La costellazione di Orione: il selvaggio cacciatore

La costellazione di Orione: il selvaggio cacciatore

Tre astri luminosi, vicinissimi tra loro, brillano poco sopra l'orizzonte boreale: sono "la cintura di Orione", uno dei giganti del cielo. Nel Medioevo li chiamavano "i tre Re Magi". Orione proviene dall'astronomia mesopotamica, Da dove deriva il suo nome: era URU-ANNA, e raffigurava l'eroe Gilgamesh in lotta contro il toro Celeste, GUD-ANNA

Orione era noto ai Greci già da quando Omero parla di Ulisse che naviga nella notte sulla sua zattera solo, diretto verso Itaca, sopra il capo gli fa splendere Orione. Orione era il grande cacciatore dei Greci; la sua del resto non è una semplice costellazione, ma un complesso di personaggi che gli stanno attorno e animano la sfera celeste come un mosaico.

Lo si Immagina con una spada in una mano, o sul fianco, e la pelle di un leone nell'altra, e gli antichi avevano una considerazione speciale per questa figura astrale. 

Nella sua costellazione splende Betelgeuse, una grande stella pulsante: è lei (dice il suo nome in arabo) "il braccio del gigante", ma la stella più vivida della costellazione sta più in basso, Rigel, "luce del cielo", sul suo piede. 

Orione, diceva il mito più antico, era figlio di Poseidone e di Euriale, figlia di Minosse. Quando nacque, il suo genitore divino gli fece il dono di poter correre sopra il mare come se fosse terraferma, scavalcando la spuma delle onde. Crescendo, Orione divenne un essere gigantesco e terribile; la sua sola, bruciante passione era la caccia, e non esisteva animale che potesse sfuggire al suo arco e alla sua spada. Era una creatura selvaggia, smodata, priva di ogni regola, dominata dal suo istinto di preda e da una libidine incontrollabile. 

Vide per caso le sette sorelle Pleiadi che passavano per la Beozia e accesso di foia le inseguì per violentarle tutte, una dopo l'altra. le ragazze fuggivano, si nascondevano, incalzate dal gigante che non le mollava, come fossero una preda da cacciare. Quando Orione fu sul punto di catturarle levarono le braccia al cielo e pregarono gli Dei di sottrarle alla violenza di quel mostro, e così Zeus le mutò in stelle. 

Orione fu ospite di Enopione, re di Chio, e qui si invaghì della figlia del re, Merope, e una sera acceso di libidine per il vino, la assalì e le fece violenza. Il re per vendicarsi lo fece prima ubriacare e poi lo accecò mentre dormiva. Orione fu guidato da Cedalione, aiutante di Efesto, che lo accompagnò alla casa del Sole.  Orione giunse alla casa del Sole e appena il primo raggio illuminò gli occhi ciechi di Orione, egli cominciò a distinguere la luce, poi a poco a poco a vedere forme finchè non gli ritornò completamente la vista.

Trasferitosi sull'isola di Creta, incontrò Artemide con il suo seguito. I due cacciatori subito si piacquero e iniziarono a percorrere i monti inseguendo le fiere. Orione, sempre accecato dalla sua lussuria, osò compiere un'azione che gli sarebbe stata fatale: allungò la mano sulla tunica della Dea per strappargliela. Artemide si sottrasse e da una fessura della terra fece sbucare un grande scorpione che punse una caviglia del gigante e lo uccise. Ecco perché in cielo la costellazione di Orione fugge tramontando, quando sorge lo scorpione. 

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