[35] Eodem forte quo haec gesta sunt die naves quae praedam in Siciliam vexerant cum commeatu rediere, uelut ominatae ad praedam alteram repetendam sese venisse Duos eodem nomine Carthaginiensium duces duobus equestribus proeliis interfectos non omnes auctores sunt, veriti, credo, ne falleret bis relata eadem res: Coelius quidem et Valerius captum etiam Hannonem tradunt Scipio praefectos equitesque prout cuiusque opera fuerat et ante omnes Masinissam insignibus donis donat; et firmo praesidio Salaecae imposito ipse cum cetero exercitu profectus, non agris modo quacumque incedebat populatis sed urbibus etiam quibusdam vicisque expugnatis late fuso terrore belli septimo die quam profectus erat magnam uim hominum et pecoris et omnis generis praedae trahens in castra redit, grauesque iterum hostilibus spoliis naves dimittit |
[35] Per caso in quello stesso giorno in cui avvennero questi fatti, le navi che avevano consegnato in Sicilia la preda rientrarono coi viveri, quasi profetiche di essere venute a fare un nuovo carico di bottino Non tutti gli storici narrano che due comandanti cartaginesi con nome identico furono ammazzati in due scontri di cavalleria, avendo timore, io penso, di sbagliare nel riferire due volte la stessa notizia; comunque Celio e Valerio confermano che Annone fu catturato Scipione fece ricchissimi doni agli ufficiali ed ai cavalieri, e più di ogni altro a Massinissa, secondo le azioni che ciascuno di essi aveva ultimato; abbandonato a Saleca una forte protezione, egli se ne andò con l'esercito restante, dopo aver non solo distrutto i campi lungo il suo cammino, ma espugnato anche alcune città e villaggi e sparso in ogni dove il terrore della guerra, Scipione, sette giorni dopo che era partito, tornò all'accampamento con un gran numero di uomini; di bestiame e di ogni genere di saccheggio; rimandò indietro, perciò, le navi cariche di spoglie nemiche |
Inde omissis expeditionibus parvis populationibusque ad oppugnandam Uticam omnes belli uires conuertit, eam deinde si cepisset sedem ad cetera exsequenda habiturus Simul et a classe nauales socii, qua ex parte urbs mari adluitur, simul et terrestris exercitus ab imminente prope ipsis moenibus tumulo est admotus Tormenta machinasque et aduexerat secum, et ex Sicilia missa cum commeatu erant; et nova in armamentario multis talium operum artificibus de industria inclusis fiebant Uticensibus tanta undique mole circumsessis in Carthaginiensi populo, Carthaginiensibus in Hasdrubale ita si is movisset Syphacem, spes omnis erat; sed desiderio indigentium auxilii tardius cuncta movebantur |
Indi, trascurando le scorrerie e i saccheggi di poca importanza, concentrò tutte le sue forze nell'assedio di Utica, con l'intenzione di farne in seguito, se l'avesse presa, la base per altre operazioni di guerra Nello stesso tempo, dalla parte in cui la città è bagnata dal mare, fece unire con la flotta gli equipaggi mentre da un'altura che emerge le stesse mura della città fece andare giù l'esercito Le macchine per il lancio dei proiettili e le altre attrezzature da guerra, Scipione in parte le aveva portate con sé, in parte gli erano state inviate dalla Sicilia con i viveri, mentre in un corredo, dove stavano a tal fine chiusi molti artigiani esperti di tali opere, si venivano costruendo nuove macchine belliche Tutta la speranza degli Uticensi, chiusi da ogni parte da una così grande massa di rivali, era riposta nei Cartaginesi, che a loro volta confidavano in Asdrubale se mai questi avesse potuto muovere Siface; pertanto, tutto si svolgeva con troppa lentezza a paragone di quanto richiedevano il bisogno di coloro che imploravano aiuto |
Hasdrubal intentissima conquisitione cum ad triginta milia peditum, tria equitum confecisset, non tamen ante adventum Syphacis castra propius hostem movere est ausus Syphax cum quinquaginta milibus peditum, decem equitum aduenit confestimque motis a Carthagine castris, haud procul Utica munitionibusque Romanis consedit Quorum aduentus hoc tamen momenti fecit ut Scipio, cum quadraginta ferme dies nequiquam omnia experiens obsedisset Uticam, abscederet inde inrito incepto Etiam enim hiemps instabatcastra hiberna in promunturio, quod tenui iugo continenti adhaerens in aliquantum maris spatium extenditur, communit Uno vallo et navalia et castra amplectitur; iugo medio legionum castris impositis, latus ad septentrionem uersum subductae naves naualesque socii tenebant, meridianam vallem ad alterum litus deuexam equitatus |
Asdrubale, pur avendo messo insieme con un accuratissimo arruolamento circa trentamila fanti e tremila cavalieri, non azzardò, tuttavia, mettere vicino i suoi accampamenti a quelli del nemico prima dell'arrivo di Siface Questi giunse portando con sé cinquantamila fanti e diecimila cavalieri e, mosso subito il campo da Cartagine, si schierò non lontano da Utica e dalle opere di difesa romane L'arrivo di costoro ebbe come effetto che Scipione, avendo assediato Utica per circa quaranta giorni sperimentando invano ogni mezzo, si decise infine ad abbandonare un'impresa ormai non riuscita Munì allora gli accampamenti invernali sul promontorio che, unito alla terraferma da una sottile penisoletta, si estende nello spazio nel mare A mezza costa pose gli accampamenti delle legioni, mentre le navi tirate in secco e i marinai alleati invadevano il lato che volge a settentrione; la cavalleria si accampò nell'avvallamento meridionale che guardava il versante opposto |
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Livio, Ab urbe condita: Libro 26; 11-20
Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 26; 11-20
Haec in Africa usque ad extremum autumni gesta [36] Praeter conuectum undique ex populatis circa agris frumentum commeatusque ex Sicilia atque Italia aduectos, Cn Octauius propraetor ex Sardinia ab Ti Claudio praetore cuius ea prouincia erat ingentem uim frumenti aduexit; horreaque non solum ea quae iam facta erant repleta, sed noua aedificata Vestimenta exercitui deerant; id mandatum Octavio ut cum praetore ageret si quid ex ea provincia comparari ac mitti posset Ea quoque haud segniter curata res; mille ducentae togae breui spatio, duodecim milia tunicarum missa Aestate ea qua haec in Africa gesta sunt P Sempronius consul cui Bruttii prouincia erat in agro Crotoniensi cum Hannibale in ipso itinere tumultuario proelio conflixit Agminibus magis quam acie pugnatum est |
Queste cose avvennero in Africa fino agli ultimi giorni di autunno [36] Oltre il frumento preso da ogni parte nel saccheggiamento dei campi e alle scorte mandate dalla Sicilia e dall'Italia, il propretore Cn Ottavio portò dalla Sardegna da parte del pretore Tiberio Claudio, che governava quella provincia, un'ingente quantità di grano; non solo furono pieni i granai che già cerano, ma ne furono costruiti ancora dei nuovi Mancava, tuttavia, il vestiario per le truppe; fu, perciò, incaricato Ottavio col pretore di preoccuparsi se fosse possibile fornirne ed mandarne dalla provincia Anche a questa necessità si provvide con premura; in breve tempo furono inviate milleduecento toghe e dodicimila tuniche In quell'estate in cui accaddero in Africa queste cose, il console P Sempronio, che era a capo della provincia del Bruzzio, ebbe con Annibale durante la marcia nel territorio di Crotone uno scontro agitato Si combatté più fra i singoli reparti che in un combattimento organizzato abilmente |
Romani pulsi, et tumultu uerius quam pugna ad mille et ducenti de exercitu consulis interfecti; in castra trepide reditum, neque oppugnare tamen ea hostes ausi Ceterum silentio proximae noctis profectus inde consul praemisso nuntio ad P Licinium proconsulem ut suas legiones admoueret copias coniunxit Ita duo duces duo exercitus ad Hannibalem redierunt; nec mora dimicandi facta, cum consuli duplicatae vires, Poeno recens uictoria animos faceret In primam aciem suas legiones Sempronius induxit; in subsidiis locatae P Licini legiones Consul principio pugnae aedem Fortunae Primigeniae uouit si eo die hostes fudisset; composque eius voti fuit |
I Romani furono sconfitti e duecento soldati dell'esercito consolare furono uccisi in quello che più di una vera battaglia fu un conflitto caotico; sbigottiti, i Romani rivennero nel loro accampamento che, tuttavia, i nemici non osarono aggredire Pertanto, nel silenzio della notte seguente il console partì e, mandato avanti un posto al proconsole Licinio ad avvertirlo perché muovesse le sue legioni, arrivò con quelle di lui le sue truppe Così due comandanti e due eserciti ritornarono contro Annibale; non si indugiò punto a dare inizio alla lotta poiché il console era curato dal fatto che le sue forze si erano raddoppiate; Annibale, dal canto suo, si incoraggiava dalla recente vittoria Sempronio portò le sue legioni in prima fila, quelle di Licinio furono poste alla retroguardia All'inizio della battaglia il console fece promessa solenne di un tempio alla Fortuna Primigenia, se in quel giorno fosse riuscito a vincere i nemici e vide accolte le sue implorazioni |
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Livio, Ab urbe condita: Libro 27; 13 -14
Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 27; 13 -14
Fusi ac fugati Poeni; supra quattuor milia armatorum caesa, paulo minus trecenti vivi capti et equi quadraginta undecim militaria signa Perculsus aduerso proelio Hannibal Crotonem exercitum reduxit Eodem tempore M Cornelius consul in altera parte Italiae non tam armis quam iudiciorum terrore Etruriam continuit, totam ferme ad Magonem ac per eum ad spem nouandi res versam Eas quaestiones ex senatus consulto minime ambitiose habuit; multique nobiles Etrusci qui aut ipsi ierant aut miserant ad Magonem de populorum suorum defectione, primo praesentes erant condemnati, postea conscientia sibimet ipsi exsilium consciscentes cum absentes damnati essent, corporibus subtractis bona tantum quae publicari poterant pigneranda poenae praebebant |
I Cartaginesi furono dispersi e messi in fuga; più di quattromila soldati furono uccisi, poco meno di trecento furono presi vivi con quaranta cavalli e undici insegne militari Annibale, stanco dalla sconfitta, diresse l'esercito a Crotone In quel tempo il console M Cornelio nell'altra parte dell'Italia, non tanto con le armi quanto col terrore degli svolgimenti, vinte in Etruria la quasi generale disposizione a favorire Magone per poter compiere a mezzo di lui un turbamento politico Il console, secondo il decreto dei senato, fece queste indagini con la massima imparzialità: molti nobili etruschi, che o personalmente o attraverso inviati erano entrati in rapporto con Magone per informarlo dellobiettivo del loro popolo di insorgere ai Romani, furono in un primo tempo reclusi presenti al corso; poi, essendo volontariamente fuggiti in esilio perché coscienti del loro reato, ebbero la condanna in latitanza e, scampato il loro corpo, offrirono come pegno alla condanna solo i loro beni che potevano essere inviati all'asta |
[37] Dum haec consules diuersis regionibus agunt, censores interim Romae M Livius et C Claudius senatum recitaverunt Princeps iterum lectus Q Fabius Maximus; notati septem, nemo tamen qui sella curuli sedisset Sarta tecta acriter et cum summa fide exegerunt Viam e foro bovario [et] ad Ueneris circa foros publicos et aedem Matris Magnae in Palatio faciendam locaverunt Vectigal etiam novum ex salaria annona statuerunt Sextante sal et Romae et per totam Italiam erat; Romae pretio eodem, pluris in foris et conciliabulis et alio alibi pretio praebendum locaverunt |
[37] Mentre i consoli concludevano tutte queste cose nelle diverse regioni, a Roma i censori M Livio e C Claudio resero noto in pubblico l'elenco dei senatori Per la seconda volta fu letto per primo il nome di Q Fabio Massimo; sette senatori furono accusati, fra questi, tuttavia, nessuno che avesse avuto una carica curule I censori afferrarono con energia e con sommo ardore i restauri alle costruzioni Bandirono l'appalto per la costruzione di una via che dal foro Boario andava al tempio di Venere girando intorno ai sedili pubblici, ed un altro appalto per la costruzione di un tempio attribuito alla Gran Madre sul Palatino Stabilirono, inoltre, anche una nuova tassa sui proventi della produzione del sale A Roma e in tutta Italia costava un sestante; diedero in appalto la vendita del sale, a Roma allo stesso prezzo, a prezzo più alto nei mercati e nelle fiere, ma diverso da un luogo all'altro |
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Livio, Ab urbe condita: Libro 39; 51 - 56
Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 39; 51 - 56
Id vectigal commentum alterum ex censoribus satis credebant populo iratum quod iniquo iudicio quondam damnatus esset, et in pretio salis maxime oneratas tribus quarum opera damnatus erat [credebant]; inde Salinatori Livio inditum cognomen Lustrum conditum serius quia per provincias dimiserunt censores ut ciuium Romanorum in exercitibus quantus ubique esset referretur numerus Censa cum iis ducenta quattuordecim milia hominum Condidit lustrum C Claudius Nero Duodecim deinde coloniarum, quod nunquam antea factum erat, deferentibus ipsarum coloniarum censoribus censum acceperunt ut quantum numero militum, quantum pecunia valerent in publicis tabulis monumenta exstarent Equitum deinde census agi coeptus est; et ambo forte censores equum publicum habebant |
Si credeva che questa tassa fosse stata escogitata da uno dei due censori, mosso da animosità contro il popolo che una volta lo aveva recluso ingiustamente e v'era ragione di pensare che col prezzo del sale si erano volute principalmente colpire quelle tribù, per idea delle quali egli era stato condannato; di qui venne a Livio il soprannome di Salinatore Il censimento fu rispedito perché i censori spedirono nelle varie province dei messi incaricati di ridire il numero dei cittadini romani che si ritrovavano sotto le armi e di indagare quanti e dove fossero Tutti compresi furono censiti duecentoquattordicimila uomini Le azioni del censimento furono fatte da C Claudio Nerone Su rapporto dei censori delle colonie stesse furono quindi raccolti i dati del censimento di dodici colonie, cosa che non era mai stata fatta prima, affinché nei pubblici registri fosse dimostrata l'efficienza delle colonie in uomini e in denaro Quando poi si cominciò il censimento dei cavalieri, si diede il caso che ambedue i censori mantenessero anch'essi un cavallo a spese dello stato |
Cum ad tribum Polliam ventum esset in qua M Livi nomen erat, et praeco cunctaretur citare ipsum censorem, 'cita' inquit Nero 'M Livium'; et sive ex residua vetere simultate sive intempestiua iactatione severitatis inflatus M Livium quia populi iudicio esset damnatus equum vendere iussit Item M Livius cum ad tribum Arniensem et nomen collegae ventum est, vendere equum C Claudium iussit duarum rerum causa, unius quod falsum adversus se testimonium dixisset, alterius quod non sincera fide secum in gratiam redisset Aeque foedum certamen inquinandi famam alterius cum suae famae damno factum est exitu censurae Cum in leges iurasset C Claudius et in aerarium escendisset, inter nomina eorum quos aerarios relinquebat dedit collegae nomen |
Quando si venne alla tribù Pollia, nella quale era iscritto il nome di M Livio, e l'araldo esitava a pronunciare il nome del censore, Nerone gli disse: Cita il nome di M Livio; sia perché fosse pieno di arroganza per un antico rancore non ancora spento, sia per una spavalderia di severità fuori luogo, ordinò a Livio di rivendere il cavallo, perché era stato condannato dal senno popolare Da parte sua Livio, quando venne al censimento della tribù Arniense ed al nome del collega, impose a Claudio di vendere anch'egli il suo cavallo per due ragioni: la prima perché era nei suoi riguardi reo di falsa attestazione, poi perché non si era in buona fede pacificato con lui Avvenne un combattimento similmente vergognoso al decadere della censura, poiché ciascuno dei due censori si mise a gettar fango sulla riputazione del collega, pur a danno della propria riputazione Claudio, avendo giurato di aver dato ascolto alle leggi, andò a consultare l'archivio censorio e tra i nomi di coloro che voleva dare alla categoria degli erari, segnò il nome del collega |
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Livio, Ab urbe condita: Libro 08, Parte 02
Latino: dall'autore Livio, opera Ab urbe condita parte Libro 08, Parte 02
Deinde M Livius in aerarium venit; praeter Maeciam tribum, quae se neque condemnasset neque condemnatum aut consulem aut censorem fecisset, populum Romanum omnem, quattuor et triginta tribus, aerarios reliquit, quod et innocentem se condemnassent et condemnatum consulem et censorem fecissent neque infitiari possent aut iudicio semel aut comitiis bis ab se peccatum esse: inter quattuor et triginta tribus et C Claudium aerarium fore; quod si exemplum haberet bis eundem aerarium relinquendi, C Claudium nominatim se inter aerarios fuisse relicturum Pravum certamen notarum inter censores; castigatio inconstantiae populi censoria et grauitate temporum illorum digna |
Marco Livio venne poi a fare la stessa ricerca e, esclusa la tribù Mecia, che, pur non avendolo recluso, non lo aveva però scelto né console né censore, assegnò alla classe degli erari tutto il popolo romano, trentaquattro tribù, perché, pur avendo condannato lui innocente, lo aveva poi eletto console e censore; non potevano, infatti, negare o di aver sbagliato una prima volta nel processarlo, o di avere sbagliato per ben due volte nell'eleggerlo; affermò che nelle trentaquattro tribù sarebbe stato così incluso come erario anche C Claudio; se avesse avuto un passato per classificare due volte come erario la stessa persona, avrebbe incluso con intenzione il nome di C Claudio fra gli erari Stupido e corrotto fu quello sfidare in soprusi fra i due censori, ma nello stesso tempo da parte del censore fu una giusta condanna della delicatezza del popolo e dignitosa dell'inflessibilità di quei tempi |