Cicerone, Filippiche: 02; 21-25, pag 2

Cicerone, Filippiche: 02; 21-25

Latino: dall'autore Cicerone, opera Filippiche parte 02; 21-25
Cogebat egestas; quo se vertere non habebat; nondum ei tanta a L Rubrio, non a L Turselio hereditas venerat; nondum in Cn Pompei locum multorumque aliorum, qui aberant, repentinus heres successerat

Erat ei vivendum latronum ritu, ut tantum haberet, quantum rapere potuisset

Sed haec, quae robustioris improbitatis sunt, omittamus; loquamur potius de nequissimo genere levitatis

Tu istis faucibus, istis lateribus, ista gladiatoria totius corporis firmitate tantum vini in Hippiae nuptiis exhauseras, ut tibi necesse esset in populi Romani conspectu vomere postridie

O rem non modo visu foedam, sed etiam auditu

Si inter cenam in ipsis tuis immanibus illis poculis hoc tibi accidisset, quis non turpe duceret
Era sotto l'assillo dell'indigenza e non sapeva che pesci pigliare; non gli era ancora venuta tra le mani la grande eredità di L Rubrio nè quella di L Turselio, nè si era ancora sostituito a Pompeo e a molti altri assenti come improvviso erede

Doveva vivere come un brigante, possedeva tutto quello, non di più, che riusciva a rubare

Ma lasciamo da parte queste illegalità che pure testimoniano una certa energia nel male; parliamo piuttosto di ciò che denota un'intemperanza della peggiore specie

Tu, con codesta gola che ti ritrovi, con codesti fianchi, con codesta corporatura così robusta che è ben degna di un gladiatore, avevi alle nozze di Ippia bevuto tanto vino, che fosti costretto a vomitare, ancora il giorno dopo, al cospetto dei Romani

Che spettacolo nauseabondo anche soltanto a sentirlo raccontare

Se una cosa simile ti fosse capitata durante il pranzo nuziale tra quelle immense coppe che adoperi, chi non l'avrebbe giudicata una vergogna
In coetu vero populi Romani negotium publicum gerens, magister equitum, cui ructare turpe esset, is vomens frustis esculentis vinum redolentibus gremium suum et totum tribunal inplevit

Sed haec ipse fatetur esse in suis sordibus; veniamus ad splendidiora
Invero è stato in un'assemblea del popolo romano, mentre si occupava di affari di stato, che un comandante della cavalleria, per il quale anche il solo ruttare sarebbe una vergogna, si mise a vomitare, riempiendo di pezzetti di carne graveolenti di vino il suo grembo e tutto quanto il palco

Ma questa è lui personalmente a riconoscerla come una delle sue sudicerie; passiamo alle sue azioni gloriose

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