Iamque dies alterque dies processit, et aurae vela vocant tumidoque inflatur carbasus Austro: his vatem adgredior dictis ac talia quaeso: 'Troiugena, interpres divum, qui numina Phoebi, qui tripodas Clarii et laurus, qui sidera sentis et volucrum linguas et praepetis omina pennae, fare age namque omnis cursum mihi prospera dixit religio, et cuncti suaserunt numine divi Italiam petere et terras temptare repostas; sola novum dictuque nefas Harpyia Celaeno prodigium canit et tristis denuntiat iras obscenamque famem, quae prima pericula vito | Ed ormai un giorno ed altro giorno passò, i ventichiaman le vele e la tela si gonfia del ricco Austro:avvicino il vate con queste parole e così prego: Figlio di Troia, interprete degli dei, che le potenzed'Apollo, che i tripodi ed i lauri di Clario, che le stelle senti e le lingue degli uccelli ed i presagi del rapido volo, orsù parla, infatti ogni auspicio favorevole predisse la rotta, e tutti gli dei col volere consigliaronocercare l'Italia e tentare terre remote; l'arpia Celeno unica profetizza un prodigio funesto a dirsi ed annuncia tristi ire ed una fame tremenda, quali pericoli evito per primi |
quidve sequens tantos possim superare labores | o seguendo che cosa potrei superare sì grandi affanni |
' hic Helenus caesis primum de more iuvencis exorat pacem diuum vittasque resolvit sacrati capitis, meque ad tua limina, Phoebe, ipse manu multo suspensum numine ducit, atque haec deinde canit divino ex ore sacerdos: 'Nate dea nam te maioribus ire per altum auspiciis manifesta fides; sic fata deum rex sortitur volvitque ices, is vertitur ordo, pauca tibi e multis, quo tutior hospita lustres aequora et Ausonio possis considere portu, expediam dictis; prohibent nam cetera Parcae scire Helenum farique vetat Saturnia Iuno | Qui Eleno prima, uccisi i giovenchi, secondo il rito invoca la pace degli dei e scioglie le bende del sacro capo, e lui conduce, o Febo, per mano alle tue porte me dubbioso per la immensa potenza, ed infine il sacerdote così profetizza dalla bocca divina: Figlio di dea, (infatti è chiara certezza che tu vai per mare con maggiori auspici); così il re degli dei sorteggia i fati e volle le vicende, questo piano si compie, rivelerò tra molte parole poche cose, perchè più sicuro possa visitare acque hospitali e fermarti nel porto ausonio; le Parche impediscono che Eleno sappia altro e la saturnia Giunone vieta di parlare |
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principio Italiam, quam tu iam rere propinquam vicinosque, ignare, paras invadere portus, longa procul longis via dividit invia terris | All'inizio ti prepari a toccare l'Italia, che tu già credi prossima, ed i porti vicini, o ignaro, una lunga via impervia lontano divide da lunghe terre |
ante et Trinacria lentandus remus in unda et salis Ausonii lustrandum navibus aequor infernique lacus Aeaeaeque insula Circae, quam tuta possis urbem componere terra | C'è da piegare il remo in onda trinacria e da visitare colle navi l'acqua del mare Ausonio, ed i laghi infernali, e l'sola Eea di Circe, prima che tu possa fondare suterra sicura una città |
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signa tibi dicam, tu condita mente teneto: cum tibi sollicito secreti ad fluminis undam litoreis ingens inventa sub ilicibus sus triginta capitum fetus enixa iacebit, alba solo recubans, albi circum ubera nati, is locus urbis erit, requies ea certa laborum | Ti dirò i segni, tu li terrai serbati in mente:quando davanti a te preoccupato presso l'onda di un fiume ignoto una enorme scrofa trovata sotto gli elci del lido giacerà avendo partorito trenta capi, bianca, sdraiata al suolo, attorno alle mammele trenta piccoli bianchi, quello sarà il luogo della città, quella la certa quiete degli affanni |
nec tu mensarum morsus horresce futuros: fata viam invenient aderitque vocatus Apollo | Tu non temere i futuri morsi delle mense: i fati troveranno la via e Apollo invocato assisterà |
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has autem terras Italique hanc litoris oram, proxima quae nostri perfunditur aequoris aestu, effuge; cuncta malis habitantur moenia Grais | Ma fuggi queste terre e questa spiaggia del lido italo, che vicino è bagnato dalla marea della nostra acqua; tutte le mura sono abitate dai malvagi Grai |
hic et Narycii posuerunt moenia Locri, et Sallentinos obsedit milite campos Lyctius Idomeneus; hic illa ducis Meliboei parva Philoctetae subnixa Petelia muro | Qui anche i Locri narici posero le muraed il lizio Idomeneo occupò le piane sallentinedi soldataglia; qui la piccola città del capo Melibeodi Filottete, Petelia, è appoggiata al muro |
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quin ubi transmissae steterint trans aequora classes et positis aris iam vota in litore solves, purpureo velare comas adopertus amictu, ne qua inter sanctos ignis in honore deorum hostilis facies occurrat et omina turbet | Anzi quando le flotte passate oltre le onde starannoe fatti gli altari ormai scioglierai voti sul lido, vela le chiome coperto di manto purpureo, che non capiti qualche aspetto ostile e turbi gli auspici tra i sacri fuochi nella cerimonia degli dei |