Cicerone, Filippiche: 02; 01-05

Cicerone, Filippiche: 02; 01-05

Latino: dall'autore Cicerone, opera Filippiche parte 02; 01-05
[I] Quonam meo fato, patres conscripti, fieri dicam ut nemo his annis viginti rei publicae fuerit hostis qui non bellum eodem tempore mihi quoque indixerit

Nec vero necesse est quemquam a me nominari: vobiscum ipsi recordamini

Mihi poenarum illi plus quam optarem dederunt: te miror, Antoni, quorum facta imitere, eorum exitus non perhorrescere

Atque hoc in aliis minus mirabar

Nemo enim illorum inimicus mihi fuit voluntarius: omnes a me rei publicae causa lacessiti

Tu ne verbo quidem violatus, ut audacior quam Catilina, furiosior quam Clodius viderere, ultro me maledictis lacessisti, tuamque a me alienationem commendationem tibi ad impios civis fore putavisti

Quid putem

Contemptumne me

Non video nec in vita nec in gratia nec in rebus gestis nec in hac mea mediocritate ingeni quid despicere possit Antonius
A quale mio destino, o padri coscritti, dovrei attribuire il fatto che in questi ultimi venti anni non cè stato nessuno nemico dello stato che allo stesso tempo non abbia dichiarato guerra anche a me

E in verità non è necessario che qualcuno venga da me nominato: essi sono ricordati da voi stessi

Le pene che hanno subito hanno superato ogni mio desiderio: mi meraviglio che tu, o Antonio, imiti le loro azioni, non inorridisca per la loro fine

Ma questo per altri non mi meraviglia

Infatti nessuno di loro mi fu nemico volontario: tutti furono assaliti sa parte mia a causa dello stato

Tu che non sei stato oltraggiato nemmeno da una parola, per apparire più audace di Catilina, più forsennato di Clodio, mi provocasti per giunta con insulti, ritenesti che il tuo allontanamento da me sarebbe stato per te una raccomandazione presso i malvagi

Cosa pensare

Forse disprezzo verso di me

Non vedo né nella mia vita né nel prestigio né nelle azioni compiute né in questa mia mediocrità dingegno che cosa Antonio possa disprezzare
An in senatu facillime de me detrahi posse credidit

Qui ordo clarissimis civibus bene gestae rei publicae testimonium multis, mihi uni conservatae dedit

An decertare mecum voluit contentione dicendi

Hoc quidem est beneficium

Quid enim plenius, quid uberius quam mihi et pro me et contra Antonium dicere

Illud profecto: non existimavit sui similibus probari posse se esse hostem patriae, nisi mihi esset inimicus

Cui prius quam de ceteris rebus respondeo, de amicitia quam a me violatam esse criminatus est, quod ego gravissimum crimen iudico, pauca dicam

[2] Contra rem suam me nescio quando venisse questus est
Forse ha creduto assai facilmente di potermi screditare in senato

Questa assemblea a molti famosissimi cittadini diede testimonianza di aver governato rettamente lo stato, a me solo di averlo salvato

Forse ha voluto competere con me nelleloquenza

Questo certamente è un beneficio

Perché non potrebbe esserci un campo più completo e più ampio che parlare in mia difesa e contro Antonio

Certamente questo: non ritiene di poter essere apprezzato dai suoi simili di essere egli stesso nemico della patria, se non è mio avversario

Rispondo a ciò prima che riguardo ad altri punti, dirò brevemente riguardo allamicizia che egli mi accusa di aver violato, cosa che io ritengo un crimine gravissimo

[2] Si è lamentato del fatto che io avevo non so quando assunto in tribunale una difesa contro i suoi interessi
An ego non venirem contra alienum pro familiari et necessario, non venirem contra gratiam non virtutis spe, sed aetatis flore collectam, non venirem contra iniuriam quam iste intercessoris iniquissimi beneficio optinuit, non iure pretorio

Sed hoc idcirco commemoratum a te puto, ut te infimo ordini commendares, cum omnes te recordarentur libertini generum et liberos tuos nepotes Q Fadi, libertini hominis fuisse

At enim te in disciplinam meam tradideras (nam ita dixisti), domum meam ventitaras

Ne tu, si id fecisses, melius famae, melius pudicitiae tuae consuluisses

Sed neque fecisti nec, si cuperes, tibi id per C Curionem facere licuisset

Auguratus petitionem mihi te concessisse dixisti

O incredibilem audaciam, o inpudentiam praedicandam
E perché non sarei dovuto andare a oppormi a un estraneo in favore di un intimo amico, a oppormi a un favore ottenuto grazie non alla speranza di virtù, ma alle seduzioni di una fiorente giovinezza, a oppormi alla concessione illegale ottenuta da costui grazie alla disonestà di un tribuno che fece uso del suo veto, non in virtù del diritto pretorio

Ma penso che tu hai fatto menzione di questa causa per guadagnare prestigio agli occhi della più bassa delle classi sociali, richiamando tutti alla mente che tu sei stato genero e i tuoi figli nipoti di uno schiavo liberato, Q Fadio

Eppure ti eri affidato alla mia scuola (infatti così hai detto), avevi frequentato la mia casa

Certo, se l'avessi fatto, ti saresti preoccupato di più della tua reputazione e del tuo onore

Ma non l'hai fatto e, se pure l'avessi vivamente desiderato, non te l'avrebbe permesso Curione

Hai detto che rinunciasti a porre la tua candidatura ad augure per favorire la mia

Che incredibile audacia, che spudoratezza gridata

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Cicerone, Filippiche: 08; 18-33
Cicerone, Filippiche: 08; 18-33

Latino: dall'autore Cicerone, opera Filippiche parte 08; 18-33

Quo enim tempore me augurem a toto collegio expetitum Cn Pompeius et Q Hortensius nominaverunt (nec enim licebat a pluribus nominari), tu nec solvendo eras nec te ullo modo nisi eversa re publica fore incolumem putabas

Poteras autem eo tempore auguratum petere, cum in Italia Curio non esset, aut tum, cum es factus, unam tribum sine Curione ferre potuisses

Cuius etiam familiares de vi condemnati sunt, quod tui nimis studiosi fuissent

[3] At beneficio sum tuo usus

Quo

Quamquam illud ipsum, quod commemoras, semper prae me tuli; malui me tibi debere confiteri quam cuiquam minus prudenti non satis gratus videri

Sed quo beneficio

Quod me Brundisi non occideris
Quando infatti Pompeo e Ortensio mi proposero per la nomina come augure sostenuti da tutto il collegio(infatti non era lecito essere nominati da più di due membri), tu non eri in gradoni alcun modo di pagare i tuoi debiti e, a tuo giudizio, lunica via di scampo che ti rimaneva era il sovvertimento dello stato

Avresti invece potuto aspirare all'augurato quando Curione non era in Italia, o allora, quando fosti nominato, avresti potuto ottenere i voti di una sola tribù senza Curione

Anche i suoi amici furono condannati per violenza per essersi adoperati fin troppo in favore della tua candidatura

[3] Ma un beneficio da te l'ho ricevuto

Quale

Peraltro, proprio quel fatto al quale fai cenno l'ho sempre apertamente riconosciuto, ho preferito confessare il mio debito verso di te piuttosto che essere considerato poco riconoscente da qualcuno che non abbia buone capacità di giudizio

Ma qual è questo beneficio

Che tu non mi hai ucciso a Brindisi
Quem ipse victor, qui tibi, ut tute gloriari solebas, detulerat ex latronibus suis principatum, salvum esse voluisset, in Italiam ire iussisset, eum tu occideres

Fac potuisse

Quod est aliud, patres conscripti, beneficium latronum, nisi ut commemorare possint iis se dedisse vitam, quibus non ademerint

Quod si esset beneficium, numquam, qui illum interfecerunt, a quo erant conservati, quos tu clarissimos viros soles appellare, tantam essent gloriam consecuti

Quale autem beneficium est, quod te abstinueris nefario scelere

Qua in re non tam iucundum mihi videri debuit non interfectum me a te quam miserum te id impune facere potuisse

Sed sit beneficium, quandoquidem maius accipi a latrone nullum potuit; in quo potes me dicere ingratum
E avresti tu stesso potuto uccidere uno la cui incolumità, insieme con l'invito a tornare in Italia, era stata voluta personalmente dal vincitore che, come proprio tu eri solito vantarti, ti aveva scelto tra i suoi briganti per offrirtene il comando

Supponi che avresti potuto

Quale altro beneficio c'è, o padri coscritti, per dei briganti, se non la possibilità di ricordare di aver donato la vita a quelli ai quali non l'hanno tolta

Perché se di vero beneficio si trattasse, mai i cesaricidi, che proprio tu sei solito chiamare grandi eroi, avrebbero acquistata tanta gloria

Ma di quale beneficio si tratta, poiché ti sei soltanto astenuto da un nefando delitto

E proprio in quella circostanza la gioia che provai per non essere stato ucciso da te dovette essere chiaramente inferiore al dolore che avresti potuto commettere ciò impunemente

Ma sia pure un beneficio, dal momento che da un brigante non si sarebbe certo potuto riceverne uno maggiore, a proposito di che potresti accusarmi d'ingratitudine

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Cicerone, Filippiche: 06; 16-19
Cicerone, Filippiche: 06; 16-19

Latino: dall'autore Cicerone, opera Filippiche parte 06; 16-19

An de interitu rei publicae queri non debui, ne in te ingratus viderer

At in illa querella misera quidem et luctuosa, sed mihi pro hoc gradu, in quo me senatus populusque Romanus collocavit, necessaria quid est dictum a me cum contumelia, quid non moderate, quid non amice

Quod quidem cuius temperantiae fuit, de M Antonio querentem abstinere maledictis

Praesertim cum tu reliquias rei publicae dissipavisses, cum domi tuae turpissimo mercatu omnia essent venalia, cum leges eas, quae numquam promulgatae essent, et de te et a te latas confiterere, cum auspicia augur, intercessionem consul sustulisses, cum esse foedissime stipatus armatis, cum omnis impuritates inpudica in domo cotidie susciperes vino lustrisque confectus
Forse avrei dovuto rinunciare a esprimere il mio dolore per la rovina dello stato, per evitare il tuo giudizio d'ingratitudine

Ma proprio in quelle parole che esprimono la mia pena grave e dolorosa e mi era assolutamente impossibile non farlo in considerazione di questalta posizione che io devo al senato e al popolo romano, ce nè stata forse qualcuna detta con intenzione offensiva, senza moderazione, senza spirito damicizia

stata davvero una grande prova di moderazione astenermi dallinveire contro Antonio mentre esprimevo il mio rammarico

Nei suoi riguardi, soprattutto in considerazione del fatto che tu avevi sperperato gli scarsi residui delle finanze dello stato; che in casa tua tutto era in vendita,che traffico vergognoso che delle leggi erano state, per tua esplicita confessione, fatte votare da te e per te senza la preventiva pubblicazione; che da augure avevi soppresso gli auspici e da console il diritto di veto dei tribuni, che eri circondato da un nugolo di armati che immensa vergogna; che ogni giorno, sfinito dal vino e dai bagordi, ti macchiavi di ogni genere di dissolutezza nella tua casa
At ego, tamquam mihi cum M Crasso contentio esset, quocum multae et magnae fuerunt, non cum uno gladiatore nequissimo, de re publica graviter querens de homine nihil dixi

Itaque hodie perficiam, ut intellegat, quantum a me beneficium tum acceperit

[4] At etiam litteras, quas me sibi misisse diceret, recitavit homo et humanitatis expers et vitae communis ignarus

Quis enim umquam, qui paulum modo bonorum consuetudinem nosset, litteras ad se ab amico missas offensione aliqua interposita in medium protulit palamque recitavit

Quid est aliud tollere ex vita vitae societatem, tollere amicorum conloquia absentium

Quam multa ioca solent esse in epistulis, quae prolata si sint, inepta videantur, quam multa seria neque tamen ullo modo divulganda
Ma nonostante tutto io, immaginando di avere nella disputa come avversario Marco Crasso, col quale dispute ne ho avute, numerose e violente , non già un ignobile bandito, mentre esprimevo il mio rammarico riguardo al governo, non dissi nessuna cosa riguardo l'uomo

Ebbene, oggi gli farò comprendere che gran beneficio allora ha ricevuto

[4] Ma c'è anche una lettera che egli dice inviatagli da me, stando alle sue parole, ha dato il nostro amico lettura, privo com'è di educazione e inesperto del saper vivere in società

Chi mai infatti, per poco che conoscesse il consueto modo di comportarsi delle persone per bene, ha mai rivelato e letto pubblicamente, col pretesto d'aver ricevuto un'offesa, una lettera inviatagli da un amico

Cos'altro è eliminare dalla vita le norme che regolano la vita associata

Cos'altro distruggere la corrispondenza epistolare con gli amici lontani, quante sono le arguzie contenute di solito nelle nostre lettere, eppure, se rese pubbliche, apparirebbero futili e sciocche, quante sono pure le cose serie, che tuttavia non vanno in alcun modo divulgate

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Cicerone, Filippiche: 01; 08-09
Cicerone, Filippiche: 01; 08-09

Latino: dall'autore Cicerone, opera Filippiche parte 01; 08-09

Sit hoc inhumanitatis [tuae]; stultitiam incredibilem videte

Quid habes quod mihi opponas, homo diserte, ut Mustelae et Tironi Numisio videris

Qui cum hoc ipso tempore stent cum gladiis in conspectu senatus, ego quoque te disertum putabo, si ostenderis, quo modo sis eos inter sicarios defensurus

Sed quid opponas tandem, si negem me umquam ad te istas litteras misisse, quo me teste convincas

An chirographo

In quo habes scientiam quaestuosam

Qui possis

Sunt enim librarii manu

Iam invideo magistro tuo, qui te tanta mercede, quantam iam proferam, nihil sapere doceat

Quid enim est minus non dico oratoris, sed hominis quam id obicere adversario, quod ille si verbo negarit, longius progredi non possit, qui obiecerit
Sia ciò per un atto di scorrettezza; osservate lincredibile stoltezza

Cos'hai da obiettarmi tu, eloquente parlatore, almeno stando al giudizio di Mustela Seio e di Tirone Numisio

E poiché costoro se ne stanno proprio adesso con la spada in vista del senato, anch'io ti riterrò eloquente, se mi mostrerai come imposteresti la loro difesa in un processo per omicidio

Ma cosa obietteresti, se affermassi di non averti mai spedita codesta lettera, sulla base di quale testimonianza mi svergogneresti

Producendo la lettera autografa

In questo hai una conoscenza molto fruttuosa

Ma come lo potresti

di mano di un segretario

Adesso provo invidia per il tuo maestro, che, pur tanto pagato, non ti insegna ad avere un po' di buon senso

Cosa infatti si addice di meno non dico a un oratore, ma pure a un uomo qualunque, del muovere all'avversario un'obiezione basata su una prova che con un semplice diniego potrebbe essere confutata, tagliando corto a ogni ulteriore polemica
At ego non nego teque in isto ipso convinco non inhumanitatis solum, sed etiam amentiae

Quod enim verbum in istis litteris est non plenum humanitatis, officii, benivolentiae

Omne autem crimen tuum est, quod de te in his litteris non male existimem, quod scribam tamquam ad civem, tamquam ad bonum virum, non tamquam ad sceleratum et latronem

At ego tuas litteras, etsi iure poteram a te lacessitus, tamen non proferam; quibus petis, ut tibi per me liceat quendam de exilio reducere, adiurasque id te invito me non esse facturum

Idque a me impetrasti

Quid enim me interponerem audaciae tuae, quam neque auctoritas huius ordinis neque existimatio populi Romani neque leges ullae possent coercere

Verum tamen quid erat, quod me rogares, si erat is, de quo rogabas, Caesaris lege reductus
Ma io non nego il fatto, e proprio così dimostro non solo la tua ineducazione, ma pure la tua demenza

Infatti quale parola in codesta lettera non è tutta improntata a cortesia, deferenza, benevolenza

E invece l'unica accusa che potresti muovermi è di non dare in questa lettera un cattivo giudizio di te, di scriverti come si scrive a un concittadino e a un galantuomo, non già a uno scellerato e a un brigante

Ma io la tua lettera non la produrrò, tuttavia ne avevo tutto il diritto, visto che sei stato tu a provocarmi; in essa tu chiedi il mio consenso al richiamo di un tale dall'esilio e aggiungi il giuramento che non lo farai nel caso di un mio rifiuto

Ma ciò da me lo ottieni

Infatti cosa avrei potuto opporre alla tua impudenza se nè l'autorità di quest'assemblea, nè il giudizio del popolo romano, nè legge alcuna poteva fermarti

Tuttavia in verità che motivo c'era di pregarmi se il tuo protetto era già stato richiamato in virtù di una legge di Cesare

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Cicerone, Filippiche: 07; 17-27
Cicerone, Filippiche: 07; 17-27

Latino: dall'autore Cicerone, opera Filippiche parte 07; 17-27

Sed videlicet meam gratiam voluit esse, in quo ne ipsius quidem ulla esse poterat lege lata

[5] Sed cum mihi, patres conscripti, et pro me aliquid et in M Antonium multa dicenda sint, alterum peto a vobis, ut me pro me dicentem benigne, alterum ipse efficiam, ut, contra illum cum dicam, attente audiatis

Simul illud oro: si meam cum in omni vita, tum in dicendo moderationem modestiamque cognostis, ne me hodie, cum isti, ut provocavit, respondero, oblitum esse putetis mei

Non tractabo ut consulem; ne ille quidem me ut consularem

Etsi ille nullo modo consul, vel quod ita vivit vel quod ita rem publicam gerit vel quod ita factus est; ego sine ulla controversia consularis
Ma evidentemente il mio autorevole consenso l'ha voluto in una impresa nella quale nemmeno il suo poteva avere alcun valore, data l'esistenza di una legge già approvata

Ma poichéa poche parole pronunciate in mia difesa si deve accompagnare una lunga requisitoria contro Marco Antonio, mentre da una parte vi prego di ascoltare con benevolenza la mia difesa, cercherò dall'altra io stesso di tenere ben desta, al momento della mia requisitoria, la vostra attenzione

Contemporaneamente prego questo: se è vero che a voi è ben noto quel senso di misura e quell'equilibrio che contraddistingue ogni mio atto di vita e ogni mio discorso, non pensate, quando oggi risponderò a costui come merita la sua provocazione, che io me ne sia dimenticato

Non lo tratterò come un console: neppure lui m'ha trattato da ex console

Eppure è lui che non è console in nessun mod, nè per la sua condotta privata, nè per il modo come tratta gli affari di stato, nè per le circostanze che hanno portato alla sua elezione; io invece ex console lo sono senza alcuna possibilità di smentita
Cicerone, In Verrem: 02; 04-106-110

Cicerone, De Oratore: Libro 01; 01-05

Cicerone, In Verrem: 02; 21-25

Cicerone, In Verrem: 02; 04-01-02

Cicerone, In Verrem: 02; 04-96-100

Cicerone, Tuscolanae Disputationes: Libro 05; 01-10