Mox et ipse aurigare atque etiam spectari saepius voluit positoque in hortis inter servitia et sordidam plebem rudimento universorum se oculis in Circo Maximo praebuit, aliquo liberto mittente mappam unde magistratus solent Nec contentus harum artium experimenta Romae dedisse, Achaiam, ut diximus, petit hinc maxime motus Institverant civitates, apud quas musici agones edi solent, omnes citharoedorum coronas ad ipsum mittere Eas adeo grate recipiebat, ut legatos, qui pertulissent, non modo primos admitteret, sed etiam familiaribus epulis interponeret A quibusdam ex his rogatus ut cantaret super cenam, expectusque effusius, solos scire audire Graecos solosque se et studiis suis dignos ait |
Ben presto volle guidare anche lui un carro e per di più esibirsi spesso; fatto allora il suo apprendistato nei suoi giardini in mezzo agli schiavi e al popolino, si offrì agli occhi di tutti nel Circo Massimo, mentre uno dei suoi liberti gettava il drappo dal posto dove generalmente lo facevano i magistrati Non contento di aver dato prove a Roma di queste sue capacità, se ne andò in Acaia, come abbiamo detto, soprattutto per questi motivi In qvella provincia le città dove si organizzavano solitamente concorsi di musica, avevano deciso di inviargli tutte le corone dei citaredi Egli le accettava con tale gratitudine che, non contento di ricevere, con precedenza assoluta, i delegati che gliele portavano, li ammetteva anche ai suoi banchetti intimi Poiché alcuni di loro lo avevano pregato di cantare durante la cena, e lo avevano seguito con molta attenzione, dichiarò che 'solo i Greci sapevano ascoltare e che solo loro erano degni di lui e della sua arte' |
Nec profectione dilata, ut primum Cassiopen traiecit, statim ad aram Iovis Cassii cantare auspicatus certamina deinceps obiit omnia XXIII Nam et quae diversissimorum temporum sunt, cogi in unum annum, quibusdam etiam iteratis, iussit et Olympiae quoque praeter consuetudinem musicum agona commisit Ac ne quid circa haec occupatum avocaret detineretve, cum praesentia eius urbicas res egere a liberto Helio admoneretur, rescripsit his verbis: 'Quamvis nunc tuum consilium sit et votum celeriter reverti me, tamen suadere et optare potius debes, ut Nerone dignus revertar ' Cantante eo ne necessaria qvidem causa excedere theatro licitum est Itaque et enixae quaedam in spectaculis dicuntur et multi taedio audendi laudandique clausis oppidorum portis aut morte simulata funere elati |
Non differì dunque la partenza e come sbarcò a Cassiope fece il suo esordio cantando presso l'altare di Giove Cassio, poi, da qvel momento si presentò a tutti i concorsi 23 In realtà non solo diede ordine di raggruppare in un solo anno quei concorsi che avevano luogo in date differenti, facendone perfino ripetere alcuni, ma, contrariamente alla consuetudine, ne organizzò uno di musica anche ad Olimpia E per non essere disturbato o distratto da qualcosa nel bel mezzo di queste occupazioni, quando fu avvertito dal suo liberto Elio che gli affari di Roma esigevano la sua presenza, gli rispose in questi termini: 'Sebbene tu sia dell'avviso ed esprima il desiderio che io mi affretti a tornare, tuttavia avresti dovuto consigliarmi ed esortarmi a ritornare degno di Nerone Quando cantava non era permesso uscire dal teatro, nemmeno per necessità E così, stando a quanto si dice, alcune donne partorirono durante lo spettacolo, e molti, stanchi di ascoltare e di applaudire, sapendo che le porte erano sbarrate, saltarono furtivamente oltre il muro o si fecero portar fuori fingendosi morti |
Quam autem trepide anxieque certaverit, quanta adversariorum aemulatione, quo metu iudicium, vix credi potest Adversarios, quasi plane condicionis eiusdem, observare, captare, infamare secreto, nonnumquam ex occursu maledictis incessere ac, si arte praecellerent, conrumpere etiam solebat Iudices autem prius quam inciperet reverentissime adloquebatur, omnia se facienda fecisse, sed eventum in manu esse Fortunae; illos ut sapientis et doctos viros fortuita debere excludere; atque, ut auderet hortantibus, aequiore animo recrdebat, ac ne sic qvidem sine sollicitudine, taciturnitatem pudoremque quorundam pro tristitia et malignitate arguens suspectosque sibi dicens |
D'altra parte è appena immaginabile con quanta ansia e con quanta emozione gareggiasse, quale gelosia provasse per gli avversari, quale timore mostrasse per i giudici Si comportava nei confronti dei suoi avversari come se fossero stati in tutto e per tutto suoi pari, li spiava, tendeva loro agguati, segretamente li screditava, qualche volta li ricopriva di ingiurie se li incontrava, e, se erano molto bravi, cercava perfino di corromperli Prima di cominciare la sua esibizione, si rivolgeva con molta umiltà ai giudici dicendo 'che aveva fatto tutto qvello che poteva, ma che il successo era nelle mani della fortuna e che essi, come uomini saggi e competenti, dovevano prescindere da tutto ciò che è fortuito' I giudici allora lo invitavano a farsi coraggio ed egli se ne andava più tranquillo, ma non senza una certa inquietudine, attribuendo il silenzio e la riservatezza di alcuni di loro a malumore e cattiva disposizione nei suoi confronti e dicendo che essi gli erano sospetti |
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Latino: dall'autore Svetonio, opera Vite dei dodici cesari parte Libro 02, Par 71 - 101
XXIV In certando vero ita legi oboediebat, ut numquam exscreare ausus sudorem quoque frontis brachio detegeret; atque etiam in tragico quodam actu, cum elapsum baculum cito resumpsisset, pavidus et metuens ne ob delictum certamine summoveretur, non aliter confirmatus est quam adiurante hypocrita non animadversum id inter exsultationes succlamationesque populi Victorem autem se ipse pronuntiabat; qua de causa et praeconio ubique contendit Ac ne cuius alterius hieronicarum memoria aut vestigium exstaret usquam, subverti et unco trahi abicique in latrinas omnium statuas et imagines imperavit |
24 Durante il concorso era così ossequiente al regolamento, che non osò mai sputare e nemmeno detergersi con il braccio il sudore della fronte Per di più, poiché, nel corso di una scena tragica, si era affrettato a raccogliere il bastone che gli era sfuggito di mano, fu colto da paura e temette che qvello sbaglio lo facesse escludere dal concorso, e si riprese soltanto quando un mimo lo assicurò che, tra l'entusiasmo e le acclamazioni del popolo, la cosa era passata inosservata Era lui stesso che si proclamava vincitore; per questo, dappertutto, gareggiò, anche come banditore E perché non restasse da nessuna parte il ricordo o la traccia dei vincitori dei giochi sacri, ordinò di abbattere, trascinare con un uncino e gettare nelle latrine tutte le loro statue e i loro ritratti |
Aurigavit quoque plurifariam, Olympiis vero etiam decemiugem, quamvis id ipsum in rege Mithradate carmine quodam suo reprehendisset; sed excussus curru ac rursus repositus, cum perdurare non posset, destitit ante decursum; neque eo setius coronatus est Decedens deinde provinciam universam libertate donavit simulque iudices civitate Romana et pecunia grandi Quae beneficia e medio stadio Isthmiorum die sua ipse voce pronuntiavit |
In diverse occasioni guido anche i carri e apparve persino ai giochi olimpici su un tiro a dieci cavalli, quantunque in uno dei suoi poemi avesse biasimato il re Mitridate proprio per questo fatto; per altro fu sbalzato dal carro; lo si rimise a bordo, ma non potendo reggere fino in fondo, si fermo prima del termine della corsa, cosa che non gli impedì di essere incoronato Più tardi, lasciando la Grecia accordò la libertà a tutta la provincia, concesse ai suoi giudici la cittadinanza romana e vi aggiunse somme considerevoli Lui stesso annunciò queste ricompense, dal centro dello stadio, il giorno dei giochi Istmici |
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XXV Reversus e Graecia Neapolim, quod in ea primum artem protulerat, albis equis introiit disiecta parte muri, ut mos hieronicarum est; simili modo Antium, inde Albanum, inde Romam; sed et Romam eo curru, quo Augustus olim triumphaverat, et in veste purpurea distinctaque stellis aureis chlamyde coronamque capite gerens Olympiacam, dextra manu Pythiam, praeeunte pompa ceterarumcum titulis, ubi et quos cantionum quove fabularum argumento vicisset; sequentibus currum ovantium ritu plausoribus, Augustianos militesque se triumphi eius clamitantibus Dehinc diruto Circi Maximi arcu per Velabrum Forumque Palatium et Apollinem petit |
25 Ritornato dalla Grecia a Napoli, poiché era stato in questa città che aveva manifestato per la prima volta il suo talento, vi fece il suo ingresso su un carro trascinato da cavalli bianchi, attraverso una breccia aperta nelle mura, come era tradizione per i vincitori dei giochi sacri; a qvel modo entrò anche ad Anzio, poi nella sua proprietà di Alba e quindi a Roma; ma a Roma era sul carro che un tempo aveva usato Augusto per il suo trionfo, vestito di porpora, con una tunica trapunta di stelle dorate, la corona olimpica sul capo, qvella pitica nella destra, preceduto da un corteo che reggeva le sue altre corone con tanto di targhetta che indicava in qual luogo, su quali concorrenti, con quale canzone e con quale pezzo teatrale aveva trionfato Il suo carro era seguito, come per le ovazioni, da applauditori che continuavano a gridare di essere 'gli augustiani e i soldati del suo trionfo' Passò per il Circo Massimo, di cui era stata demolita un'arcata, attraversò il Velabro, poi il foro e si portò al tempio di Apollo sul Palatino |
Incedenti passim victimae caesae sparso per vias identidem croco ingestaeque aves ac lemnisci et bellaria Sacras coronas in cubiculis circum lectos posuit, item statuas suas citharoedico habitu, qua nota etiam nummum percussit Ac post haec tantum afuit a remittendo laxandoque studio, ut conservandae vocis gratia neque milites umquam, nisi abens aut alio verba pronuntiante, appellaret neque quicquam serio iocove egerit, nisi astante phonasco, qui moneret parceret arteriis ac sudarium ad os applicaret; multisque vel amicitiam suam optulerit vel simultatem indixerit, prout quisque se magis parciusve laudasset |
Dovunque passasse si immolavano vittime, si spargeva zafferano per le strade ad ogni istante, gli si offrivano uccelli, nastri e dolci Egli sistemò le sue corone attorno ai letti nelle camere del suo palazzo e così pure le statue che lo rappresentavano in costume di citaredo, e fece anche coniare una moneta con questa effigie Dopo di ciò, fu così lontano dall'abbandonare questa arte o solo dal trascurarla che, per conservare la sua voce, non indirizzò più esortazioni ai soldati se non per iscritto o per bocca di un altro, e d'altra parte non trattò più nessun affare, serio o leggero, senza avere a fianco un maestro di dizione che lo avvertisse 'di risparmiare i polmoni e di tenere un fazzoletto davanti alla bocca' Molti si guadagnarono la sua amicizia o si attirarono il suo odio, secondo che erano stati prodighi o avari di lodi |
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XXVI Petulantiam, libidinem, luxuriam, avaritiam, credulitatem sensim qvidem primo et occulte et velut iuvenili errore exercuit, sed ut tunc quoque dubium nemini foret naturae illa vitia, non aetatis esse Post crepusculum statim adrepto pilleo vel galero popinas inibat circumque vicos vagabatur ludibundus nec sine pernicie tamen, siqvidem redeuntis a cena verberare ac repugnantes vunerare cloacisque demergere assverat, tenebras etiam effingere et expilare Quintana domi constituta ubi partae et ad licitationem dividendae praedae pretium absumeretur Ac saepe in eius modi rixis oculorum et vitae perculum adiit, a quodam latriclavio, cuius uxorem adtrectaverat, prope ad necem caesus Quare numquam postea publico se illud horae sine tribunis commisit et occulte subsequentibus |
26 La sua impudenza, la sua libidine, la sua lussuria, la sua cupidigia e la sua crudeltà si manifestarono da principio gradualmente e in forma clandestina, come una follia di gioventù, ma anche allora nessuno ebbe dubbi che si trattasse di vizi di natura e non dovuti all'età Dopo il crepuscolo, calzato un berretto o un parrucchino, penetrava nelle taverne, vagabondava per i diversi quartieri facendo follie, non certo inoffensive, perché consistevano, generalmente, nel picchiare la gente che ritornava da cena, nel ferirla e immergerla nelle fogne se opponeva resistenza, come pure nel rompere e scardinare le porte delle botteghe; installò nel suo palazzo una cantina dove si prendeva il frutto del bottino diviso e messo all'asta Spesso, nelle risse di questo genere, rischiò di perdere gli occhi e anche la vita e una volta fu ferito quasi mortalmente da uno dell'ordine senatoriale, del quale aveva preso la moglie tra le braccia Per questo non si avventurò più in città a qvell'ora senza essere discretamente seguito, alla distanza, da alcuni tribuni |
Interdiu quoque clam gestoraria sella delatus in theatrum seditionibus pantomimorum e parte proscaeni superiore signifer simul ac spectator aderat Et cum ad manus ventum esset lapidibusque et subselliorum fragminibus decerneretur, multa et ipse iecit in populum atque etiam praetoris caput consauciavit XXVII Paulatim vero invalescentibus vitiis iocularia et latebras omisit nullaque dissimulandi cura ad maiora palam erupit Epulas a medio die ad mediam noctem protrahehebat, refotus saepius calidis piscinis ac tempore aestivo navatis; cenitabatque nonnumquam et in publico, naumachia praeclusa vel Martio campo vel Circo Maximo, inter scortorum totius urbis et ambubaiarum ministeria |
Qualche volta, anche durante il giorno, si faceva portare segretamente a teatro in lettiga e dall'alto del proscenio assisteva alle dispute che scoppiavano attorno ai pantomimi e ne dava anche il segnale Un giorno che si era venuti alle mani e che si battagliava a colpi di pietra e di pezzi di sgabelli, anche lui gettò sulla folla un bel po'di proiettili e perfillo ferì gravemente un pretore alla testa 27 Ma a poco a poco, ingigantendosi i suoi vizi, rinunciò alle scappatelle e ai misteri, e senza preoccuparsi di nasconderli, si gettò apertamente nei più grandi eccessi Faceva durare i suoi banchetti da mezzogiorno a mezzanotte, ristorato assai spesso da bagni caldi o, durante l'estate, freddi come la neve Arrivava anche a cenare in pubblico, sia nella naumachia chiusa, Sia nel Campo di Marte, sia nel Circo Massimo e si faceva servire da tutti i cortigiani e da tutte le baiadere di Roma |
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Quotiens Ostiam Tiberi deflveret aut Baianum sinum praeternavigaret, dispositae per litora et ripas diversoriae tabernae parabantur insignes ganea et matronarum institorio copas imitantium atque hinc inde hortantium ut appelleret Indicebat et familiaribus cenas, quorum uni mitellita quadragies sestertium constitit, alteri pluris aliquanto rosaria XXVIII Super ingenuorum paedagogia et nuptarum concubinatus Vestali virgini Rubriae vim intulit Acten libertam paulum afuit quin iusto sibi matrimonio coniungeret, summissis consularibus viris qui regio genere ortam peierarent |
Ogni volta che discendeva il Tevere per portarsi a Ostia o che doppiava il golfo di Baia, si installavano di tanto in tanto sulle coste e sulle rive alcune taverne nelle quali si potevano vedere donne di facili costumi, trasformate in ostesse, che lo invitavano di qua e di là, ad approdare Egli si invitava anche a cena dai suoi amici: uno di loro spese così quattro milioni di sesterzi per un banchetto con diademi, ed un altro anche di più per adornarlo di rose 28 Oltre alle sregolatezze con giovani ragazzi e alle sue relazioni con donne sposate, fece violenza anche alla vestale Rubria Poco mancò che prendesse come legittima sposa la sua liberta Acte e aveva assoldato alcuni ex consoli perché certificassero con un falso giuramento che essa era di origine regale |