Svetonio, Vite dei dodici cesari: Libro 06, Par 01 - 30, pag 3

Svetonio, Vite dei dodici cesari: Libro 06, Par 01 - 30

Latino: dall'autore Svetonio, opera Vite dei dodici cesari parte Libro 06, Par 01 - 30
De quibusdam rebus orationes ad senatum missas praeterito quaestoris officio per consulem plerumque recitabat

XVI Formam aedificiorum urbis novam excogitavit et ut ante insulas ac domos porticus essent, de quarum solariis incendia arcerentur; easque sumptu suo extruxit

Destinarat etiam Ostia tenus moenia promovere atque inde fossa mare veteri urbi inducere
Quando indirizzava un messaggio al Senato su una questione o l'altra, generalmente lo faceva leggere da un console, senza ricorrere a un questore

16 Pensò di dare una nuova forma agli edifici di Roma e volle che davanti agli isolati e alle case vi fossero dei portici sormontati da terrazzi da dove si potevano combattere gli incendi; li fece costrvire a sue spese

Aveva anche deciso di prolungare le mura della città fino a Ostia e di fare arrivare le acque del mare fino ai vecchi quartieri di Roma per mezzo di un canale che partiva appunto da Ostia
Multa sub eo et animadversa severe et coercita nec minus instituta: adhibitus sumptibus modus; publicae cenae ad sportulas redactae; interdictum ne quid in propinis cocti praeter legumina aut holera veniret, cum antea nullum non obsonii genus proponeretur; afflicti suppliciis Christiani, genus hominum superstitionis novae ac maleficae; vetiti quadrigariorum lusus, quibus inveterata licentia passim vagantibus fallere ac furari per iocum ius erat; pantomimorum factiones cum ipsis simul relegatae Sotto il suo principato furono comminate condanne rigorose, furono prese misure repressive, ma furono anche introdotti nuovi regolamenti: si impose un freno al lusso, si ridussero i banchetti pubblici a distribuzioni di viveri, fu vietato di vendere nelle osterie cibi cotti, ad eccezione dei legumi ed erbe commestibili, mentre in precedenza si serviva ogni genere di pietanza, furono inviati al supplizio i Cristiani, genere di uomini dediti a una nuova e malefica superstizione, furono proibiti i divertimenti ai conduttori di quadrighe, che un'antica usanza autorizzava a vagabondare qua e là, ingannando e derubando i cittadini per gioco, si relegarono tutti in una volta i pantomimi e le loro fazioni
XVII Adversus falsarios tunc primum repertum, ne tabulae nisi pertusae ac ter lino per foramina traiecto obsignarentur; cautum ut testamentis primae duae cerae testatorum modo nomine inscripto vacuae signaturis ostenderentur, ac ne qui alieni testamenti scriptor legatum sibi ascriberet; item ut litigatores pro patrociniis certam iustamque mercedem, pro subsellis nullam omnino darent praebente aerario gratuita; utque rerum actu ab aerario causae ad Forum ac reciperatores transferrentur et ut omnes appellationes a iudicibus ad senatum fierent

XVIII Augendi propagandique imperii neque voluntate ulla neque spe motus umquam, etiam ex Britannia deducere exercitum cogitavit, nec nisi verecundia, ne obtrectare parentis gloriae videretur, destitit
17 Contro i falsari si ideò questa nuova precauzione di non mettere il sigillo ai registri se non dopo averli forati e avervi fatto passare tre volte il filo; si prescrisse di presentare le due prime tavolette dei testamenti ai firmatari quando recavano solo il nome del testatore e si proibì a coloro che stendevano il testamento per conto di altri di segnarvi se stessi come legatari; del pari si stabilì che i clienti pagassero ai loro avvocati onorari stabiliti e giusti, ma che non versassero assolutamente niente per i banchi forniti gratuitamente dall'erario; infine si decretò che, nell'amministrazione della giustizia, i processi intentati dal tesoro fossero trasferiti al foro e ai giudici ricuperatori e che tutti gli appelli fossero deferiti al Senato

18 Nerone non fu mai preso in nessun modo né dal desiderio né dalla speranza di accrescere e di estendere l'Impero: pensò anche di ritirare le truppe dalla Britannia, e vi rinunciò soltanto per convenienza, per non dare l'impressione di recare insulto alla gloria di suo padre

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Svetonio, Vite dei dodici cesari: Libro 02, Par 71 - 101
Svetonio, Vite dei dodici cesari: Libro 02, Par 71 - 101

Latino: dall'autore Svetonio, opera Vite dei dodici cesari parte Libro 02, Par 71 - 101

Ponti modo regnum concedente Polemone, item Alpium defuncto Cottio in provinciae formam redegit

XIX Peregrinationes duas omnino suscepit, Alexandrinam et Achaicam; sed Alexandrina ipso profectionis die destitit turbatus religione simul ac periculo

Nam cum circumitis templis in aede Vestae resedisset, consurgenti ei primum lacinia obhaesit, dein tanta oborta caligo est, ut dispicere non posset

In Achaia Isthmum perfodere adgressus praetorianos pro contione ad incohandum opus cohortatus est tubaeque signo dato primus rastello humum effodit et corbulae congestam umeris extulit

Parabat et ad Caspias portas expeditionem conscripta ex Italicis senum pedum tironibus nova legione, quam Magni Alexandri phalanga appellabat
Ridusse a provincia il regno del Ponto, con l'assenso di Polemone e qvello delle Alpi, dopo la morte di Cozzio

19 Fece soltanto due viaggi, qvello ad Alessandria e qvello in Acaia; rinunciò però al primo il giorno stesso della partenza perché turbato sia da uno scrupolo religioso, sia da una minaccia di pericolo

In realtà, dopo aver visitato i vari templi, si era seduto in qvello di Vesta, ma quando volle alzarsi, in un primo tempo fu trattenuto dal panno della sua toga e poi si alzò una nebbia così fitta che non poteva distingvere niente

In Acaia, accingendosi al taglio dell'Istmo, riuniti i pretoriani in assemblea, li incoraggiò a mettersi al lavoro, poi, ad uno squillo di tromba, diede lui stesso il primo colpo di vanga, scavò la terra, ne riempì una cesta e la trasportò sulle spalle

Preparava anche una spedizione verso le Porte Caspie, per la quale aveva fatto arruolare in Italia una nuova legione che comprendeva soltanto reclute alte sei piedi e che chiamava falange di Alessandro Magno
Haec partim nulla reprehensione, partim etiam non mediocri laude digna in unum contuli, ut secernerem a probris ac sceleribus eius, de quibus dehinc dicam Tutti questi atti, dei quali gli uni non meritano nessun biasimo, gli altri sono perfino degni di grande elogio, li ho uniti in blocco, per separarli dalle sue nefandezze e dai suoi crimini, di cui parlerò adesso

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Svetonio, Vite dei dodici cesari: Libro 01, Par 01 - 20
Svetonio, Vite dei dodici cesari: Libro 01, Par 01 - 20

Latino: dall'autore Svetonio, opera Vite dei dodici cesari parte Libro 01, Par 01 - 20

XX Inter ceteras disciplinas pveritiae tempore imbutus et musica, statim ut imperium adeptus est, Terpnum citharoedum vigentem tunc praeter alios arcessiit diebusque continuis post cenam canenti in multam noctem assidens paulatim et ipse meditari exercerique coepit neque eorum quicquam omittere, quae generis eius artifices vel conservandae vocis causa vel augendae factitarent; sed et plumbeam chartam supinus pectore sustinere et clystere vomituque purgari et abstinere pomis cibisque officientibus; donec blandiente profectu, quamquam exiguae vocis et fuscae, prodire in scaenam concupiit, subinde inter familiares Graecum proverbium iactans occultae musicae nullum esse respectum

Et prodit Neapoli primum ac ne concusso qvidem repente motu terrae theatro ante cantare destitit, quam incohatum absolveret nomon
20 Durante la sua infanzia, tra le altre varie discipline, era stato avviato alla musica e, non appena divenne imperatore, chiamò presso di sé il citaredo Terpno, allora molto in voga, restò più giorni di seguito, dopo cena, assiso al suo fianco, mentre qvello cantava, fino a tarda notte, poi a poco a poco cominciò a provare e a esercitarsi anche lui, senza trascurare nessuna delle precauzioni che gli artisti di questo genere sono soliti prendere per conservare e migliorare la voce Arrivò perfino a sopportare sul suo petto lastre di piombo, standosene supino, a liberarsi lo stomaco con purganti e vomitivi, a non mangiare frutta e cibi che potessero recargli danno, finché, allettato dai progressi, quantunque la sua voce fosse sottile e rauca, gli venne l'ambizione di esibirsi sulla scena, e ripeteva incessantemente ai suoi familiari il proverbio greco: 'alla musica nascosta non si fa caso

Debuttò a Napoli e, quantunque un terremoto improvviso avesse diroccato il teatro, non smise di cantare se non dopo aver terminato il suo pezzo
Ibidem saepius et per complures cantavit dies; sumpto etiam ad reficiendam vocem brevi tempore, impatiens secreti a balineis in theatrum transiit mediaque in orchestra frequente populo epulatus, si paulum subbibisset, aliquid se sufferti tinniturum Graeco sermone promisit

Captus autem modulatis Alexandrinorum laudationibus, qui de novo commeatu Neapolim confluxerant, plures Alexandria evocavit

Neque eo segnius adulescentulos equestris ordinis et quinque amplius milia e plebe robustissimae iuventutis undique elegit, qui divisi in factiones plausuum genera condiscerent -- bombos et imbrices et testas vocabant -- operamque navarent cantanti sibi, insignes pinguissima coma et excellentissimo cultu, puris ac sine anulo laevis, quorum duces quadringena milia sestertia merebant
Si fece ascoltare molte volte e per più giorni; per di più una volta che si era preso un momento di riposo per rinfrancare la voce, insofferente di qvella solitudine, uscito dal bagno ritornò in teatro e, dopo aver mangiato in mezzo all'orchestra, in presenza di una folla considerevole, promise, parlando in greco, di far sentire qualcosa di più sonoro, non appena avesse bevuto un po'

Affascinato dalle lodi cantate in suo onore da alcuni abitanti di Alessandria, recentemente sbarcati in massa a Napoli, ne fece venire ancora di più da qvella città

Non ci mise minore impegno a reclutare dappertutto adolescenti di famiglia equestre e più di cinquemila giovani plebei, scelti fra i più robusti, per insegnar loro, dopo averli divisi in gruppi, i vari tipi di applauso (li chiamava rimbombi, embrici e teste) perché lo sostenessero quando cantava; si riconoscevano dalla loro ricca capigliatura, dall'abbigliamento elegantissimo, dall'assoluta mancanza di anelli alla mano sinistra e i loro capi guadagnavano quattrocentomila sesterzi

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Latino: dall'autore Svetonio, opera Vite dei dodici cesari parte Libro 08 , Parte 01

XXI Cum magni aestimaret cantare etiam Romae, Neroneum agona ante praestitutam diem revocavit flagitantibusque cunctis caelestem vocem respondit qvidem in hortis se copiam volentibus facturum, sed adiuvanti vulgi preces etiam statione militum, quae tunc excubabat, repraesentaturum se pollicitus estlibens; ac sine mora nomen suum in albo profitentium citharoedorum iussit ascribi sorticulaque in urnam cum ceteris demissa intravit ordine suo, simul praefecti praetorii citharam sustinentes, post tribuni militum iuxtaque amicorum intimi

Utque constitit, peracto principio, Niobam se cantaturum per Cluvium Rufum consularem pronuntiavit et in horam fere decimam perseveravit coronamque eam et reliquam certaminis partem in annum sequentemque distulit, ut saepius canendi occasio esset
21 Poiché ci teneva moltissimo a cantare anche a Roma, ricominciò i giochi neroniani prima della data prevista e dal momento che gli spettatori reclamavano la sua voce celeste, egli rispose 'che avrebbe esaudito i loro desideri nei suoi giardini', ma quando anche i soldati di guardia unirono le loro preghiere a qvelle della folla, con piacere promise che 'si sarebbe esibito subito'; poi, senza indugio, fece scrivere il proprio nome sulla lista dei citaredi che concorrevano depose, come loro, la sua scheda nell'urna e, quando fu il suo turno, entrò con i prefetti del pretorio che portavano la sua cetra, seguito dai tribuni militari e accompagnato dai più intimi amici

Quando si fermò, dopo aver offerto un preludio, fece annunciare dall'ex console Cluvio Rufo che 'avrebbe cantato una Niobe' e andò avanti fin quasi alla decima ora; rimandò però all'anno successivo sia l'attribuzione di qvella corona sia la fine del concorso, per avere più spesso l'occasione di cantare
Quod cum tardum videretur, non cessavit identidem se publicare

Dubitavit etiam an privatis spectaculis operam inter scaenios daret quodam praetorum sestertium decies offerente

Tragoedias quoque cantavit personatus heroum deorumque, item heroidum ac dearum, personis effectis ad similitudinem oris sui et feminae, prout quamque diligeret

Inter cetera cantavit Canacen parturientem, Oresten matricidam, Oedipodem excaecatum, Herculem insanum

In qua fabula fama est tiruculum militem positum ad custodiam aditus, cum eum ornari ac vinciri catenis, sicut argumentum postulabat, videret, accurrisse ferendae opis gratia
Tuttavia, sembrandogli il rinvio troppo lungo, non si privò del piacere di farsi ascoltare più volte in pubblico

Fu anche in dubbio se offrire la propria partecipazione, insieme con professionisti, a spettacoli privati, giacché un pretore gli offriva un milione di sesterzi

Apparve anche in parti tragiche di eroi e di dei, di eroine e di dee, nascosto da maschere che riproducevano i suoi lineamenti e qvelli di donne che, di volta in volta, ebbero i suoi favori

Interpretò, tra gli altri personaggi, Canace che partorisce, Oreste assassino di sua madre, Edipo divenuto cieco ed Ercole furioso

Si racconta che, in occasione di quest'ultima commedia, un giovanissimo soldato che montava di guardia, vedendo che Nerone veniva preparato per il sacrificio e incatenato, come richiedeva il copione, accorse per dargli aiuto

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Latino: dall'autore Svetonio, opera Vite dei dodici cesari parte Libro 01, Par 41 - 61

XXII Equorum studio vel praecipue ab ineunte aetate flagravit plurimusque illi sermo, quanquam vetaretur, de circensibus erat; et quondam tractum prasinum agitatorem inter condiscipulos qverens, obiurgante paedagogo, de Hectore se loqui ementitus est

Sed cum inter initia imperii eburneis quadrigis cotidie in abaco luderet, ad omnis etiam minimos circenses e secessu commeabat, primo clam, deinde propalam, ut nemini dubium esset eo die utique affuturum

Neque dissimulabat velle se palmarum numerum ampliari; quare spectaculum multiplicatis missibus in serum protrahebatur, ne dominis qvidem iam factionum dignantibus nisi ad totius diei cursum greges ducere
22 Per i cavalli ebbe, fin dalla più giovane età, una passione particolarmente viva e la maggior parte delle sue conversazioni, sebbene gli fosse vietato, verteva sui giochi del circo; un giorno con i suoi discepoli si lamentava che un cocchiere del partito verde fosse stato trascinato dai suoi cavalli e quando il suo maestro lo rimproverò, disse, mentendo, che stava parlando di Ettore

All'inizio del suo principato si divertiva quotidianamente a spostare quadrighe d'avorio su un tavolo da gioco e lasciava il suo ritiro per assistere anche ai meno importanti giochi di circo, in un primo tempo di nascosto, poi apertamente, in modo che in quei giorni tutti erano certi che sarebbe stato presente

D'altra parte non faceva mistero di voler aumentare il numero dei premi e così, moltiplicate le rappresentazioni, protraeva lo spettacolo fino a tardi e anche i capisquadra non si degnavano di condurre fuori i loro uomini se non per una corsa che durasse una intera giornata

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