Cicerone, Filippiche: 02; 11-15, pag 2

Cicerone, Filippiche: 02; 11-15

Latino: dall'autore Cicerone, opera Filippiche parte 02; 11-15
Etenim quae res egestati et aeri alieno tuo praeter mortem Caesaris subvenire potuisset

Nescio quid conturbatus esse videris; numquid subtimes, ne ad te hoc crimen pertinere videatur

Libero te metu; nemo credet umquam; non est tuum de re publica bene mereri; habet istius pulcherrimi facti clarissimos viros res publica auctores; ego te tantum gaudere dico, fecisse non arguo

Respondi maximis criminibus; nunc etiam reliquis respondendum est

[15] Castra mihi Pompei atque illud omne tempus obiecisti

Quo quidem tempore si, ut dixi, meum consilium auctoritasque valuisset, tu hodie egeres, nos liberi essemus, res publica non tot duces et exercitus amisisset

Fateor enim me, cum ea, quae acciderunt, providerem futura, tanta in maestitia fuisse, quanta ceteri optimi cives, si idem providissent, fuissent
Cos'altro, in verità, avrebbe potuto porre riparo alla tua mancanza di mezzi e ai tuoi debiti se si esclude la morte di Cesare

Mi sembri in certo modo sconvolto; nutri forse il segreto timore che quest'accusa possa per caso sfiorarti

Ti libero da questo timore; nessuno ci crederà mai; non sarebbe da te essere benemerito dello stato, che ha nei suoi più illustri cittadini i promotori di questo gesto nobilissimo

Ho risposto ai crimini più gravi; ora bisogna rispondere anche alle altre

[15] Tu mi hai rinfacciato la mia presenza nell'accampamento di Pompeo e ciò tutto il periodo

Ma proprio allora se, come dissi, avesse prevalso il mio autorevole consiglio, tu oggi saresti in miseria, noi saremmo liberi e il nostro paese non avrebbe perduto tanti generali e tanti eserciti

Infatti confesso che, prevedendo tutte le disgrazie che in seguito ci colpirono, provai un dolore immenso, uguale a quello che avrebbero provato tutti gli altri bravi cittadini se avessero fatto le medesime previsioni
Dolebam, dolebam, patres conscripti, rem publicam vestris quondam meisque consiliis conservatam brevi tempore esse perituram

Nec vero eram tam indoctus ignarusque rerum, ut frangerer animo propter vitae cupiditatem, quae me manens conficeret angoribus, dimissa molestiis omnibus liberaret

Illos ego praestantissimos viros, lumina rei publicae, vivere volebam, tot consularis, tot praetorios, tot honestissimos senatores, omnem praeterea florem nobilitatis ac iuventutis, tum optimorum civium exercitus; qui si viverent, quamvis iniqua condicione pacis (mihi enim omnis pax cum civibus bello civili utilior videbatur) rem publicam hodie teneremus
Mi dolevo, sì, dolevo, o padri coscritti, pensando che entro breve tempo sarebbe andato distrutto quello stato che un tempo aveva trovato la sua salvezza nella saggia condotta politica vostra e mia

Non ero d'altra parte né tanto ignorante né tanto inesperto del mondo da abbattermi per troppo attaccamento alla vita, che continuando a vivere sarei stato distrutto dalle pene, mentre morendo mi sarei liberato da ogni affanno

ai più eminenti cittadini, i luminari della repubblica, che io desideravo si conservasse la vita, a tanti ex consoli, a tanti ex pretori, a tanti nobili senatori, a tutto il fiore, inoltre, della nobiltà e della gioventù, agli eserciti formati allora da bravi cittadini; che se tutti costoro fossero ancora in vita, per quanto le condizioni di pace offerte fossero inique (io una qualunque pace fatta con i propri concittadini la giudicavo più utile della guerra civile), oggi avremmo ancora un vero stato
Quae sententia si valuisset ac non ei maxime mihi, quorum ego vitae consulebam, spe victoriae elati obstitissent, ut alia omittam, tu certe numquam in hoc ordine vel potius numquam in hac urbe mansisses

At vero Cn Pompei voluntatem a me alienabat oratio mea

An ille quemquam plus dilexit, cum ullo aut sermones aut consilia contulit saepius

Quod quidem erat magnum, de summa re publica dissentientis in eadem consuetudine amicitiae permanere

Ego, quid ille, et contra ille, quid ego sentirem et spectarem, videbat

Ego incolumitati civium primum, ut postea dignitati possemus, ille praesenti dignitati potius consulebat

Quod autem habebat uterque, quid sequeretur, idcirco tolerabilior erat nostra dissensio
E se avesse prevalso il mio parere e non fosse stato accanitamente ostacolato, per non dire altro, proprio da coloro la cui vita mi stava a cuore, resi com'erano baldanzosi dalla speranza di vincere, tu certamente non avresti potuto mai rimanere in questa nostra assemblea, mai, per dire meglio, in questa nostra città

Mi obietti che i miei discorsi mi alienavano le simpatie di Pompeo

Forse che per alcun altro provò più affetto che per me

Con alcun altro conversò e si consultò più spesso, questo era poi davvero eccezionale, che pur essendo in disaccordo sui più importanti problemi politici, i nostri rapporti d'amicizia permanessero

Io vedevo chiaramente i suoi sentimenti e i suoi propositi, lui, a sua volta, i miei

Io puntavo in primo luogo a salvaguardare l'incolumità dei nostri concittadini, per potere in seguito salvaguardare la nostra personale posizione di prestigio; egli invece anteponeva la difesa dell'altissima posizione che in quel momento occupava

Tuttavia proprio perchè ci eravamo entrambi proposti uno scopo ben preciso, il nostro disaccordo era per questo più tollerabile

Maybe you might be interested

Cicerone, Filippiche: 04; 11-14
Cicerone, Filippiche: 04; 11-14

Latino: dall'autore Cicerone, opera Filippiche parte 04; 11-14

Quid vero ille singularis vir ac paene divinus de me senserit, sciunt, qui eum de Pharsalia fuga Paphum persecuti sunt

Numquam ab eo mentio de me nisi honorifica, nisi plena amicissimi desiderii, cum me vidisse plus fateretur, se speravisse meliora

Et eius viri nomine me insectari audes, cuius me amicum, te sectorem esse fateare
In verità quali fossero i sentimenti che quell'uomo straordinario e oserei dire simile a un dio nutriva nei miei confronti, li conoscono bene coloro che lo accompagnarono nella fuga da Farsalo a Pafo

nNon accennava mai a me se non con gran rispetto, se non con una nostalgia piena d'affetto, confessando che, mentre lui aveva nutrito migliori speranze, io avevo avuto maggior acutezza di vedute

E tu che dovresti riconoscere che di un tale uomo io sono stato amico, tu è richiamandoti a lui che adesso hai lardire di attaccarmi

Maybe you might be interested

Cicerone, Filippiche: 03; 36-39
Cicerone, Filippiche: 03; 36-39

Latino: dall'autore Cicerone, opera Filippiche parte 03; 36-39

Cicerone, Filippiche: 02; 16-20
Cicerone, Filippiche: 02; 16-20

Latino: dall'autore Cicerone, opera Filippiche parte 02; 16-20

Cicerone, Filippiche: 04; 06-10
Cicerone, Filippiche: 04; 06-10

Latino: dall'autore Cicerone, opera Filippiche parte 04; 06-10

Cicerone, Filippiche: 03; 06-10
Cicerone, Filippiche: 03; 06-10

Latino: dall'autore Cicerone, opera Filippiche parte 03; 06-10

Cicerone, Filippiche: 01; 01-07

Cicerone, Filippiche: 02; 01-05

Cicerone, Filippiche: 02; 26-30

Cicerone, De officiis: Libro 01 - Parte 04

Cicerone, De Oratore: Libro 02; 16-20

Cicerone, De Oratore: Libro 02; 61-65