanze; ma quella parte che noi stessi vogliamo rappresentar nella vita, procede dalla nostra volontà; ecco perché alcuni si dedicano alla filosofia, altri al diritto civile, altri all'eloquenza, e anche nel campo delle virtù morali, chi preferisce eccellere in una e chi in un'altra

In verità, quelli i cui padri o antenati si segnalarono in qualche genere di gloria, si studiano per lo più di emergere in quel medesimo genere, come, per esempio, Quinto Mucio, figlio di Publio, nel diritto civile, e l'Africano, figlio di Paolo, nell'arte della guerra

Certuni, però, alle glorie ereditate dai padri, ne aggiunsero qualcuna tutta loro, come, per esempio, il medesimo Africano coronò la gloria dell'armi con quella dell'eloquenza; e lo stesso fece Timoteo, figlio di Conone, il quale, non inferiore al padre nella gloria militare, vi aggiunse quella della cultura e dell'ingegno
fit autem interdum, ut nonnulli omissa imitatione maiorum suum quoddam institutum consequantur, maximeque in eo plerumque elaborant ii, qui magna sibi proponunt obscuris orti maioribus

Haec igitur omnia, cum quaerimus quid deceat, complecti animo et cogitatione debemus; in primis autem constituendum est, quos nos et quales esse velimus et in quo genere vitae, quae deliberatio est omnium difficillima

Ineunte enim adulescentia, cum est maxima inbecillitas consilii, tum id sibi quisque genus aetatis degendae constituit, quod maxime adamavit; itaque ante implicatur aliquo certo genere cursuque vivendi, quam potuit, quod optimum esset, iudicare
Del resto, accade talvolta che alcuni, lasciando da parte l'imitazione dei loro maggiori, perseguano un loro particolare proposito, e per lo più pongono in ciò ogni diligenza soprattutto coloro che, nati da parenti oscuri, si prefiggono un alto e nobile ideale

Ora, quando noi cerchiamo che cosa sia il decoro, dobbiamo abbracciare con la mente tutte queste considerazioni; ma in primo luogo dobbiamo stabilire chi e quali vogliamo essere, e qual genere di vita vogliamo seguire deliberazione questa che è la più difficile fra tutte

Perché, entrando nella giovinezza, quando più debole è la forza del raziocinio, ciascuno si sceglie quel modo di vivere di cui si è maggiormente invaghito; per cui si trova impigliato in un certo sistema di vita, prima ancora d'aver potuto giudicare qual sia il migliore

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Nam quod Herculem Prodicus dicit, ut est apud Xenophontem, cum primum pubesceret, quod tempus a natura ad deligendum, quam quisque viam vivendi sit ingressurus, datum est, exisse in solitudinem atque ibi sedentem diu secum multumque dubitasse, cum duas cerneret vias, unam Voluptatis, alteram Virtutis, utram ingredi melius esset, hoc Herculi, Iovis satu edito potuit fortasse contingere, nobis non item, qui imitamur quos cuique visum est atque ad eorum studia institutaque impellimur

Racconta Prodico, come si legge in Senofonte, che Ercole, nella prima giovinezza, che è il tempo assegnato dalla natura per la scelta del cammino che ognuno percorrerà nella vita, giunse in un luogo solitario e che ivi sedendo (si aprivano innanzi a lui due strade, una del Piacere, l'altra della Virtù), stette lungamente e intensamente riflettendo tra sé, in quale delle due fosse meglio entrare

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