Nel film "Giovanni Falcone" viene riportata questa sua citazione e Michele Placido lo dice su una scala antincendio rivolto appunto a questa giornalista, subito dopo essere uscito da un dibattito in un ateneo.Non so neanche quante volte ho letto e riletto questo libro, bellissimo fantastico.Prima della sua morte non sapevo neanche chi fosse, avevo 14 anni ed ero seduto sul divano a vedere la tv mentre mamma preparava la cena, facevo zapping quando fini' su canale 5 e vidi il logo del tg5 con la scritta edizione straordinaria. Vidi molte immagini di macchine della polizia che partivano a sirene spiegate, si parlava dell'attentato al magistrato, nessuna immagine ancora del luogo, le avrei viste poi la sera.
Quando vidi una sua foto nei servizi che si fanno per riassumere la vita di una persona, capi' che lo avevo gia' visto, non sapevo chi era ma era stato al maurizio costanzo show, me lo ricordo perche' un altro uomo in quel programma lo attacco' pesantemente.Nel libro e' una macchina, sforna spiegazioni e dati in sequenza, e' un mostro, ma non va mai sul personale, ogni tanto la giornalista ci prova ma l'unica cosa che riesce a fargli dire e' che con la moglie hanno preferito una vita senza figli per ovvie ragioni.
A quei tempi non sapevo di Paolo Borsellino, ho meglio della loro grande amicizia, nel libro Falcone lo cita solo in riferimento agli atti in cui e' coinvolto ma niente di piu'. Poi anni piu' in la guardo l'altro film "Paolo Borsellino" e scopro che sono nati e cresciuti insieme, nella miseria di uno dei quartieri piu' poveri di Palermo chiamato "la calza".Di Borsellino tra le tante cose, mi balza subito in mente la sua intervista con Lamberto Sposini per il tg5 dopo la morte dell'amico e poco prima di morire, questi 3 minuti sono da pelle d'ocaMi ricordo che mentre al funerale di Falcone della moglie e della scorta, Palermo ebbe solo lacrime, per il funerale di Borsellino invece impreco' piu' e piu' volte con i politici che uscirono dalla chiesa a gran fatica, il capo dello stato Scalfaro (eletto al 16° scrutinio subito dopo la morte di Falcone) e il capo della polizia Parisi su tutti, e nella schiera di poliziotti che componevano un cordone contro il linciaggio c'era anche il magistrato Giuseppe Ayala l'unico ad avere il rispetto della folla, anche lui sempre affianco a Falcone e Borsellino, tanto che pensai "ora tocca a te", per fortuna non fu cosi. Se ne ando' quasi subito a Roma.