Purgatorio, canto 16: analisi

Purgatorio, canto 16: analisi

Dante e Virgilio sono nella terza cornice, immersa nel fumo e Dante sente delle voci che invocano Misericordia

Un'anima parla con Dante, Marco Lombardo, un cortigiano del 200 che si distinse per nobiltà d'animo. Dante allora gli chiede se nel mondo la cortesia sia morta e se regni la corruzione, egli risponde che è colpa degli uomini e non p legato alla volontà divina, poiché alla nascita hanno libero arbitrio. Fa il nome di pochi che si salvano dall'immoralità: Corrado da Palazzo, Gherardo da Camino e Guido da Castello. La colpa viene soprattutto inflitta alla chiesa che ha usurpato l'autorità politica dell'imperatore e vuole esercitarla senza averne diritto né capacità.

1, 15: La terza cornice è quella degli iracondi. L'ira è un peccato che rende incalzanti tutte le azioni, vengono compiute una dopo l'altra senza attenzione a ciò che si fa. Dante parla del fumo e del buio presenti nella cornice. Il fumo genera una fatica agli occhi e assomiglia ai peli ruvidi e dure di una pelliccia grossolana.

Quando chiude gli occhi le tenebre sono totali poiché l'ira fa perdere il senno della ragione. Il buio è percepito con tutti i sensi, è buio totale della mente, non solamente della vista. Perciò Dante ha la sensazione di essere precipitato di nuovo nell'Inferno, sensazione aumentata dal fatto che il paesaggio è cupo. Torna la metafora dei ciechi.

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