[1] Patrem Claudi Caesaris Drusum, olim Decimum mox Neronem praenomine, Livia, cum Augusto gravida nupsisset, intra mensem tertium peperit, fuitque suspicio ex vitrico per adulterii consuetudinem procreatum Statim certe vulgatus est versus: Tois eutuchousi kai trimena paidia Is Drusus in quaesturae praeturaeque honore dux Raetici, deinde Germanici belli Oceanum septemtrionalem primus Romanorum ducum navigavit transque Rhenum fossas navi et immensi operis effecit, quae nunc adhuc Drusinae vocantur Hostem etiam frequenter caesum ac penitus in intimas solitudines actum non prius destitit insequi, quam species barbarae mulieris humana amplior victorem tendere ultra sermone Latino prohibuisset |
1 Druso, il padre di Claudio Cesare, che inizialmente portò il prenome di Decimo, poi qvello di Nerone, fu messo al mondo da Livia, dopo solo tre mesi che Augusto l'aveva sposata già incinta, e si sospettò che fosse figlio adulterino del suo patrigno Ad ogni modo divennero subito di moda queste parole: 'Ai fortunati nascono i figli in tre mesi Questo Druso, durante la sua questura e la sua pretura, guidò la gverra di Rezia, poi qvella di Germania, fu il primo dei generali romani che navigò l'Oceano settentrionale e fece scavare, oltre il Reno, con un lavoro delicato e gigantesco, quei canali che ancora oggi portano il suo nome Inoltre sconfisse più volte il nemico, lo respinse nella profondità delle lande desolate e arrestò il suo inseguimento soltanto davanti all'apparizione di una donna barbara che, parlando in latino, gli proibì di procedere oltre |
Quas ob res ovandi ius et triumphalia ornamenta percepit; ac post praeturam confestim inito consulatu atque expeditione repetita supremum diem morbo obiit in aestiuis castris, quae ex eo Scelerata sunt appellata Corpus eius per municipiorum coloniarumque primores suscipientibus obviis scribarum decuriis ad urbem devectum sepultumque est in campo Martio Ceterum exercitus honorarium ei tumulum excitavit, circa quem deinceps stato die quotannis miles decurreret Galliarumque civitates publice supplicarent Praeterea senatus inter alia complura marmoreum arcum cum tropaeis via Appia decrevit et Germanici cognomen ipsi posterisque eius |
Per queste imprese ricevette l'onore dell'ovazione e le insegne del trionfo; poi, divenuto console allo scadere della sua pretura, riprese la sua spedizione e mori di malattia negli accampamenti estivi, che, per questa ragione, furono chiamati 'campi scellerati' Il suo corpo fu trasportato a Roma dai più importanti cittadini dei municipi e delle colonie, consegnato alle decurie degli scrivani pubblici che erano venuti incontro e seppellito nel Campo di Marte Dal canto suo l'esercito gli eresse un cenotafio attorno al quale, da allora in poi, tutti gli anni, a una data stabilita, i soldati dovevano sfilare e le città galliche offrire pubblici sacrifici Inoltre il Senato, tra gli altri numerosi onori, gli decretò un arco di trionfo di marmo con trofei, sulla via Appia e gli diede il soprannome di Germanicon trasmissibile ai suoi discendenti |
Fuisse autem creditur non minus gloriosi quam civilis animi; nam ex hoste super victorias opima quoque spolia captasse summoque saepius discrimine duces Germanorum tota acie insectatus; nec dissimulasse umquam pristinum se rei P statum, quandoque posset, restituturum Vnde existimo nonnullos tradere ausos, suspectum eum Augusto revocatumque ex provincia et quia cunctaretur, interceptum veneno Quod eqvidem magis ne praetermitterem rettuli, quam quia verum aut veri simile putem, cum Augustus tanto opere et vivum dilexerit, ut coheredem semper filiis institverit, sicut quondam in senatu professus est, et defunctum ita pro contione laudaverit, ut deos precatus sit, similes ei Caesares suos facerent sibique tam honestum quandoque exitum darent quam illi dedissent |
Si crede che in lui la passione per la gloria non fosse minore della semplicità democratica, giacché, a quanto dicono, non gli bastava vincere il nemico, ma voleva portargli via le spoglie più ricche e spesso inseguiva i capi dei Germani con tutte le sue truppe, correndo grossi pericoli; d'altra parte non aveva mai nascosto la sua idea di restitvire allo Stato, quando avesse potuto, il suo regime di un tempo Per questa ragione io penso che alcuni hanno osato sostenere che Augusto, sospettando di lui, lo richiamò dalla provincia e lo fece avvelenare poiché tardava ad ubbidire A dire la verità ho riportato questa opinione, non tanto perché la ritenga vera o verosimile, quanto per non tralasciare nessuna notizia, perché Augusto ebbe sempre per Druso l'affetto più sincero: finché visse, lo nominò erede insieme con i suoi figli, come dichiarò un giorno al Senato, e quando morì, pronunciando il suo elogio funebre, arrivò perfino a pregare gli dei 'di rendere i suoi cari Cesari simili a lui e di riservargli, più tardi, una morte gloriosa come qvella di Druso' |
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Svetonio, Vite dei dodici cesari: Libro 06, Par 31 - 57
Latino: dall'autore Svetonio, opera Vite dei dodici cesari parte Libro 06, Par 31 - 57
Nec contentus elogium tumulo eius versibus a se compositis insculpsisse, etiam vitae memoriam prosa oratione composuit Ex Antonia minore complures qvidem liberos tulit, verum tres omnino reliquit: Germanicum, Livillam, Claudium [2] Claudius natus est Iullo Antonio Fabio Africano conss Kal Aug Luguduni eo ipso die quo primum ara ibi Augusto dedicata est, appellatusque Tiberius Claudius Drusus Mox fratre maiore in Iuliam familiam adoptato Germanici cognomen assumpsit Infans autem relictus a patre ac per omne fere pveritiae atque adulescentiae tempus variis et tenacibus morbis conflictatus est, adeo ut animo simul et corpore hebetato ne progressa qvidem aetate ulli publico privatoque muneri habilis existimaretur |
E non contento di aver fatto scolpire sulla sua tomba alcuni versi elogiativi da lui stesso composti, scrisse in prosa la storia della sua vita Druso ebbe molti figli da Antonia, la minore, ma tre soltanto gli sopravvissero: Germanico, Livilla e Claudio 2 Claudio nacque durante il consolato di Giulio Antonio e Fabio Africano, a Lione, il primo agosto nello stesso giorno in cui vi si consacrò per la prima volta un altare ad Augusto, e fu chiamato Tiberio Claudio Druso In seguito, quando suo fratello maggiore entrò a titolo di adozione nella famiglia Giulia, prese il soprannome di Germanico F Perse il padre quando era ancora bambino e per quasi tutta la fanciullezza e l'adolescenza fu tormentato da diverse malattie persistenti, tanto che, debole di spirito come di corpo, lo si giudicò inabile, anche in un'età più avanzata, a tutte le funzioni pubbliche e private |
Diu atque etiam post tutelam receptam alieni arbitrii et sub paedagogo fuit; quem barbarum et olim superiumentarium ex industria sibi appositum, ut se quibuscumque de causis quam saevissime coerceret, ipse quodam libello conqveritur Ob hanc eandem valitudinem et gladiatorio munere, quod simul cum fratre memoriae patris edebat, palliolatus novo more praesedit; et togae virilis die circa mediam noctem sine sollemni officio lectica in Capitolium latus est [3] Disciplinis tamen liberalibus ab aetate prima non mediocrem operam dedit ac saepe experimenta cuiusque etiam publicavit Verum ne sic qvidem quicquam dignitatis assequi aut spem de se commodiorem in posterum facere potuit |
Per parecchio tempo, anche dopo che fu uscito di tutela, rimase sotto il controllo degli altri e sotto la direzione di un precettore: lui stesso, nelle sue memorie, lamenta che quest'uomo, un barbaro a suo tempo sovraintendente di mandrie, gli era stato imposto per castigarlo il più severamente possibile, con il più futile pretesto Sempre a causa della sua salute, presiedette un combattimento di gladiatori, che aveva organizzato unitamente al fratello in ricordo del padre, con un cappuccio in testa, cosa contraria ad ogni tradizione; e quando prese la toga virile, verso la mezzanotte fu portato in lettiga al Campidoglio, senza nessuna solennità 3 Ciò nonostante, fin dalla più giovane età, si applicò seriamente agli studi liberali e spesso fece anche conoscere al pubblico i suoi saggi sia in greco sia in latino Ma con tutto questo non si conquistò nessuna considerazione e neppure fece sperare qualcosa di meglio per il futuro |
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Mater Antonia portentum eum hominis dictitabat, nec absolutum a natura, sed tantum incohatum; ac si quem socordiae argveret, stultiorem aiebat filio suo Claudio Avia Augusta pro despectissimo semper habuit, non affari nisi rarissime, non monere nisi acerbo et brevi scripto aut per internuntios solita Soror Livilla cum audisset quandoque imperaturum, tam iniquam et tam indignam sortem P R palam et clare detestata est Nam avunculus maior Augustus quid de eo in utramque partem opinatus sit, quo certius cognoscatur, capita ex ipsius epistulis posui [4] 'Collocutus sum cum Tiberio, ut mandasti, mea Livia, quid nepoti tuo Tiberio faciendum esset ludis Martialibus |
Sua madre Antonia lo chiamava abitualmente 'una caricatura di uomo, un oggetto che la natura aveva solo cominciato, ma non portato a termine', e quando tacciava qualcuno di stupidità, diceva che 'era più sciocco di suo figlio Claudio' Sua nonna Augusta ebbe sempre per lui il più profondo disprezzo: non ne parlava che raramente e gli dava i suoi pareri soltanto per mezzo di biglietti duri e concisi o per intermediari Sua sorella Livilla, quando seppe che un giorno sarebbe diventato imperatore, deprecò apertamente e ad alta voce che una disgrazia simile e una tale vergogna fossero riservate al popolo romano Quanto al prozio Augusto, per far meglio capire ciò che pensava di lui, in bene e in male, riporto qualche passo delle sue lettere 4 'Mia cara Livia, come mi hai chiesto, ho parlato con Tiberio a proposito di ciò che tuo nipote Claudio Tiberio doveva fare per i giochi di Marte |
Consentit autem uterque nostrum, semel nobis esse statvendum, quod consilium in illo sequamur Nam si est artius, ut ita dicam, holocleros, quid est quod dubitemus, quin per eosdem articulos et gradus producendus sit, per quos frater eius productus sit Sin autem elattosthai sentimus eum et beblaphthai kai eis ten tou somatos kai eis ten tes psyches artioteta, praebenda materia deridendi et illum et nos non est hominibus ta toiauta skoptein kai mykterizein eiothosin Nam semper aestuabimus, si de singulis articulis temporum deliberabimus, me proupokeimenou hemin posse arbitremur eum gerere honores necne In praesentia tamen quibus de rebus consulis, curare eum ludis Martialibus triclinium sacerdotum non displicet nobis, si est passurus se ab Silvani filio homine sibi affini admoneri, ne quid faciat quod conspici et derideri possit |
Siamo tutti e due d'accordo sulla necessità di decidere una volta per tutte la condotta da segvire nei suoi confronti, giacché se, per così dire, è del tutto normale non vedo perché non dovremmo fargli percorrere gli stessi gradini e le stesse tappe che ha percorso suo fratello Se invece pensiamo che gli manchi qualche cosa, che non possieda tutte le sue facoltà, sia dal punto di vista fisico, sia dal punto di vista mentale, non dobbiamo esporci, né lui, né noi, alle corbellature delle persone abituate a ridere e farsi beffe di simili cose D'altra parte vivremo sempre nell'incertezza se, a proposito di ogni circostanza, prendiamo decisioni senza aver stabilito prima se lo giudichiamo capace o no di esercitare le magistrature Al presente, ad ogni modo, in merito ai problemi che mi poni, non abbiamo nulla in contrario perché si occupi, in occasione dei giochi di Marte, del banchetto dei sacerdoti, a patto che si lasci guidare dal figlio di Silvano, suo parente, perché non faccia nulla per cui possa essere osservato e deriso |
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Spectare eum circenses ex pulvinari non placet nobis; expositus enim in fronte prima spectaculorum conspicietur In Albanum montem ire eum non placet nobis aut esse Romae Latinarum diebus Cur enim non praeficitur urbi, si potest sequi fratrem suum in montem Habes nostras, mea Livia, sententias, quibus placet semel de tota re aliquid constitui, ne semper inter spem et metum fluctuemur Licebit autem, si voles, Antoniae quoque nostrae des hanc partem epistulae huius legendam ' Rursus alteris litteris: 'Tiberium adulescentem ego vero, dum to aberis, cotidie invitabo ad cenam, ne solus cenet cum suo Sulpicio et Athenodoro Qui vellem diligentius et minus meteoros deligeret sibi aliquem, cuius motum et habitum et incessum imitaretur |
Non vogliamo però che assista ai giochi dalla nostra tribuna; infatti sistemato nella prima fila degli spettatori, attirerebbe gli sguardi Non vogliamo neppure che vada sul monte Albano o resti a Roma durante le feste latine Perché infatti non metterlo a capo della città, se può segvire suo fratello sul monte Albano Queste sono le nostre decisioni, mia cara Livia, con le quali una volta per sempre intendiamo prendere una posizione su tutta questa questione, per non essere continuamente sospesi tra la speranza e il timore Se vuoi, puoi far leggere anche ad Antonia questa parte della nostra lettera In un'altra lettera Augusto scrive ancora: 'Durante la tua assenza, inviterò a cena tutti i giorni il giovane Claudio Tiberio, perché non resti solo a tavola con i suoi parenti Sulpicio e Atenodoro Vorrei che si scegliesse con più senno e meno incertezza qualcuno di cui imitare i gesti, il portamento e il modo di camminare |
Misellus atychei nam en tois spoudaiois ubi non aberravit eius animus, satis apparet he tes psyches autou eugeneia Item tertiis litteris: 'Tiberium nepotem tuum placere mihi declamantern potuisse, peream nisi, mea Livia, admiror Nam qui tam asaphos loquatur, qui possit cum declamat saphos dicere quae dicenda sunt, non video ' Nec dubium est, quid post haec Augustus constitverit, et reliqverit eum nullo praeter auguralis sacerdotii honore impertitum ac ne heredem qvidem nisi inter tertios ac paene extraneos e parte sexta nuncuparet, legato quoque non amplius quam octingentorum sestertiorum prosecutus [5] Tiberius patruus petenti honores consularia ornamenta detulit; sed instantius legitimos flagitanti id solum codicillis rescripsit, quadraginta aureos in Saturnalia et Sigillaria misisse ei |
Il povero ragazzo non ha fortuna, giacché nelle questioni serie, quando il suo spirito non è turbato, si vede affiorare a sufficienza la nobiltà del suo animo In una terza lettera dice pure: 'Mia cara Livia, ho potuto ascoltare con piacere tuo nipote Claudio Tiberio mentre pronunciava un discorso, e vorrei morire, mia Livia, se non ne sono ancora stupito, giacché non mi rendo conto come possa, lui che si esprime con tanta confusione, dire con precisione ciò che si deve dire, quando parla in pubblico Non vi sono dubbi sulla decisione che Augusto prese in seguito, dal momento che gli assegnò nessun incarico, ad eccezione del sacerdozio augurale e non lo nominò erede, se non in terza linea, quasi come un estraneo, per un sesto, con un lascito particolare che non superava gli ottocentomila sesterzi 5 Suo zio Tiberio, al quale chiedeva gli onori, gli accordò le insegne consolari, ma quando Claudio reclamò con insistenza degli incarichi effettivi, si limitò a rispondergli per lettera 'che gli inviava quaranta pezzi d'oro per i Saturnali e i Sigillari' |
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Tunc demum abiecta spe dignitatis ad otium concessit, modo in hortis et suburbana domo, modo in Campaniae seccssu delitescens, atque ex contubernio sordidissimorum hominum super veterem segnitiae notam ebrietatis quoque et aleae infamiam subiit, cum interim, quanquam hoc modo agenti, numquam aut officium hominum aut reverentia publice defuit [6] Equester ordo bis patronum cum perferendae pro se legationis elegit, semel cum deportandum Romam corpus Augusti umeris suis ab consulibus exposceret, iterum cum oppressum Seianum apud eosdern gratularetur; quin et spectaculis advenienti assurgere et lacernas deponere solebat |
Soltanto allora, deposta ogni speranza di incarichi, si tuffò nell'ozio, vivendo appartato ora nei suoi giardini, ora nella sua casa di periferia, ora nel suo ritiro in Campania e, circondandosi delle persone più spregevoli, aggiunse alla sua antica reputazione di incapacità la triste fama di ubriacone e di giocatore Tuttavia, durante questo periodo e nonostante questa condotta, non mancò mai di ricevere omaggi particolari o pubbliche manifestazioni di rispetto 6 L'ordine equestre, in due circostanze, lo scelse come suo rappresentante, perché parlasse a loro nome: la prima volta quando chiesero ai consoli l'onore di trasportare sulle spalle il corpo di Augusto, la seconda quando fecero presentare a questi stessi magistrati le loro felicitazioni per l'uccisione di Seiano; per di più i cavalieri avevano l'abitudine di alzarsi in piedi e deporre i loro mantelli quando egli arrivava allo spettacolo |