Eva a sua volta accusa il serpente che da allora viene privato degli arti è costretto a strisciare nella polvere. L'artista trasferisce con piglio teatrale il vivace dialogo tra i progenitori e Dio, attingendo ad una gestualità e ad una mimica facciale di squisita immediatezza. Anche il leone, l'agnello il cavallo in basso rispondono a una precisa ragione narrativa, essendo tali animali citati nella Bibbia. I primi due come esempio di coesistenza pacifica, e il terzo invece come simbolo di lussuria, lo stesso peccato di cui si sono appena macchiati i progenitori.
Anche se con tono leggero e con un gusto per una tavolozza fatta di colori saturi e brillanti, Domenichino tocca qui con fare straordinariamente lieve uno dei temi più sentiti dalla Chiesa controriformata, quello relativo alla colpa originale e alla sua espiazione per mezzo della Grazia Divina.
Il prezioso dipinto ha una storia importante: donato al Re di Francia Luigi XIV nel 1693. Non sono tuttavia note le circostanze che lo condussero fuori dall'Italia né il nome del personaggio per cui fu originariamente eseguito.