Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 30, Paragrafi 42-115, pag 3

Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 30, Paragrafi 42-115

Latino: dall'autore Plinio il Vecchio, opera Naturalis Historia parte Libro 30, Paragrafi 42-115
adtritus calciamentorum veteris soleae cinis, agninis pulmo et arietis sanant, dentis caballini contusi farina privatim subluviem, lacertae viridis sanguis subtritos et hominum et iumentorum pedes sublitus, clavos pedum urina muli mulaeve cum luto suo inlita, fimum ovium, iocur lacertae viridis vel sanguis flocco inpositus, vermes terreni ex oleo, stelionis caput cum viticis foliis par modo tritum ex oleo, fimum columbinum decoctum ex aceto, [81] verrucarum omnia genera urina canis recens cum suo luto inlita, fimi canini cinis cum cera, fimum ovium, sanguis recens murinus inlitus vel ipse mus divolsus, irenacei fel, caput lacertae vel sanguis vel cinis totius, membrana senectutis anguium, fimum gallinae cum oleo ac nitro Curano (le ferite) delle calzature la cenere di una scarpa vecchia tritata, il polmone dell'agnello e del montone, la polvere del dente pestato di un cavallo particolarmente l'ascesso, il sangue spalmato della lucertola verde le escoriazioni sotto i piedi degli uomini e dei giumenti, i calli dei piedi con l'urina di mulo o di mula spalmata col suo fango, lo sterco degli ovini, il fegato della lucertola verde o il sangue messo con un batuffolo, i lombrichi con l'olio, la testa della tarantola con foglie di vitice tritata nell'olio nella stessa misura, lo sterco di colombo cotto con l'aceto, [81] tutti i tipi di verruche con urina recente di cane spalmata col suo fango, la cenere dello sterco canino con la cera, lo sterco degli ovini, il sangue fresco di topo spalmato o lo stesso topo squartato, il fiele del riccio, la testa della lucertola o il sangue o la cenere di una intera, la pelle della spoglia dei serpenti, lo sterco di gallina con olio e salnitro
cantharides cum uva taminia intritae exedunt, sed ita erosas aliis, quae ad persananda ulcera demonstravimus, curari oportet

[82] Nunc praevertemur ad ea, quae totis corporibus metuenda sunt

Fel canis nigri masculi amuletum esse dicunt Magi domus totius suffitae eo purificataeve contra omnia mala medicamenta, item sanguinem canis respersis parietibus genitaleque eius sub limine ianuae defossum

minus mirentur hoc qui sciunt, foedissimum animalium in quantum magnificent, ricinum, quoniam uni nullus sit exitus saginae nec finis alia quam morte, diutius in fame viventi: septenis ita diebus durare tradunt, at in satietate paucioribus dehiscere; [83] hunc ex aure sinistra canis omnes dolores sedare adalligatum
Le cantaridi tritate con uva tamina corrodono, ma occorre che quelle così erose siano curate con altre, che abbiamo indicato per guarire le ulcere

[82] Ora torneremo a quei mali, che sono da temere in tutti i corpi

I maghi dicono che il fiele di un cane nero maschio sia un amuleto contro tutti i cattivi influssi di tutta la casa affumicata con esso o purificata, anche il sangue del cane sulle pareti cosparse e col suo organo genitale sepolto sotto la soglia della porta

Non si stupiranno meno per questo quelli che sanno, di quanto elogiano il più schifoso degli animali, la zecca, perché per lei sola non c'è nessuna uscita del cibo né altro termine che la morte, per lei che vive più a lungo nella fame: tramandano resistere così per sette giorni, ma scoppiare in sazietà in meno giorni; [83] che questa trasferita addosso dall'orecchio sinistro del cane calma tutti i dolori
et indicium in augurio vitalium habent, nam si aeger initio respondeat ei, qui intulerit, a pedibus stanti interrogantique de morbo, spem vitae certam esse, moriturum nihil respondere

adiciunt ut evellatur ex aure laeva canis, cui non sit alius quam niger colos

[84] Nigidius fugere toto die canes conspectum eius, qui e sue id animal evellerit, scriptum reliquit

rursus Magi tradunt lymphatos sanguinis talpae adspersu resipiscere, eos vero, qui a nocturnis diis Faunisque agitentur, draconis lingua et oculis et felle intestinisque in vino et oleo decoctis ac sub diu nocte refrigeratis perunctionibus matutinis vespertinisque liberari
Considerano anche un indizio delle parti vitali nel presagio, infatti se il malato all'inizio risponde a colui, che l'aveva portato, che sta ai piedi e che interroga sulla malattia, che è speranza certa di vita, non rispondere nulla, che morirà

Aggiungono cosicché sia tolta dall'orecchio sinistro del cane, a cui non ci sia altro colore che il nero

[84] Nigidio lasciò scritto che i cani fuggono per tutto il giorno la vista di colui, che ha strappato questo animale fra le sue

Ancora i maghi tramandano che i pazzi rinsaviscono con l'aspersione del sangue della talpa, che invece quelli, che sono agitati dagli dei notturni e dai fauni, sono liberati con la lingua e con gli occhi e il fiele e gli intestini di un dragone cotti nel vino e nell'olio e rinfrescati di notte all'aperto con frizioni mattutine e serali

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Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 14, Paragrafi 61-72

Latino: dall'autore Plinio il Vecchio, opera Naturalis Historia parte Libro 14, Paragrafi 61-72

[85] Perfrictionibus remedio esse tradit Nicander amphisbaenam serpentem mortuam adalligatam vel pellem tantum eius, quin immo arbori, quae caedatur, adalligata non algere caedentes, faciliusque succedere ita

quae sola serpentium frigori se committit, prima omnium procedens et ante cuculi cantum

aliud est cuculo miraculum: quo quis loco primum audiat alitem illam, si dexter pes circumscribatur ac vestigium id effodiatur, non gigni pulices, ubicumque spargatur
[85] Nicandro tramanda che per le infreddature c'è a rimedio l'anfisbena un serpente legato addosso morto o solo la sua pelle, anzi legata ad un albero, che viene tagliato, quelli che tagliano non hanno freddo, e così più facilmente proseguono

Questa sola dei serpenti si affida al freddo, uscendo prima di tutti e prima del canto del cuculo

C'è un'altra stranezza per il cuculo: chi sente in qualche luogo per primo quell'uccello, se è circoscritto il piede destro ed è raccolta questa orma, che non nascono pulci, dovunque sia sparsa
[86] Paralysim caventibus pinguia glirium decoctorum et soricum utilissima tradunt esse, milipedas ut in angina diximus potas; phthisim sentientibus lacertam viridem decoctam in vini sextariis III ad cyathum unum, singulis coclearibus sumptis per dies, donec convalescant, coclearum cinerem potum in vino; [87] comitialibus morbis oesypum cum murrae momento et vini cyathis II dilutum magnitudine nucis abellane, a balineo potum, testiculos arietinos inveteratos tritosque dimidio denarii pondere in aquae vel lactis asinini hemina

interdicitur vini potus quinis diebus ante et postea
[86] Tramandano che per quelli che temono la paralisi siano utilissimi i grassi dei ghiri decotti e dei sorci, i millepiedi bevuti come abbiamo detto nell'angina; per quelli che avvertono la tisi una lucertola verde decotta in tre sestari di vino fino ad un bicchiere, presi con singoli cucchiai per giorni, finché guariscono, la cenere delle chiocciole bevuta nel vino; [87] per le epilessie l'esipo con un pizzico di mirra e diluito con due bicchieri di vino con la grandezza di una nocciola, bevuto dopo il bagno, i testicoli di montone invecchiati e tritati con mezza dose di denario in un'emina d'acqua o di latte d'asina

Si proibisce la bevanda del vino per cinque giorni prima e dopo

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Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 17, Paragrafi 191-197

Latino: dall'autore Plinio il Vecchio, opera Naturalis Historia parte Libro 17, Paragrafi 191-197

[88] magnifice laudatur et sanguis pecudum potus, item fel cum melle, praecipue agninum, catulus lactens sumptus absciso capite pedibusque ex vino et murra, lichen mulae potus in oxymelite cyathis III, stelionis transmarini cinis potus in aceto, tunicula stelionis, quam eodem modo ut anguis exuit, in potu

quidam et ipsum harundine exinteratum inveteratumque bibendum dederunt, alii in cibo ligneis veribus inassatum

[89] operae pretium est scire, quo modo praeripiatur, cum exuerit, membrana hiberna alias devoranti eam, quoniam nullum animal fraudulentius invidere homini tradunt, inde stelionum nomine in maledictum translato

observant cubile eius aestatibus; est autem in loricis ostiorum fenestrarumque aut camaris sepulchrisve
[88] E' elogiato magnificamente anche il sangue bevuto delle pecore, anche il fiele col miele, specie di agnello, il cucciolo mangiato lattante con vino e mirra col capo tagliato e le zampe, il lichene di una mula bevuto in tre bicchieri nell'ossimele, la cenere della tarantola d'oltremare bevuta nell'aceto, la membrana della tarantola, che lascia nello stesso modo come il serpente, in pozione

Alcuni hanno dato da bere anche la stessa sventrata con una canna ed invecchiata, altri nel cibo arrostita con spiedi di legno

[89] E' pregio dell'opera sapere, in che modo sia rubata, quando l'abbia lasciata, la pelle invernale a quella che diversamente la mangia, perché nessun animale tramandano ingannare più astutamente l'uomo, da qui il nome di tarantole passato ad ingiuria

Ricercano la sua tana nelle estati; è certo nei rivestimenti delle porte e delle finestre o nei soffitti o nei sepolcri
ibi vere incipiente fissis harundinibus textas opponunt ceu nassas, quarum angustiis etiam gaudet, eo facilius exuens circumdatum torporem; sed relicto non potest remeare

[90] nihil ei remedio in comitialibus morbis praefertur

prodest et cerebrum mustelae inveteratum potumque et iocur eius, testiculi quoque volvaque aut ventriculus inveteratus cum coriandro, ut diximus, item cinis, silvestris vero tota in cibo sumpta

eadem omnia praedicantur ex viverra

lacerta viridis cum condimentis, quae fastidium abstergeant, ablatis pedibus ac capite, coclearum cinis addito semine lini et urticae cum melle inlitu sanant

[91] Magis placet draconis cauda in pelle dorcadis adalligata cervinis nervis vel lapilli e ventre hirundinum pullorum sinistro lacerto adnexi; dicuntur enim excluso pullo lapillum dare
Qui mentre inizia la primavera con canne fissate mettono intrecci come trappole, delle cui strettezze gode anche, lasciando qui più facilmente il letargo che l'avvolge; ma lasciatolo non può ritornare

[90] Niente è preferito a questo rimedio nelle epilessie

Giova anche il cervello della faina conservato e bevuto e il suo fegato, anche i testicoli e l'organo femminile o lo stomaco conservato col coriandolo, come abbiamo detto, anche la cenere, la selvatica poi mangiata tutta nel cibo

Tutte le stesse cose sono dette del furetto

Curano in unguento la lucertola verde con i condimenti, che tolgono la nausea, tolte le zampe e la testa, la cenere delle chiocciole con aggiunto seme di lino e di ortica col miele

[91] Ai maghi piace la coda del dragone legata in una pelle di gazzella con nervi di cervo o i sassolini dal ventre dei piccoli delle rondini appesi al braccio sinistro; infatti sono ritenute dare un sassolino al piccolo dopo che è uscito

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Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 02, Paragrafi 189-192

Latino: dall'autore Plinio il Vecchio, opera Naturalis Historia parte Libro 02, Paragrafi 189-192

quod si pullus is detur in cibo, quem primum pepererit, cum quis primum temptatus sit, liberatur eo malo; postea medetur hirundinum sanguis cum ture vel cor recens devoratum

quin et e nido earum lapillus inpositus recreare dicitur confestim, adalligatus in perpetuum tueri

[92] praedicatur et iocur milui devoratum et senectus serpentium, iocur vulturis tritum cum suo sanguine ter septenis diebus potum, cor pulli vulturini adalligatum

sed et ipsum vulturem in cibo dari iubent et quidem satiatum humano cadavere

quidam pectus eius bibendum censent in cerrino calice, aut teste gallinacei ex aqua et lacte, antecedente V dierum abstinentia vini; ob id inveterant

fuere et qui muscas XXI rufas, et quidem a mortuo, in potu darent, infirmioribus pauciores
Che se questo piccolo è dato nel cibo, quello che è nato per primo, quando qualcuno sia appena aggredito, viene liberato da questo male; poi cura il sangue delle rondini con l'incenso o il cuore mangiato fresco

Anzi anche il sassolino del loro nido messo sopra si dice rinvigorire subito, legato addosso tutelare per sempre

[92] E' consigliato anche il fegato mangiato del nibbio e la spoglia dei serpenti, il fegato dell'avvoltoio tritato bevuto col suo sangue per ventuno giorni, il cuore del piccolo dell'avvoltoio legato addosso

Ma consigliano che anche l'avvoltoio stesso sia dato nel cibo e certo quello che è sazio di cadavere umano

Alcuni pensano che si debba bere il suo petto in un calice di cerro, o col testicolo del gallo con acqua e latte, con un'astinenza antecedente di vino di 5 giorni; per questo lo conservano

Ci furono anche quelli che davano in una bevanda 21 mosche rossicce, e certo di un morto, meno numerose per quelli più deboli
[93] Morbo regio resistunt sordes aurium aut mammarum pecudis denarii pondere cum murrae momento et vini cyathis II canini capitis cinis in mulso, multipeda in vini hemina, vermes terreni in aceto mulso cum murra, gallina, si sit luteis pedibus, prius aqua purifacti, dein collutis vino, quod bibatur, [94] cerebrum perdicis aut aquilae in vini cyathis III, cinis plumarum aut interaneorum palumbis in mulso ad coclearia III, passerum cinis sarmentis crematorum coclearibus II in aqua mulsa

avis icterus vocatur a colore; quae si spectetur, sanari id malum tradunt et avem mori

hanc puto Latine vocari galgulum

[95] mustelae vel etiam inveteratas carnes irenacei quis Phreneticis prodesse videtur pulmo pecudum calidus circa capit alligatus
[93] S'oppongono all'itterizia le sporcizie delle orecchie o delle mammelle delle pecore nella quantità di un denario con un pizzico di mirra due bicchieri di vino e la cenere di una testa canina nel vino mielato, i millepiedi in un'emina di vino, i lombrichi in aceto mielato con mirra, una gallina, se è con le zampe gialle, quelle pulite prima con l'acqua, poi bagnate col vino, che si beve, [94] il cervello della pernice o dell'aquila in tre bicchieri di vino, la cenere delle piume o degli intestini del colombo in vino mielato fino a tre cucchiai, la cenere dei passeri bruciati con sarmenti in due cucchiai in acqua mielata

Un uccello è detto ictero dal colore; se questo viene guardato, tramandano che questo male viene guarito e l'uccello muore

Penso che questo sia chiamato in latino il rigogolo

[95] Sembra giovare a quelli furiosi il polmone delle pecore messo caldo intorno al capo anche le carni seccate della faina o del riccio

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Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 24, Paragrafi 16-20

Latino: dall'autore Plinio il Vecchio, opera Naturalis Historia parte Libro 24, Paragrafi 16-20

nam muris cerebrum dare potui ex aqua aut cinerem possit furenti, etiamsi certa sit medicina

bubonis quidem oculorum cinerem inter ea, quibus prodigiose vitam ludificantur, acceperim, praecipueque febrium medicina placitis eorum renuntiat

[96] namque et in duodecim signa digessere eam sole transmeante iterumque luna, quod totum abdicandum paucis e pluribus edocebo, siquidem crematis tritisque cum oleo perungunt iubent aegros, cum geminos transeat sol, cristis et auribus et unguibus gallinaceorum; [97] si luna, radiis barbisque eorum; si virginem alteruter, hordei granis; si sagittarium, vespertilionibus alis; si leonem luna, tamaricis fronde, et adiciunt sativae; si aquarium, e buxo carbonibus tritis
Infatti che si possa dare da bere a un furioso il cervello del topo con l'acqua o la cenere, sebbene sia una medicina sicura

Che io abbia inserito certo fra queste cose la cenere degli occhi del gufo, con cui ingannano prodigiosamente la vita, e specialmente la cura delle febbri rinuncia ai loro precetti

[96] Infatti l'hanno anche divisa nei dodici segni col sole che passa attraverso e di nuovo con la luna, dimostrerò da evitare tutto questo con pochi esempi fra i vari, poiché consigliano di ungere i malati con creste e orecchie ed unghie di gallinacei bruciate e tritate con olio, quando il sole attraversa i gemelli; [97] se la luna (attraversa), con i loro speroni e bargigli; se alternativamente la vergine, con chicchi d'orzo; se il sagittario, con ali di pipistrello; se la luna il leone, col ramo della tamerice, ed aggiungono di quello coltivato; se l'acquario, con tizzoni di bosso tritati