primum venenum ab ipsis educatoribus accepit, tramisitque exsoluta alvo parum validum, sive temperamentum inerat, ne statim saeviret sed Nero lenti sceleris impatiens minitari tribuno, iubere supplicium veneficae, quod, dum rumorem respiciunt, dum parant defensiones, securitatem morarentur promittentibus dein tam praecipitem necem, quam si ferro urgeretur, cubiculum Caesaris iuxta decoquitur virus cognitis antea venenis rapidum [16] Mos habebatur principum liberos cum ceteris idem aetatis nobilibus sedentes vesci in adspectu propinquorum propria et parciore mensa illic epulante Britannico, quia cibos potusque eius delectus ex ministris gustu explorabat, ne omitteretur institutum aut utriusque morte proderetur scelus, talis dolus repertus est |
Una prima volta a Britannico fu somministrato il veleno dai suoi stessi pedagoghi, ma, o perché poco potente, o perché diluito al fine di evitare un'azione immediata, fu una evacuazione intestinale a liberarlo Nerone però, insofferente per un delitto di lento effetto, prese a minacciare il tribuno, a dar ordini per giustiziare l'avvelenatrice, perché, mentre loro si preoccupavano delle chiacchiere e di come giustificarsi, mettevano a repentaglio la sua sicurezza Gli promisero allora una morte rapida, come se fosse stato colpito col ferro; in una camera vicina a quella di Cesare venne confezionato, con ingredienti già sperimentati, un veleno di effetto fulmineo 16 Era usanza che i figli dei principi sedessero a banchetto con altri coetanei di nobile famiglia, sotto gli occhi dei parenti, a una mensa particolare e più sobria Vi presenziava Britannico e, poiché un servo appositamente addetto assaggiava i suoi cibi e le sue bevande, per non alterare la consuetudine o non far trasparire il delitto con la morte di entrambi, si ricorse a questo trucco |
innoxia adhuc ac praecalida et libata gustu potio traditur Britannico; dein, postquam fervore aspernabatur, frigida in aqua adfunditur venenum, quod ita cunctos eius artus pervasit, ut vox pariter et spiritus [eius] raperentur trepidatur a circumsedentibus, diffugiunt imprudentes: at quibus altior intellectus, resistunt defixi et Neronem intuentes ille ut erat reclinis et nescio similis, solitum ita ait per comitialem morbum, quo prima ab infantia adflictaretur Britannicus, et redituros paulatim visus sensusque at Agrippina[e] is pavor, ea consternatio mentis, quamvis vultu premeretur, emicuit, ut perinde ignaram fuisse [quam] Octaviam sororem Britannici constiterit: quippe sibi supremum auxilium ereptum et parricidii exemplum intellegebat |
Si serve a Britannico una bevanda ancora innocua ma caldissima, che subì l'assaggio di verifica; quando poi Britannico la respinse, perché troppo calda, gli fu versato, in acqua fredda, il veleno, che si diffuse in tutte le membra, al punto da togliergli insieme la parola e la vita S'agitano i commensali e i meno accorti s'allontanano; ma quelli in grado di capire più a fondo, restano immobili a guardare Nerone Ed egli se ne stava sdraiato, senza scomporsi, facendo finta di nulla, e diceva trattarsi del solito attacco di epilessia, di cui Britannico soffriva fin da bambino, e che poi, poco alla volta, sarebbero ritornati la vista e i sensi Ma il terrore e la costernazione di Agrippina, benché si sforzasse di nasconderli, si delinearono così evidenti che la sua estraneità risultò pari a quella di Ottavia, sorella di Britannico; capì, infatti, che le veniva tolta l'ultima risorsa e che era la prova generale del matricidio |
Octavia quoque, quamvis rudibus annis, dolorem caritatem omnes adfectus abscondere didicerat ita post breve silentium repetita convivii laetitia [17] Nox eadem necem Britannici et rogum coniunxit, proviso ante funebri paratu, qui modicus fuit in campo tamen Martis sepultus est, adeo turbidis imbribus, ut vulgus iram deum portendi crediderit adversus facinus, cui plerique etiam hominum ignoscebant, antiquas fratrum discordias et insociabile regnum aestimantes tradunt plerique eorum temporum scriptores crebris ante exitium diebus inlusum isse pueritia[e] Britannici Neronem, ut iam non praematura neque saeva mors videri queat, quamvis inter sacra mensae, ne tempore quidem ad complexum sororum dato, ante oculos inimici properata sit in illum supremum Claudiorum sanguinem stupro prius quam veneno pollutum |
Anche Ottavia, per quanto ancor giovane d'anni, aveva imparato a dissimulare il dolore, l'affetto e ogni sentimento Così, dopo breve silenzio, riprese l'allegria del banchetto 17 La stessa notte vide, ravvicinati, l'assassinio di Britannico e il suo rogo, con apparato funebre già preordinato e privo di sfarzo Tuttavia fu sepolto nel Campo Marzio, sotto una pioggia scrosciante, tanto che il popolo pensò a un segno indicante l'ira degli dèi per il delitto, che molte però delle persone giustificavano, ricordando le antiche rivalità tra fratelli e che il regno non può essere diviso con nessuno Non pochi storici del tempo narrano che spesso, nei giorni precedenti l'eccidio, Nerone aveva violentato Britannico, ancora ragazzo, in modo che nessuno potesse trovare quella morte né prematura né crudele, anche se, pur avvenuta nella sacralità della mensa, senza che gli fosse concesso di abbracciare le sorelle e sotto gli occhi del suo nemico, giunse tanto presto per quell'ultimo discendente dei Claudii, contaminato dallo stupro prima che dal veleno |
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festinationem exsequiarum edicto Caesar defendit, id a maioribus institutum referens, subtrahere oculis acerba funera neque laudationibus aut pompa detinere ceterum et sibi amisso fratris auxilio reliquas spes in re publica sitas, et tanto magis fovendum patribus populoque principem, qui unus superesset e familia summum ad fastigium genita [18] Exim largitione potissimos amicorum auxit nec defuere qui arguerent viros gravitatem adseverantes, quod domos villas id temporis quasi praedam divisissent alii necessitatem adhibitam credebant a principe, sceleris sibi conscio et veniam sperante, si largitionibus validissimum quemque obstrinxisset |
Nerone giustificò la rapidità del funerale con un editto, richiamando l'antica tradizione: si dovevano sottrarre agli occhi le esequie dei morti in età immatura, senza prolungarle con elogi funebri e con fastose cerimonie Quanto a sé - continuava - perduto l'aiuto del fratello, tutte le sue speranze erano riposte nello stato; tanto più il senato e il popolo dovevano aver caro un principe, che era il solo superstite di una famiglia nata per i più alti livelli del potere 18 Colmò poi di doni gli amici più intimi E non mancò chi accusasse uomini che predicavano l'austerità, di essersi spartiti in quell'occasione ville e palazzi, come se si trattasse di una preda Altri invece credevano che quelle persone non avessero potuto dire di no a un principe che, consapevole del delitto, contava di farsi perdonare, vincolando a sé, con donativi, i personaggi più influenti |
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At matris ira nulla munificentia leniri, sed amplecti Octaviam, crebra cum amicis secreta habere, super ingenitam avaritiam undique pecunias quasi in subsidium corripiens, tribunos et centuriones comiter excipere, nomina et virtutes nobilium, qui etiam tum supererant, in honore habere, quasi quaereret ducem et partes cognitum id Neroni, excubiasque militares, quae ut coniugi imperatoris olim, tum ut matri servabantur, et Germanos nuper eundem [in] honorem custodes additos digredi iubet ac ne coetu salutantium frequentaretur, separat domum matremque transfert in eam, quae Antoniae fuerat, quotiens ipse illuc ventitaret, saeptus turba centurionum et post breve osculum digrediens [19] Nihil rerum mortalium tam instabile ac fluxum est quam fama potentiae non sua vi nixa[e] |
Ma nessun dono poteva placare il furore della madre, che aveva ora grandi riguardi per Ottavia, teneva frequenti riunioni segrete con amici, arraffava, oltre la sua innata avidità, denaro da ogni parte, come per farsene uno strumento di difesa; accoglieva affabilmente tribuni e centurioni, onorava i titoli e i meriti della nobiltà superstite, come se cercasse di organizzare un proprio partito e trovare un capo Nerone, quando lo seppe, licenziò la guardia dei pretoriani che in passato le era stata assegnata in qualità di moglie dell'imperatore e che conservava adesso come madre del principe, nonché i soldati germanici, che le aveva aggiunto, di recente, allo stesso titolo Inoltre, per impedirle il contatto con la folla dei suoi clienti, riserva a sé il Palazzo, trasferendo la madre nella casa che era stata di Antonia, e, nelle visite che vi faceva, si presentava in mezzo a un nugolo di centurioni e se ne andava dopo un bacio frettoloso 19 Nulla nelle cose umane è tanto instabile e precario quanto la fama di un potere che non si fondi sulla propria forza |
statim relictum Agrippinae limen: nemo solari, nemo adire praeter paucas feminas, amore an odio incertas ex quibus erat Iunia Silana, quam matrimonio C Sili a Messalina depulsam supra rettuli, insignis genere forma lascivia, et Agrippinae diu percara, mox occultis inter eas offensionibus, quia Sextium Africanum nobilem iuvenem a nuptiis Silanae deterruerat Agrippina, impudicam et vergentem annis dictitans, non ut Africanum sibi seponeret, sed ne opibus et orbitate Silanae maritus poteretur |
La porta di Agrippina rimase subito deserta: nessuno a consolarla e a starle vicino, se non poche donne, spinte dall'amore o anche dall'odio Fra queste c'era Giunia Silana, che Messalina - come ho già narrato - aveva costretto a separarsi dal marito Gaio Silio, famosa per nobiltà, bellezza e lascivia: era stata per lungo tempo carissima ad Agrippina, ma poi erano scoppiati dissapori sotterranei, perché Agrippina aveva dissuaso un giovane nobile, Sestio Africano, dallo sposare Silana, presentandola come impudica e senescente, e questo non al fine di riserbare Africano per sé, ma per evitare che un marito si impossessasse della ricchezza, senza eredi, di Silana |
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illa spe ultionis oblata parat accusatores ex clientibus suis Iturium et Calvisium, non vetera et saepius iam audita deferens, quod Britannici mortem lugeret aut Octaviae iniurias evulgaret, sed destinavisse eam Rubellium Plautum, per maternam originem pari ac Nero gradu a divo Augusto, ad res novas extollere coniugioque eius et imperio rem publicam rursus invadere haec Iturius et Calvisius Atimeto, Domitiae Neronis amitae liberto, aperiunt qui laetus oblatis (quippe inter Agrippinam et Domitiam infensa aemulatio exercebatur) Paridem histrionem, libertum et ipsum Domitiae, impulit ire propere crimenque atrociter deferre |
Quest'ultima, appena le si offre la possibilità della vendetta, sceglie come accusatori due suoi clienti, Iturio e Calvisio, guardandosi però dal mettere in campo vecchi risentimenti e cose risapute, cioè che Agrippina piangeva la morte di Britannico o dava pubblicità ai torti fatti da Nerone alla moglie Ottavia, bensì denunciava il fatto che Agrippina aveva puntato su Rubellio Plauto, pari a Nerone, in linea paterna, nella discendenza dal divo Augusto, per dargli il potere con un colpo di stato e tornare, associata a lui nel matrimonio e nel governo, a mettere di nuovo le mani sullo stato Tutto ciò Iturio e Calvisio confidano ad Atimeto, liberto di Domizia, zia di Nerone Questo ultimo, lieto per le rivelazioni - perché tra Agrippina e Domizia correva una fierissima ostilità - induce l'istrione Paride, liberto anch'egli di Domizia, ad affrettarsi a denunciare, e a fosche tinte, il complotto |
[20] Provecta nox erat et Neroni per vinolentiam trahebatur, cum ingreditur Paris, solitus alioquin id temporis luxus principis intendere, sed tunc compositus ad maestitiam, expositoque indicii ordine ita audientem exterret, ut non tantum matrem Plautumque interficere, sed Burrum etiam demovere praefectura destinaret, tamquam Agrippinae gratia provectum et vicem reddentem Fabius Rusticus auctor est scriptos esse ad Caecinam Tuscum codicillos, mandata ei praetoriarum cohortium cura, sed ope Senecae dignationem Burro retentam Plinius et Cluvius nihil dubitatum de fide praefecti referunt sane Fabius inclinat ad laudes Senecae, cuius amicitia floruit nos consensum auctorum secuturi, quae diversa prodiderint, sub nominibus ipsorum trademus |
20 Era notte inoltrata, e Nerone la trascinava nell'ubriachezza, quando entra Paride, solito, in altre circostanze, a eccitare a quell'ora la dissolutezza del principe, ma questa volta carico di studiata mestizia: espone tutti i particolari della denuncia e provoca nel suo ascoltatore un tale spavento che la prima idea di Nerone fu, non solo di uccidere la madre e Plauto, ma di destituire Burro dalla prefettura del pretorio, sospettandolo di restituire il favore ad Agrippina, grazie alla quale era salito a quella carica Fabio Rustico attesta che vennero stese disposizioni scritte per Cecina Tusco, perché assumesse il comando delle coorti pretoriane, ma che poi, per intervento di Seneca, Burro conservò la carica Plinio e Cluvio dicono che non ci furono dubbi sulla lealtà del prefetto Vero è che Fabio tende a elogiare Seneca, alla cui amicizia è legata la propria fortuna Quanto a me, intendo seguire le fonti, se sono unanimi; in caso di divergenza, registrerò le versioni sotto i nomi dei loro autori |
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Nero trepidus et interficiendae matris avidus non prius differri potuit, quam Burrus necem eius promitteret, si facinoris coargueretur; sed cuicumque, nedum parenti defensionem tribuendam; nec accusatores adesse, sed vocem unius [et] ex inimica domo adferri: reputare[t] tenebras et vigilatam convivio noctem omniaque temeritati et inscitiae propiora [21] Sic lenito principis metu et luce orta itur ad Agrippinam, ut nosceret obiecta dissolveretque vel poenas lueret Burrus iis mandatis Seneca coram fungebatur; aderant et ex libertis arbitri sermonis deinde a Burro, postquam crimina et auctores exposuit, minaciter actum et Agrippina ferociae memor ‘non miror’ inquit, 'Silanam numquam edito partu matrum adfectus ignotos habere; neque enim proinde a parentibus liberi quam ab impudica adulteri mutantur |
Nerone, trepidante e impaziente di uccidere la madre, non si lasciò indurre a differire la cosa, prima che Burro non gli avesse promesso la morte di lei, se riconosciuta colpevole: a chiunque - gli diceva - spetta una difesa, tanto più a una madre; e poi mancavano gli accusatori, salvo una voce solitaria proveniente da una casa ostile: bisognava tener conto del buio, della notte trascorsa a banchetto, circostanze che troppo facilmente portano alla precipitazione e ai gesti irrazionali 21 Tranquillizzarono così il principe e, all'alba, si recarono da Agrippina, per contestarle le accuse: doveva o smontarle o pagare Era Burro ad assolvere l'incarico, alla presenza di Seneca; assistevano al colloquio, come testimoni, anche alcuni liberti Burro poi, dopo l'elencazione delle accuse e di chi le aveva formulate, assunse un tono minaccioso E Agrippina, con la solita fierezza: Non mi stupisce che Silana, non avendo mai avuto figli, ignori i sentimenti di una madre: una madre non cambia i figli, come una svergognata gli amanti |