Moulin de la Galette - Pablo Picasso

Moulin de la Galette - Pablo Picasso

Negli ultimi mesi del 1900, grazie al suo insaziabile appetito visivo, Picasso assimilava e metabolizzava rapidamente tutte le novità con cui veniva a contatto e si serviva di questa varietà di stili e tecniche per fissare sulla tela scene tipiche della Parigi moderna e della vita notturna di Montmartre

Picasso assimilava i soggetti e le atmosfere di Renoir e Manet, i colori brillanti e le pennellate dense di Van Gogh, le linee sinuose Toulouse-Lautrec o ancora i tagli arditi delle inquadrature di Degas. Armato di carboncino, pastelli, oli e acquerelli, immortalava le strade dei faubourgs periferici, i giardini delle Tuileries e del Lussemburgo, le corse all'ippodromo di Longchamp, gli omnibus a cavalli che attraversano i ponti della Senna, i baracconi delle fiere, piene di luce e colori ...

La notte era attratto dall'alone di luce elettrica e dalla baraonda festosa che avvolgeva il Moulin de La Galette. tra l'ottobre e il dicembre del 1900, dipinse la celebre sala da ballo adottando, come Manet, Degas e Toulouse-Lautrec prima di lui, il punto di vista del cronista incuriosito dalla decadenza lussuriosa e dal glamour sgargiante del luogo.

Il locale appare gremito di avventori, dipinti con colori acidi, brillanti e non mescolati fra loro, lontani dai toni scialbi usati fino ad allora dall'artista, ed è reso con quel senso di movimento generale caratteristico della pittura impressionista. I ballerini al centro, osservati da tre signori in tight dalla tuba lucente, appaiono sfocati per suggerire, come avverrebbe in una istantanea, la velocità delle girandole dei loro balli sofisticati.  Al Moulin de La Galette, si preferiva al bonario can-can il tango argentino e il maxixe brasiliano. 

Moulin de la Galette - Pablo Picasso, 1900

Tramite Berthe Weill, il dipinto fu subito venduto per 250 franchi ad Arthur Huc, direttore del giornale "La Depeche de Toulouse", uno dei collezionisti più all'avanguardia dell'epoca, e divenne la prima tela dell'artista catalano a entrare a far parte di una collezione francese

Ad attrarre l'attenzione dell'osservatore è il rosso stridente aggressivo delle bocche delle tre donne sedute al tavolo bianco in primo piano. Due di loro si scambiano un bacio affettuoso senza alcun imbarazzo, figlia di quella libertà di costumi - già immortalato da Toulouse-Lautrec - che aveva stupito Picasso al suo arrivo a Parigi. La terza ammicca allo spettatore e abbozza un sorriso tagliente, crudele, privo di gioia, fonte di uno sgradevole malessere che ricorda alcuni dipinti di Munch. 

Il suo nome era Laure Gargallo, per tutti Germaine. Lavorava come ballerina al Moulin Rouge e in quegli ultimi mesi del 1900 aveva iniziato a frequentare lo studio di rue Gabrielle insieme alla sua sorellastra Antoinette e all'amica Louise Lenoir, in arte Odette, che posava come modella a Montmartre. Grazie al suo carisma, Picasso riuscì a sedurla nonostante l'impossibilità di comunicare in francese, mentre Germaine fece breccia nel cuore di Casagemas

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