Il «secolo cristiano» del Giappone

Il «secolo cristiano» del Giappone

Ai giapponesi più di tutto interessavano le armi da fuoco europee. All'epoca in cui avvenne il primo incontro, l'arcipelago era infatti dilaniato da una cruenta guerra civile, e la possibilità di mettere in campo quei micidiali sputa fuoco faceva gola a tutti i signori che si contendevano il potere. L'opportunità era così grande da giustificare i rapporti commerciali e diplomatici

Subito dopo i civili, in Giappone cominciarono ad arrivare anche missionari (Gesuiti, francescani e domenicani), tra i quali san Francesco Saverio giunto nell'arcipelago nel 1549. I frati ricevettero all'inizio una buona accoglienza. L'indole aperta in fatto di religiosità dei giapponesi, ebbe come conseguenza la conversione di moltissimi al cattolicesimo, inaugurando quello che è noto come il secolo cristiano del Giappone.

Tra le molte iniziative intraprese dai missionari, la fondazione di una scuola di pittura. Le immagini sacre che si produssero, destinate al culto locale e spesso racchiuse entro tabernacoli in legno, rappresentano il primissimo approccio dei giapponesi all'arte europea, a certe sue tecniche (l'uso dei colori a olio) e a certi artifici (chiaroscuro e prospettiva), fino allora estranei all'arte figurativa dell'arcipelago

Tra i maggiori responsabili di questo successo evangelico vi fu il Teatino Alessandro Valignano, al quale si deve l'organizzazione della prima missione diplomatica giapponese in Europa. Gli ambasciatori, membri di importanti casate, nel 1585 visitarono la Spagna e l'Italia per raggiungere infine Roma dove furono ricevuti dal Papa. L'evento fu epocale (mai prima di allora gli europei avevano visto un giapponese)

L'ammiratrice del Giappone - Gustave Leonard de Jonghe, 1865 L’ammiratrice del Giappone - Gustave Leonard de Jonghe, 1865
Una seconda ambasceria sarebbe giunta in Europa nel 1615, ma l'accoglienza fu molto più fredda. Il clima politico in Giappone era nel frattempo cambiato. Già sul finire del Cinquecento i più potenti signori feudali avevano cominciato a mostrare segni di insofferenza nei confronti sia dei missionari sia dei civili occidentali. In breve si passò dalla cordialità al sospetto, dal rispetto allo scontro.Iniziarono bande, espulsioni ed eccidi, sia di europei sia di convertiti giapponesi, culminati nel 1637 con la strage di Shimabara, con la quale si conclusero nel modo più sanguinoso le relazioni tra i due estremi dell'immenso continente euroasiatico.

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