Voci infondate volevano artista e giovane donna legati da una relazione amorosa.
L'originalità di questo ritratto fuori genere sta nella disinvoltura della posa, con le gambe accavallate, al tempo giudicata sconveniente per una donna, nell'intensità del gesto di sostenere con la mano il volto, nello sguardo che cattura lo spettatore coinvolgendolo nel mistero di questa giovane inquieta lettrice che non si sa bene cosa stia pensando, cosa stia sognando
Sogni, è esposto con grande successo di pubblico e di critica all'importante mostra allestita a Firenze nel 1896 in occasione della festa dell'arte e dei fiori. Finirà con il perseguitare con la sua inossidabile popolarità, favorita anche dal suo acquisto per la Galleria nazionale d'arte moderna di Roma, lo stesso autore.
L'opera rimane tra le immagini più emblematiche della donna emancipata, protagonista della Belle Époque, quale era apparsa anche nei racconti dello stesso Corcos, ma è pure il ritratto reale di una giovane donna di 23 anni, Elena Vecchi, la secondogenita dell'amico scrittore Jack La Bolina (pseudonimo Augusto Vecchi), rimasta orfana della contessa Honorine Tesauro di Meano. La figlia maggiore, Lucia, era stata ritratta nel 1888.
La donna trasmette un audacia mai vista, con lo sguardo sicuro e consapevole e puntato sullo spettatore. Alla posizione sconveniente delle gambe accavallate fa come da contrappeso l'attitudine più nobile del braccio che regge il mento.
Il volto intenso di questa signorina così sicura di sé, appare caratterizzato dagli occhi segnati, affaticati dalla lunga lettura e ora concentrati nello sguardo perduto e lontano; dalle labbra volitive accese dal rossetto; dalla chioma spettinata, dopo che si è tolta la paglietta. Questa giace sulla panchina, accanto all'ombrellino chiuso e ai libri sgualciti dalla copertina gialla, i romanzi sentimentali editi da Flammarion (o da Treves).
I dettagli aiutano a raccontare la storia e allora non dobbiamo trascurare il valore simbolico della rosa disfatta i cui petali sono caduti a terra.
Sogni è un titolo evocativo che rimanda al mistero racchiuso in quello sguardo, su cui si accanirono pubblico e critica