Non est ergo M Catonis maius bonum honesta vita quam mors honesta, quoniam non intenditur virtus Idem esse dicebat Socrates veritatem et virtutem Quomodo illa non crescit, sic ne virtus quidem: habet numeros suos, plena est Non est itaque quod mireris paria esse bona, et quae ex proposito sumenda sunt et quae si ita res tulit Nam si hanc inaequalitatem receperis ut fortiter torqueri in minoribus bonis numeres, numerabis etiam in malis, et infelicem Socraten dices in carcere, infelicem Catonem vulnera sua animosius quam fecerat retractantem, calamitosissimum omnium Regulum fidei poenas etiam hostibus servatae pendentem Atqui nemo hoc dicere, ne ex mollissimis quidem, ausus est; negant enim illum esse beatum, sed tamen negant miserum |
La nobile vita di M Catone non è un bene più grande della sua nobile morte: la virtù è sempre uguale a se stessa Socrate diceva che virtù e verità coincidono La verità non cresce, e nemmeno la virtù: ha tutte le sue parti, è completa Non c'è, dunque, da stupirsi che i beni siano uguali, sia quelli che bisogna cercare di proposito, sia quelli che ci portano le circostanze Se ammetterai una disparità tra i beni, e subire da forti la tortura lo giudicherai un bene minore, finirai anche per calcolarlo tra i mali e definirai infelice Socrate in carcere e infelice Catone che riaprì le sue ferite con più coraggio di quello con cui se le era inferte, e più sventurato di tutti Regolo, che pagò il prezzo di un giuramento rispettato anche nei confronti dei nemici Ma nessuno, neppure l'individuo meno virile, ha osato affermare questo; non dicono che lui sia stato felice, ma neppure che sia stato infelice |
Academici veteres beatum quidem esse etiam inter hos cruciatus fatentur, sed non ad perfectum nec ad plenum, quod nullo modo potest recipi: nisi beatus est, in summo bono non est Quod summum bonum est supra se gradum non habet, si modo illi virtus inest, si illam adversa non minuunt, si manet etiam comminuto corpore incolumis: manet autem Virtutem enim intellego animosam et excelsam, quam incitat quidquid infestat Hunc animum, quem saepe induunt generosae indolis iuvenes quos alicuius honestae rei pulchritudo percussit, ut omnia fortuita contemnant, profecto sapientia non infundet et tradet; persuadebit unum bonum esse quod honestum, hoc nec remitti nec intendi posse, non magis quam regulam qua rectum probari solet flectes Quidquid ex illa mutaveris iniuria est recti |
I filosofi della antica Accademia ammettono che uno può essere felice anche tra i supplizi, ma non in maniera completa, totale; una tesi assolutamente inaccettabile: se uno non è felice, non possiede il sommo bene Il sommo bene è al culmine della scala dei valori, purché in esso sia insita la virtù, e non la indeboliscano le avversità e rimanga intatta anche quando il corpo è fatto a pezzi: e tale rimane Mi riferisco a quella virtù coraggiosa ed eccelsa, che è spronata da qualunque avversità la virtù a trasmetterci e a infonderci questo coraggio: spesso lo hanno i giovani di temperamento generoso, colpiti dalla bellezza di una nobile azione al punto da disprezzare tutto ciò che è dovuto al caso; la saggezza è in grado di convincerci che esiste un solo bene e cioè la virtù e che non si può né tenderla, né allentarla, come non si può piegare la riga con cui si controlla se una linea è retta Qualunque modifica apporti deformi la linea retta |
Idem ergo de virtute dicemus: et haec recta est, flexuram non recipit; rigidari quidem amplius intendi potest Haec de omnibus rebus iudicat, de hac nulla Si rectior ipsa non potest fieri, ne quae ab illa quidem fiunt alia aliis rectiora sunt; huic enim necesse est respondeant; ita paria sunt 'Quid ergo ' inquis 'iacere in convivio et torqueri paria sunt ' Hoc mirum videtur tibi illud licet magis admireris: iacere in convivio malum est, iacere in eculeo bonum est, si illud turpiter, hoc honeste fit Bona ista aut mala non efficit materia sed virtus; haec ubicumque apparuit, omnia eiusdem mensurae ac pretii sunt |
Della virtù possiamo dire lo stesso: anch'essa è retta e non ammette storture: può certo, diventare più rigida, ma non tendersi maggiormente giudice di tutto, ma non ha giudici E se non può diventare più diritta di quanto è, neppure le azioni che ne derivano conoscono gradi differenziati di dirittura; devono necessariamente corrisponderle e, dunque, sono uguali E allora ribatti, starsene a banchetto ed essere torturati è lo stesso Ti stupisci Di questo dovresti stupirti di più: stare a banchetto è un male, essere sottoposti a tortura è un bene, se lì prevale un atteggiamento vergognoso e qui uno nobile Non sono le occasioni, ma la virtù a rendere le azioni buone o malvagie; dovunque si mostri, tutto diventa della stessa misura e valore |
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In oculos nunc mihi manus intentat ille qui omnium animum aestimat ex suo, quod dicam paria bona esse honeste iudicantis et honeste periclitantis, quod dicam paria bona esse eius qui triumphat et eius qui ante currum vehitur invictus animo Non putant enim fieri quidquid facere non possunt; ex infirmitate sua ferunt de virtute sententiam Quid miraris si uri, vulnerari, occidi, alligari iuvat, aliquando etiam libet Luxurioso frugalitas poena est, pigro supplicii loco labor est, delicatus miseretur industrii, desidioso studere torqueri est: eodem modo haec ad quae omnes imbecilli sumus dura atque intoleranda credimus, obliti quam multis tormentum sit vino carere aut prima luce excitari Non ista difficilia sunt natura, sed nos fluvidi et enerves |
A questo punto, uno che giudica l'anima di tutti gli altri in base alla sua vorrebbe cavarmi gli occhi perché sostengo che, per chi giudica con onestà, sono pari i beni di chi celebra il trionfo e di chi precede il carro trionfale come prigioniero, ma con animo invitto Gente come quell'individuo non ritiene possibili azioni che non è in grado di compiere: esprime un giudizio sulla virtù in base alla propria debolezza Perché ti stupisci se venir bruciati, feriti, uccisi, gettati in catene può essere gradito, anzi addirittura può piacere Per chi ama il lusso, la frugalità è una pena, per il pigro la fatica è un supplizio, chi è abituato alle mollezze compatisce l'uomo attivo, per l'indolente applicarsi è un tormento, Allo stesso modo ci sembrano gravose e intollerabili quelle azioni che nessuno di noi è in grado di compiere e dimentichiamo per quanta gente è un tormento non avere vino o alzarsi all'alba Non sono azioni in sé gravose, siamo noi fragili e senza nerbo |
Magno animo de rebus magnis iudicandum est; alioqui videbitur illarum vitium esse quod nostrum est Sic quaedam rectissima, cum in aquam demissa sunt, speciem curvi praefractique visentibus reddunt Non tantum quid videas, sed quemadmodum, refert: animus noster ad vera perspicienda caligat Da mihi adulescentem incorruptum et ingenio vegetum: dicet fortunatiorem sibi videri qui omnia rerum adversarum onera rigida cervice sustollat, qui supra fortunam exstet Non est mirum in tranquillitate non concuti: illud mirare, ibi extolli aliquem ubi omnes deprimuntur, ibi stare ubi omnes iacent Quid est in tormentis, quid est in aliis quae adversa appellamus mali hoc, ut opinor, succidere mentem et incurvari et succumbere Quorum nihil sapienti viro potest evenire: stat rectus sub quolibet pondere Nulla illum res minorem facit; nihil illi eorum quae ferenda sunt displicet |
Bisogna giudicare le grandi cose con animo grande; altrimenti attribuiremo ad esse il difetto che invece è in noi Così se guardiamo un pezzo di legno perfettamente diritto, immerso nell'acqua, ci sembra curvo e spezzato Non ha importanza che cosa guardi, ma come guardi: la nostra mente si ottenebra nello scrutare la verità Prendi un giovane incorrotto e di intelligenza vivace: dirà che giudica più felice chi sostiene a testa alta tutto il peso delle avversità, chi si erge al di sopra della fortuna Non c'è niente di strano a non essere scossi quando tutto è tranquillo: ma ti deve meravigliare se uno si solleva quando tutti sono proni, se sta saldo in piedi quando tutti giacciono a terra Qual è il male nei tormenti e in quelle che definiamo avversità Questo, a mio parere: lo spirito si lascia abbattere, si piega e soccombe A un saggio, però questo non potrà mai capitare: rimane diritto sotto qualsiasi peso Niente lo può diminuire; nessuno dei patimenti che deve subire gli riesce sgradito |
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Nam quidquid cadere in hominem potest in se cecidisse non queritur Vires suas novit; scit se esse oneri ferendo Non educo sapientem ex hominum numero nec dolores ab illo sicut ab aliqua rupe nullum sensum admittente summoveo Memini ex duabus illum partibus esse compositum: altera est irrationalis, haec mordetur, uritur, dolet; altera rationalis, haec inconcussas opiniones habet, intrepida est et indomita In hac positum est summum illud hominis bonum Antequam impleatur, incerta mentis volutatio est; cum vero perfectum est, immota illi stabilitas est Itaque inchoatus et ad summa procedens cultorque virtutis, etiam si appropinquat perfecto bono sed ei nondum summam manum imposuit, ibit interim cessim et remittet aliquid ex intentione mentis; nondum enim incerta transgressus est, etiam nunc versatur in lubrico |
Non si lamenta se gli piomba addosso tutto quello che può piombare addosso a un uomo consapevole delle sue forze; sa di essere nato per portare un peso Non faccio del saggio un'eccezione rispetto agli altri uomini, non gli nego il dolore, come se fosse una roccia priva di sensibilità So bene che egli è formato di due parti; una è irrazionale: sente i tormenti, il fuoco, soffre; l'altra razionale: è salda nelle sue convinzioni, intrepida e indomabile In questa sta il sommo bene dell'uomo Finché non raggiunge la sua pienezza, la mente oscilla incerta, ma quando il sommo bene è perfetto, per essa c'è una stabilità incrollabile Perciò quando uno comincia ad avanzare verso la vetta e pratica la virtù, anche se si avvicina al sommo bene, finché non ne entra in possesso, farà talvolta qualche passo indietro e la sua volontà di arrivare potrà in parte allentarsi: non ha ancòra superato i tratti difficili e si trova su un terreno scivoloso |
Beatus vero et virtutis exactae tunc se maxime amat cum fortissime expertus est, et metuenda ceteris, si alicuius honesti officii pretia sunt, non tantum fert sed amplexatur multoque audire mavult 'tanto melior' quam 'tanto felicior' Venio nunc illo quo me vocat exspectatio tua Ne extra rerum naturam vagari virtus nostra videatur, et tremet sapiens et dolebit et expallescet; hi enim omnes corporis sensus sunt Ubi ergo calamitas, ubi illud malum verum est illic scilicet, si ista animum detrahunt, si ad confessionem servitutis adducunt, si illi paenitentiam sui faciunt Sapiens quidem vincit virtute fortunam, at multi professi sapientiam levissimis nonnumquam minis exterriti sunt Hoc loco nostrum vitium est, qui idem a sapiente exigimus et a proficiente |
Ma l'uomo felice che ha raggiunto la piena virtù è tanto più soddisfatto di sé quanto più duramente è stato messo alla prova; quello che gli altri temono, se è il prezzo dovuto per un'azione onorevole, non solo lo sopporta, ma lo abbraccia e preferisce di gran lunga sentirsi dire: Sei grande, invece che: Sei fortunato Vengo ora alla questione su cui aspetti il mio parere Perché la nostra virtù non sembri una dote soprannaturale, aggiungo che anche il saggio è soggetto ad aver paura, a soffrire, a impallidire; sono tutte sensazioni fisiche Quando, allora, sono reali disgrazie, veri mali Evidentemente quando mortificano l'anima e la portano a dichiararsi schiava e le fanno sentire disgusto di sé Il saggio vince la fortuna con la virtù, ma molti che si professano saggi sono spesso atterriti da minacce del tutto trascurabili In questo consiste il nostro errore: nell'esigere lo stesso comportamento dal saggio e dal neofita |
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Suadeo adhuc mihi ista quae laudo, nondum persuadeo; etiam si persuasissem, nondum tam parata haberem aut tam exercitata ut ad omnes casus procurrerent Quemadmodum lana quosdam colores semel ducit, quosdam nisi saepius macerata et recocta non perbibit, sic alias disciplinas ingenia, cum accepere, protinus praestant: haec, nisi alte descendit et diu sedit et animum non coloravit sed infecit, nihil ex iis quae promiserat praestat Cito hoc potest tradi et paucissimis verbis: unum bonum esse virtutem, nullum certe sine virtute, et ipsam virtutem in parte nostri meliore, id est rationali, positam Quid erit haec virtus iudicium verum et immotum; ab hoc enim impetus venient mentis, ab hoc omnis species quae impetum movet redigetur ad liquidum |
La condotta che lodo, vorrei tenerla, ma non ne sono ancòra persuaso e, se anche ne fossi persuaso, non sarei ancòra pronto ed esercitato al punto da affrontare ogni evenienza Certi colori la lana li assume con un solo bagno, altri, invece, li assorbe solo dopo essere stata a mollo e fatta bollire più volte; così ci sono insegnamenti che il cervello incamera sùbito, appena li riceve; La saggezza, invece, se non penetra in profondità e non sedimenta a lungo, e colora, ma non impregna, l'anima, non mantiene nessuna delle sue promesse Questo concetto si può anche esprimere in breve con pochissime parole: la virtù è l'unico bene, non esiste nessun bene senza la virtù e la virtù risiede nella parte migliore di noi, quella razionale Che cos'è, dunque, questa virtù Una vera e salda capacità di giudizio; ne provengono gli impulsi della mente ed essa darà chiarezza ad ogni immagine che suscita un impulso |
Huic iudicio consentaneum erit omnia quae virtute contacta sunt et bona iudicare et inter se paria Corporum autem bona corporibus quidem bona sunt, sed in totum non sunt bona; his pretium quidem erit aliquod, ceterum dignitas non erit; magnis inter se intervallis distabunt: alia minora, alia maiora erunt Et in ipsis sapientiam sectantibus magna discrimina esse fateamur necesse est: alius iam in tantum profecit ut contra fortunam audeat attollere oculos, sed non pertinaciter cadunt enim nimio splendore praestricti , alius in tantum ut possit cum illa conferre vultum, nisi iam pervenit ad summum et fiduciae plenus est Imperfecta necesse est labent et modo prodeant, modo sublabantur aut succidant Sublabentur autem, nisi ire et niti perseveraverint; si quicquam ex studio et fideli intentione laxaverint, retro eundum est Nemo profectum ibi invenit ubi reliquerat |
Giudicare come beni e uguali tra loro tutti quelli che sono in rapporto con la virtù sarà conseguente a questa capacità di giudizio I beni fisici sono beni per il corpo, ma non sono tali in senso lato; avranno in sé un valore materiale, ma non spirituale; Ci sarà tra loro una grande differenza: alcuni saranno più piccoli, altri più grandi Dobbiamo ammettere che anche fra i seguaci della saggezza ci sono grandi differenze: uno ha fatto progressi tali da levare gli occhi contro la sorte; ma non resiste e abbassa lo sguardo accecato dall'eccessivo splendore; un altro è avanzato tanto che può fronteggiarla, se non è già arrivato alla vetta ed è pieno di fiducia in se stesso inevitabile che gli esseri imperfetti cadano, avanzino, scivolino indietro, soccombano Ma scivoleranno, se non persevereranno nello sforzo di andare avanti; se allenteranno l'impegno e la tenacia dei loro propositi, dovranno arretrare Chi demorde, rinuncia ai progressi fatti |
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Instemus itaque et perseveremus; plus quam profligavimus restat, sed magna pars est profectus velle proficere Huius rei conscius mihi sum: volo et mente tota volo Te quoque instinctum esse et magno ad pulcherrima properare impetu video Properemus: ita demum vita beneficium erit; alioquin mora est, et quidem turpis inter foeda versantibus Id agamus ut nostrum omne tempus sit; non erit autem, nisi prius nos nostri esse coeperimus Quando continget contemnere utramque fortunam, quando continget omnibus oppressis affectibus et sub arbitrium suum adductis hanc vocem emittere 'vici' Quem vicerim quaeris Non Persas nec extrema Medorum nec si quid ultra Dahas bellicosum iacet, sed avaritiam, sed ambitionem, sed metum mortis, qui victores gentium vicit Vale |
Insistiamo e perseveriamo, dunque; non siamo nemmeno a mezza strada, ma i progressi in gran parte consistono nella volontà di progredire Di questo sono conscio: voglio e voglio con tutto me stesso Anche tu, lo vedo, provi questi impulsi, uno straordinario slancio verso le mete più belle Affrettiamoci: solo a questa condizione la vita sarà un beneficio; altrimenti è solo una perdita di tempo e per giunta spregevole, per chi vive in mezzo alle miserie Comportiamoci in modo che il tempo sia tutto nostro; ma perché lo sia, dobbiamo prima cominciare a essere padroni di noi stessi 37 Quando ci avverrà di disprezzare la buona e la cattiva sorte, di sedare tutte le passioni riducendole in nostro dominio, di esclamare: Ho vinto Chi Mi chiederai, Non certo i Persiani, e nemmeno i lontanissimi Medi o le genti bellicose che abitano oltre i Dai, ma l'avarizia, l'ambizione, il timore della morte: anche i grandi conquistatori ne sono stati vinti Stammi bene |