Namque Athenienses propter Pisistrati tyrannidem, quae paucis annis ante fuerat, omnium civium suorum potentiam extimescebant Miltiades, multum in imperiis magnisque versatus, non videbatur posse esse privatus, praesertim cum consuetudine ad imperii cupiditatem trahi videretur Nam Chersonesi omnes illos, quos habitarat, annos perpetuam obtinuerat dominationem tyrannusque fuerat appellatus, sed iustus Non erat enim vi consecutus, sed suorum voluntate, eamque potestatem bonitate retinebat Omnes autem et dicuntur et habentur tyranni, qui potestate sunt perpetua in ea civitate, quae libertate usa est Sed in Miltiade erat cum summa humanitas tum mira communitas, ut nemo tam humilis esset, cui non ad eum aditus pateret, magna auctoritas apud omnes civitates, nobile nomen, laus rei militaris maxima |
Gli Ateniesi per la tirannide di Pisistrato, che c'era stata pochissimo prima, temevano il potere di tutti i loro concittadini Milziade era sempre vissuto tra comandi militari e magistrature, e non pareva che potesse fare il semplice cittadino, tanto più che sembrava essere spinto a desiderare il potere dalla lunga consuetudine con esso Infatti per tutti quegli anni che aveva abitato nel Chersoneso aveva tenuto ininterrottamente il dominio ed era stato chiamato tiranno, anche se legittimo: non l'aveva infatti ottenuto con la forza ma per libero volere dei suoi e tale potere aveva mantenuto con la sua onestà Ma sono detti e ritenuti tiranni tutti quelli che hanno un potere continuato, in una città avvezza a vivere libera Ma Milziade era uomo di una straordinaria gentilezza e di mirabile affabilità, sì che non c'era nessuno di tanto bassa condizione che non avesse accesso alla sua persona; presso tutte le città godeva di grande autorità, di un nome famoso e di una grandissima gloria militare |
Haec populus respiciens maluit illum innoxium plecti quam se diutius esse in timore Pausanias Lacedaemonius magnus homo, sed varius in omni genere vitae fuit: nam ut virtutibus eluxit, sic vitiis est obrutus Huius illustrissimum est proelium apud Plataeas Namque illo duce Mardonius, satrapes regius, natione Medus, regis gener, in primis omnium Persarum et manu fortis et consilii plenus, cum CC milibus peditum, quos viritim legerat, et XX equitum haud ita magna manu Graeciae fugatus est, eoque ipse dux cecidit proelio Qua victoria elatus plurima miscere coepit et maiora concupiscere |
Il popolo, considerando tutto questo preferii che fosse punito lui innocente, piuttosto che continuare esso a vivere nel timore Pausania, Spartano, fu un uomo grande, ma volubile in ogni circostanza della vita: infatti,come brillò per virtu', così fu travolto dai vizi La sua impresa piu' famosa è la battaglia di Platea Sotto la sua guida, Mardonio, satrapo del re, di nazionalità Meda, genero del re, valoroso in guerra e molto prudente, piu' di tutti i Persiani, da un piccolo esercito della Grecia fu messo in fuga con duecentomila fanti, che Pausania aveva scelto uno ad uno, e ventimila cavalieri; in tale battaglia cadde lo stesso comandante Insuperbito da questa vittoria cominciò a sconvolgere ogni cosa e a desiderare ardentemente successi piu' grandi |
Sed primum in eo est reprehensus, quod cum ex praeda tripodem aureum Delphis posuisset epigrammate scripto, in quo haec erat sententia: suo ductu barbaros apud Plataeas esse deletos, eiusque victoriae ergo Apollini id donum dedisse Hos versus Lacedaemonii exsculpserunt neque aliud scripserunt quam nomina earum civitatum, quarum auxilio Persae erant victi Post id proelium eundem Pausaniam cum classe communi Cyprum atque Hellespontum miserunt, ut ex his regionibus barbarorum praesidia depelleret Pari felicitate in ea re usus elatius se gerere coepit maioresque appetere res |
Ma anzitutto fu rimproverato per il fatto che aveva posto a Delfi un tripode d'oro del bottino di guerra con un'iscrizione nella quale c'erano queste parole: 'Sotto la sua guida i barbari erano stati sconfitti a Platea e per tale vittoria aveva fatto il dono ad Apollo' Gli Spartani cancellarono con lo scalpello queste parole e non scrissero altro che i nomi di quelle città con l'aiuto delle quali i Persiani erano stati sconfitti Dopo questa battaglia inviano lo stesso Pausania con la flotta degli alleati a Cipro e nell'Ellesponto, con l'incarico di cacciare da quelle regioni le guarnigioni dei barbari Avuto un esito ugualmente felice dell'impresa cominciò a comportarsi con molto orgoglio ed a prefiggersi mete più ambiziose |
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Nepote, Liber De Excellentibus Ducibus Exterarum Gentium: Parte 03
Latino: dall'autore Nepote, opera Liber De Excellentibus Ducibus Exterarum Gentium parte Parte 03
Nam cum Byzantio expugnato cepisset complures Persarum nobiles atque in his nonnullos regis propinquos, hos clam Xerxi remisit, simulans ex vinclis publicis effugisse, et cum his Gongylum Eretriensem, qui litteras regi redderet, in quibus haec fuisse scripta Thucydides memoriae prodidit: 'Pausanias, dux Spartae, quos Byzantii ceperat, postquam propinquos tuos cognovit, tibi muneri misit seque tecum affinitate coniungi cupit Quare, si tibi videtur, des ei filiam tuam nuptum Id si feceris, et Spartam et ceteram Graeciam sub tuam potestatem se adiuvante te redacturum pollicetur His de rebus si quid geri volueris, certum hominem ad eum mittas face, cum quo colloquatur |
Ed infatti quando, espugnata Bisanzio, catturò molti nobili Persiani e tra loro alcuni parenti del re, rispedì questi ultimi di nascosto a Serse, fingendo che fossero fuggiti dalle pubbliche prigioni e insieme con questi Gangilo di Eretria con l'incarico di consegnare al re una lettera, in cui Tucidide testimonia che erano scritte queste cose: 'Pausania, duce di Sparta, quelli che ha catturato a Bisanzio, dopoché ha appreso che sono tuoi parenti, te li ha mandati in dono e desidera imparentarsi con te; perciò, se ti sta bene, dàgli in sposa la tua figliuola Se farai così, egli ti promette di ridurre in tuo potere, col tuo aiuto, e Sparta e tutto il resto della Grecia Se vorrai avviare trattative su questa proposta, mandagli un uomo fidato col quale possa avere un abboccamento' |
' Rex tot hominum salute tam sibi necessariorum magnopere gavisus confestim cum epistula Artabazum ad Pausaniam mittit, in qua eum collaudat petit, ne cui rei pareat ad ea efficienda, quae pollicetur: si perfecerit, nullius rei a se repulsam laturum Huius Pausanias voluntate cognita alacrior ad rem gerendam factus, in suspicionem cecidit Lacedaemoniorum Quo facto domum revocatus, accusatus capitis absolvitur, multatur tamen pecunia; quam ob causam ad classem remissus non est At ille post non multo sua sponte ad exercitum rediit et ibi non callida, sed dementi ratione cogitata patefecit Non enim mores patrios solum, sed etiam cultum vestitumque mutavit |
Il re si rallegrò moltissimo della salvezza di tanti uomini a lui tanto vicini per parentela e mandò immediatamente da Pausania Artabazo con una lettera, nella quale lo colmava di lodi; chiede che nulla tralasci per realizzare quelle cose che prometteva; se le avesse portate a termine, nulla gli verrà da lui rifiutato Pausania conosciute le intenzioni del re, fattosi più zelante nella esecuzione del piano, cadde in sospetto degli Spartani Per la qual cosa richiamato in Patria viene accusato di delitto capitale ed assolto, ma è condannato ad una pena pecuniaria; e per questo non fu rimandato alla flotta Ma lui, non molto dopo, di sua iniziativa, ritornò all'esercito e quivi, senza nessuna avvedutezza ma in modo addirittura folle, rivelò le sue intenzioni cambiò infatti non solo le abitudini patrie, ma anche il modo di vivere e di vestire |
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Apparatu regio utebatur, veste Medica; satellites Medi et Aegyptii sequebantur, epulabatur more Persarum luxuriosius, quam, qui aderant, perpeti possent Aditum petentibus conveniundi non dabat, superbe respondebat, crudeliter imperabat Spartam redire nolebat: Colonas, qui locus in agro Troade est se contulerat: ibi consilia cum patriae tum sibi inimica capiebat Id postquam Lacedaemonii rescierunt, legatos cum clava ad eum miserunt, in qua more illorum erat scriptum: nisi domum reverteretur, se capitis eum damnaturos Hoc nuntio commotus, sperans se etiam tum pecunia et potentia instans periculum posse depellere, domum rediit Huc ut venit, ab ephoris in vincla publica est coniectus; licet enim legibus eorum cuivis ephoro hoc facere regi |
Sfoggiava una magnificenza regale, aveva vesti mediche; lo accompagnavano satelliti medi ed egiziani; banchettava alla maniera dei Persiani, con più lusso di quanto potessero tollerare quelli che erano con lui; rifiutava l'udienza a chi gliela chiedeva; rispondeva in modo altezzoso; dava ordini crudeli Non voleva tornare a Sparta; si era recato a Colone, una località della Troade; là prendeva decisioni ostili sia alla patria che a se stesso Quando gli Spartani vennero a conoscenza di ciò, gli inviarono dei messi con la scítala, in cui secondo il loro costume era scritto che se non fosse tornato in patria, lo avrebbero condannato a morte Sconvolto da questo messaggio, sperando ancora di essere in grado, con il denaro ed il potere, di scongiurare il pericolo incombente, tornò in patria Appena arrivato, fu dagli èfori messo nelle pubbliche prigioni: secondo le loro leggi infatti qualsivoglia èforo può fare questo ad un re |
Hinc tamen se expedivit; neque eo magis carebat suspicione Nam opinio manebat eum cum rege habere societatem Est genus quoddam hominum, quod Hilotae vocatur, quorum magna multitudo agros Lacedaemoniorum colit servorumque munere fungitur Hos quoque sollicitare spe libertatis existimabatur Sed quod harum rerum nullum erat apertum crimen, quo argui posset, non putabant de tali tamque claro viro suspicionibus oportere iudicari et exspectandum, dum se ipsa res aperiret |
Da qui tuttavia uscì, ma non per questo venne meno il sospetto: rimaneva infatti la convinzione che se la intendesse col re Vi è una categoria di gente chiamata Iloti, una grande moltitudine dei quali coltiva i campi degli Spartani e adempie la funzione degli schiavi Si riteneva che egli sobillasse anche questi con la speranza della libertà Ma poiché di queste trame non esisteva alcuna prova manifesta per la quale potesse essere accusato, non ritenevano che si dovesse giudicare di un uomo tale e tanto illustre sulla base di sospetti, ma che si dovesse aspettare finché la cosa si svelasse da sé |
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Interim Argilius quidam adulescentulus, quem puerum Pausanias amore venerio dilexerat, cum epistulam ab eo ad Artabazum accepisset, eique in suspicionem venisset aliquid in ea de se esse scriptum, quod nemo eorum redisset, qui super tali causa eodem missi erant, vincla epistulae laxavit signoque detracto cognovit, si pertulisset, sibi esse pereundum Erant in eadem epistula, quae ad ea pertinebant, quae inter regem Pausaniamque convenerant Has ille litteras ephoris tradidit Non est praetereunda gravitas Lacedaemoniorum hoc loco Nam ne huius quidem indicio impulsi sunt, ut Pausaniam comprehenderent, neque prius vim adhibendam putaverunt, quam se ipse indicasset Itaque huic indici, quid fieri vellent, praeceperunt Fanum Neptuni est Taenari, quod violari nefas putant Graeci |
Frattanto un giovane di Argilo, che Pausania aveva amato di un amore sensuale fin da fanciullo, avendo avuto da lui una lettera per Artabazo, ed avendo sospettato che in essa fosse stato scritto qualcosa su di lui, poichè nessuno di quelli che in precedenza erano stati inviati per tale motivo nello stesso luogo era tornato, sciolse i lacci della lettera e, tolto il sigillo, venne a sapere che lui sarebbe dovuto morire se l'avesse portata a destinazione Nella medesima lettera c'erano cose che si riferivano a ciò che si era pattuito tra il re e Pausania Il giovane consegnò questa lettera agli efori Non bisogna passare sotto silenzio la prudenza degli Spartani in tale occasione Infatti, nemmeno dalla denuncia di questo giovane furono spinti ad accusare Pausania e non ritennero di dover usare la forza prima che egli stesso si fosse scoperto Pertanto ordinarono a questa spia che cosa volevano che si facesse A Tenaro si trova un tempio di Nettuno che i Greci ritengono sacrilegio violare |
Eo ille index confugit in araque consedit Hanc iuxta locum fecerunt sub terra, ex quo posset audiri, si quis quid loqueretur cum Argilio Huc ex ephoris quidam descenderunt Pausanias ut audivit Argilium confugisse in aram, perturbatus venit eo Quem cum supplicem dei videret in ara sedentem, quaerit, causae quid sit tam repentini consilii Huc ille, quid ex litteris comperisset, aperit Modo magis Pausanias perturbatus orare coepit, ne enuntiaret nec se meritum de illo optime proderet: quod si eam veniam sibi dedisset tantisque implicatum rebus sublevasset, magno ei praemio futurum His rebus ephori cognitis satius putarunt in urbe eum comprehendi |
Quella spia si rifugiò là e sedette sull'altare Vicino all'altare costruirono sotto terra una cavità da cui si poteva sentire se qualcuno diceva qualcosa all'Argilese Qui scesero alcuni degli efori Pausania, quando seppe che l'Arigilese si era rifugiato sull'altare, tutto turbato si recò là Vedendolo seduto supplice sull'altare del dio, chiede qual è il motivo di una decisione così repentina Quello gli svela quanto aveva saputo dalla lettera Allora Pausania, ancora piu' turbato, cominciò a pregarlo che non denunciasse nè tradisse lui che tanto generosamente lo aveva beneficiato: se gli avesse concesso tale favore e avesse aiutato lui, implicato in questioni tanto gravi, l'avrebbe largamente ricompensato Conosciute queste cose, gli èfori credettero più opportuno che quello venisse arrestato nella città |
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Quo cum essent profecti et Pausanias placato Argilio, ut putabat, Lacedaemonem reverteretur, in itinere, cum iam in eo esset, ut comprehenderetur, ex vultu cuiusdam ephori, qui eum admoneri cupiebat, insidias sibi fieri intellexit Itaque paucis ante gradibus, quam qui eum sequebantur, in aedem Minervae, quae Chalcioicos vocatur, confugit Hinc ne exire posset, statim ephori valvas eius aedis obstruxerunt tectumque sunt demoliti, quo celerius sub divo interiret Dicitur eo tempore matrem Pausaniae vixisse eamque iam magno natu, postquam de scelere filii comperit, in primis ad filium claudendum lapidem ad introitum aedis attulisse Hic cum semianimis de templo elatus esset confestim animam efflavit Sic Pausanias magnam belli gloriam turpi morte maculavit |
Partirono alla volta di quella e anche Pausania se ne tornava a Sparta, dopo aver rassicurato, come credeva, l'Argilese: durante il viaggio mentre stava sul punto di essere preso dall'espressione del viso di uno degli èfori che desiderava avvertirlo, capì che gli si tendeva un agguato Allora, precedendo di alcuni passi quelli che lo accompagnavano, si rifugiò nel tempio di Minerva detta Calcieca Perché da qui non potesse uscire, immediatamente gli èfori chiusero con un muro le porte del tempio ed abbatterono il tetto, perché più presto morisse sotto il cielo aperto Si dice che in quel tempo fosse ancora in vita la madre di Pausania e che essa già avanzata in età, quando venne a sapere del misfatto del figlio, fu tra i primi a recare la pietra all'ingresso del tempio per chiudervi il figlio Così Pausania macchiò la grande gloria militare con una morte ignominiosa portato fuori del tempio più morto che vivo, esalò quasi subito l'ultimo respiro |