Livio, Ab urbe condita: Libro 21; 31-40, pag 3

Livio, Ab urbe condita: Libro 21; 31-40

Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 21; 31-40
Id cum inter omnes constet, eo magis miror ambigi quanam Alpes transierit et uolgo credere Poenino, atque inde nomen ei iugo Alpium inditum, transgressum, Coelium per Cremonis iugum dicere transisse; qui ambo saltus eum non in Taurinos sed per Salassos montanos ad Libuos Gallos deduxerint

Nec ueri simile est ea tum ad Galliam patuisse itinera; utique quae ad Poeninum ferunt obsaepta gentibus semigermanis fuissent

Neque hercule [nomen] montibus his, si quem forte id mouet, ab transitu Poenorum ullo Sedunoueragri, incolae iugi eius, norint inditum sed ab eo quem in summo sacratum uertice Poeninum montani appellant

[39] Peropportune ad principia rerum Taurinis, proximae genti, aduersus Insubres motum bellum erat
Dal momento che ciò è sicuro per tutti, a maggior ragione mi meraviglio che si discuta in qual punto mai Annibale abbia varcato le Alpi, che si creda comunemente che siapassato dal monte Pennino, e ciò spiega il nome messo a quel passo delle Alpi, e che Celio abbia detto che sia passato per il monte Cremone; questi due passi, tuttavia, avrebbero condotto Annibale non nel paese dei Taurini, ma, attraverso quello dei Salassi Montani, ai Libii Galli

Non è poi verosimile che quelle strade si aprissero allora verso la Gallia; ma in ogni caso quelle che portano al Pennino sarebbero state rese inaccessibili da genti mezzo germaniche

Se in quella parte delle Alpi la somiglianza di nomi colpisse per caso qualcuno, basti sapere che i Seduni e i Veragri che abitano quel passo non fanno derivare il nome di Pennino dal passaggio dei Punici, ma sanno che viene dal nome di quel dio che, onorato sulla più alta vetta, i montanari chiamano Pennino

[39] Fu circostanza molto favorevole che all'inizio della campagna i Taurini, che erano la popolazione più vicina, avessero mosso guerra agli Insubri
Sed armare exercitum Hannibal ut parti alteri auxilio esset, in reficiendo maxime sentientem contracta ante mala, non poterat; otium enim ex labore, copia ex inopia, cultus ex inluuie tabeque squalida et prope efferata corpora uarie mouebat

Ea P Cornelio consuli causa fuit, cum Pisas nauibus uenisset, exercitu a Manlio Atilioque accepto tirone et in nouis ignominiis trepido ad Padum festinandi ut cum hoste nondum refecto manus consereret
Tuttavia, Annibale non poteva armare l'esercito per aiutare una delle due parti, poiché i soldati nel riprendere le forze ben s'accorgevano di tutti i disagi e i travagli che avevano dovuto sopportare; infatti, il cambiamento di vita, dopo la fatica il riposo, dopo la carestia l'abbondanza, dopo la sporcizia e il fango una certa cura del corpo, tutto questo generava effetti diversi in corpi squallidi ed in stato quasi selvaggio

Fu questa, dunque, la ragione per cui il console P Cornelio, essendo venuto con le navi a Pisa, dopo aver ricevuto da Manlio e Atilio un esercito di gente arruolata da poco eintimorita per le ultime vergognose sconfitte, si affrettò a raggiungere il Po per affrontare in battaglia un nemico che non aveva ancora ripreso le energie
Sed cum Placentiam consul uenit, iam ex statiuis mouerat Hannibal Taurinorumque unam urbem, caput gentis eius, quia uolentes in amicitiam non ueniebant, ui expugnarat; iunxissetque sibi non metu solum sed etiam uoluntate Gallos accolas Padi, ni eos circumspectantes defectionis tempus subito aduentu consul oppressisset

Et Hannibal mouit ex Taurinis, incertos quae pars sequenda esset Gallos praesentem secuturos esse ratus

Iam prope in conspectu erant exercitus conuenerantque duces sicuti inter se nondum satis noti, ita iam imbutus uterque quadam admiratione alterius
Tuttavia, quando il console giunse a Piacenza, Annibale aveva già mosso il campo ed aveva espugnato con la forza la sola città dei Taurini, capitale di quel popolo che non aveva voluto accoglierlo di buon grado in amicizia ed avrebbe attirato a sé non solo con la paura, ma anche con la simpatia i Galli che abitavano vicino al Po, se il console, arrivato all'improvviso, non li avesse colti di sorpresa mentre aspettavano il momento opportuno per passare ai Cartaginesi

Infatti, Annibale mosse dal paese dei Taurini, ritenendo che i Galli, incerti quale parte dovessero seguire, avrebbero seguito lui quando fosse stato in mezzo a loro

Ormai i due eserciti erano quasi l'uno di fronte all'altro e stavano per incontrarsi quei due capitani che, se pur non erano ancora abbastanza noti l'uno all'altro, tuttavia erano già presi da una certa reciproca ammirazione

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Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 08, Parte 01

Nam Hannibalis et apud Romanos iam ante Sagunti excidium celeberrimum nomen erat, et Scipionem Hannibal eo ipso quod aduersus se dux potissimum lectus esset praestantem uirum credebat; et auxerant inter se opinionem, Scipio, quod relictus in Gallia obuius fuerat in Italiam transgresso Hannibali, Hannibal et conatu tam audaci traiciendarum Alpium et effectu

Occupauit tamen Scipio Padum traicere et ad Ticinum amnem motis castris, priusquam educeret in aciem, adhortandorum militum causa talem orationem est exorsus
Infatti, il nome di Annibale, già prima della distruzione di Sagunto, era famosissimo anche presso i Romani e Annibale, da parte sua, giudicava Scipione uomo straordinario proprio perché era stato prescelto come comandante contro di lui;la stima che nutrivano l'uno per l'altro si era inoltre accresciuta per il fatto che Scipione, lasciato in Gallia, aveva affrontato Annibale appena disceso dalle Alpi e che Annibale, a sua volta, aveva portato felicemente a compimento l'audace tentativo di attraversare le Alpi

Pertanto, Scipione si affrettò a passare il Po e, mossi gli accampamenti verso il Ticino, prima di condurre l'esercito in campo, tenne questo discorso per esortare i suoi soldati
[40] Si eum exercitum, milites, educerem in aciem quem in Gallia mecum habui, supersedissem loqui apud uos; quid enim adhortari referret aut eos equites qui equitatum hostium ad Rhodanum flumen egregie uicissent, aut eas legiones cum quibus fugientem hunc ipsum hostem secutus confessionem cedentis ac detractantis certamen pro uictoria habui

Nunc quia ille exercitus, Hispaniae prouinciae scriptus, ibi cum fratre Cn Scipione meis auspiciis rem gerit ubi eum gerere senatus populusque Romanus uoluit, ego, ut consulem ducem aduersus Hannibalem ac Poenos haberetis, ipse me huic uoluntario certamini obtuli

nouo imperatori apud nouos milites pauca uerba facienda sunt
[40] Se, o soldati, io conducessi in campo quell'esercito che ebbi con me in Gallia, mi sarei trattenuto dal parlare avoi: che cosa, infatti, importerebbe ora esortare quei cavalieri che hanno vinto superbamente presso il Rodano la cavalleria avversaria, o quelle legioni con le quali, avendo io inseguito quello stesso nemico che fuggiva, considerai come segno certo di vittoria la confessione di chi batteva in ritirata e si rifiutava di combattere

Ora, poiché quell'esercito arruolato per la provincia di Spagna conduce la guerra sotto i miei auspici, al comando di mio fratello Cn Scipione, là dove il senato ed il popolo romano vollero che egli la conducesse, io stesso mi sono offerto di piena volontà a questa impresa perché abbiate me, console, come guida suprema contro Annibale ed i Cartaginesi

Un nuovo generale deve dire brevi parole a dei nuovi soldati

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Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 29; 28 - 31

Ne genus belli neue hostem ignoretis, cum iis est uobis, milites, pugnandum quos terra marique priore bello uicistis, a quibus stipendium per uiginti annos exegistis, a quibus capta belli praemia Siciliam ac Sardiniam habetis

Erit igitur in hoc certamine is uobis illisque animus qui uictoribus et uictis esse solet

Nec nunc illi quia audent sed quia necesse est pugnaturi sunt, qui plures paene perierint quam supersint; nisi creditis, qui exercitu incolumi pugnam detractauere, eos duabus partibus peditum equitumque in transitu Alpium amissis plus spei nactos esse

At enim pauci quidem sunt sed uigentes animis corporibusque, quorum robora ac uires uix sustinere uis ulla possit
Perché non ignoriate né il genere di guerra, né la qualità del nemico, sappiate, o soldati, che voi dovrete combattere contro coloro che avete vinto per terra e per mare nella prima guerra punica, dai quali avete riscosso tributi per vent'anni, ai quali avete preso la Sicilia e la Sardegna come premi di guerra

Voi e loro avrete, dunque in questa guerra quella stessa disposizione di spirito che sonosoliti avere i vincitori ed i vinti

ora essi si preparano a combattere non perché vogliano mostrarsi audaci, ma perché non possono sottrarsi allo scontro, a meno che non vogliate credere che coloro che evitarono la battaglia con l'esercito ancora intatto, avendo perduto nel passaggio delle Alpi due terzi di fanti e di cavalieri, abbiano più speranza e più coraggio proprio perché sono quasi più numerosi coloro che perirono di quelli che sopravvissero

Qualcuno obbietterà che, anche se sono pochi, sono in compenso forti di animo e di corpo, tali che a stento alcuna forza potrà tener testa al loro vigore ed al loro coraggio
Effigies immo, umbrae hominum, fame, frigore, inluuie, squalore enecti, contusi ac debilitati inter saxa rupesque; ad hoc praeusti artus, niue rigentes nerui, membra torrida gelu, quassata fractaque arma, claudi ac debiles equi

Cum hoc equite, cum hoc pedite pugnaturi estis; reliquias extremas hostis, non hostem habetis, ac nihil magis uereor quam ne cui, uos cum pugnaueritis, Alpes uicisse Hannibalem uideantur

Sed ita forsitan decuit, cum foederum ruptore duce ac populo deos ipsos sine ulla humana ope committere ac profligare bellum, nos, qui secundum deos uiolati sumus, commissum ac profligatum conficere

Al contrario, essi sono fantasmi, ombre di uomini consunti dalla fame, dal freddo, dalla sporcizia, dallo squallore, contusi e fiaccati fra e dirupi; oltre a tutto ciò, hanno le estremità congelare, i muscoli intorpiditi dalla neve, tutte le membra rattrappite dal gelo, le armi sconquassate e rotte, zoppicanti ed infiacchiti i cavalli

Con tali cavalieri e con tali fanti voi dovrete combattere, avrete davanti a voi non un vero nemico, ma gli ultimi resti di quelli che erano i nemici; e non temo nulla più del fatto che, quando voi avrete combattuto, possa sembrare che siano state le Alpi a vincere Annibale

Peraltro, è stato opportuno che gli stessi dei abbiano cominciato e condotta a buon punto la guerra contro quel generale e quel popolo violatori di patti, indipendentemente da ogni opera umana e che a noi che siamo stati offesi dopo gli dei spetti di condurre a termine l'impresa

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